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"Cybercondria"
Da: RaiNews24.it

26 novembre 2008
"Cybercondria"

 
Attenti al "fai da te" in rete

Quando le informazioni mediche trovate in Rete fanno sorgere ansie immotivate.
Se tramite una ricerca sul web, apparentemente innocua o persino casuale, vi siete convinti di avere un tumore al cervello, allora è probabile che soffriate di "cybercondria".

Buona parte degli utenti web, infatti, cerca su Internet delle informazioni mediche che possano spiegare l'insorgere di alcuni sintomi. La maggior parte delle volte la mania dell'autodiagnosi formulata in base alle informazioni raccolte qua e là nella Rete può ingannare gli utenti web e far emergere preoccupazioni del tutto infondate.

Lo dimostrerebbe uno studio condotto dalla Microsoft Research (PDF, 533Kb) su 250 mila utenti. Un quarto di essi ha ammesso di aver fatto almeno una ricerca medica sul web: tra di loro circa un terzo ha condotto ricerche approfondite sulla corrispondenza tra i propri sintomi e i segni di malattie rare o molto gravi.

Il termine "cybercondria" è entrato nel lessico tecnico fin dal 2001, ma lo studio dei ricercatori della Microsoft è stato il primo ad aver analizzato sistematicamente l'ansia ipocondriaca degli utenti che effettuano ricerche mediche su Internet.

«La gente - ha detto il Capo-ricercatore Eric Horvitz che ha coordinato lo studio - tende a guardare solo i primi risultati di una ricerca. Se trovano "tumore cerebrale" o "SLA" questo è il loro primo punto di partenza». È così che gli utenti che ricorrono all'autodiagnosi online si convincono spesso di essere gravemente malati, quando invece non lo sono affatto.

Un fenomeno davvero preoccupante, secondo gli esperti, che porta a confondere le risposte della Rete con quelle di un medico specializzato. Questo può causare preoccupazioni infondate, ansie inutili e anche costose spese per analisi più approfondite.

I ricercatori della Microsoft hanno anche effettuato un sondaggio interno su più di 500 dipendenti dell'azienda riguardo alle loro abitudini di effettuare ricerche mediche online.
Più della metà degli interpellati ha ammesso di aver effettuato una ricerca su una malattia grave, che li ha distolti dai loro impegni lavorativi. I ricercatori hanno quindi concluso che anche se Internet può essere una fonte importantissima di informazioni mediche, queste potrebbero spesso essere mal interpretate.