00 08/11/2008 08:58
Riunione a Nairobi per cercare di arginare la crisi

Atrocità
nel Nord Kivu


 Kinshasa, 7. Notizie sempre più drammatiche arrivano dal Nord Kivu, la regione orientale congolese dove i ribelli del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp) guidati dall'ex generale Laurent Nkunda hanno ripreso ieri l'avanzata verso il capoluogo Goma. Mentre i leader dei Paesi della regione africana dei Grandi Laghi discutono oggi a Nairobi della crisi con il Segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, sul terreno la situazione minaccia di precipitare in una mattanza generalizzata.
Ieri c'è stata la scoperta agghiacciante dei cadaveri di numerose persone che sembrano essere state bruciate vive in un villaggio, Kimenje, conteso tra ribelli di Nkunda e miliziani Mai Mai, che a loro volta hanno ripreso a combattere. Secondo le organizzazioni umanitarie, quasi del tutto impossibilitate a portare soccorso, sono almeno 250.000 le persone in fuga dalle zone dei combattimenti e che vagano senza mete concrete, prive di tutto ed esposte alle violenze sia delle diverse milizie ribelli contrapposte sia delle truppe governative allo sbando. Le violenze sembrano avere come vittime principali i bambini e i ragazzi, uccisi in attacchi deliberati o rapiti per farne soldati, secondo un tragico schema già tante volte applicato nei conflitti nella regione.
Alla riunione di oggi a Nairobi - che il ministero degli Esteri kenyano ha definito un "Incontro speciale consultivo sul conflitto nel Congo Orientale" indetto dall'Unione africana - partecipano sia il presidente congolese Joseph Kabila, sia quello rwandese Paul Kagame - accusato di sostenere i ribelli di Nkunda - oltre ai presidenti di Burundi, Kenya, Sud Africa, Tanzania e Uganda. Partecipa ai lavori anche il commissario europeo allo sviluppo Louis Michel.
Questa mattina, prima dell'apertura della riunione a Nairobi, Kudura Kasongo, portavoce di Kabila, ha ribadito le accuse di atrocità contro la popolazione civile commesse dai ribelli di Nkunda. Kasongo ha anche accusato la Monuc di non aver fatto nulla per impedire i massacri di civili da parte dei ribelli. Analoghe accuse di sistematiche atrocità sono state diffuse da organizzazioni umanitarie presenti sul posto, che le rivolgono però sia ai ribelli sia alle truppe governative e che al contempo criticano anch'esse i caschi blu per non aver saputo prevenire i massacri.
Ieri i ribelli del Cndp hanno preso il controllo di Nyazale, una località a 80 chilometri a nord-ovest di Goma, che ospitava lo stato maggiore della xv brigata dell'esercito governativo. I ribelli si sarebbero anche impadroniti della vicina località di Kikuku, 9 chilometri più a nord, dove "sono stati inviati mezzi blindati della Monuc", ha precisato un portavoce dell'Onu, aggiungendo che "la loro missione è di arrestare l'offensiva ribelle", e che hanno "l'ordine di sparare se necessario".
La vicenda del Nord Kivu, nell'intricata interconnessione tra le diverse crisi della regione dei Grandi Laghi, travalica i confini interni e minaccia di incendiare di nuovo l'intero confine orientale congolese. Come detto, i ribelli del Cndp, che hanno ripreso le armi da agosto, sono considerati sostenuti, se non apertamente affiancati dal Rwanda. Nkunda accusa da parte sua il Governo di Kinshasa di connivenza con le Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr), i ribelli hutu rwandesi riparati oltre confine dopo il genocidio dei tutsi in Rwanda del 1994. Ai pericoli legati alle tensioni tra Repubblica Democratica del Congo e Rwanda, si aggiungono la minacce latenti anche nelle altre regioni orientali congolesi, il Sud Kivu al confine con il Burundi, l'Ituri al confine con l'Uganda e l'estremo nord-est della provincia Orientale, al confine con il Sud Sudan, tutte zone dove sono attive milizie armate sia congolesi sia straniere.


(©L'Osservatore Romano - 8 novembre 2008)