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Ucraina sull'orlo della bancarotta
Da: Nuova Agenzia Radicale


Ucraina: Yushenko scioglie il Parlamento, si vota a Dicembre
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giovedì 09 ottobre 2008

di ALESSANDRO CHIAPPETTA

Ha aspettato di essere in Italia Viktor Yushenko, per il colpo di mano. Il presidente ucraino ieri sera ha sciolto il Parlamento e ha indetto elezioni anticipate, dopo il crollo della coalizione governativa filo-occidentale. Un provvedimento atteso che arriva dopo settimane di crisi, che hanno portato al divorzio della sua coalizione.

Il leader arancione, in visita di stato a Roma, ha incontrato il presidente Napolitano, i presidenti di Camera e Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani, e in serata era a palazzo Chigi a firmare accordi sul turismo col premier Berlusconi.

Secondo le prime notizie da Kiev, la data indicata dalla presidenza è il 7 dicembre; le ultime elezioni legislative si erano tenute lo scorso anno, ed erano stati necessari mesi di negoziati per trovare un accordo all'interno della fragilissima alleanza fra le forze politiche protagoniste della Rivoluzione Arancione del 2004.

E' dello scorso 16 settembre l'annuncio della "fine della coalizione che raggruppa le forze democratiche", dichiarato dal presidente della Rada, Arseny Yatsenyuk, ai deputati che si erano riuniti per l'occasione.

Che le cose non andassero bene tra il premier Yulia Timoshenko e il presidente Yushenko, un tempo alleati nella rivoluzione arancione, poi diventati acerrimi nemici, era noto da tempo, ma nessuno forse pensava che la situazione potesse precipitare così celermente, proiettando il Paese verso un nuovo governo. Soprattutto in vista delle elezioni presidenziali (da fissare tra fine 2009 e inizio 2010), in cui Timoshenko e Yushenko dovrebbero verosimilmente sfidarsi.

I venti di crisi sono iniziati all'inizio di settembre, quando il blocco Timoshenko si è unito in Parlamento all'opposizione filorussa del Partito delle Regioni per approvare una serie di leggi che ridimensionano fortemente i poteri del capo dello Stato. In quel moment il partito filo-presidenziale Nostra Ucraina ha annunciato il ritiro dalla coalizione, evocando un "golpe bianco".

Ma in realtà sulla questione pesa anche la crisi georgiana, con Yushenko che ha invocato l'aiuto americano anche per l'Ucraina in funzione di una adesione alla Nato, sul quale la Timoshenko è invece molto prudente.

Unica alternativa alle elezioni anticipate, sembrava essere una coalizione tra la Timoshenko e il partito delle regioni di Viktor Yanukovich, ben visto a Mosca, soprattutto per la sua estrema cautela rispetto alla prospettiva-Nato, ma la decisione di Yushenko ha sparigliato le carte e eluso questa eventualità.

Appena tornato a Kiev, il presidente ha puntato il dito contro l'ex-alleato, causa principale della distruzione della coalizione democratica. "Sono convinto che la coalizione democratica è stata rovinata per le ambizioni di una sola persona, la sua sete di potere e la supremazia dei suoi personali interessi su quelli della nazione" ha attaccato.

"Il Blocco Yulia Tymoshenko - ha aggiunto - è diventato ostaggio del suo leader, pronti com'erano a sacrificare tutto per lei, dalla lingua, alla sicurezza e la prospettiva europea". La sua decisione, ha spiegato è stata presa per preservare "la bilancia dei poteri" e "gli interessi nazionali". Ma per lui i problemi vengono anche dall'estrema sinistra. I comunisti hanno chiesto l'avvio di una procedura di impeachment per il presidente: "E' fuori da qualsiasi dubbio che debba essere fatto, perché Yushenko ha causato troppi danni all'economia e al potenziale politico dell'Ucraina negli ultimi tre anni", ha dichiarato il leader del partito comunista ucraino, Petro Symonenko, nel corso della seduta in Parlamento.

Diversi, invece, gli stati d'animo di Timoshenko e Yanukovich. La "pasionaria" ha subito definito "incostituzionale" il decreto di scioglimento del presidente, mettendone anche tecnicamente in dubbio la formalizzazione. "C'è un enorme gap tra il decreto presidenziale e la sua pratica applicazione", ha detto Andriy Portnov, numero due del partito del premier.

Ma è improbabile che il Blocco che fa capo alla Tymoshenko impugni il provvedimento di fronte la Corte Costituzionale. Più facile che si limiti a non votare emendamenti al bilancio che legittimerebbero la decisione di Yushenko, come ha rivelato lo stesso Portnov, che senza mezzi termini addossa la colpa della crisi al presidente, "che vuole utilizzare i prossimi mesi per rafforzare la sua posizione in prospettiva delle presidenziali".

Più agguerrito e sfrontato l'ex premier Yanukovich, a capo comunque della maggiore forza di opposizione e quindi forse favorito nella gestione delle alleanze, secondo cui la decisione di sciogliere il parlamento è "una campana che suona a morto per le autorità in carica, che hanno mandato il paese sull'orlo della bancarotta"