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Ecco la cripta di San Pio. Polemica sui muri d’oro.

Ultimo Aggiornamento: 01/07/2009 11:23
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01/07/2009 11:20

Da: Il Giornale, 1 luglio 2009


Ecco la cripta di San Pio. Polemica sui muri d’oro. 


Una cripta inaugurata dal Papa durante la recente visita e che conta sui meravigliosi affreschi realizzati dal padre Marko Rupnik, uno dei più grandi esperti di arte sacra.

L’opera è praticamente pronta e presto la salma di padre Pio dovrebbe venire trasferita. I fedeli potranno così sfilare davanti al sarcofago e toccarlo; davanti verrà allestito l’altare, l’ambone e un leggio.

Un’opera mastodontica, realizzata con l’oro regalato dai fedeli di tutto il mondo in 20 anni di pellegrinaggi, e che però non manca di suscitare polemiche.

Su alcuni siti cattolici, tra cui www.cattoliciromani.com, sono diversi i fedeli che lamentano il “tradimento” dei valori che impersonava il santo. “Tutto questo lo trovo lontano anni luce dalla spiritualità francescana e dal modo di vivere ed essere di Padre Pio”, scrive un utente. E ancora: “Credo che questa luce sia un bell’esempio d’arte e passerà alla storia ma sicuramente San Francesco e San Pio non avrebbero mai voluto, anche perché la loro vita è stata ben lontana da questi mosaici”.

Polemiche a parte, restano i numeri della struttura. Sulla rampa che conduce alla cripta ci sono 36 nicchie che rappresentano alla sinistra la vita di San Francesco e a destra quella di San Pio da Pietralcina. Al termine del percorso della rampa, il pellegrino arriva alla soglia della chiesa inferiore accolto dalle immagini che testimoniano la vita di Cristo.

  





Da: Il Giornale, 1 luglio 2009

 

Papa Wojtyla “santo subito” dai teologi arriva il via libera, di Andrea Tornielli

 

Ieri la seconda riunione degli esperti in Vaticano. La causa procede ma restano le critiche: ci sono pochi documenti.

 

Roma. La causa di beatificazione di Giovanni Paolo II fa un altro passo avanti: ieri mattina in Vaticano si è tenuta la seconda riunione dei consultori teologi incaricati di studiare la “Positio”, i documenti e le testimonianze raccolte sul Pontefice scomparso nel 2005: l’esito è stato positivo, anche se due degli otto esperti hanno mantenuto le loro riserve e dunque l’approvazione è avvenuta a maggioranza. Ora tutti gli incartamenti saranno passati ai cardinali e vescovi membri della Congregazione delle cause dei santi, che dopo l’estate si riuniranno per esprimersi sulle “virtù eroiche” di Papa Wojtyla.

Quello che si è concluso in queste settimane non è stato un iter facile. Come Il Giornale aveva già scritto, la prima riunione dei teologi, tenutasi il 13 maggio, si era conclusa in modo interlocutorio e due teologi avevano dato un parere sospensivo. Nessuno di loro ha dubbi sulla santità personale di Wojtyla, le critiche sono state rivolte alla “Positio” e hanno riguardato, per lo più, la carenza di alcuni documenti e le contraddizioni di alcune testimonianze (ad esempio riguardo al famoso bacio che Giovanni Paolo II diede al Corano, attestato da una fotografia ripetutamente pubblicata, circostanza che invece il segretario del Papa, oggi cardinale, Stanislaw Dziwisz, ha smentito). Non è stata dunque mai in questione la santità di Wojtyla, ma la correttezza e la completezza di un processo iniziato derogando – per volere di Benedetto XVI – all’attesa dei cinque anni previsti dalla morte del candidato agli altari. Un processo che, nonostante il “pressing” insistente di influenti ambienti polacchi desiderosi di vedere Wojtyla beato, anzi “santo subito”, deve essere svolto secondo le consolidate procedure.

Così alla riunione del 13 maggio è seguita quella di ieri. La Postulazione della causa ha risposto per iscritto alle obiezioni sollevate […] L’obiezione di fondo, però, non ha riguardato singoli dettagli o singole testimonianze, quanto piuttosto una certa carenza – a detta di coloro che hanno espresso un parere critico sul lavoro – di apparato probatorio. Non sono stati consultati i documenti degli archivi vaticani e, a quanto sembra, lo stesso cardinale Dziwisz, esecutore testamentario di Papa Wojtyla, non avrebbe messo a disposizione tutte le carte in suo possesso. E’ evidente che se si attendesse di inquadrare storicamente la biografia di Giovanni Paolo II consultando la documentazione disponibile o ancora secretata, come è stato fatto o si sta facendo per gli altri Papi candidati agli altari, la causa subirebbe un considerevole rallentamento e non si potrebbe arrivare alla beatificazione nel 2010.

Le osservazioni dei teologi, anche quelle critiche, sono state verbalizzate. Ora la parola passa ai cardinali e vescovi del “congresso”, come viene chiamata la riunione dei membri del dicastero che “fabbrica” i santi. Ognuno di loro riceverà la “Positio” e anche i “voti” argomentati dei teologi, per poterli studiare. Prima della fine dell’anno dovrebbe essere messa in calendario la riunione che pronunciandosi sul servo di Dio Karol Wojtyla permetterà al Papa – se lo vorrà – di ratificare la decisione collegiale promulgando il decreto sulle “virtù eroiche”. In quel momento, di fatto, il processo sarà concluso e dopo l’attestazione di un miracolo a lui attribuito sarà possibile la beatificazione di Giovanni Paolo II.

   





Da: Il Giornale, 1 luglio 2009


Quel potere invisibile che si nasconde dietro il “Processo”, di Paolo Bianchi.
 


Il Potere non dà mai spiegazioni. Il Processo di Franz Kafka è un romanzo sulla colpa. O meglio, sulla condanna per una colpa che non si sa neppure di aver commesso. Che non si sa neppur quale sia. Il protagonista, trentenne dirigente bancario praghese di nome Josef K., impiegato modello, viene arrestato all’improvviso un mattino “senza che abbia fatto niente di male” e comincia a scontare l’ordalia di un aggrovigliato procedimento penale. Di fatto, non sa nemmeno di che cosa si tratti. Siamo in un pieno paradosso di assurdità che fin da subito assume i connotati di un labirinto claustrofobico, zeppo di simbologie e suggestioni che rimandano al sogno, o meglio a un incubo. Il giovanotto è seguito, perseguito, perseguitato, da figure di inquietanti burocrati che sono come tante componenti di una macchina di cui neppur essi stessi conoscono il funzionamento e il significato. Fin da subito ha l’impressione, e il lettore con lui, di girare a vuoto.

Scritto fra il 1914 e il 1915, ma pubblicato solo dopo la morte dell’autore, nel 1924, Il Processo, insieme al Castello e a America, appartiene a una trilogia di romanzi incompiuti (salvati grazie alla buona volontà dell’amico Max Brod) dove i temi della colpa inspiegabile e della oscura condanna che ne consegue paiono inseguirsi e intrecciarsi in un perverso gioco di rimandi.

Perfino nel Processo il personaggio principale, per quanto si creda fin dall’inizio vittima di un equivoco, sembra accettare la propria sorte con una specie di candore sacrificale. Affronta la trafila burocratica delle udienze e degli interrogatori cercando di impedire che la nuova, incongrua situazione, influisca più di tanto sulla sua vita quotidiana. Ma purtroppo il Processo sembra vivere di vita propria. Si insinua come un gas venefico in ogni interstizio della sua vita personale e sociale. Ne diventa il protagonista unico. […] Josef K., in realtà, non ha alcuna speranza di penetrare entro gli oscuri accessi della Legge. Neppure gli viene comunicata una sentenza: “Era uno solo? Erano tutti? C’era ancora un aiuto? C’erano obiezioni che erano state dimenticate? Ce n’erano di certo. La logica è, sì, incrollabile, ma non resiste a un uomo che vuole vivere. […]

[Modificato da zsbc08 01/07/2009 11:23]
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