A Gangi nasce la bottega dei tamburi

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zsbc08
00venerdì 6 marzo 2009 08:58

Ovvero come trasformare tradizione e folklore in occasione di business. E così che Fabrizio Fazio, “tamburinaro” diventa artigiano delle percussioni

A Gangi nasce la bottega dei tamburi


Con la Domenica delle Palme, a Gangi, iniziano le celebrazioni della Settimana Santa … con alcune particolarità, però. Queste particolarità derivano dal fatto che le Confraternite locali, assai numerose e parecchio attive, nel tempo, hanno mantenuto inalterati i loro rituali, i loro riti, i loro paramenti, i loro gioielli. Tra questi gioielli, gli antichi tamburi e le Rubriche. I "tamburinara" indossano le preziose "Rubriche", e cioè antichissimi abiti da cerimonia ricamati a mano, nel velluto nero, con l’argento e con l’oro, e vanno in processione, con le Grandi Palme lavorate e montate, in tutta la loro maestosità, anch’esse a mano, con i fiori, con i datteri pendenti a grappolo dalle palme,  con i simboli sacri delle loro confraternite, fatti anch’essi di palme. Il giovane Fabrizio Fazio, artigiano, è uno dei “tamburinara”.

Lo è sempre stato, da quando suo nonno lo ha introdotto nella confraternita per la quale indossa la Rubrica. Prima i tamburi li suonava soltanto, per la Domenica delle Palme o in sagrestia, adesso li costruisce. La costruzione di tamburi e tamburelli è diventata la sua passione, e nel tempo libero li “accorda”, li “prova” e li suona.  Qualche mese fa, è stato protagonista, insieme ad altri tre “tamburinara” e all'Associazioni “Amici di S.Antonio” di Gangi, all’apertura della processione nel Raduno Nazionale Antoniano a Padova. Ora sente che è arrivato il momento di trasformare questa sua passione in un mestiere, aprendo magari una bottega di antico sapore medievale, con tanto di apprendisti e di maestri che percuotono tamburi e tamburelli con le dita e con il palmo della mano, per verificare se sono riusciti a “regola d’arte”, con virtuosismi e velocità di esecuzione tali da generare sinfonie nell’aere.

La costruzione di un tamburello o di una tamorra avviene attraverso diverse fasi di lavorazione, ci spiega Fabrizio Fazio. La prima fase è l’essicazione delle pelli di capra che, dopo essere state scorticate, vengono coperte da una strato di cenere da forno per evitare che i vermi – sì, proprio i vermi - le possano danneggiare. Poi è il tempo della pulitura delle pelli, che vengono depilate con forbici da sartoria e rasoio. Quindi, finalmente, il montaggio. Le pelli, dopo la pulitura, vengono fissate con chiodini o spilli da legno nella carcassa di faggio. Se la pelle è riuscita bene e se il faggio è essiccato a dovere, si fanno le asole nel cerchio di faggio per l’inserimento dei piattelli. Per avere un ottimo suono, i piattelli devono essere di latta, magari meglio se temperati con un fornellino. Asciugate le pelli, i tamburelli, da 20  a  40 cm di diametro, e le Tamorre, da 40 cm in poi di diametro, sono pronti per essere suonati … e non soltanto per la Domenica delle Palme, o nelle sagrestie delle chiese.


- 6 marzo 2007 -                                                                                                                     Francesco Paolo Pinello

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