Brani tratti dal romanzo

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zsbc08
00sabato 2 agosto 2008 18:18
La Camera del Silenzio (The Final Question) Bastogi Editore 2007

La Camera del Silenzio
(The Final Question)
Un romanzo di
Francesco Paolo Pinello
pensando a
Mìkael Elkamì Rùlicef



0
(La scritta all'abbeveratoio)
<>.
Lessi questa frase scritta su uno dei muri di un abbeveratoio, tra Cacchiamo e Calascibetta, in provincia di Enna, in Sicilia.
Ero in viaggio.
Mi stavo recando, in macchina, a Catania, in compagnia di mio padre, e quelle parole, scritte all'abbeveratoio, mi colpirono.
A Catania, dovevo ritirare dei documenti che dovevo portare a Carontìa Marina, dove si stavano verificando degli strani fatti.
A Carontìa Marina, gli impianti elettrici delle case, in riva al mare, continuavano inspiegabilmente a prendere fuoco, facendo bruciare le case, nonostante tutta la zona fosse stata isolata, posta sotto stretta sorveglianza e privata completamente di energia elettrica.
... L'isola di fuoco? ...
... Il mare ... l'acqua ...
Mi trovavo nell'isola chiamata Sicilia ... a causa della spada affilata a doppio taglio di Carontìa Marina.
... L'acqua che non riusciva a spegnere il fuoco ...
... Il fuoco che voleva fare evaporare tutta l'acqua del mare ...
Chi appiccava il fuoco in quelle case? E perché? Dentro non c'erano più uomini, non c'erano gas e liquidi infiammabili, e non c'era più neanche energia elettrica nei fili. Perché, allora, quelle case bruciavano? Perché nessuno riusciva a spegnere quel fuoco?
Se non c'era più energia elettrica nei fili, com'è che bruciavano gli impianti elettrici delle case?
Che tipo di energia si era impossessata di quegli impianti?
La gente ... la povera gente ... era fuggita via dalle sue case, perché aveva paura del Diavolo e perché quella era una maledizione.
... La maledizione! ...
Già, perché, in paese, tutti pensavano che fosse proprio il Diavolo ad appiccare il fuoco dentro le case; che il Diavolo, proprio lui, volesse fare evaporare tutta l'acqua del mare, e poi quella dei laghi, e poi quella dei fiumi, e poi quella delle sorgenti, e poi quella della pioggia, e poi quella dei corpi degli uomini; e che era per questo motivo che nessuno riusciva più a spegnere quel fuoco.
Qualcuno, in paese, diceva anche di aver visto un enorme gatto in fiamme che bruciava e che correva da una casa all'altra.
E tutti a Carontìa Marina protestavano e facevano polemiche per il ritardo dei soccorsi.
Alcuni, pochi, di nascosto, non erano neanche usciti fuori dalle loro case, perché pensavano che non sarebbe arrivato proprio nessuno a spegnere quel fuoco, e loro dentro dovevano buttare l'acqua.
Con il buio, a Carontìa Marina, di notte, anche la luna piena era diventata malvagiamente rossa, ed era diventata così perché rifletteva il rosso delle fiamme delle case che saliva fino in cielo a colorarla.
Ad accusare il Diavolo, ed il gatto in fiamme, e la luna piena, rossa come il sangue, era la povera gente del paese, perché il Diavolo voleva fare evaporare tutte le acque.
Il Diavolo, dunque, era il principale indiziato e questo era il suo movente.
Quindi, era per questo che nessuno riusciva più a spegnere il fuoco delle case! Era perché se il Diavolo aveva deciso di fare bruciare gli impianti elettrici delle case e le case stesse, gli uomini non potevano impedire in alcun modo che ciò accadesse!
Gli impianti elettrici delle case e le case bruciavano inspiegabilmente, perché il presunto responsabile degli incendi era proprio il Diavolo.
Se c'era il Diavolo in Sicilia, a Carontìa Marina, e se le case bruciavano inspiegabilmente, allora la Sicilia era proprio l'isola di fuoco, e cioè la dimora terrena del Diavolo. Proprio così!
Il fuoco era quello suo, e l'acqua non poteva spegnere quelle fiamme infernali. E come avrebbe potuto fare!
Ma perché il Diavolo voleva fare evaporare tutta l'acqua del mare, e quella dei laghi, e quella dei fiumi, e quella delle sorgenti, e quella della pioggia, e quella dei corpi degli uomini?
In paese dicevano che era per la maledizione.
Però, quale fosse la maledizione dell'isola di fuoco, nessuno lo sapeva o lo diceva.
La povera gente di Carontìa Marina, pur avendo il terribile sospetto, la quasi certezza, che in quelle zone, nelle sue zone, ci fosse la dimora del Diavolo, era rimasta nelle campagne vicine e con il passare del tempo aveva anche imparato a non avere più paura .
E, in fondo, loro avevano anche ragione!
Cosa c'era, infatti, all'Inferno, di così diverso da quello che sulla terra aveva cominciato a tormentarli?
L'inferno ed il paradiso adesso erano anche sulla terra! E questo gli abitanti di Carontìa Marina lo sapevano ... e come se lo sapevano!
Se loro avevano imparato a non avere più paura di quell'inferno che era diventata la terra, perché dovevano continuare a scappare impauriti per le fiamme?
Così tutti si fermarono a guardare gli impianti elettrici delle case, e pensarono senza più paure che nei fili di quegli impianti ci fosse il Diavolo.
In quei giorni, da Carontìa Marina, in lontananza, si vedeva anche una colonna di fumo nero, che si levava in cielo dal vulcano. Era l'Etna, che, da lontano, svettava in alto, con i suoi pennacchi, e che, lungo i suoi fianchi, si colorava di un bel rosso luminoso, incandescente, con le sue colate di fuoco che scendevano.
Non era soltanto il fuoco delle case di Carontìa Marina che faceva evaporare l'acqua del mare, nella vicina spiaggia, ma anche l'Etna si era messo a bruciare l'acqua nelle viscere della terra.
L'isola era di fuoco non soltanto perché il Diavolo aveva stabilito lì la sua dimora, con la volontà di bruciare gli impianti elettrici delle case e le case di Carontìa Marina, ma anche perché in Sicilia c'era il vulcano, l'Etna, con il fuoco della sua lava.
... La maledizione! ... Il mistero della maledizione ...
Soltanto questo sapevo della maledizione, io!
Sapevo che il Diavolo voleva fare evaporare tutta l'acqua del mare, dei laghi, dei fiumi, delle sorgenti, della pioggia e dei corpi degli uomini e che l'Etna voleva fare evaporare anche l'acqua delle viscere della terra. Ma il perché io proprio non lo sapevo!
Minchia! Eravamo messi male! Soltanto questo sapevo della maledizione, io!
Sì ... quella era proprio una maledizione ... una maledizione per tutti noi, scienziati, forze dell'ordine, magistrati, povera gente.
... Scienziati ... e cioè uomini di conoscenza ...
... Forze dell'ordine ... e cioè, le forze che lì, proprio lì, dovevano conservare l'ordine costituito ed esistente ... anche contro l'inspiegabile ... anche contro il fuoco e le fiamme delle case di Carontìa Marina ... anche contro il Diavolo e la sua maledizione ...
... Magistrati ... Ponzio Pilato? ...
... Povera gente... Gli egizi? ... Gli ebrei? ... I greci? ... I romani? ... I cristiani? ... I figli del Padre per i quali si apriranno le porte del cielo? ...
... Sì ... le porte del cielo! ...
Gli scienziati, a Carontìa Marina, non concludevano un bel niente, non capivano che cosa stesse accadendo, e non cavavano un ragno dal buco.
Le forze dell'ordine, da parte loro, cacciati via gli abitanti dalle loro case, dovevano starsene lì, a Carontìa Marina, di giorno e di notte, e lì dovevano mantenere l'ordine costituito, anche contro l'inspiegabile mistero.
Di tutto questo, i magistrati si lavavano sempre le mani, ogni giorno come Ponzio Pilato.
E la gente povera, senza avere più paura, facendosi coraggio da sola, era andata ad abitare nelle campagne, vicino al paese.
Sì, la gente povera!
La povera gente!
Ma chi era la povera gente?
Era la gente povera di cose terrene, di cose rumorose, povera di tutte queste cose nel corpo, nell'anima e nello spirito, era la povera gente che sapeva affidarsi alla provvidenza e che sapeva aspettare la grazia che sarebbe venuta dal cielo, visto che certi uomini, sulla terra, brancolavano nel buio e tra le fiamme.
Era certa gente di Sicilia.
Era la gente di Carontìa Marina, non tutta la gente però, ma uno sparuto gruppo di uomini e di donne ormai, che sapeva mettersi ... ancora ... in silenzio ... all'ascolto del cielo e della natura ... che sapeva, ancora, aspettare ... che si fermava, ancora, a guardare, senza andare oltre...
Era la gente, cotta dal sole, che aveva il sole tra le rughe della sua faccia e nella pelle scura del suo corpo, che, ancora, rispettava il cielo e la natura, come, in un tempo ormai passato, si rispettavano il cielo e la natura.
Era la gente, con la pelle salata, che, prima di entrare in acqua, per andare a pescare, si faceva il segno della croce, e guardava il sole, e scrutava il cielo, e seguiva con gli occhi il volo dei gabbiani.
Era la gente ricca di silenzio.
Era lì, in quella povera gente, che io avevo interrate le mie antiche radici, proprio lì, tra quelle rughe, in quella pelle cotta dal sole, in quei volti fatti al vento ed all'aria aperta, in tutto quel sale di Sicilia.
Era per svelare il mistero della maledizione delle case in fiamme, e il mistero del Diavolo e dell'Etna nell'isola di fuoco, che mi ero messo in viaggio per andare a Carontìa Marina e che viaggiavo ... in macchina ... in compagnia di mio padre ... ed era anche per quella gente povera e per le mie antiche radici... Mentre viaggiavo avevo letto la scritta all'abbeveratoio.

I
(Il Minotauro. La croce)
<>.
Ed era il silenzio che io cercavo, nei miei viaggi ... durante i miei viaggi ... al ritorno dai miei viaggi ...
Ma allora ... prima dei fatti di Carontìa Marina ... non lo sapevo ancora ... non avevo ancora coscienza e piena consapevolezza di ciò ...
Lo seppi ... poco tempo dopo ... dopo ... dopo che cominciai a scrivere – le scritte!, le scritte!– della scritta all'abbeveratoio ... tra Cacchiamo e Calascibetta ... nella provincia di Enna ... in Sicilia ... e del mistero della maledizione di Carontìa Marina
La motivazione del mio viaggio a Carontìa Marina era le mie antiche radici e la voglia che mi sentivo dentro di svelare il mistero della maledizione del Diavolo e dell'Etna.
E all'origine di questa motivazione c'era la mia ricerca del silenzio.
Io andavo a Carontìa Marina per riscoprire le mie antiche radici e per fare il silenzio in me stesso, e viaggiavo nella dimora del Diavolo e delle viscere dell'Etna per andare in alto, verso la luce.
Ma, nella dimora del Diavolo, nell'isola di fuoco, mi ero imbattuto in un grosso incendio. La maledizione era cioè nel luogo nel quale io stavo ritornando per cercare un punto di partenza per la mia ricerca.
Erano le miei radici che mi facevano viaggiare.
Ed era per andare alla ricerca delle mie radici che viaggiavo.
Ed erano anche loro che viaggiavano verso di me, e che mi venivano incontro, e che mi cercavano.
Ma io per ritrovarle, per vederle nella luce, avrei dovuto prima svelare il mistero della maledizione del Diavolo e dell'Etna. Sì, proprio così!
Se per dannazione non avessi svelato quel mistero, non avrei mai più ritrovato e rivisto le mie radici, ne ero certo.
E questo sarebbe stato un male non soltanto per me, ma anche per la povera gente di Carontìa Marina, perché loro dalla luce fatta con le mie radici, dalla risoluzione del mistero della maledizione del Diavolo e dell'Etna, avrebbero certamente tratto benefici per loro stessi, e per le loro case, e per gli impianti elettrici delle loro case.
... E fu così che le stesse radici del seme, che prima erano nel labirinto della terra ... dopo ... verdi ... uscirono, fuori dalla terra, all'aria, alla luce ed all'acqua della pioggia, dei laghi e dei fiumi, delle sorgenti, come una giovane piantina di grano, sotto il sole ... E fu così che quello che prima era al buio, venne alla luce ... E fu così che la coscienza illuminò ciò che prima viveva nel buio ... E fu così che ebbi piena coscienza e piena consapevolezza del seme e delle radici che già erano in me ... Nel labirinto ...
... Ed il toro? ...
... Buio ... Bue ...
Io ricercavo il silenzio per la riscoperta delle mie antiche radici che affondavano nel terreno sacro delle grandi civiltà del passato, perché le mie erano radici iniziatiche. Questa era l'origine della mia motivazione: ero stato chiamato dalle mie profonde radici per essere iniziato alle radici dell'avvenire.
Caro lettore, adesso che scrivo e che ti racconto la storia di Carontìa Marina, mentre scrivo, è del toro, è del bue, è del vitello ... che mi domanda la mia radice greca!
Caro lettore, è la Grecia antica che mi viene ... adesso ... in mente ... E' la Grecia antica che viaggia, adesso, dentro i miei ricordi ...
All'ingresso di Carontìa Marina, prima delle prime case del paese, sul mare, c'era il Minotauro, un'enorme scultura di bronzo, che aveva la testa di toro ed il corpo d'uomo. La parte umana, quella che conteneva il cuore, e le mani per lavorare, ed i piedi per camminare e per correre, era bella, luminosa, angelica e sottile. La parte bestiale, quella del toro, invece, era ancora brutta, bruta, sporca, animalesca, demoniaca, oscura e piena di peli.
Quella era la terra della Magna Grecia, una terra antica, ricca di misteri, di miti, di cultura e di Antiche Tradizioni Iniziatiche, una terra che aveva radici profonde ... molto profonde ... radici che, nella lava che bolliva dentro l'Etna, arrivavano fino al centro della terra. Quelle dell'Etna erano le radici fondenti, le radici di fuoco ... quelli erano i fili di lava, lunghi e forti.
Il Minotauro, che era all'inizio di Carontìa Marina, all'ingresso delle prime case, sembrava che volesse dire ai viaggiatori che passavano di lì che l'uomo per raggiungere la più elevata condizione spirituale, per essere pienamente luce, doveva prima cominciare ad accordare e ad armonizzare i suoi piedi, le sue gambe, il suo basso ventre, il suo ventre, il suo cuore, i suoi polmoni, le sue braccia, le sue mani, e soltanto dopo, dopo, i suoi occhi avrebbero cominciato a vedere la luce, ed i suoi orecchi ad ascoltarla, ed il suo naso a respirare veramente la vita, e la sua bocca a digerire l'eternità di ogni cosa, e la sua mente ad avere coscienza.
A Carontìa Marina, c'era anche un anfiteatro greco, e lì spesso si recitava con le maschere. Si rappresentavano gli antichi misteri, i rapporti sessuali, i falli enormi, le prostitute, le orge, le danze, il vino, la carne, i canti, la musica, la natura ... e c'erano anche i mimi.
Anche quelle che si rappresentavano nell'anfiteatro greco, a Carontìa Marina, erano radici molto forti.
Forti come il fuoco degli incendi.
Forti com'è forte tutta l'acqua del mare.
Forti come sono forti le forze della natura.
Caro lettore, mentre viaggio insieme a te, ecco, invece ... adesso che io scrivo e che racconto ... cosa mi dice, viaggiando nel mio orecchio, davanti al mio orecchio, come un obelisco enorme, come un fallo molto più grande del buco del mio orecchio, la mia radice egizia: <> : caro lettore, questo dev'essere il nostro lavoro, ogni giorno, ogni mese, ogni anno, se vogliamo che ogni uomo non distrugga se stesso perché ha già distrutto la Madre Terra dalla quale è nato.
Ma, se c'era il Diavolo in Sicilia, a Carontìa Marina, se lì c'era la sua dimora, e se era per questo che l'isola era di fuoco, com'è che la mia radice egizia mi diceva che chi si trovava nell'isola di fuoco poteva fare tutto ciò che era piacevole, mentre la vita palpitava nelle sue narici senza che la morte era possibile, e così rimanere nella campagna della pienezza in cui si trovavano i campi ed il nutrimento, per sempre ed in eterno?
Perché?
Forse perché le radici della lava dell'Etna erano i visceri dell'uomo che, nell'isola di fuoco, potevano uscire fuori alla luce, in direzione del sole e dei suoi raggi?
Erano quelle le mie radici?
Era la voragine delle passioni sfrenate, le mie radici?
Caro lettore, il dio Mithra sacrificò il toro primordiale in una grotta per far germogliare le piante e per rendere fertili gli animali.
La condizione della stessa vita, il germoglio, la fertilità, dipendevano, quindi, dal sacrificio del toro primordiale.
Una volta nato, una volta generato, l'uomo per avere la vita che palpitava nelle sue narici senza che la morte era possibile, per estrarre utilità dal nutrimento che si trovava nel campo della pienezza, per fare tutto ciò che gli piaceva come chi si trovava nell'isola di fuoco, per raggiungere la più elevata condizione spirituale, come il Minotauro in trasfigurazione, doveva prima cominciare ad accordare e ad armonizzare i suoi piedi, le sue gambe, il suo basso ventre, il suo ventre, il suo cuore, i suoi polmoni, le sue braccia, le sue mani, e soltanto dopo, dopo, i suoi occhi avrebbero cominciato a vedere la luce, ed i suoi orecchi ad ascoltarla, ed il suo naso a respirare veramente la vita, e la sua bocca a digerire l'eternità di ogni cosa.
Caro lettore, è lì che abbiamo il nostro seme, le nostre radici profonde ... nella Madre Terra, irrigata per mezzo di canali, coltivata e custodita! ... nei visceri della terra ... nella lava dell'Etna...
Questo dev'essere il nostro lavoro ...
E' per questa causa che ti faccio da guida in questo viaggio ...
E' per questa nobile causa che ho viaggiato ... e che viaggio...
Ecco cosa mi ha sussurrato, come un soffio fresco e umido di vento, soavemente, all'orecchio, il seme della mia radice egizia! ... la mia guida egizia ... la guida dei miei viaggi ...
... Che sollievo! ... nel dolore ... nel male ... nella sofferenza ...
... Che profumo, che odore di natura, e di spighe, e di erbe, e di campagna, e di nutrimento, e di mare ...
... La Madre Terra ... L'acqua ... Il fuoco ... L'aria ... La croce ... T.
Caro lettore, la croce? ... Sì, la croce ... proprio la croce! ... perché, la mia radice ebraica, la mia radice cristiana e la mia radice Iniziatica, adesso, mi parlano della croce ...
L'acqua ed il fuoco [anche l'acqua ed il fuoco di Carontìa Marina!] rappresentano ... i due principi della creazione. La loro attività nell'universo è simboleggiata dalla croce ... La linea orizzontale della croce rappresenta l'attività del principio femminile, l'acqua, che tende sempre ad estendersi, ad espandersi, [che viaggia] sulla superficie del suolo occupando più spazio possibile, cercando persino interstizi per infiltrarsi sotto terra e sparire. La linea verticale [invece] rappresenta il principio maschile, il fuoco, che al contrario tende a concentrarsi slanciandosi verso l'alto ... Noi viviamo nell'immensità del cosmo esattamente come i pesci nel mare ... I primi germi di vita, portati dai raggi del sole, sono scesi sulla terra, hanno viaggiato fino a raggiungere l'acqua degli oceani, che li ha accolti come una madre piena d'amore e li ha fatti crescere grazie alla luce ed al calore del sole ...

II
(Il vecchio Pescatore di Carontìa Marina)
Prima che io continui nel racconto del mio viaggio verso Carontìa Marina, in macchina, in compagnia di mio padre, lungo la strada statale che, passando per Cacchiamo e per Calascibetta, ci portava fino a Catania, caro lettore ti parlerò di Carontìa Marina, e di quello che a Carontìa Marina stava succedendo, e delle persone che, in paese, avevo già conosciuto, perché era a Carontìa Marina che io stavo ritornando, ed era quella, infatti, la meta del mio viaggio.
Rilassati, dunque, e guarda dal finestrino della macchina le storie che ti sto raccontando, e guarda i personaggi del mio racconto, mentre anche tu viaggi insieme a me ed in compagnia di mio padre, mentre il vento della Sicilia ti soffia in faccia, mentre i grilli e le cicale cantano per te, soltanto per te.
A Carontìa Marina, sulla spiaggia, di fronte al mare, la prima volta che c'ero andato, avevo conosciuto un vecchio pescatore, che, nella sua vita, aveva ricevuto ogni insegnamento dal mare e dall'acqua, e che, posata al vento la sua vecchia canna da pesca, sopra uno scoglio, di giorno e di notte, sotto il sole e sotto la luna e sotto le stelle, aveva preso in mano un'enorme croce di legno, e, piantatosi a terra, come un seme, aveva deciso di restarsene lì, seduto sulla polvere della sabbia, in quella frontiera, almeno fino a quando il fuoco non avesse cessato di martoriare le povere e vecchie case dei pescatori.
... Il fuoco che bruciava le case di Carontìa Marina ...
Lui, alla sabbia ed all'acqua evaporata via ... volata via ... tutta ... via... c'era abituato. Era abituato al deserto ... perché, da piccolo era cresciuto, insieme a suo padre, in Egitto, tra le Piramidi e le tombe dei Faraoni.
Era abituato anche alle sale del museo del Cairo, dove, da bambino, aveva trascorso molte ore delle sue giornate, a decifrare geroglifici. E molte delle cose che adesso conosceva, le aveva lette proprio lì, in Egitto, sulle pareti dei templi, nei geroglifici, sui papiri, le aveva imparate proprio lì, lì dove c'era il Nilo. Era lì che lui aveva cominciato ad essere la coscienza di se stesso e dei sui viaggi.
Poi, alla morte del padre, aveva deciso di trascorrere la sua vita, quella che gli restava ancora da vivere, sul mare, a bordo della sua piccola imbarcazione, a calare le reti, a tirare su il pesce, con la sua vecchia canna da pesca.
Era ritornato a Carontìa Marina, in Sicilia, ed in Egitto non aveva più fatto ritorno.
Ma lui, l'Egitto, ormai, ce l'aveva nel cuore, come nel cuore aveva Carontìa, il mare, l'Etna e la sua amata Sicilia.
E quando su quella povera gente era caduta la maledizione del Diavolo e dell'Etna, aveva deciso di ergersi a baluardo, sul mare, sulla frontiera.
Ed eccolo lì, piantato sulla sabbia con la sua croce!
Era sapiente e saggio il vecchio pescatore, amava ed era amato. Dentro di lui c'era il fuoco, ed il fuoco che aveva dentro plasmava in forme luminose l'acqua di cui era fatto e nella quale era nato.
Mi intrattenevo, spesso, a parlare con lui, alla spiaggia, sulla sabbia, in riva al mare, delle Piramidi, dell'Egitto e delle cose degli Egizi, dei simboli, del seme; e lui mi diceva che l'acqua ed il fuoco erano due forme diverse della stessa sostanza, che il fuoco era acqua ardente e che l'acqua era fuoco condensato. Che questo accadeva perché i due principi cosmici, quello maschile e quello femminile, nel seme già concepito, erano, per l'appunto, acqua ardente e fuoco condensato. L'acqua, che era femmina, quando era abbondante, diventava maschio: il ruscello, il fiume, il lago, il mare. Ed il fuoco, che era maschio, quando diventava intenso e forte, diventava femmina: la scintilla, la fiamma, la luce. Era per questo motivo che, in un particolare punto determinato, e cioè nel seme, l'acqua era fuoco condensato ed il fuoco era acqua ardente. Era per questo motivo, che, a suo dire, l'uomo, durante tutta la sua vita, doveva governare se stesso, perché doveva essere un seme, e per essere un seme doveva rendere ardente la sua acqua e condensato il suo fuoco, perché, dentro ogni uomo, c'erano una radice maschile ed una radice femminile, perché queste due radici, che erano dentro ogni uomo, potevano essere delle fiammelle e delle gocce d'acqua, o dei fuochi ardenti e dei mari abbondanti, perché ogni uomo era un Minotauro, un animale divino, che aveva una parte buia e pelosa come un animale, ed un'altra bella e luminosa come un angelo. Mi diceva che io, fino a quando la fiamma del mio cuore fosse stata ancora debole, una piccola fiammella, dovevo stare sempre attento a non commettere mai l'errore di mescolare l'acqua, e cioè le poche gocce d'acqua della mia radice femminile, con la fiammella della mia radice maschile, perché, altrimenti, avrei perso tutto. Mi diceva che se avessi mescolato l'acqua con il fuoco nel momento sbagliato e nel punto sbagliato, tutto, in me, si sarebbe spento come la fiammella, e cioè l'acqua avrebbe spento la fiammella. Mi diceva che il fuoco e l'acqua, messi a contatto, potevano fare molto, ma molto rumore, e che il fuoco vigoroso esaltava l'acqua abbondante che non lo spegneva, e che era quando si esaltava che l'acqua doveva essere governata, con il silenzio. Mi diceva che l'acqua ed il fuoco dovevano acquistare coscienza e dovevano essere consapevoli di svolgere un lavoro, in vista di un ideale comune, in silenzio ... in rispettoso silenzio ...
Ma con gli uomini, con le donne, con i bambini e con il prete di Carontìa Marina, il vecchio pescatore parlava soltanto delle cose di Dio, e faceva bene, perché quelli, altrimenti, non l'avrebbero capito e l'avrebbero preso per pazzo e nessuno avrebbe più dato ascolto alle sue parole.
A Carontia Marina, lo consideravano un sant'uomo, un po' strano, ma un sant'uomo in odore di beatitudine, e lui non faceva niente che potesse deludere questa loro credenza. E, perché avrebbe dovuto farlo? meglio apparire un sant'uomo che un povero diavolo!
Ogni sera, appena faceva buio, gli abitanti di Carontìa Marina e dei paesi vicini, guidati dal prete, facevano delle fiaccolate e raggiungevano il vecchio pescatore, sul mare, e raggiungevano la sua enorme croce, sulla sabbia della spiaggia. E lì, insieme, tutti, pregavano ... pregavano in quell'immenso teatro naturale che si apriva davanti al mare, sul mare. Parlando con il linguaggio delle scritture sacre dei cristiani, dove trovai non pochi indizi per il mio viaggio, per la mia ricerca sul perché del fuoco nelle case di Carontìa Marina, il vecchio pescatore, in modo certamente iniziatico, seduto davanti al mare, con la sua croce, aspettando che piovesse, guardando il cielo, e l'acqua, e la terra, molte volte, a chi glielo chiedeva, diceva che:
< e lo spirito di Dio era sulla superficie delle acque...
Dio disse ... : “Vi sia un
firmamento in mezzo alle acque che tenga
separate le acque dalle acque”.
E avvenne così. Dio fece il firmamento e
separò le acque che sono sotto il firmamento
dalle acque che sono sopra il firmamento.
E Dio chiamò il firmamento cielo...
E Dio ordinò: “Le acque che sono sotto il cielo
si accumulino in una sola massa
ed appaia l'asciutto”. Ed avvenne così.
Dio chiamò l'asciutto terra e
alla massa delle acque diede il nome di mari>>.
(Genesi)
Io, a quel tempo, ero uno scienziato, ma compresi subito che la chiave per acquisire coscienza e consapevolezza del fuoco delle case di Carontìa Marina e dell'acqua che evaporava sotto il sole cocente, andava ricercata nelle Antiche Tradizioni Iniziatiche, nelle scritture sacre degli antichi e nelle parole dei saggi e dei sapienti.
Prendendo tra le sue mani la sabbia asciutta e fine della spiaggia ... i granelli di sabbia, che erano numerosi quanto i pellegrini delle fiaccolate serali ... seduto, piantato in terra come un vecchio seme, aspettando che piovesse, il vecchio e sapiente pescatore, in riva al mare, su cui aleggiava lo spirito come il vapore delle acque sotto il sole, diceva:
< l'uomo con la polvere del terreno
e soffiò nelle sue narici un alito di vita;
così l'uomo divenne un essere vivente>>
(Genesi)
Lo spirito, come il fuoco, come il sole, riscaldava l'acqua, la materia della vita e la faceva evaporare ... e l'acqua evaporava, ed era pura ... minuscola ... leggera ... sottile ...
... E lo spirito di tutte le cose di Carontìa Marina, leggero e sottile, aleggiava sulla superficie delle acque ...
Il sole spirituale faceva evaporare l'acqua impura, pesante, da sgrossare, della vita di ognuno di noi, e generava vapore acqueo, ed il vapore, aleggiando sulle acque, ritornava a condensarsi, diventava pioggia, un mare d'acqua distillata, pura, cristallina.
... Soffiò nelle sue narici un alito di vita ...
... E lo spirito di tutte le cose di Carontìa Marina, leggero e sottile, era sulla superficie delle acque ...
... Il soffio nelle narici e lo spirito che dava la vita, che aleggiava sulla superficie delle acque ... il vapore acqueo ... l'unione del fuoco e dell'acqua nel punto preciso dell'evaporazione ...
... E l'uomo che era stato creato con la polvere, perché, a quel tempo, la terra era ancora arida, e cioè polvere ...
... Perché la femmina, Eva, era stata creata dopo che era stato creato il maschio, Adamo ...
La gallina, cioè Adamo, era stata creata prima dell'uovo, e cioè Eva.
Perché, a quel tempo:
< piovere sulla terra e non vi era Adamo
che lavorasse il terreno e facesse sgorgare
dalla terra un canale e facesse
irrigare tutta la superficie del terreno>>
(Genesi)
Caro lettore, la vita è combustione, come diceva e ripeteva sempre il vecchio Aïvanhov, anche quand'era in silenzio.
I movimenti del corpo sono combustione.
La respirazione è combustione.
L'alimentazione è combustione.
La combustione genera energia, e l'energia è anche luce e vita.
Per gli alchimisti, nella combustione, c'era sempre un elemento <> ed un altro elemento <>, evaporato.
L'acqua di Talete, l'aria di Anassimene, il fuoco di Prometeo, l'<>, il vapore, lo spirito volatile di Anassimandro, i semi di Anassagora, la candela accesa per cercare l'uomo, il lumicino della combustione di Diogene.
Coscienza di tutte le coscienze! Era così che era stata generata la filosofia greca! ... in questo modo ... in modo iniziatico, con la luce spirituale che diventava materia reale, con i semi, con gli uomini che si accoppiavano con gli dei, con gli dei che scendevano sulla terra, con la combustione e con la materia che ritornava ad essere spirito, e non con la mitica vittoria del logos sui miti, su tutti i miti, e con il loro tramonto.
La fredda logica della ragione venne dopo, dopo, soltanto dopo, quando già la filosofia iniziatica si trovava in uno stato di grazia, e fu una benedizione dalla quale derivarono molteplici frutti.
Il mito greco morì, è vero, ma morì per rinascere, come un chicco di grano; morì per rinascere nella molteplice bellezza e sapienza della spiga.
... Sì ... quelli di Carontìa Marina erano i luoghi della Magna Grecia ... ed il vecchio pescatore aprì nella mia mente tutti questi scenari, tutti questi fondali, tutti questi orizzonti.
... Sì, era proprio vero! ... Andarono proprio così le cose!
A Carontìa Marina, ancora la pioggia non era caduta, e tutto cominciava a ritornare nella polvere, e la povera gente aspettava, aspettava, aspettava che piovesse, aspettava per vedere cosa sarebbe accaduto alle fiamme ed alle sue case martoriate; aspettava per vedere cosa sarebbe nato dalla pioggia; aspettava che piovesse, fra una fiaccolata e l'altra, fra una visita al Minotauro ed un'altra visita al vecchio pescatore con la sua croce enorme, in riva al mare.
Vista con gli occhi della Magna Grecia, con gli occhi di chi, dalla Sicilia, guardava la Grecia, Carontìa Marina sembrava la città di Troia che bruciava per il cavallo della logica e della ragione, del virtuale e dell'artificiale.
Ulisse!
A Carontìa Marina, chi era stato Ulisse?
Dov'era Ulisse?
Ed Enea?
A Carontìa Marina, chi era Enea?
E dov'era Enea?
Enea!
.. La Madre Terra ... L'acqua ... Il fuoco ... L'aria ...La croce ... T ...
Erano questi, in fondo, gli elementi che, da scienziato, avevo registrato a Carontìa Marina: l'acqua del mare, il fuoco degli impianti elettrici e delle case, la polvere della sabbia e della cenere del fuoco, l'alito caldo di vita che aleggiava sulla superficie delle acque e che, inspiegabilmente, contribuiva a bruciare gli impianti elettrici delle case. Il terreno che era polvere, perché non c'era nessuno che lo irrigasse. I bambini di Carontìa Marina, che uscivano fuori dalla polvere, che giocavano nelle montagne di sabbia e di polvere, e che sbucavano fuori dalla terra, come appena nati. Le processioni dietro la croce, con a capo l'arcangelo Michele, con Giovanni Evangelista, con San Pio e con la Madonna di Fatima pellegrina, ogni mattina ed ogni pomeriggio, per tutto il mondo, e cioè per tutte le strade del paese di Carontìa Marina, in mezzo alle case già bruciate ed a quelle che, di lì a poco, avrebbero preso fuoco, con l'alito caldo che soffiava e che aleggiava sulle acque. Le fiaccolate, di sera, in spiaggia, con il prete, che andavano dal vecchio pescatore e dalla sua croce enorme, ad ascoltare le parole del prete e quelle del vecchio pescatore, sotto la croce bagnata dall'acqua, in riva al mare, tra cento e cento fiammelle circondate da un grosso incendio che lambiva la spiaggia, dove c'era il vecchio pescatore ... sottile ... sottile ... Le manifestazioni del Sindaco con il Tricolore in mano, mentre l'inno della Patria suonava in piazza, durante l'alzabandiera del popolo di Carontìa Marina, un popolo che non aveva soltanto radici cristiane e che non era soltanto Stato, un popolo fatto anche di donne con il fazzoletto nero in testa in segno di rispetto, fatto anche di bambini che scattavano ancora in piedi quando l'insegnante entrava in aula, di bambini che non erano sbirri, 'nfami, e spioni, fatto anche di uomini che erano morti per lo Stato e che lo Stato aveva fatto morire, a modo suo.
Intanto, a Carontìa Marina, le case continuavano a bruciare, in modo inspiegabile ... e l'ordine delle cose non era stato ancora ripristinato ... né dagli scienziati ... né dalle forze dell'ordine ... né dai magistrati ... né dalla povera gente ...
E l'acqua, sembrava che evaporasse, tutta, minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno; e la sabbia della spiaggia, ogni giorno che passava, sembrava sempre di più, sempre di più.
E le donne di Carontìa Marina cominciavano ad andarsene via di lì.
Ed i pellegrini, con le loro fiammelle, che, di sera, come tante stelle brillanti, andavano a trovare il prete ed il vecchio pescatore sulla spiaggia, erano sempre di più, sempre di più. Crescevano, come crescevano i granelli di sabbia, sulla spiaggia, in riva al mare.
< la sua voce era come lo scroscio
di acque abbondanti ...
mentre dalla bocca usciva
una spada affilata a doppio taglio...
il suo aspetto uguagliava
il fulgore del sole in pieno meriggio>> ...
(Apocalisse)
... La sua voce era come lo scroscio di acque abbondanti ...
Il vecchio pescatore era come se avesse dentro un incendio.
Era pieno di luce, dentro e fuori.
Da lui emanavano corpuscoli leggeri e sottili, che si levavano, in alto, insieme all'aria calda generata dal fuoco.
Ma la sua voce era come lo scroscio di acque abbondanti, e nella sua bocca nascevano le parole concepite ... le sue parole ... e dalle parole nascevano le frasi, e dalle frasi emanava il senso delle frasi, come i raggi che emanavano dal sole, e dalla luna, e dalle stelle.
E le case di Carontìa Marina, intanto, bruciavano, e nessuno sapeva il perché della maledizione.
A Carontìa Marina, il rumore del mare, le onde che, da lontano, si rompevano sugli scogli, facevano lo scroscio delle acque, e le finestre delle case che cominciavano a prendere fuoco, dapprima soltanto all'interno, erano come occhi di fiamma su facce smunte, bianche e vecchie, mentre dalle bocche dei proprietari delle case, dalle porte delle case, uscivano fuori urla e grida e frasi che sembravano spade affilate a doppio taglio. E tutto prendeva fuoco sotto il fulgore del sole, in pieno meriggio.
... La sua voce: dalla bocca usciva una spada affilata a doppio taglio ...
... Le acque vive, abbondanti e cristalline, delle scritture sacre dei cristiani ...
... Le pietre preziose ed i cristalli di acque della Nuova Gerusalemme ...
Non potete immaginare quanti e quali indizi trovai in quelle scritture! Proprio io che credevo nelle Antiche Tradizioni Iniziatiche.
Proprio io!
Perché?
Forse perché, adesso, le sacre scritture dei cristiani le leggevo da Iniziato.
Forse perché quelle scritture erano, in realtà, una mappa, piena di indizi e piena di prove utili.
Forse perché, è proprio vero che contenevano e che contengono la rivelazione della fine, l'Apocalisse.
The End.
La fine.
Il giudizio universale.
Il giudizio: l'accusa, l'imputato, la difesa ed il giudice.
Molti, a Carontìa Marina, nei giorni delle fiamme, parlavano e parlavano.
Parlavano i vecchi, parlavano i bambini, parlavano le donne, parlavano i carabinieri, parlavano le prostitute, parlavano i preti.
Parlavano nelle piazze, parlavano al bar, parlavano nella caserma, parlavano nei cortili, parlavano al cimitero, parlavano nelle chiese durante le messe.
Parlava anche il vecchio pescatore, giù al mare, mentre l'acqua gli bagnava i piedi abbronzati, mentre i bambini giocavano con le ombre che l'enorme croce proiettava sulla sabbia, e con i gabbiani, che, di tanto in tanto, volando in aria, si posavano sul braccio orizzontale della croce. I bambini, che giocavano, sulla sabbia della spiaggia, erano come le onde fatte d'acqua, che correvano incontro alla sabbia della spiaggia, e la loro voce, e le loro urla, e le loro grida, erano come il rumore delle onde del mare che si rompevano. A volte, i gabbiani che si posavano sul braccio orizzontale della croce, facevano cadere giù, come pioggia, la loro cacca, sulla testa bianca del vecchio pescatore. Lui non si scomponeva per niente, ed i bambini giocavano e ridevano dei gabbiani e della loro cacca e dei capelli bianchi e fortunati del pescatore. Lui si alzava, posava la sua enorme croce a terra, si infilava in acqua, faceva un bel bagno, nuotava per un po' allontanandosi dalla spiaggia, poi, come un'onda, ritornava a sedersi al suo solito posto, in un punto preciso della sabbia, e respirava in profondità, ed elevava, da terra, in cielo, la sua croce.
A chi gli chiedeva cosa pensasse delle case di Carontìa Marina, anche al prete, che lo metteva alla prova, e che voleva sempre capire se lui fosse un ciarlatano, un impostore, uno di quelli che volevano trarre profitto dalle miserie e dalle sciagure della povera gente, quella povera gente che non allentava mai di andarlo a trovare, lui rispondeva: < In principio era il Verbo
ed il Verbo era presso Dio
e Dio era il Verbo [la sua voce
era come lo scroscio di acque
abbondanti].
Il Verbo era in principio presso Dio.
Tutto per mezzo di lui fu fatto
[“Anche il fuoco e le fiamme delle
case di Carontìa Marina?”>:
si chiedeva il vecchio pescatore,
a volte, tra sé e sé, e lo chiedeva
anche al prete che andava a trovarlo.
Il fuoco era una creatura di Dio?
o, invece, era una sua emanazione,
così come dal Sole emanano
i raggi di luce e di calore? O era
un'emanazione del Diavolo, come tutti,
a Carontìa Marina, pensavano?]
e senza di lui non fu fatto
assolutamente nulla
di ciò che è stato fatto.
In lui era la vita [il fuoco spirituale
delle regioni superiori, l'albero della vita]
e la vita era la luce degli uomini
[era per questa luce che il vecchio
pescatore aveva costruito la sua
croce enorme ed aveva stabilito
la sua dimora all'aperto, sulla spiaggia,
sotto la luce, in mezzo alle acque che evaporavano];
e la luce nelle tenebre brilla
e le tenebre non la compresero
[è vero, gli abitanti di Carontìa Marina
non avevano compreso affatto il perché del fuoco delle
fiamme delle loro case che brillava nelle tenebre!]...
Ed il Verbo si fece carne
e dimorò fra noi
[ed a Carontìa Marina, lo portavano anche
in processione, con il prete, per tutto il paese]
ed abbiamo visto la sua gloria,
gloria come di Unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità ...
[e tutti, a Carontìa Marina, vedevano
la sua gloria, anche nelle case che bruciavano
di fuoco eterno, di quel fuoco infernale che nessuno
riusciva più a spegnere. <>, dicevano].
Della sua pienezza infatti
noi tutti ricevemmo
e grazia e grazia;
poiché la legge fu data
per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità divennero realtà
per mezzo di Gesù Cristo.
Dio nessuno l'ha visto mai>>
(Vangelo secondo Giovanni)
Il vecchio pescatore, quello che era costantemente messo alla prova dal prete, dal vescovo e dalla chiesa, era veramente un brav'uomo, perché era retto nel cuore e perché seguiva la Regola Iniziatica eterna, ed in paese tutti lo sapevano, ed era per questo che tutti lo rispettavano e che nessuno si prendeva gioco di lui, nonostante la spiaggia, che era diventata la sua dimora, e nonostante la sua enorme croce di legno, che si portava sempre dietro.
Del prete, di quello che controllava il vecchio pescatore, per vedere se fosse un impostore, in paese, invece, si mormorava, a mezza lingua, ma si mormorava ... si mormorava parecchio ... ed il vescovo ne era a conoscenza, anche se ... dei suoi pensieri su queste dicerie ... non faceva trapelare alcunché ... alcunché ...
Le parole non scritte, per gli Egizi, non erano reali (e per i cristiani la grazia e la verità erano diventate realtà per mezzo di Gesù Cristo), come non erano reali, per gli abitanti di Carontìa Marina, le pacche sulle spalle, e le parole di conforto, ed i saluti dei turisti che passavano di lì, per caso o per curiosità, e le parole dei giornalisti.
Tutto quello, non era la realtà di Carontìa Marina!
Il fuoco e le fiamme scritte nelle case – le scritte! le scritte! --, erano la realtà.
Le case bruciate e gli impianti elettrici bruciati delle case, erano la realtà.
I discorsi e le parole degli abitanti di Carontìa Marina, erano la realtà.
Le fiaccolate della sera e le processioni del mattino e del pomeriggio, erano la realtà.
Il vecchio pescatore con la sua croce enorme, era la realtà.
La maledizione del Diavolo e dell'Etna, era la realtà.
Il Minotauro, all'ingresso del paese, era la realtà.
L'alito caldo di vita che veniva dal mare, era la realtà.
I bambini che giocavano sulla sabbia della spiaggia, erano la realtà.
... I bambini ...
Dio, nessuno l'ha visto mai.
Caro lettore, anche gli Egizi dicevano che l'Energia originaria, il loro primo dio, il loro primo dio delle origini, della creazione e della generazione, nessuno l'aveva visto mai, neanche il loro amato Faraone l'aveva visto mai, perché chiunque vedeva l'Energia originaria rimaneva fulminato e si volatilizzava, diventando tutt'uno con essa.
Dio, nessuno l'ha mai visto.
Il Faraone defunto.
Osiride, il Risorto.
Caro lettore, cosa rivelò il monoteismo di Cristo che non fosse già sacra-realtà nel politeismo degli Egizi? Che non fosse già così per gli Iniziati alle Antiche Tradizioni Iniziatiche?
Sento qualcuno, in platea, adesso che ti sto raccontando della mia storia, lì in mezzo a voi, che grida: <>.
Però, gli Egizi furono gli Egizi, e cioè i pagani, ed i cristiani furono i cristiani.
Perché?
Caro lettore, continua a leggere e, quando sarai giunto alla fine, all'omega, troverai la risposta tra queste pagine.
Ma Cristo, il grande Iniziato, venne perché gli Egizi erano vecchi di seimila anni, ed il loro fuoco era quasi spento, e la loro luce era quasi tenebra, e la loro acqua era opaca, era quasi palude!
Ma Cristo, il grande Iniziato, venne perché gli Egizi erano vecchi di seimila anni ...
Per donare all'uomo una realtà nuova ...
Per rivelare all'uomo, ai suoi orecchi e ai suoi occhi, che ciò che emanava dal sole, in realtà era stato creato dall'intelligenza e dalla volontà di Dio ...
E Cristo ritornerà ...
Il grande Iniziato ritornerà, quando gli uomini saranno vecchi, quando il loro fuoco sarà quasi morto, quando la loro luce sarà quasi tenebra e la loro acqua sarà opaca, quasi palude.
E quando Cristo ritornerà, il fuoco sarà vivo ed eterno, la luce durerà per tutto il giorno, l'acqua sarà cristallina, e tutto risplenderà come pietra preziosa e cristallo.
E Cristo ritornerà per ritornare non a Dio, alla casa del Padre, ma all'Uno.
Ecco che cos'è l'Apocalisse!
Ecco perché il grande Iniziato ritornerà!
... L'albero della vita ...
< e sul trono Uno stava seduto>>
(Apocalisse)
Uno...
Caro lettore, io credevo in Uno ...
Io ero l'Iniziato di Uno ...
... E la vita era la luce degli uomini; e la luce nelle tenebre brillava e le tenebre non la compresero ...
Durante le fiaccolate notturne, gli abitanti di Carontìa Marina chiedevano al mare di impossessarsi delle case infuocate del paese. Chiedevano al mare di salire sulla sabbia, e sulle case, e sulle strade, e sui vicoli, e sulle scale, di Carontìa Marina. Chiedevano al mare di salire sul fuoco.
Ed il vecchio pescatore chiedeva al mare di trasformare tutti gli abitanti di Carontìa Marina in pesci, e chiedeva al mare che gli venisse accordato di piantare la sua croce enorme, in fondo all'oceano.
In questo modo, la maledizione di Carontìa Marina avrebbe avuto fine ed il mare si sarebbe ripreso quello che da sempre gli era appartenuto, ed il fuoco delle case avrebbe fecondato l'acqua salata del mare, e l'acqua, evaporando al caldo ed alla luce del sole, con il fuoco delle case che aveva dentro, avrebbe generato la luce, ed il sole ed il sale.
... Già, il sale! caro lettore... il sale degli alchimisti ... i cristalli di sale ... non è il sale che rimane a terra, quando l'acqua del mare evapora? Non è il sale? ... Non è il sale degli alchimisti? E l'acqua del mare, prima di evaporare e di lasciare il sale sulla terra, non diventa rossa come il sangue, come la luna piena di Carontìa Marina?
Ed aspettando che il mare avesse compiuto la sua opera, che il mare fosse venuto a prendersi tutti gli abitanti di Carontìa Marina e lui e la sua croce, il vecchio pescatore aveva scritto, sopra uno stipite di porta, sulla spiaggia, ai piedi della croce, queste parole:
< ma il trono di Dio e dell'Agnello
sarà in mezzo a lei
[l'acqua viva e limpida come cristallo,
che scaturisce dal trono di Dio e
dell'Agnello, dalla montagna
sacra, dalla vetta che svetta nel
fluido cosmico e che va a prendere
l'acqua carica di spirito dalla
sorgente del fluido cosmico].
I suoi servi a lui presteranno culto;
contempleranno la sua faccia
[la faccia di Dio che si rispecchia
nel fiume d'acqua viva, limpida come cristallo]
e porteranno sulla fronte il suo nome
[specchiato nella loro fronte cristallina].
E poiché notte più non vi sarà
non hanno bisogno di luce di lampada
né di luce di sole
[perché il fuoco spirituale
e la luce saranno in loro,
dentro di loro e loro saranno luce
spirituale e fuoco eterno, e saranno come cristalli]>>
(Apocalisse)
... E porteranno sulla fronte il suo nome ...
... Il fuoco eterno ...
... La luce ...
... La vita ...
... L'albero della vita ...
... Il nome ...
... Caro lettore, il sangue dell'agnello immolato, sullo stipite delle porte e sull'architrave delle case ...
... Il sassolino bianco, sul quale c'è scritto un nome nuovo, che nessuno conosce se non chi lo riceve ...
Anche sugli stipiti delle porte e sugli architravi delle case, a Carontìa Marina, disegnarono degli strani simboli, alcuni con la cenere, alcuni con il sangue, altri con il colore nero, altri ancora con il colore oro.
Ma il fuoco continuò a bruciare le case di Carontìa Marina.
I bambini, allora, come in un pellegrinaggio di fiammelle e di grani di sabbia, presero, dal mare, dei sassolini bianchi e delle conchiglie, e con i sassolini bianchi e con le conchiglie circondarono, con un recinto, le case di Carontìa Marina, quelle che ancora non erano bruciate in fiamma vigorosa, sperando che quella fosse stata l'ultima piaga e che dopo, il fuoco fosse andato via da lì.
Ed il vecchio pescatore, in riva al mare, durante le fiaccolate, a quei bambini che avevano recintato Carontìa Marina, con i loro sassolini bianchi e con le loro conchiglie, diceva, a memoria:
< dieci comandamenti e del toro d'oro, che scrisse anche la Genesi]: “Ancora una piaga farò venire sul Faraone [il Faraone,
e cioè colui che aveva fatto rivivere in lui il cadavere morto] e
sull'Egitto: dopo di che il Faraone vi manderà
via di qui, e quando vi manderà via
vi caccerà definitivamente di qui.
Mosè, tu devi dire agli orecchi del popolo
[chi ha orecchi ascolti quello che lo
Spirito dice alle chiese: Apocalisse] queste parole:
ogni uomo al suo vicino, e ogni
donna alla sua vicina chieda
oggetti d'argento ed oggetti d'oro
[i sette candelabri d'oro dell'Apocalisse,
che sono le sette chiese; gli oggetti d'oro
e d'argento che, gli abitanti di Carontìa Marina, appendevano
sopra le vesti del bambin Gesù, “U Bamminu”, in processione
ed in visita alle case, di
giorno e di notte]”.
Il Signore concesse grazia al popolo
agli occhi degli Egiziani: anche
Mosè era un uomo molto grande in
terra d'Egitto, agli occhi dei servi
del Faraone e del popolo.
Mosè disse: “Così ha detto il Signore:
A metà della notte io uscirò in mezzo
all'Egitto, e morirà ogni primogenito
in terra d'Egitto, dal primogenito
del Faraone che siede sul suo trono
fino al primogenito della serva che sta
dietro alla mola, e ogni primogenito
del bestiame.
Ci sarà un grande grido in tutto il
paese d'Egitto, come non c'era mai stato
e come non ci sarà [come il grido
degli abitanti di Carontìa Marina, nel vedere
il fuoco e le fiamme delle loro povere case di pescatori,
come il grido delle mamme che
salvavano i loro figli dall'ira delle fiamme].
Ma contro i figli d'Israele neppure
un cane aguzzerà la sua lingua,
dall'uomo alla bestia, perché sappiate
che il Signore fa distinzione
tra Egitto ed Israele
[chi è che faceva la distinzione tra le case di
Carontìa Marina e tutte le altre case dell'isola
di Sicilia? Chi? Dio o il Diavolo? Perché le case di Carontìa Marina bruciavano
e tutte le altre case invece no?
Perché a Carontìa Marina c'era il Diavolo? Qual'era la maledizione?].
Allora tutti quei tuoi servi
scenderanno da me, mi adoreranno
dicendo: Esci, tu e tutto il popolo
che ti segue
[allora, i bambini, tutti i bambini,
lasceranno la casa chiusa, il castello,
per non fare più ritorno in essa]. Allora uscirò”.
E Mosè uscì dal Faraone, infiammato
di collera [come erano infiammati
di collera i maschi e le femmine di Carontìa
Marina, come era infiammata di collera
la parte animalesca, buia e bestiale del Minotauro
di Carontìa Marina, come erano infiammati
di collera gli attori ed i mimi dell'anfiteatro greco
di Carontìa Marina].
Il Signore aveva
infatti detto a Mosè: “Il Faraone non
vi ascolterà, affinché i miei prodigi
siano numerosi in terra d'Egitto”
[L'acqua di Carontìa Marina che
non riusciva a spegnere il fuoco, il
fuoco che stava bruciando tutte le case di
Carontìa Marina].
Mosè ed Aronne fecero tutti
quei prodigi davanti al Faraone,
ma il Signore indurì il cuore
del Faraone, che non mandò via
i figli d'Israele dal suo paese.
Il Signore disse a Mosè ed Aronne
nel paese d'Egitto: “Questo mese, per voi,
sarà in testa ai mesi, per voi
sarà il primo dei mesi dell'anno.
Parlate a tutta la comunità d'Israele
[le lettere alle sette chiese dell'Apocalisse: le scritte! le scritte!]
dicendo: “il dieci di questo mese
ognuno prenda per sé un agnello
per famiglia [l'Agnello immolato,
dell'Apocalisse], un agnello per casa.
Se la famiglia è poco numerosa
per consumare un agnello,
si prenderà chi abita più vicino
alla propria casa, secondo
il numero delle persone
[i granelli di sabbia della spiaggia di Carontìa Marina]:
calcolerete la quantità di agnello che
ognuno può mangiare. Sarà un agnello integro,
maschio, di un anno, e lo prenderete
dalle pecore o dalle capre.
Lo conserverete presso di voi, fino
al quattordicesimo giorno
[due settimane: la settimana della
Creazione e quella dell'Apocalisse]
di questo mese, e tutta l'assemblea
della comunità d'Israele [le sette chiese dell'Apocalisse;
gli abitanti di Carontìa Marina, i bambini del castello]
lo sgozzerà tra le due sere.
Prenderà poi del sangue e lo
metterà sui due stipiti [lo stipite della
porta dove fu poggiato il corpo, appena morto,
di Padre Pio] e sull'architrave [la scritta
in cui si legge che San Pio, per entrare
in Paradiso, aspetta l'ultimo dei
suoi figli] di quelle case dove lo si mangerà.
In quella notte mangerà la carne arrostita
al fuoco, mangerà azzimi con erbe amare
[il libriccino dolce ed amaro dell'Apocalisse].
Non mangiare però carne cruda o
cotta nell'acqua, ma solo arrostita
al fuoco [l'acqua di Carontìa Marina che
non riusciva a spegnere il fuoco,
l'agnello integro, vergine,
che, da quando era nato, aveva sempre
saputo governare i suoi
visceri, ed era per questo che aveva sempre
vissuto nella luce, e che la
sua tunica bianca non si era mai
macchiata di sangue mestruo], con la testa, le zampe e
gli intestini [la carne che ha
dentro il fuoco, lo spirito;
la testa che governa gli intestini e
le zampe, mentre tutto intorno brucia e bolle.
Il fuoco vergine!]
Non ne farete avanzare per il mattino, e
quello che sarà rimasto al mattino
lo brucerete nel fuoco. Così
lo mangerete: con i vostri fianchi cinti,
i sandali ai piedi, il bastone in mano
[indossava una tunica lunga ed
era cinto all'altezza del petto con una fascia
dorata: l'Apocalisse. Il bastone,
il figlio spirituale, i geroglifici,
i pellegrini che hanno il bastone nelle mani].
Lo mangerete in fretta....
In quella notte attraverserò il paese
d'Egitto [le sette chiese dell'Apocalisse]
e colpirò ogni primogenito in terra
d'Egitto, dall'uomo alla bestia,
e farò giustizia [il Giudizio Universale] di tutti gli
dèi d'Egitto [gli idoli dell'Apocalisse
che erano mezzi uomini e mezze bestie animalesche,
gli animali divini, il Minotauro di
Carontìa Marina]>>
(Esodo)
<>: questo diceva il vecchio pescatore ai bambini, sulla spiaggia ... ai bambini che con gli orecchi ascoltavano lui, le sue parole, mentre con gli occhi guardavano le fiamme, e le case ... e le fiamme delle case di Carontìa Marina.
Cosa sarebbe successo alle case in fiamme di Carontìa Marina?
Dov'era la grande casa, il castello?
Ma chi doveva cacciarli via dal castello, i bambini? Chi?
... E colpirò ... dall'uomo alla bestia ...
... La bestia ...
< la manna nascosta e gli darò un
sassolino bianco sul quale c'è scritto
un nome nuovo, che nessuno
conosce se non chi lo riceve>>.
(Apocalisse)
... E farò giustizia di tutti gli dèi d'Egitto, della prostituzione, della carne immolata agli idoli ...
... Questo mese, per voi, sarà in testa ai mesi, per voi sarà il primo dei mesi dell'anno ...
< portano frutti, dodici volte,
una ogni mese>>
(Apocalisse)
... Il Faraone non vi ascolterà, affinché i miei prodigi siano numerosi in terra d'Egitto ...
... Il Signore indurì il cuore del Faraone, che non mandò via i figli d'Israele dal suo paese ...
< che ti attendono [mia Carontìa Marina!: diceva il vecchio pescatore]
Ecco: il diavolo sta per gettare in carcere alcuni di voi,
affinché siate messi alla prova:
avrete una tribolazione di
dieci giorni.
Rimani fedele sino alla morte
[mia Carontìa Marina!: diceva il vecchio pescatore]
e ti darò la corona della vita>>
(Apocalisse)
Alcuni abitanti di Carontìa Marina cominciarono a pensare che Dio avesse loro donato, ed alle loro case, alcuni della sinagoga di Satana. E lo dissero pure al prete della parrocchia, e lo dissero al vecchio pescatore ed alla sua croce enorme, e lo dissero al vescovo della vicina diocesi.
Lo dissero al prete ed al vescovo, perché furono assaliti da un dubbio atroce: può Dio, che è infinitamente buono, che è soltanto buono perché non è anche malvagio, che è soltanto buono perché tutte le malvagità e le nefandezze appartengono a Satana, donare quelli della sinagoga di Satana ai suoi servi? alle sue creature? ai suoi figli? Che dono è mai questo!
... Comunque ... La vita a Carontìa Marina continuava ... andava avanti ... verso la sabbia ... verso il mare ... verso l'acqua salata che stava evaporando via ... verso le acque del mare che stavano diventando rosse, come il sangue ... verso il sale che stava per conquistare tutta la terra ...
La tribolazione dei dieci giorni.
Se così era, se le tribolazioni dovevano durare dieci giorni ... fra dieci giorni tutto sarebbe passato ... le sofferenze sarebbero finite tutte ...
Dieci giorni.
Il dieci di questo mese.
Ma, a Carontìa Marina, così non fu. E dopo i dieci giorni, continuò il fuoco vigoroso negli impianti elettrici delle case e nelle case, e l'acqua del mare, sotto l'azione del caldo del sole, stava per diventare rossa come il sangue, e poi sale, come accadeva in continuazione nelle saline di Trapani, in Sicilia, dove c'erano i mulini a vento, o come accadeva nelle saline vicino Barletta, in Puglia, dove una lingua di terra separava l'acqua del mare dall'acqua della salina.
Ma perché, a Carontìa Marina, così non fu?
Perché, a Carontìa Marina, il fuoco delle case continuò?
E perché continuò anche il fuoco degli impianti elettrici, nelle case?
Forse perché gli abitanti di Carontìa Marina non avevano saputo interpretare ed intendere il senso ed il significato delle parole del libro della profezia? il senso e le parole dell'omega? dell'Apocalisse?
Ed il prete?
Ed il vescovo?
Il prete ed il vescovo avevano saputo interpretare ed intendere il senso delle parole del libro della profezia?
Con questo pesante dubbio nei loro cuori, gli abitanti di Carontìa Marina tornarono a pensare di nuovo alle corna. Sì ... alle corna! Sì ... al Diavolo, alle prostitute ed alla carne immolata agli idoli, nelle orge, agli agnelli che bollivano cotti dall'acqua delle passioni delle femmine e dei maschi. Che cos'è che voleva il Diavolo da loro? in Sicilia? a Carontìa Marina? E lo dissero al parroco. Alcuni, glielo confessarono, insieme ai loro peccati.
Dieci corna.
Dieci diademi.
Dio, o Satana, aveva fatto distinzione tra Carontìa e tutti gli altri paesi del circondario?
Perché proprio Carontia Marina?
Chi degli abitanti di Carontia Marina aveva il cuore indurito?
Chi era il Faraone di Carontìa Marina? il cadavere che aveva di nuovo la vita e che era ritornato a vivere?
Ed il parroco di Carontìa Marina, disse, in una sua predica, la domenica: <>
... Né uomo, né bestia ...
La bestia!
... <>: i fedeli, che avevano ascoltato la predica del parroco, quella domenica, impallidirono e diventarono smunti e bianchi come le loro case, in riva al mare.
<>: disse il vecchio pescatore, sulla spiaggia, agli uomini ed alle donne di Carontìa Marina, dopo che ebbe saputo della predica del parroco.
Poi, durante una delle fiaccolate in riva al mare, aggiunse: <>.
< e lo spirito di Dio era sulla superficie delle acque>>
(Genesi)
<>, disse il vecchio pescatore. <>, continuò, <>.
E cominciò a ripetere, a memoria:
< Infatti, il cielo e la terra di prima erano scomparsi;
neppure il mare c'era più...
Mi mostrò poi un fiume d'acqua viva,
limpido come cristallo,
che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello.
Fra la piazza ed il fiume, di qua e di là,
vi sono alberi di vita...
con foglie che hanno virtù medicinale
per la guarigione delle genti>>
(Apocalisse)
... Alberi di vita ...
E le persone, ammalate, nel corpo e nello spirito, intanto venivano dal vecchio pescatore, cercavano le sue mani e le sue parole, per farsi curare.
Ed il vecchio pescatore, le persona ammalate, le curava con le sue mani, con la sabbia, con la sua croce enorme, con l'acqua del mare, con il vapore che aleggiava sulle acque, con il sangue, con il sale, con tutto quello che possedeva, e diceva loro che non sarebbe passato molto tempo e sarebbero stati guariti con l'acqua viva del fiume cristallino e con le foglie dell'albero della vita.
... L'albero della vita ...
... L'Apocalisse ...
Cari lettori, ho già iniziato a parlare delle scritture sacre dei cristiani... Genesi ...Esodo ... Vangelo di Giovanni ... Apocalisse ...
Fatemi una cortesia ... non giudicate subito quello che state leggendo, fatelo alla fine ... alla fine del racconto che state leggendo ... alla fine sarà tutto più chiaro ... e quello che adesso potrebbe essere per voi anche un'illogica bestemmia ... un'accusa portata, giorno e notte, davanti al vostro Dio, contro i vostri fratelli ... alla fine sarà una domanda, una preghiera, per tutti noi ... alla fine ... The End ... l'ultima domanda ... Non scacciatemi dai vostri cuori ... non scacciate l'accusatore ...
Infatti, nel parlare di cose sacre, io mi farò guidare prima dal cuore, dai sentimenti, dai presentimenti, dalle rivelazioni, dalla Regola Iniziatica eterna e silenziosa, dall'energia, dalle scritture sacre, e soltanto dopo ... dopo ... dalla ragione e dall'ordinata logica ... dopo ... quando la mia coscienza avrà già fatto luce in ciò che il mio cuore avrà sentito ... dopo ... dopo che la grazia mi avrà già fatto procedere oltre il segno ... aldilà delle colonne d'Ercole ...
Caro lettore, non è alla ragione ed alla logica che deve parlare la fede di chi crede, ma al cuore, anche quando la logica e la ragione rifiutano quello che serve ai cuori per la loro salvezza nella luce dell'Uno.
Sono i cuori che devono pesare quanto una piuma d'aquila e non la logica e la ragione.
E' per questo che l'arcangelo Michele commina in mezzo alle case degli uomini che bruciano tra le fiamme, con la croce in una mano e la bilancia nell'altra.
Cari lettori, questo che state leggendo è il racconto di uomini eretici, colpiti da anatemi e da scomuniche, e non è la storia ufficiale del catechismo della religione cristiana.
Che questo sia ben chiaro e luminoso, per tutti gli uomini e per tutti gli angeli, tanto per Lucifero quanto per l'arcangelo Michele!
[...] Caro lettore, io, in questo mio libro, non dovrei parlare dell'Apocalisse.
Infatti, ammonisce Giovanni:
< di questo libro dichiaro:
se qualcuno farà delle aggiunte ad esse,
Dio farà giungere su di lui
i flagelli descritti in questo libro.
E se uno sottrarrà qualcosa dalle
parole di questo libro profetico,
Dio sottrarrà la sua sorte
dall'albero della vita
e dalla Città santa, descritte in questo libro>>
(Apocalisse)
... L'albero della vita ...
Ma ... se farò aggiunte a questo libro? se sottrarrò qualcosa dalle parole del libro profetico, cosa succederà?
I flagelli descritti nell'Apocalisse, giungeranno soltanto su chi sottrarrà o farà delle aggiunte al libro profetico?
Caro lettore, ma ... chi è che farà delle aggiunte a questo libro, se ... alla fine ... nonostante l'ultima domanda, nonostante la richiesta estrema ... non ci sarà l'Uno?
Ma ... chi è che sottrarrà qualcosa dalle parole di questo libro profetico, se ... alla fine ... nonostante l'ultima domanda, nonostante la richiesta estrema ... non ci sarà l'Uno?
Chi aggiungerà e sottrarrà qualcosa alle umane parole ed agli scritti di chi ha interpretato e spiegato quel libro profetico?
Chi, se non l'Anticristo?
Chi se non Lucifero?
Chi se non Adamo ed Eva?
Chi se non l'antico serpente?
Chi se non il dragone?
Chi se non l'albero della conoscenza del Bene e del Male?
Chi se non Caino?
Chi se non gli uomini e le donne divorati dal Diluvio di Noè?
Chi se non i costruttori della torre di Babele?
Chi se non il Faraone di Mosè?
L'Alfa e l'Omega!
L'inizio e la fine!
Il giardino dell'inizio ed il giardino della fine!
Caro lettore, chi, se non l'Anticristo, può acconsentire, con la sua stessa morte volontaria e con la sua trasfigurazione a che si compia il ritorno di Dio, di Gesù Cristo, dello Spirito, all'Uno, attraverso il ritorno di Lucifero in Paradiso?
<>: sento gridare in platea, mentre ti sto raccontando la mia vera storia.
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