Gangi, Paese del Giudizio Universale 1629-2009

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zsbc08
00venerdì 24 luglio 2009 16:20

Si celebra il 380° anniversario della realizzazione dell’opera di Giuseppe Salerno

Gangi, Paese del Giudizio Universale 1629-2009

Quest’anno, a Gangi, si celebra il 380° anniversario della realizzazione del “Giudizio Universale” di Giuseppe Salerno, detto lo Zoppo di Gangi, uno dei maggiori pittori del Seicento siciliano. Il comune di Gangi, l’Unione dei comuni dei Ventimiglia, la Diocesi di Cefalù, la Banca di Credito Coopertaivo “Mutuo Soccorso” di Gangi, il Credito Siciliano, presentano, a Gangi, il 31 Luglio, con inizio alle ore 18, presso la Chiesa Madre di San Nicolò, “La Parusia per il Giudizio Universale dello Zoppo di Gangi Giuseppe Salerno”, a cura di Monsignor Crispino Valenziano, Presidente della Consulta dei Beni Culturali della Diocesi di Cefalù.

Parusia, nella speculazione platonica, era la presenza delle Idee nel mondo della realtà sensibile. Era una delle modalità in cui si attuava il rapporto tra Idee e cose. Nel linguaggio della Grecia ellenistica era la visita solenne dell’Imperatore o dell’autorità di rango elevato in un determinato luogo e per una determinata circostanza. Nella Tradizione cristiana, di ascendenza paolina (il Santo che ebbe la “forza” di scuotere l’Impero romano dalle fondamenta), è il ritorno glorioso di Cristo alla fine dei tempi per il Giudizio Finale e per l’instaurazione del Regno di Dio (la cubica Gerusalemme celeste dove Uno sta seduto sul trono nel fiume dalle acque cristalline) come compimento del disegno provvidenziale di Salvezza, rivelato agli uomini da Gesù Cristo. La struttura portante del Giudizio Universale, infatti, è una Croce. Il Salerno dipinge l’arcangelo Michele (la cui maggiore iconografia, quella con l’arcangelo che ha il Diavolo sotto i suoi piedi con il cuore trafitto dalla sua arma, la si deve ai Sammicalere di Monte S’Antangelo, in Puglia, nel Gargano, a pochi chilometri da San Giovanni Rotondo) a segnare il passaggio dalla parte alta alla parte bassa del dipinto.

L’inserzione dell’arcangelo, scrive Don Crispino Valenziano, è un ingresso trionfale:"In quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo... in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro" (Dn 12,1). II trionfo è della guerra insidiosa che il gran principe difensore combatte e vince contro il diabolos, "separatore" da fedeltà e satan, "avversario" di dignità: "Scoppiò una guerra nel cielo: Michele combatteva contro il Dragone... Il grande Dragone, il serpente antico (Gen 3) colui che chiamiamo il diavolo e satana che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra... (L'angelo) afferrò il Dragone, il serpente antico, cioè il diavolo, satana, e lo incatenò... e lo gettò nel Tartaro ..." (Ap 12,7.9; 20, 2.3). Michele è dipinto, dallo Zoppo di Gangi (Giuseppe Salerno), mentre sfodera la spada contro il Dragone che spalanca minaccioso le sue fauci. Ma il non averlo rivestito dell'armatura solita in questa raffigurazione, dipende dall'ulteriore iconizzazione che l'artista ha sotteso, quella che lo riferisce non al diavolo satana ma ai figli del popolo di Dio. La descrive l'Apocalisse di Paolo: "Io sono Michele, io sto sempre al cospetto di Dio e non desisto dall'implorare incessantemente per l'umanità...". E la rammemorava la liturgia: "...il vessillifero San Michele introduca (tutti i fedeli defunti) nella luce santa che tu (Signore) hai promesso (Gen 12,3; 22,18 / Lc 1,55) ad Abramo ed alla sua discendenza" (Antifona d'offertorio nelle messe dei defunti).

Difesi dalla spada dell'arcangelo, il Salerno dipinge Adamo ed Eva. Sono raffigurati molto originalmente rispetto alla raffigurazione degli ordini dei Santi veterotestamentari che le iconologie della Parusia del Giudizio descrivono. Il nostro artista li ha iconizzati nell'atteggiamento che essi assumono nelle figurazioni a fuga della cacciata dal Paradiso (Gen 3,23), affrettati a scampo da qualcuno. Ma qui essi non fuggono da Dio verso terra di condanna, fuggono dal Dragone verso cielo di promessa; né si ergono "i cherubini e la fiamma della spada folgorante a custodire la via dell'albero della vita" (Gen 3,24); si frappone, invece, l'arcangelo a introdurli, progenitori, nella luce santa promessa ai figli dei loro figli; né sono vestiti delle "tuniche di pelle" (Gen 3,21), sono nudi di nuova innocenza, al modo che usarono prima di avere avuto paura di Dio e d'avergli nascosto, con foglie di fico, la loro nudità di peccato (Gen 3,7.10)”. Nella descrizione di Monsignor Crispino Valenziano sembra di leggere il destino delle nostre nazioni (i vasi d’argilla dell’Apocalisse) e delle nostre società contemporanee.

- 24 luglio 2009 -                                                                                  Francesco Paolo Pinello

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