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Gravina: chiesta archiviazione per il padre di Ciccio e Tore

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2008 09:06
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20/10/2008 19:12

La casa senza porte e senza finestre
Nel romanzo "La Camera del Silenzio (The Final Question)", Bastogi, Foggia dicembre 2007, c'è scritto:


(La casa rumorosa senza porte e senza finestre)

Caro lettore, nel mondo silenzioso in cui pochi uomini vivono c'è la Camera del Silenzio, e nei visceri della terra – nel labirinto – tutti i sensi sono messi a tacere...

Nel mondo rumoroso in cui molti uomini vivono e gridano, invece, l'esistenza è una casa rumorosa senza porte e senza finestre: o rimani chiuso dentro o rimani chiuso fuori.

E gli abitanti di Carontìa Marina, che erano rimasti chiusi fuori dalle loro case ... che avevano visto bruciare le loro case ... e le finestre delle loro case ... e le porte delle loro case ... questo, caro lettore, lo sapevano ... e come se lo sapevano! ...

C'è, in verità, una terza via: se ci riesci, caro amico mio, puoi, insieme agli altri muratori, con la giuda di un Maestro che ti apra la via, con un progetto iniziatico, ristrutturare la casa ed aprire porte e finestre a tuo piacimento, a tuo sollievo della sofferenza, facendo entrare ed uscire dal tuo corpo tutta l'energia che sei capace di far generare.

... La <<Casa Sollievo>> ...

... La <<Casa Sollievo della Sofferenza>> ...

Ma prima che si realizzi questa magia, devi cercare e trovare il tuo equilibrio.

Io, che cercavo il silenzio, che avevo il silenzio nel mio seme, nel labirinto della mia terra, prima ero rimasto chiuso dentro la <<casa rumorosa>>, nella morbida ovatta del mondo accademico.

Dopo, vidi le case in fiamme di Carontìa Marina ... e gli abitanti di Carontìa Marina che erano rimasti chiusi fuori dalle loro case ... fuori dalle loro finestre ... fuori dalle loro porte ... e vidi anche il vecchio pescatore, con la sua croce enorme, sulla sabbia, nella spiaggia, in riva al mare, che sembrava dentro a tutte le cose e fuori da esse allo stesso tempo.

Dopo ancora, rimasi chiuso fuori dalla mia prima vita, in un tempio sperduto, in un luogo nascosto, in una montagna lambita dal bosco.

Di questo ti parlerò ... ti parlerò ... nel mio racconto, mio caro lettore.

Fu allora che, mentre mi trovavo con i muratori,  nel bosco, la Guida aprì la via per ristrutturare la casa, e che, insieme a loro, ai muratori, dentro la casa, mentre, fuori, gli uomini malvagi bussavano alla porta, mentre, fuori, gli uomini malvagi fornicavano, e fornicavano, e fornicavano, cominciai il Lavoro e lo portai a compimento.

... Dopo fu l'esodo dei bambini dal castello...

... Dopo fu, di nuovo ... per la seconda volta ... il vecchio pescatore di Carontìa Marina ...

Dopo ancora ... fu il Silenzio.

... La Camera del Silenzio! ...

Caro lettore, impara ad ascoltare più i silenzi che le parole, perché anche e soprattutto di questo ti parlerò nel mio racconto (i tre puntini di questo scritto – le scritte! -- sono le pause della musica, i silenzi).

... I silenzi ...

... Sì ... proprio i silenzi ... 

Un albero, caro lettore, può nascere e può crescere dentro una casa senza porte e senza finestre e morire soffocato perché la casa per lui e per i suoi rami è troppo piccola e non lo può contenere, ed a volte, questa casa, caro lettore, è proprio l'uomo.

Un albero può nascere in un giardino ed allora, crescendo, anche tra le pietre, come alcuni ulivi in Puglia, nel Gargano, farà non solo foglie che saranno sempre verdi, ma anche fiori, gemme e frutti.

Una farfalla può volare in cielo sopra un soffio di vento, per un giorno solo o per l'eternità, e per un giorno solo o per l'eternità può vedere il sole ed il nuovo orizzonte.




www.adnkronos.com


Cronaca


La decisione rimessa al Gip

Gravina, chiesta archiviazione per il padre di Ciccio e Tore


Filippo Pappalardi è accusato di abbandono di minori seguito da morte. I due bambini caddero e trovarono la morte nella cisterna del centro pugliese
tutte le notizie di CRONACA

Bari, 16 ott. (Adnkronos) - Il pm della Procura della Repubblica di Bari, Antonino Lupo, ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta sulla morte dei fratellini di Gravina in Puglia, Francesco e Salvatore Pappalardi, a carico del padre, Filippo, che è accusato di abbandono di minori seguito da morte. Lo ha riferito ai giornalisti il legale dell'uomo, Angela Aliani, che ha detto di averlo saputo dallo stesso pm e di voler aspettare per commentare di conoscerne il contenuto.

A decidere sulla richiesta del pm sarà il gip Giulia Romanazzi, la stessa che qualche giorno dopo il ritrovamento dei corpi dei due bambini in una cisterna di un casale abbandonato nel centro della cittadina pugliese, a un anno e mezzo dalla scomparsa, decise di derubricare l'accusa nei confronti dell'autotrasportatore di Gravina. da duplice omicidio volontario aggravato ad abbandono di minore seguito da morte. Nel frattempo Pappalardi aveva passato circa tre mesi in carcere. Seguì anche un breve periodo agli arresti domiciliari. Se il gip dovesse accogliere la richiesta del pm, sarebbe la conclusione dell'aspetto penale della vicenda. Rimane in piedi quello civile.
[Modificato da zsbc08 24/11/2008 12:15]
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03/11/2008 12:22

E' morto uno dei due operai caduto nella cisterna del mosto
da: RaiNews24

Bari 2 novembre 2008
E' morto uno dei due operai caduto nella cisterna del mosto
Cantiere
Cantiere

E' morto un operaio che stamattina a Minervino Murge, in provincia di Bari, era caduto in una cisterna contenente mosto insieme ad un altro compagno.
Si tratta di Michele Preziosi, di 46 anni, residente proprio a Minervino.

L'altro suo collega è un cittadino romeno. I medici dicono che è fuori pericolo e rimane sotto controllo medico in ospedale. I due sono caduti mentre introducevano il vino non fermentato nel serbatorio. Sono rimasti nella cisterna per circa un'ora e salvati poi dai Carabinieri di Andria. All'arrivo dei soccorsi ai due operai è stato inalato ossigeno per contrastare le esalazioni del mosto ma, per uno dei due, evidentemente era troppo tardi.

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03/11/2008 17:30

Quel limite infranto tra la terra e il cielo

L'Osservatore Romano


Il passaggio dalla vita alla morte e l'ingresso in paradiso nell'iconografia cristiana dei primi secoli

Quel limite infranto
tra la terra e il cielo


di Fabrizio Bisconti

Durante i primi secoli del cristianesimo e, segnatamente, tra il II e il III, quando nasce un'arte propriamente cristiana in tutto il mondo antico, non viene immediatamente inventato un immaginario nuovo e autonomo rispetto alla cultura figurativa profana coeva e precedente. Molte immagini, scene e situazioni figurative recuperano schemi e temi già sperimentati dalla civiltà iconografica del passato, denunciando una continuità artistica, che, però, prevede un ricarico semantico rinnovato e aderente alla nuova dottrina.
In quest'ottica mentre da un lato sorge un repertorio direttamente ispirato alla Bibbia - pronto ad accogliere il messaggio delle due economie testamentarie per mezzo di pure rievocazioni degli episodi della salvezza così come si dipana tra il Vecchio e il Nuovo Testamento - dall'altro lato non muore il tradizionale riferimento al vissuto quotidiano dei cristiani ordinari e alla societas christiana della prima ora.
Il duplice binario, parallelo e talora giustapposto, dà luogo a un immaginario iconografico misto, dove la componente religiosa si associa, in maniera armonica e coerente, alla storia privata dei singoli componenti delle comunità cristiane più antiche.
Questo sentimento della concordia tra le sofisticate idee religiose elaborate dai Padri della Chiesa e il pensiero semplice degli uomini convertiti al cristianesimo, ci immette in un mondo funerario estremamente compromesso, per i primi tempi, con quel naturale e lento divenire delle usanze e dei riti provenienti dalla civiltà romana. Proprio i romani, d'altra parte, affidarono una particolare importanza a tutti quei gesti intimamente legati al momento della morte, alla sistemazione dei corpi dei defunti, alle feste e alle commemorazioni funebri, recuperando le credenze e i riti dalle culture preromane. Tali usanze, come è noto, si muovono attorno all'orbita di una tensione comune che prevede la "sopravvivenza" del defunto oltre la tappa traumatica della morte. Anzi, nella cultura romana, nacque ben presto la credenza di un naturale prolungamento della vita per tutti i trapassati, secondo quanto assicurano Cicerone (Tusculanae disputationes i, 16, 36) e Virgilio (Eneide, vi, 743).
Nella prassi funeraria romana si diffuse, per questo, l'usanza di un'immediata sepoltura dei morti, per assicurare una serena vita nell'aldilà e per evitare che le anime dei trapassati vagassero, in attesa della tumulazione. Nacquero, così, i collegia funerari, che si preoccuparono di sostenere l'onere economico per la sepoltura di coloro che non potevano permettersi un dignitoso funerale. Questo permetteva anche che i defunti non stazionassero nell'abitato, nel perfetto ossequio di una legge delle Dodici Tavole che prescriveva che:  hominem mortuum in urbe ne sepelito neve urito. Tale legge induceva a svolgere tutte le pratiche funerarie, sia per quanto riguarda l'inumazione, sia per quel che attiene all'incinerazione, fuori dalle mura urbiche.
La ritualità funeraria romana comportava una sequenza di gesti che, in parte, si sono protratti nel tempo, come il bacio estremo al defunto, la chiusura degli occhi, la conclamatio, ossia il richiamo ad alta voce del nome del defunto per verificarne la morte, la sistemazione del cadavere, la vestizione, la coronazione, la consegna di una moneta - il cosiddetto obolo di Caronte per accedere nell'oltremondo - l'esposizione del corpo, le esequie, con il relativo seppellimento, che si svolgeva, assai spesso, notte tempo.
Con l'avvento del cristianesimo, al rito dell'incinerazione, tanto amata dai romani, in quanto collegata alla eroizzazione del defunto, si sostituì quello dell'inumazione, già noto, ma meno diffuso per questioni di spazio e di economia. I cimiteri cristiani, meglio noti come catacombe, raccolsero, sin dagli esordi del iii secolo, intere comunità cristiane, specialmente a Roma, ma anche in altri centri dell'Italia centrale, meridionale e insulare, dove il sistema delle sepolture in ambienti ipogei e la moltiplicazione dei sepolcri - che raggiunsero in certi casi decine di migliaia di unità - caratterizzarono un nuovo approccio con la ritualità funeraria e con il sentimento religioso, che si incentrò, come è intuitivo, sul mistero fondamentale della resurrezione della carne.
La grande rivoluzione del pensiero religioso influì sicuramente sulla creazione di queste enormi città della morte o meglio in questi dormitori provvisori, dove i fratelli della fede attendevano fiduciosi la resurrezione. Se, da un lato, le catacombe mantennero uno stile sobrio ed essenziale nell'allestimento delle sepolture volutamente tutte uguali, con qualche rara eccezione riservata alle sepolture privilegiate dei potentiores e di alcuni ecclesiastici, dall'altro, vogliono esprimere un forte e insopprimibile spirito comunitario.
Le catacombe rappresentano il luogo naturale dell'attività dei fossores, ai quali spettano la progettazione, lo scavo, la decorazione e la gestione dell'area sepolcrale. La figura del fossor assurge, insomma, a vero e proprio genius loci dei cimiteri paleocristiani e viene anche definito arenarius, in quanto scavatore di gallerie nelle cave arenarie, vespillo, lectiarius, copiatae ed entra nella gerarchia della chiesa locale, inserendosi nella dinamica associativa delle corporazioni. Il potere assunto dai fossori, specialmente in relazione alla compravendita delle sepolture, indusse nel corso del v secolo, a riconsegnare questa fruttuosa attività ai mansionarii, ai cubicularii e ai presbyteri.
Proprio per il diagramma che il ruolo dei fossori disegna nella carta sociale delle prime comunità cristiane, questi furono tra i primi a essere rappresentati in pittura e nelle incisioni sulle lastre funerarie delle catacombe romane, ora intenti a scavare le gallerie, ora occupati alla sistemazione del corpo dei defunti, ora in posa autorappresentativa, per dimostrare il loro rango, raggiunto nell'ambito della struttura della Chiesa primitiva. Queste semplici rappresentazioni oscillano tra l'iconografia del vissuto quotidiano, a cui ci si riferiva in apertura, e un intento figurativo di tipo simbolico, quando si vuole attribuire alle loro immagini, già nel cuore delle catacombe di San Callisto, nelle cosiddette cappelle dei sacramenti, riferibili alla prima metà del iii secolo, un significato più sofisticato, che attinge proprio a quel senso di guardiano eccezionale del sito cimiteriale, a cui si alludeva, ossia al ruolo di genius loci delle catacombe. 
Ben presto, accanto alle figure dei fossori, appaiono le immagini dei defunti ordinari, per lo più isolati e atteggiati nel significativo gesto dell'expansis manibus, che vuole sollevare i cristiani dei primi secoli in una condizione beatifica e paradisiaca. L'atteggiamento dell'orante, attribuito alla maggior parte dei defunti, rappresentati in pittura, in scultura e nelle incisioni funerarie non vuole significare una tensione verso la salvezza, ma uno status positivo, che comporta l'idea di un percorso già tracciato, che ha condotto il defunto fino alla salvezza finale. Per questo motivo l'atteggiamento delle braccia sollevate interessa, in queste prime rappresentazioni, tanto i semplici defunti quanto i protagonisti degli episodi veterotestamentari, che hanno superato diluvi, condanne ad bestias, insidie, violenze, pericoli e prove di ogni tipo. Sollevare le braccia e aprire le palme delle mani significa esprimere quel concetto della preghiera continua che, per il cristiano, non finisce in terra, ma perdura anche nell'aldilà e che si era iniziata con il battesimo:  da quel momento, l'uomo, coerente con le sue promesse e fedele al consiglio di Paolo (i Tessalonicesi, 5, 17) canta incessantemente, senza mai interrompersi, la gloria di Dio.
Accanto a queste rappresentazioni ispirate, compaiono raffigurazioni più tradizionali che "fotografano" i defunti mentre svolgono la loro attività professionale di fabbri, fornai, macellai, pescivendoli, ortolani, come per ricordare la loro condizione terrena, secondo un uso e una mentalità che non si differenzia da quella profana. A questo riguardo ci aiuta Tertulliano, quando si interroga sul motivo delle persecuzioni nei confronti dei cristiani, se, in realtà, essi frequentavano gli stessi fori dei pagani, lavoravano negli stessi mercati, negli stessi negozi, nelle stesse officine, praticavano le stesse arti, navigavano e combattevano insieme a loro (Apologetico, 42, 2-3).
Ancora nel solco della tradizione ellenistica e romana dobbiamo collocare le rappresentazioni dei defunti più prevedibili, ossia quelle che si preoccupano di riprodurre, nel dettaglio, i ritratti dei personaggi, ora scegliendo l'antico espediente della imago clipeata, ora sistemando la figura intera tra due introduttori, che spesso si identificavano con i principi degli Apostoli, ora rappresentandoli in vere e proprie "foto di famiglia".
Ma i defunti sono calati in situazioni figurative anche più complesse, come quando divengono protagonisti dei banchetti. Nelle scene di convito coesistono i sensi di diversi banchetti, non solo quelli funerari, come si tenta di affermare da più parti in tempi recenti, ricollegando l'immagine alle agapi e ai refrigeria, per scorgervi, dunque, un riflesso immediato di pratiche quotidiane e reali. Nei banchetti dipinti nelle catacombe romane, così come in quelli scolpiti sui coperchi dei sarcofagi, è possibile individuare gran parte dei modelli iconografici e dei significati simbolici creati dalla cultura figurativa precedente, anche se l'accezione cristiana, in chiave rituale e simbolica, prevale ed emerge sugli altri temi. Le scene di banchetto riecheggiano, innanzi tutto, gli antichi pranzi funerari classici ed ellenistici, di memoria omerica, che comportavano sacrifici, pranzi veri e propri e ludi in onore del defunto:  dal silicernium, che si teneva dopo la sepoltura, al novemdial che, nove giorni dopo la tumulazione, segnava il ritorno della famiglia nella società, sino ai più noti banchetti tenuti durante i parentalia e, segnatamente, a quello che si organizzava il 22 febbraio (caracognatio), un convito solenne, che si svolgeva presso il sepolcro a cui partecipavano solo i parenti del defunto, i quali, in quell'occasione, potevano ricomporre i malumori familiari, approfittando del clima affettuoso che si veniva a creare.
A questi banchetti e all'atmosfera di amicizia e concordia, declinata in senso spirituale dai cristiani, sembrano ispirarsi direttamente le scene delle catacombe romane, ma questa continuità è solo apparente e non serve, da sola, a spiegare la grande fortuna del tema nel repertorio cristiano. Occorre ricordare che, per i romani, quella dei parentalia non era l'unica occasione per pranzare in onore dei defunti:  durante i rosalia e i violarla, feste primaverili ed estive, si svolgevano altri banchetti e già, tra i pagani, anche se eccezionalmente, si pranzò nella ricorrenza del giorno anniversario dello scomparso. Si deve, poi, distinguere, in tali conviti, una componente evergetica, che proveniva dalla tradizione ellenistica e che, per la solennità e l'aspetto pubblico, riferisce l'intenzione di fissare la memoria del defunto in senso civico e storico e una componente familiare, che esprime il desiderio di descrivere il ruolo del congiunto nell'ambito del gruppo sociale di appartenenza. Le due componenti sembrano perdurare nell'immaginario figurativo paleocristiano in maniera talora ben distinta se, come sembra, prevale l'aspetto evergetico nelle rappresentazioni multiple contornate da cesti colmi di pani, mentre predomina quello familiare nelle scene affrescate, con vivacità gestuale e rari tocchi d'ambiente, nel cimitero dei santi Marcellino e Pietro. Ma anche in queste scene, eccessivamente alleggerite dalla critica moderna di ogni carica simbolica, dobbiamo leggere meglio la stratificazione dei significati. Se, infatti, alcune scene presentano chiari riferimenti a un pasto funerario organizzato per o dalla famiglia del defunto, con cenni reali che riflettono pratiche e rituali sepolcrali concreti, la ieraticità di alcune immagini e l'atmosfera che si respira intorno ad altre ci sollevano verso un livello eminentemente simbolico. Nella lastra incisa di Criste in Domitilla, ad esempio, la piccola defunta, collocata in paradiso con pochi ma efficaci espedienti - colombe noetiche, atteggiamento expansis manibus - è commemorata dal padre Cristor che si raffigura bevendo e offrendo l'ultimo boccone del pasto a un cagnolino, forse molto caro alla padroncina.
Proprio la catacomba di Domitilla ci permette di agganciare l'antica commemorazione dei defunti nella cultura paleocristiana con quella spontanea e urgente riservata, negli stessi secoli, ai santi che, in quei primi momenti, si identificano specialmente con i martiri. In un affresco del complesso di Domitilla, sulla via Ardeatina, e, segnatamente, nella lunetta di un arcosolio non lontano dalla basilica dei santi Nereo e Achilleo, la matrona Veneranda viene rappresentata mentre viene introdotta in un giardino paradisiaco dalla martire Petronilla, che godeva di fama e culto estremamente diffusi in ambiente romano. L'introduzione - che comporta un confortante gesto di incoraggiamento da parte della santa, che poggia la mano sulla spalla della defunta - avviene in un'atmosfera di grande confidenza, recuperando i rassicuranti atteggiamenti delle antiche introduzioni in paradiso e annunciando gli ingressi monumentali e ufficiali dei catini absidali romani, come accade, ad esempio, in quello protobizantino della basilica romana dei santi Cosma e Damiano, dove i due santi medici sono accompagnati al cospetto del Salvatore dai principi degli Apostoli.
Tra martiri e defunti si stabilisce una sorta di religio amicitiae, di rapporto inter pares, che qualifica i santi come patroni, intercessori e protettori:  essere vicino a loro, essere rappresentati in loro compagnia, significa rompere quel limite tra terra e cielo, ancora ben percettibile nella mentalità comune del tempo. L'arte delle catacombe esprime l'abbattimento di questa barriera, mettendo in diretto contatto i defunti con il martire, in un rapporto protetto-patrono, che ben riflette nell'iconografia quanto succede attorno alle tombe dei santi all'interno delle catacombe.
Nei pressi di questi sepolcri eccellenti, infatti, vuole essere sepolto un numero elevato di defunti, creando quei retro-sanctos, che vorrebbero riprodurre il concetto della comunione dei santi e l'eloquente formula epigrafica in pace cum sanctis che caratterizza molti epitaffi paleocristiani del iv secolo dell'era cristiana. Dopo un lungo periodo in cui la rappresentazione dei martiri viene evitata per non affrontare il delicato momento della loro morte violenta, ecco che - con la pace della Chiesa e specialmente nella seconda metà del iv secolo, in corrispondenza con il pontificato di Papa Damaso (366-384) - spuntano le immagini di questi uomini santi. Essi vengono rappresentati come filosofi, intellettuali, saggi, spesso muniti della corona trionfale del martirio, atteggiati secondo gesti solenni ed enfatici, con volti ieratici, ma rassicuranti. La loro fisionomia, il loro vestiario, costituito semplicemente dalla tunica e dal pallio, non è diverso da quello dei personaggi biblici, dei patriarchi, dei filosofi, ma anche degli apostoli e del Cristo. Le loro immagini appaiono negli oscuri itinera ad sanctos che, nei labirinti bui e oramai abbandonati delle catacombe romane, conducono i pellegrini del medioevo verso le tombe sante, semplici, ma estremamente venerate, come dimostrano le centinaia di graffiti lasciati dai devoti lungo le pareti di quelle strade sotterranee della fede.
Mentre ai nostri giorni le commemorazioni dei santi e dei defunti si susseguono a distanza di un giorno, nell'antichità le loro figure, prima distinte e poco definite, si uniscono in un destino comune, che vede i defunti "eccellenti" e quelli "ordinari" disposti fianco a fianco, come per anticipare quella resurrezione finale che rompe tutte le barriere sociali e le categorie religiose e che riconduce alla nostra mente le semplici ed emozionanti parole di Lattanzio, quando descrive la società cristiana dei primi secoli:  "Tra noi non ci sono né servi né padroni; non esiste altro motivo se ci chiamiamo fratelli se non perché ci consideriamo tutti uguali" (Divinae institutiones, 5, 15).



(©L'Osservatore Romano - 1 novembre 2008)
[Modificato da zsbc08 03/11/2008 17:31]
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04/11/2008 10:25

Incidente sul lavoro nel Palermitano, operaio precipita in una scarpata
RaiNews24

Roma | 3 novembre 2008
Incidente sul lavoro nel Palermitano, operaio precipita in una scarpata
L'incidente è avvenuto a Monreale
L'incidente è avvenuto a Monreale

Un operaio dell'impresa Ceit incaricata di effettuare lavori su una linea elettrica per conto dell'Enel, Rosario Nicoletti, è morto questo pomeriggio in un incidente sul lavoro avvenuto a Monreale.

Da una prima ricostruzione sembra che il mezzo su cui la vittima stava lavorando, dotato di cestello elevatore, sia scivolato in una scarpata. Funzionari dell'Enel hanno avviato una indagine interna per accertare le cause dell'incidente.

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05/11/2008 10:37

Incidente all'Enel di Brindisi, grave un operaio
da: RaiNew24

Brindisi | 4 novembre 2008
Incidente all'Enel di Brindisi, grave un operaio
Incidente sul lavoro (archivio)
Incidente sul lavoro (archivio)

Vincenzo Manderino, operaio della Nuova Leucci Costruzioni srl di Brindisi, nel corso della
manutenzione di una apparecchiatura del Gruppo 2 della Centrale Enel "Federico II", fermo per manutenzione programmata, ha accusato un malore a seguito del quale - stando ai primi accertamenti e alle prime testimonianze - e' caduto urtando la testa. Immediato l'intervento dei colleghi e del personale incaricato Enel per il soccorso, nonche' l'arrivo dell'ambulanza del servizio sanitario.

L'operaio e' stato trasportato al pronto soccorso dell'ospedale "A. Perrino" di Brindisi. Secondo quanto appreso dai sanitari, le condizioni di Vincenzo Manderino permangono gravi. Enel ha avviato un'indagine interna per chiarire la dinamica dell'accaduto e sta dando la massima collaborazione agli accertamenti avviati dalle Autorita' preposte. Enel è particolarmente vicina alla famiglia per il grave infortunio occorso a Vincenzo Manderino.

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05/11/2008 10:54

2 morti per il maltempo. L'allerta si estende al sud

Da: RaiNews24

Roma | 4 novembre 2008
2 morti per il maltempo. L'allerta si estende al sud
Violento nubifragio sulla capitale
Violento nubifragio sulla capitale

Dopo il centro e le isole, dove ha provocato la morte di due persone, l'ondata di maltempo si sta spostando sulle regioni del centro nord, portando piogge, temporali intensi e grandinate. La procura di Roma ha disposto accertamenti per stabilire con certezza le cause che hanno determinato lo sradicamento dell'albero che ieri ha travolto e ucciso a Roma un ragazzo di 13 anni. Gli esperti dovranno stabilire se la pianta fosse pericolante o se a causarne la caduta sia stata solo la violenza della tromba d'aria abbattutasi sulla Capitale. L'altra vittima ad Iglesias, in sardegna, un pensionato caduto dal tetto dove era salito per riparare un buco. E' scivolato per la pioggia. Un'allerta meteo e' stata emessa anche per il Sud: la perturbazione si spostera' su Sicilia, Calabria, Basilicata e Campania. Una decina di abitazioni sono rimaste isolate stasera sulle colline di Sestri Ponente, all'estrema periferia di Genova,per una frana abbattutasi sull'unica strada che le collega alla costa.

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05/11/2008 10:59

Travolti alla fermata del bus, otto feriti, 3 sono gravi
Da: RaiNews24

Roma | 5 novembre 2008
Travolti alla fermata del bus, otto feriti, 3 sono gravi
L'incidente di Fiumicino (archivio)
L'incidente di Fiumicino (archivio)

Uno cittadino straniero, quasi certamente di origine romeno, ubriaco, ha travolto questa mattina intorno alle 8 un gruppo di persone alla fermata dell'autobus in via Romagnoli ad Acilia. Al momento il bilancio e' di nove feriti di cui tre codici rossi. I feriti piu' gravi sono stati trasportati in elisoccorso all'ospedale san Camillo, al policlinico Gemelli e al Grassi di Ostia.

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06/11/2008 09:38

Per una lettura cristiana degli avvenimenti
Benedetto XVI durante i saluti a fedeli raccolti in piazza San Pietro

Per una lettura cristiana degli avvenimenti


Il Papa ha rivolto particolari espressioni di saluto a gruppi di fedeli presenti all'udienza generale di questa mattina, mercoledì 5, provenienti da diversi paesi del mondo. Salutando il gruppo di rinnovamento carismatico di Setúbal e la comunità "Canção Nova" Benedetto XVI ha sottolineato l'importanza dell'impegno di dare ispirazione cristiana al linguaggio del nostro tempo. 


Saluto ora i pellegrini di lingua italiana e porgo a ciascuno un cordiale benvenuto. Con particolare affetto mi rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. La Chiesa ci invita in questi giorni a pregare per i nostri cari defunti e il loro ricordo ci invita a meditare sul mistero della morte e della vita eterna. Il pensiero della morte non sia per voi, cari giovani, motivo di tristezza, ma stimolo ad apprezzare e valorizzare appieno la vostra giovinezza, orientando sempre il vostro spirito ai valori spirituali che non periscono. Voi, cari ammalati, rinnovate costantemente la vostra fiducia nel Signore, sapendo che in ogni situazione siamo sempre nelle sue mani:  Egli è per noi Padre buono e misericordioso. E voi, cari sposi novelli, traete dalla prospettiva della vita eterna un incoraggiamento a progettare la vostra famiglia lasciandovi guidare da Cristo e dal suo Vangelo.



(©L'Osservatore Romano - 6 novembre 2008)
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Benedetto XVI Servitore di una liturgia cosmica



L'anno liturgico nelle omelie di Benedetto XVI

Servitore di una liturgia cosmica

Il volume Omelie. L'anno liturgico narrato da Joseph Ratzinger, Papa (Milano, Scheiwiller, 2008, pagine 280, euro 18) viene presentato mercoledì 5 novembre a Roma nella Sala del Cenacolo di Palazzo Valdina da Sandro Bondi, ministro italiano per i Beni e le attività culturali, dal cardinale vicario emerito della diocesi di Roma - del quale anticipiamo l'intervento - e dal curatore del libro di cui pubblichiamo la prefazione.

di Sandro Magister

Le omelie liturgiche sono una vetta del pontificato di Benedetto XVI. La meno frequentata e conosciuta. Di lui hanno fatto notizia e rumore la lezione di Ratisbona, il libro su Gesù, l'enciclica sulla speranza. Molto meno, pochissimo, le prediche che egli rivolge ai fedeli nelle messe che celebra in pubblico. Eppure, senza le omelie, il magistero di questo Papa teologo resterebbe incomprensibile. Così come senza di esse non si capirebbero un san Leone Magno, il primo Pontefice di cui sia giunta a noi la predicazione liturgica, un sant'Ambrogio, un sant'Agostino, tutti quei grandi pastori e teologi, colonne della Chiesa, che Joseph Ratzinger ha per maestri.
Anzitutto le omelie sono quanto di più genuino esce dalla mente di Papa Benedetto. Le scrive quasi integralmente di suo pugno, talvolta le improvvisa. Ma soprattutto imprime in esse quel tratto inconfondibile che distingue le omelie da ogni altro momento del suo magistero:  il loro essere parte di un'azione liturgica; anzi, esse stesse liturgia.
Benedetto XVI l'ha detto chiaro nell'omelia da lui pronunciata il 29 giugno 2008 nella festa dei santi Pietro e Paolo:  la sua vocazione è di "servire come liturgo di Gesù Cristo per le genti". L'espressione ardita è di Paolo nel capitolo quindici della lettera ai Romani. E il Papa l'ha fatta propria. Ha identificato la sua missione di successore degli Apostoli proprio nel farsi servitore di una "liturgia cosmica". Poiché "quando il mondo nel suo insieme sarà diventato liturgia di Dio, allora avrà raggiunto la sua meta, allora sarà sano e salvo".
È una visione da vertigine. Ma Papa Ratzinger ha questa certezza incrollabile:  quando celebra la messa sa che lì c'è tutto l'agire di Dio, intrecciato con i destini ultimi dell'uomo e del mondo.
Per lui la messa non è un semplice rito officiato dalla Chiesa. È la Chiesa stessa, abitata dal Dio trinitario. È immagine e realtà della totalità dell'avventura cristiana. Non sbagliavano i pagani colti dei primi secoli, quando per identificare la cristianità la descrivevano nell'atto di celebrare. Perché questa era anche la fede di quei primi credenti. Sine dominico non possumus, senza l'eucaristia della domenica non possiamo vivere, risposero i martiri di Abitene all'imperatore Diocleziano che proibiva loro di celebrare. E per questo sacrificarono la vita. Benedetto XVI ha richiamato questo episodio nell'omelia della sua prima messa celebrata fuori Roma da Papa, a Bari, il 29 maggio del 2005.
In quella stessa omelia il Papa definì la domenica "pasqua settimanale". E con ciò la identificò come l'asse del tempo cristiano. La Pasqua, ossia la passione, la morte e la risurrezione di Gesù, è un atto unico nel tempo, compiuto una volta per tutte, ma è anche un atto compiuto "per sempre", come ben sottolinea la lettera agli Ebrei. E questa contemporaneità si realizza nell'azione liturgica, dove "la Pasqua storica di Gesù entra nel nostro presente e a partire da lì vuole raggiungere e investire la vita di coloro che celebrano e, quindi, l'intera realtà storica".
Da cardinale, nel libro Introduzione allo spirito della liturgia, Ratzinger scrisse pagine suggestive sul "tempo della Chiesa", un tempo in cui "passato, presente e futuro si compenetrano e toccano l'eternità". Il tempo della Chiesa è ritmato dalla domenica. Essa è "il primo giorno della settimana" (Matteo, 28, 1) e quindi il primo dei sette giorni della creazione. Ma è anche l'ottavo giorno, il tempo nuovo che ha avuto principio con la risurrezione di Gesù.
La domenica è dunque per i cristiani, dice Ratzinger, "la vera misura del tempo, l'unità di misura della loro vita", poiché in ogni messa domenicale irrompe la nuova creazione. Lì ogni volta la Parola di Dio si fa carne. Lo mostrano i dipinti di tante chiese del medioevo e del rinascimento:  da un lato l'angelo annunziante, dall'altro la Vergine annunziata, e al centro l'altare sul quale in ogni messa Verbum caro factum est, per opera dello Spirito Santo. Ma anche la struttura della messa mostra ciò in modo lampante, come Papa Benedetto ha ricordato in un suo commento alla cena di Gesù risorto con i discepoli di Emmaus, all'Angelus di domenica 6 aprile 2008. Nella prima parte della messa c'è l'ascolto delle sacre Scritture, e nella seconda ci sono "la liturgia eucaristica e la comunione con Cristo presente nel sacramento del suo Corpo e del suo Sangue". Le due mense, della Parola e del Pane, sono indissolubilmente connesse.
L'omelia fa da ponte tra le due. Il modello è Gesù nella sinagoga di Cafarnao, nel capitolo quattro del vangelo di Luca. Riavvolto il rotolo delle Scritture, "gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro:  Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato". Nelle sue omelie, Papa Benedetto fa la stessa cosa. Commenta le Scritture e dice che "oggi" esse si compiono nell'atto liturgico che si sta celebrando. Con il riverbero che ne consegue per la vita di tutti, poiché - ha scritto - "la celebrazione non è solo rito, non è solo un gioco liturgico, essa vuole essere logikè latrèia, trasformazione della mia esistenza in direzione del Lògos, contemporaneità interiore tra me e Cristo".
Le Scritture illustrate da Benedetto XVI in ogni omelia sono naturalmente quelle della messa del giorno, alla quale danno l'impronta. E qui entra in campo quell'altra grande articolazione del tempo della Chiesa che è il ciclo dell'anno liturgico.
Sul ritmo fondante, quello settimanale delle domeniche, si è innestato fin dai primi secoli cristiani un secondo ritmo, a ciclicità annuale, che ha nella Pasqua il suo perno, e nel Natale e nella Pentecoste altri due centri di gravità. Questo secondo ritmo fa risplendere il mistero cristiano nei suoi aspetti e momenti distinti, lungo l'intero arco della storia sacra. Comincia con le settimane dell'Avvento e prosegue col tempo di Natale e dell'Epifania, con i quaranta giorni della Quaresima, con la Pasqua, con i cinquanta giorni del tempo pasquale, con la Pentecoste. Le domeniche al di fuori di questi tempi forti sono quelle del tempo ordinario, per annum. In più vi sono le feste:  come l'Ascensione, la Trinità, il Corpus Domini, i santi Pietro e Paolo, l'Immacolata, l'Assunta. Ma l'anno liturgico è molto più che la narrazione a puntate di un'unica grande storia e dei suoi protagonisti. L'Avvento, ad esempio, non è solo memoria dell'attesa del Messia, perché Egli è già venuto e ancora verrà alla fine dei tempi. La Quaresima è sì preparazione alla Pasqua, ma anche al battesimo come matrice della vita cristiana di ciascuno, sacramento amministrato per antica tradizione nella veglia pasquale. L'umano e il divino, il tempo e l'eterno, Cristo e la Chiesa, la vicenda di tutti e di ciascuno sono sorprendentemente intrecciati in ogni momento dell'anno liturgico. Lo attesta una stupenda antifona della festa dell'Epifania:  "Oggi allo Sposo celeste si è unita la Chiesa, perché nel Giordano Cristo lavò i suoi peccati. Corrono i Magi coi doni alle nozze regali e i convitati si allietano dell'acqua mutata in vino". I Magi, il battesimo di Gesù nel Giordano, le nozze di Cana, tutto diventa "epifania", manifestazione, dell'unione nuziale tra Dio e l'uomo, di cui la Chiesa è il segno e l'eucaristia il sacramento.
In questo libro è per la prima volta raccolto  un  ciclo  di  omelie  di  Benedetto XVI. Sono quelle dell'anno liturgico che è iniziato con la prima domenica d'Avvento del 2007, o meglio, con i vespri della vigilia di questa domenica. Questa prima omelia e quella del successivo 31 dicembre sono state pronunciate dal Papa durante i vespri, prima del Magnificat. Tutte le altre durante la messa, dopo il vangelo. La maggior parte hanno avuto luogo a San Pietro, nella basilica o nella piazza; una nella cappella Sistina; una a San Giovanni in Laterano; una a San Paolo fuori le Mura; quattro in altre chiese di Roma; una a Castel Gandolfo; una ad Albano; le altre in altre città dell'Italia e del mondo dove il Papa era in visita:  a New York, Genova, Brindisi, Sydney, Cagliari, Parigi.
In due occasioni Benedetto XVI, oltre che celebrare la messa, ha amministrato il battesimo a bambini e adulti. Una volta ha conferito la cresima a dei giovani. Una volta ha ordinato dei sacerdoti. Un'altra volta ha consacrato gli olii per l'amministrazione dei sacramenti. Un'altra volta ancora ha imposto il pallio ai nuovi arcivescovi metropoliti. In un'occasione ha consacrato una nuova chiesa parrocchiale e in un'altra il nuovo altare di una cattedrale. In tutti questi casi il Papa ha dedicato una parte dell'omelia a illustrare questi gesti.
Inoltre, per tre volte la messa è stata preceduta o seguita da una processione:  il mercoledì delle Ceneri, la domenica delle Palme e il Corpus Domini. La sera del Giovedì santo il Papa ha lavato i piedi a dodici persone. La notte di Pasqua ha presieduto la liturgia della luce, con l'accensione del cero pasquale e il canto dell'Exultet.
Il 29 giugno, festa dei santi Pietro e Paolo, ha partecipato con lui alla messa - ma senza consacrare né fare la comunione - il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, il quale si è anche associato all'omelia, parlando subito prima del Papa.
In ogni caso, sempre Benedetto XVI ha poggiato le sue omelie sui brani della Scrittura letti nella messa del giorno o, analogamente, nei vespri. Il lettore troverà tali brani riprodotti al termine di ciascuna omelia:  corredo indispensabile per situarla nel suo contesto liturgico. I brani quasi sempre coincidono con le letture del messale romano proclamate quello stesso giorno in quasi tutte le chiese cattoliche del mondo. Dopo le omelie dei vespri d'inizio d'Avvento e del 31 dicembre il lettore troverà anche i testi del Magnificat e del Te Deum. A leggerle in modo continuato, le omelie di Benedetto XVI disegnano l'arco dell'anno liturgico, e quindi il mistero cristiano, con una nitidezza esemplare. Il disegno ha qua e là dei vuoti, perché in non poche domeniche e feste il Papa non celebra in pubblico. Ma lui stesso mostra di voler colmare questi vuoti dedicando a tale scopo i messaggi che rivolge ai fedeli e al mondo tutte le domeniche a mezzogiorno prima della preghiera dell'Angelus o, nel tempo pasquale, del Regina Caeli.
Questi messaggi sono spesso delle piccole omelie. Nelle quali Benedetto XVI commenta le letture della messa del giorno. Sono inconfondibilmente di suo pugno, veri gioielli di omiletica minore. In appendice al libro il lettore ne troverà raccolte alcune. E con esse arricchirà la visione di quel capolavoro che è l'anno liturgico narrato da Papa Benedetto.



(©L'Osservatore Romano - 5 novembre 2008)
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06/11/2008 09:48

Spariti il messale e un'ampolla d'acqua benedetta
Angelo Conti (La Stampa): 21 gennaio 2008 IL GIALLO I CARABINIERI AL LAVORO, DIETRO L'EPISODIO POTREBBE ESSERCI LA MANO DEI SATANISTI Mistero alla Gran Madre furto per le messe nere Spariti il messale e un'ampolla d'acqua benedetta. 

Furto misterioso, alla Gran Madre di Dio, una basilica fra il Po e la collina, in una delle zone più eleganti ed esclusive di Torino.

Sono stati rubati, la scorsa settimana, un messale e la grande ampolla d'acqua del Piave posta accanto all'Ossario, dove riposano i resti di 4000 ragazzi piemontesi, caduti nella Prima Guerra Mondiale. L’ossario è ospitato al piano terreno, che è per molti versi un interrato, proprio al di sotto del pavimento della basilica. E’ possibile scorgerlo anche attraverso uno spesso cristallo circolare, posto sul pavimento al centro della navata, coperto da uno strato di monetine che i turisti buttano, pare a caccia di fortuna. Due oggetti dal valore commerciale non elevato, ma assai prezioso per i seguaci delle messe nere. I carabinieri della Compagnia San Carlo e del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale sono al lavoro per identificare i responsabili. Il sospetto e' che i due oggetti siano stati rubati da satanisti per essere utilizzati durante i loro riti. In questa chiesa, considerata la più “magica” della città, nel sotterraneo, forse fra i resti di un tempio egizio sulle rovine del quale venne eretta la chiesa, secondo alcuni occultisti sarebbe nascosto il Sacro Graal; secondo altri, il luogo in cui si trova la coppa che avrebbe raccolto il sangue di Cristo dopo la crocifissione si troverebbe invece nella direzione indicata dalla statua della Fede, che è sopra l’ossario dei caduti, a pochi metri da dove è stato commesso il furto. Proprio da qui, dalle rive del Po che scorre ai piedi della basilica, partirebbe il triangolo della magia nera che lega Torino a Londra e San Francisco (California). L’ampolla ed il messale sono conservati accanto ad un piccolo altare, accessibile dal lato di via Villa della Regina o scendendo la scala di sinistra, una volta entrati nella basilica. L’ampolla è in una sorta di sfera di spesso cristallo, dal diametro di almeno 35 centimetri montata su un piccolo basamento di marmo. L’ampolla custodiva acqua del Piave, benedetta soprattutto nel periodo intorno al 4 novembre, anniversario della Vittoria. Il messale è invece un’edizione completa, di scarso pregio, in uso da una ventina d’anni ai sacerdoti di quella parrocchia. Per don Sandro Menzio, il parroco della Gran Madre di Dio, e' stato un colpo di esperti: «Hanno forzato la porta giusta e portato via l'ingombrante refurtiva nel modo piu' razionale. Hanno anche evitato di far scattare il sistema di allarme. Hanno rubato dei simboli». L’ampolla rubata con l’acqua aveva un peso notevole. Giuditta Dembech, una delle piu' autorevoli studiose della Torino magica, ha scritto un libro sul tema della leggenda metropolitana (e' lei a definirla cosi') che ipotizza la presenza del sacro Graal dentro al tempio affacciato sul Po.

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09/11/2008 13:19

Operaio muore folgorato nel catanese
Da: RaiNews24.it

Roma | 8 novembre 2008
Operaio muore folgorato nel catanese
Operaio (archivio)
Operaio (archivio)

E' morto folgorato dopo avere urtato un cavo dell'energia elettrica mentre era all'opera in un cantiere per la costruzione di una villetta. E' successo a Mascalucia, nel catanese, dove questa mattina alle 13 circa un operaio trentaduenne di Catania stava effettuando dei lavori in una villetta a due piani in costruzione, per una ditta di Motta Sant'Anastasia, insieme al padre e ad un altro operaio.

L'uomo, mentre maneggiava un 'regolo' in alluminio (asta metallica di circa 4 metri, ndr) su un ballatoio al primo piano dell'abitazione, per cause in corso di accertamento, ha urtato un filo dell'energia elettrica di un palo che si trovava nelle vicinanze. Su di lui si è abbattuta una violenta scarica di energia elettrica e i soccorsi, giunti sul posto con una ambulanza, non hanno potuto che tentare inutilmente di rianimarlo e poi constatarne il decesso.

Il cantiere e l'immobile sono stati sottoposti a sequestro per ulteriori accertamenti. Le indagini in corso sono a cura dei carabinieri di Mascalucia e Gravina.

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09/11/2008 13:30

Incendio a Venezia
Da: RaiNews24.it

Venezia | 8 novembre 2008
Incendio a Venezia, due feriti
Venezia
Venezia

Momenti di panico la scorsa notte per la dozzina di abitanti, quasi tutti studenti universitari, di un palazzetto, a Venezia, dove si è sviluppato un incendio che ha danneggiato il piano terra.
  
Nel tentativo di fuggire due studenti hanno cercato di calarsi usando le strutture di una impalcatura ma sono caduti da un'altezza di circa cinque metri. Il più grave dei due, un ragazzo di 19 anni, e' stato trasportato all'ospedale di Mestre dov'è stato operato e ricoverato nel reparto di rianimazione, ma non e' in pericolo di vita. Un suo collega di 25 anni, ferito in modo lieve, e' ricoverato all'ospedale Santi Giovanni e Paolo, a Venezia. Gli altri studenti sono stati visitati a scopo precauzionale.
  
Le fiamme, secondo la ricostruzione dei vigili del fuoco intervenuti assieme agli agenti della polizia lagunare, si sarebbero sviluppate dal quadro elettrico dei contatori posti nell'androne del palazzo. Il fuoco avrebbe trovato facile esca in un pannello di perline di plastica che rivestiva il muro. Subito domato, l'incendio non ha provocato danni strutturali all'edificio che rimane agibile tranne lo stesso androne, unica area posta sotto sequestro. Nella casa tuttavia sono state sospese le utenze di luce e acqua.

Le fiamme hanno danneggiato il primo piano abitato e parzialmente il secondo, invaso dal fumo che ha avvolto anche il terzo dei quattro piani, all'ultimo dei quali sono in corso lavori di ristrutturazione. "E' successo tutto all'improvviso - ha raccontato l'unico dei giovani a essere rimasto illeso - abbiamo sentito un forte odore di plastica bruciata e poi abbiamo visto le fiamme. Siamo scappati aggrappandoci all'impalcatura. Io sono sceso senza problemi ma poi girandomi ho visto i miei amici cadere pesantemente al suolo".

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09/11/2008 17:19

Esplosione in un appartamento a Sabaudia
Da: RaiNews24

Roma | 9 novembre 2008
Esplosione in un appartamento a Sabaudia. Un ferito grave
Vigili del Fuoco
Vigili del Fuoco

Un'esplosione si e' verificata all'interno di un appartamento di Borgo San Donato, una frazione di Sabaudia, in provincia di Latina. Un uomo e' rimasto gravemente ferito e trasportato d'urgenza all'ospedale Goretti di Latina. Sul posto sono al lavoro diverse squadre dei vigili del fuoco.

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09/11/2008 17:21

Crolla palazzina vicino Roma
Da: RaiNews24

Roma | 9 novembre 2008
Crolla palazzina vicino Roma. Morti due anziani coniugi
Vigili del fuoco
Vigili del fuoco

Una fuga di gas che innesca una violenta esplosione. Poi il crollo, con la palazzina di due piani rasa al suolo. Due anziani coniugi Emilio e Bruna Caramoni, sono morti cosi' questa mattina travolti dal crollo della loro abitazione alle porte di Roma, in via della Cavona a Grottaferrata.

 "Forse quello dei miei genitori e' stato un gesto insano". E' quanto avrebbe detto Enrico, il figlio dei due coniugi. Gli investigatori al momento non escludono nessuna ipotesi compresa quella del suicidio con il gas che ha poi innescato l'esplosione e il crollo. I due anziani avevano perso, in base a quanto si apprende, circa 20 anni fa, una figlia di 20 anni morta folgorata nel bagno della loro abitazione mentre si stava asciugando i capelli con il phon. I vicini raccontano che la donna non era del tutto autosufficiente e spesso era a letto. La coppia inoltre non usciva quasi mai di casa.

"Io escluderei il gesto estremo", ha spiegato al 'Tg1' il comandante provinciale dei Vigili del fuoco di Roma, Guido Parisi. "L'esplosione è dovuta a una fuga di gas",

I corpi dei due coniugi sono stati trovati dai soccorritori dopo circa due ore di lavoro. Scavando anche con le mani, vigili del fuoco e addetti della protezione civile del Lazio, hanno estratto dalle macerie della palazzina, completamente distrutta, prima il cadavere della anziana donna e poi quello del suo compagno.

Si temeva per la sorte della loro badante. Ma secondo quanto accertato, anche grazie alla testimonianza del figlio dei due anziani coniugi, la donna aveva lasciato il villino ieri sera per una giornata di permesso. L'esplosione e' stata avvertita in tutta l'area dove sorgeva la palazzina. Testimoni hanno subito riferito di un forte odore di gas mentre gli stessi soccorritori hanno rilevato pezzi di tapparelle e arredi dell'abitazione sparsi per alcuni metri.

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09/11/2008 17:24

Gravemente ustionato un operaio
Da: Rainews24.it

Roma | 9 novembre 2008
Gravemente ustionato un operaio vicino Udine
"Basta" incidenti sul lavoro
"Basta" incidenti sul lavoro

Un operaio della società siderurgica Pittini-Ferriere Nord di Osoppo (Udine) è in prognosi riservata, dopo essersi ustionato in un incidente sul lavoro.

Nella serata di ieri - a quanto si è saputo - Manuel Molinaro, di 33 anni, di Buia (Udine), stava effettuando dei lavori di pulizia allo scorificatore di colata quando, per cause in corso di accertamento, un pezzo rovente gli è caduto addosso, provocandogli una grave ustione.
  
Subito soccorso, l'operaio è ricoverato all'ospedale di Gemona (Udine), dove si trova in prognosi riservata.

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11/11/2008 09:01

Incendio al reparto grandi ustionati del Cto di Torino
Da: RaiNews24.it

Torino | 10 novembre 2008
Incendio al reparto grandi ustionati del Cto di Torino
Il reparto resta chiuso per accertamenti
Il reparto resta chiuso per accertamenti

Trascorreranno la notte nei letti della rianimazione gli otto pazienti che sono stati spostati dal
reparto grandi ustionati dell'ospedale Cto, dove oggi pomeriggio si e' sprigionato un incendio. Intanto e' tornato pienamente in funzione il pronto soccorso grandi traumi dove gli otto degenti
erano stati trasferiti in un primo momento. Il carrello da cui si soono sprigionate le fiamme era di quelli utilizzati per trasportare i detersivi e i materiali per le pulizie. Si trovava appena fuori l'ingresso del reparto, chiuso con porte a tenuta stagna. Le fiamme non si sono propagate alle camere dei degenti.

Il terzo piano del Cto resta chiuso. Nelle prossime ore i tecnici dell'azienda ospedaliera effettueranno nuovi sopralluoghi per definire la tempistica per la riapertura dei locali.

L'addetta alle pulizie ha spiegato di aver lasciato il carrello vuoto in un corridoio, nel posto
consueto, senza notare niente di sospetto. L'allarme e' scattato quando due infermiere, uscendo dall'ascensore, hanno visto le fiamme.

Sul posto sono accorse tre squadre di vigili del fuoco con il supporto di due autoscale. Degli otto pazienti trasferiti, tre erano intubati.

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11/11/2008 09:09

4 morti sul lavoro, uno di loro è un agricoltore schiacciato da un bovino
Padova | 10 novembre 2008
4 morti sul lavoro, uno di loro è un agricoltore schiacciato da un bovino
Intervenuti i  vigili del fuoco
Intervenuti i vigili del fuoco

Un uomo di 56 anni è morto in un'azienda agricola schiacciato da un bovino. L'incidente e' avvenuto a Rocca de' Baldi (Cuneo).

La vittima, Francesco Sampò, era un dipendente del comune di Magliano Alpi (Cuneo), dove viveva con la madre, e nel tempo libero collaborava con l'impresa del fratello. L'animale, che probabilmente stava scendendo da un camion, e' scivolato e lo ha travolto.

I presenti, richiamati dalle urla, lo hanno soccorso immediatamente; un'ambulanza lo ha portato all'ospedale Santa Croce di Cuneo, ma anche l'intervento chirurgico si è rivelato inutile.

Travolto e ucciso
Genci Binozzi, albanese, 34 anni, residente a Piombino (Livorno), è morto questa mattina poco prima delle 10 al mobilificio Astor, a Bastia di Rovolon (Padova). L'uomo, dipendente della ditta G.M. Traporti logistici di San Dona' di Piave (Venezia) stava scaricando un pesante macchinario per la verniciatura del legno quando parte della macchina lo ha travolto, uccidendolo.

Inutili i soccorsi dei dipendenti del mobilificio e dei sanitari del Suem 118. Per liberare il corpo dell'uomo sono intervenuti i vigili del fuoco. Cause e responsabilita' dell'infortunio mortale sono in corso di accertamento da parte dei carabinieri della compagnia di Abano Terme e dei tecnici dello Spisal.

Agricoltore morto
Un agricoltore di Tuenno, Omar Valentini, di 29 anni, è morto nel pomeriggio colpito alla testa da un cavo mentre stava eseguendo dei lavori in un campo di sua proprietà a Tassullo, in val di Non.

Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, l'uomo stava montando dei cavi di ferro a sostegno delle piante con una speciale macchina quando, per cause da accertare, un cavo teso
si è spezzato. L'agricoltore è stato colpito violentemente alla testa. Sul posto sono intervenuti i
soccorritori del '118' con il rianimatore. L'agricoltore, dopo le prime cure, è stato caricato sull'elicottero ma è morto una volta arrivato all'ospedale S.Chiara di Trento.

Precipita a Messina
Il titolare di una ditta che stava eseguendo lavori di ristrutturazione di un appartamento è morto precipitando dal quinto piano a Messina. La vittima Rosario Leonardi, 60 anni, che avrebbe perso l'equilibrio - secondo la prima ricostruzione della polizia - mentre si trovava su una scaletta nel bagno dell'abitazione. La finestra era proprio dietro di lui ed a quanto pare non c'era alcuna protezione - facendolo finire nel vuoto.

Ferito al volto
Un trauma al viso ha invece riportato un operaio rimasto coinvolto in un altro infortunio sul lavoro avvenuto sempre in val di Non. L'uomo e' rimasto colpito sul viso da un ramo mentre stava compiendo dei lavori nel cortile del convento dei frati di Cles. E' stato ricoverato nel reparto maxillo-facciale dell'ospedale S.Chiara di Trento.

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11/11/2008 09:11

Chieti, operaio azzannato e ucciso da un rottweiler
Da: RaiNews24.it

Roma | 10 novembre 2008
Chieti, operaio azzannato e ucciso da un rottweiler
Cani pericolosi
Cani pericolosi

Gabriele Ferri, originario di Pianella, piccolo centro della provincia pescarese, operaio, 61 anni, , e' stato azzannato e ucciso da un rottweiler a San Giovanni Teatino (Chieti), mentre stava eseguendo lavori di giardinaggio presso un'abitazione.

Secondo una prima ricostruzione dei fatti l'animale ha morso piu' volte alla testa la vittima, che faceva l'operaio e stava lavorando in giardino ma nonostante i soccorsi immediati prestati dai padroni di casa per l'uomo non c'e' stato nulla da fare.  Sul fatto sono in corso accertamenti da parte dei Carabinieri della Compagnia di Chieti.

Secondo una prima ricostruzione fatta dai Carabinieri, la vittima - G.F. di Pianella (Pescara) - era solito svolgere dei piccoli lavori di giardinaggio nella villa dove è stato aggredito e conosceva il cane che lo ha azzannato.

Il sindaco di San Giovanni Teatino (Chieti), Verino Caldarelli, ha emesso una ordinanza per allontanare l'animale dall'abitazione dove e' accaduto l'incidente: il cane e' stato gia' prelevato e sara' probabilmente trasferito in giornata nel canile di Bucchianico (Pescara) della Asl. Non è escluso che successivamente il primo cittadino decida di emettere un' ordinanza di abbattimento.

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11/11/2008 09:12

Incidente Ciampino. In Italia quasi 600 "bird strike' in un anno
Da: RaiNews24.it

Roma | 10 novembre 2008
Incidente Ciampino. In Italia quasi 600 "bird strike' in un anno
Aereo in fase di decollo
Aereo in fase di decollo

Il 'bird strike', cioe' l'impatto tra uccelli e velivoli, come quello che oggi ha fatto finire fuori pista un Boeing 737 in atterraggio a Ciampino, e' uno dei fenomeni piu' temuti dai piloti: negli ultimi dieci anni l'Aeronautica militare ha perso tre caccia proprio per questo tipo di incidenti (nessuna vittima), mentre le statistiche piu' recenti parlano di quasi 600 collisioni in un anno negli aeroporti italiani.

Il 25 settembre 2007 l'ultimo incidente riguardante un velivolo militare italiano: un caccia AMX precipito' proprio in seguito alla collisione con uno stormo di uccelli; illesi i piloti, lanciatisi con il paracadute. In precedenza, anche un Tornado e un MB-339 erano andati giu' per analoghi incidenti, ma sono molti di piu' gli impatti che non hanno provocato la perdita dell'aereo e si sono risolti in semplici ammaccature, problemi al motore o che non hanno avuto alcuna conseguenza: negli ultimi dieci anni, infatti, i velivoli dell'Aeronautica hanno subito oltre 1.000 bird strike, di cui 150 solo nel 2006. Sempre stando al 2006, in Italia - secondo il rapporto annuale del 'Bird strike committee Italia' pubblicato dall'Enac - gli impatti 'riportati' dai piloti (e dunque meno di quelli effettivamente avvenuti) sono stati 588: di questi 438 al di sotto dei 300 piedi di quota, e quindi direttamente connessi con gli aeroporti, che talvolta costituiscono un habitat ideale per molte specie di uccelli (gabbiani, pavoncelle, storni, specie rapaci), e 150 oltre i 300 piedi.

Nel 2005 i casi di bird strike riportati erano stati 573, 317 nel 2004, 342 nel 2003 e 348 nel 2002. Nel solo aeroporto di Fiumicino, riferisce l'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo nel proprio "Rapporto informativo", gli impatti tra uccelli e velivoli sono aumentati del 77% tra il 2002 e il 2006. "Il rischio di collisione tra uccelli ed aerei - si legge nella relazione dell'Enac - e' un problema estremamente concreto ed importante a causa degli altissimi costi, sia di natura umana che di tipo economico, che esso comporta". In effetti, dal primo incidente documentato di questo tipo, avvenuto nel 1908 nell'Ohio, le collisioni sono state centinaia di migliaia; solo negli Usa sono 36.000 gli impatti annui stimati nell'aviazione civile, e 4.300 quelli che riguardano ogni anno aerei militari americani. Per l'aviazione civile mondiale gli uccelli provocano danni stimati in 1,2 miliardi di dollari l'anno.

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ANCORA 4 MORTI BIANCHE
Da: Ansa.it

»
2008-11-10 20:02
ANCORA 4 MORTI BIANCHE
 MESSINA - Un operaio è morto a Messina mentre stava lavorando nel cantiere di una palazzina da ristrutturare in viale Regina Margherita. La vittima Rosario Leonardi, 60 anni, che era su una scala, probabilmente ha perso l'equilibrio finendo in strada dopo un volo di circa 12 metri. Inutili i soccorsi dei compagni di lavoro e l'arrivo di una ambulanza del 118.(ANSA).

MORTO TRAVOLTO DA CARICO CAMION
E' un albanese di 34 anni, Genci Binozzi, residente a Piombino (Livorno), la vittima dell'incidente sul lavoro avvenuto questa mattina poco prima delle 10 al mobilificio Astor, a Bastia di Rovolon (Padova). L'uomo, dipendente della ditta G.M. Traporti logistici di San Dona' di Piave (Venezia) stava scaricando un pesante macchinario per la verniciatura del legno quando parte della macchina lo ha travolto, uccidendolo. Inutili i soccorsi dei dipendenti del mobilificio e dei sanitari del Suem 118. Per liberare il corpo dell'uomo sono intervenuti i vigili del fuoco. Cause e responsabilita' dell'infortunio mortale sono in corso di accertamento da parte dei carabinieri della compagnia di Abano Terme e dei tecnici dello Spisal.

RACCOGLIE OLIVE,MUORE TRAVOLTO DA TRATTORE
Un uomo di 79 anni e' morto all'ospedale di Penne (Pescara) dove era stato trasportato nella tarda mattinata in gravissime condizioni, dopo essere stato travolto dal trattore con cui stava lavorando in un terreno di proprieta' a Catignano (Pescara). Luciano Monaco, questo il nome dell'anziano, stava raccogliendo olive quando, per ritirare le reti, e' sceso dal trattore lasciandolo acceso. Il mezzo si e' mosso e lo ha schiacciato. Arrivato cosciente in ospedale e sottoposto a un delicato intervento chirurgico, l'uomo e' morto nel pomeriggio. Sul luogo dell'incidente sono intervenuti i Carabinieri e sanitari del 118.

TRAVOLTO DA TRATTORE, MORTO AGRICOLTORE
Un agricoltore e' morto schiacciato dal trattore sul quale stava lavorando nelle campagne di Partinico (Palermo). La vittima dell'incidente e' Salvatore Miltello, 49 anni, di Trappeto. Si trovava su una stradina sterrata in contrada Bosco Falconeria quando il mezzo si e' ribaltato. Indaga la polizia di Partinico.

IN COMA AGRICOLTORE COLPITO DA CAVO
E' in coma all'ospedale S.Chiara di Trento l'agricoltore colpito alla testa da un cavo mentre stava lavorando nel proprio campo di Tassullo, in val di Non. Lo rendono noto i carabinieri di Cles. Omar Valentini, 29 anni di Tuenno, si trova nel reparto di rianimazione dove i medici stanno tentando di salvargli la vita. Le sue condizioni sono giudicate gravissime.
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