La terza guerra mondiale è già iniziata ed è combattuta con le potentissime armi del "denaro non convenzionale". Guerra nel cyberspazio

Ultimo Aggiornamento: 14/03/2010 09:33
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09/11/2008 13:14

L'Onu: si terrà a a Mosca una nuova conferenza per la pace
Da: RaiNews24.it

Sharm el Sheikh | 9 novembre 2008
L'Onu: si terrà a a Mosca una nuova conferenza per la pace
Ban ki-Moon
Ban ki-Moon

Il segretario generale dell'Onu, Ban ki-Moon, ha annunciato che una nuova conferenza sul Medio Oriente si terra' a Mosca.

La decisione al termine di una riunione del Quartetto (Onu, Ue, Usa e Russia). Il segretario dell'Onu non ha dato indicazioni sulla data, durante una conferenza stampa congiunta con il portavoce del Quartetto, Tony Blair.(

Alla conferenza hanno preso parte il presidente dell'Anp, Mahmud Abbas, e il ministro degli esteri israeliano, Tzipi Livni che hanno affermato: ''Continueremo i negoziati per un accordo di pace globale israelo-palestinese sotto l'ombrello di Annapolis (la conferenza del 2007)''.

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09/11/2008 13:16

Colloquio telefonico tra Obama e Medvedev. Presto un incontro
Da: RaiNews24.it

Roma | 9 novembre 2008
Colloquio telefonico tra Obama e Medvedev. Presto un incontro
Obama
Obama

Le relazioni tra Stati Uniti e Russia accennano una distensione: ieri il presidente russo Dmitri Medvedev e il presidente eletto americano Barack Obama hanno deciso di incontrarsi a breve, probabilmente in occasione del G20 del 15 novembre.

Il presidente eletto degli Stati Uniti, Barack Obama, ha avuto ieri una conversazione telefonica con il capo di Stato russo Dmitri Medvedev, con il quale ha discusso della comune determinazione a creare un rapporto costruttivo e positivo tra i due paesi. E' quanto si apprende da un comunicato del Cremlino, secondo il quale un incontro tra i due leader potrebbe essere organizzato presto. Nel comunicato del Cremlino si spiega che Obama e Medvedev "hanno espresso la determinazione a creare un rapporto costruttivo e un'interazione positiva per una buona stabilita' e per lo sviluppo globale".

I due leader hanno concordato sul fatto che Stati Uniti e Russia hanno una comune responsabilita' nella soluzione "di problemi seri di natura globale". Al termine del colloquio telefonico, secondo il Cremlino, Medvedev e Obama si sono detti convinti del fatto che "un incontro bilaterale" dovrebbe essere organizzato "presto". L'ufficio del presidente eletto degli Stati Uniti non ha fornito informazioni sui contenuti della telefonata. Il Cremlino, a sua volta, non ha detto quando tale incontro potrebbe avere luogo.

Contrariamente a quanto riferito da Varsavia Barack Obama non ha preso nessun impegno sulla realizzazione dello "scudo anti-missilise" voluto dal predecessore George W. Bush, nel corso del suo "cordiale" colloquio telefonico con il presidente polacco Lech Kaczynsky.

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09/11/2008 13:24

Pausa sullo scudo antimissile
Da: RaiNews24.it

Roma | 8 novembre 2008
"Prossimamente" incontro tra Obama e Medvedev. Pausa sullo scudo antimissile
Barack Obama
Barack Obama
Il presidente russo, Dmitri Medvedev, e il presidente eletto americano, Barack Obama, intendono incontrarsi "prossimamente". Lo ha annunciato questa sera il governo di Mosca.

Nel corso di una conversazione telefonica, Medvedev e Obama hanno concordato sulla "necessità di organizzare prossimamente un incontro", riferisce un comunicato emesso dal Cremlino.

Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, aveva dichiarato mercoledì scorso che Medvedev e Obama avrebbero potuto incontrarsi il 15 novembre, a margine del G20 a Washington.

Pausa per lo scudo missilistico, smentito il presidente polacco
Obama, non ha preso nessun impegno sul futuro dello scudo antimissile che l'Amministrazione Bush intende installare nell'Europa centro-orientale per rispondere a minacce come quella dell'Iran. Lo ha detto oggi a Chicago uno stretto collaboratore di Obama, smentendo quando affermato dal presidente polacco Lech Kaczynski, secondo il quale il presidente eletto Usa gli ha detto che il progetto continuerà.
  
Usa e Polonia hanno firmato un accordo in agosto per installare una serie di missili nel Paese europeo, come elemento dello scudo missilistico previsto, una mossa che aveva mandato su tutte le furie la Russia, che si considera direttamente minacciata.

Il presidente polacco Kaczynski ha affermato invece che il presidente eletto Usa gli ha detto che il progetto continuerà.

Hu Jintao: Cina e Usa devono "conciliare reciproci interessi"
Nel primo colloquio telefonico tra il neo eletto Barack Obama e il presidente cinese Hu Jintao questo'ultimo si è detto convinto che Cina e Stati Uniti dovrebbbero "conciliare i reciproci interessi". Lo ha riferito l'agenzia Xinhua. I due leader hanno discusso anche della crisi economica globale e su come rafforzare i legami tra i due Paesi in futuro.

Durante la conversazione telefonica, Barack Obama e Hu Jintao hanno affrontato vari temi tra cui la crisi finanziaria mondiale e hanno considerato la possibilità di rafforzare, in futuro, i rapporti tra Cina e Stati Uniti. "La Cina e gli Stati Uniti devono rispettarsi a vicenda e tener conto delle rispettive preoccupazioni - ha detto Hu durante la telefonata, stando ai media ufficiali cinesi - e devono risolvere in maniera appropriata le questioni sensibili, in particolare quella relativa a Taiwan". Nella conversazione con Hu, Obama ha sottolineato che la Cina è una "grande" nazione e che "sulla scena internazionale attuale, i rapporti tra Stati Uniti e Cina sono d'importanza vitale", riferiscono ancora i media cinesi.

Minacce dai terroristi di Al Qaeda
Intanto Obama ha incassato la prima minaccia dei terroristi di Al Qaeda che starebbe preparando un "grande attentato, peggiore di quello dell'11 settembre 2001". A lanciare l'allarme è un ex dirigente della cellula yemenita di Al Qaeda, intervistato dal quotidiano arabo pubblicato a Londra, Al-Quds al-Arabi. "Lo sceicco Osama Bin Laden sta seguendo i preparativi di un attentato contro gli Stati Uniti che supera di gran lunga quello dell'11 settembre".

[Modificato da zsbc08 09/11/2008 13:25]
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10/11/2008 09:24

Sapete perché Obama è "leggermente abbronzato"?
E' possibile che Obama è "leggermente abbronzato" perché alle Hawaii (nel Pacifico) e in Sicilia "il sole abbronza"?
Francesco Paolo Pinello
[Modificato da zsbc08 10/11/2008 09:25]
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10/11/2008 09:30

Obama "abbronzato" - Video
http://generazionev.blogspot.com/ Silvio fa una delle sue battute a Mosca. Sottotitolato in lingua

Da Crrieredellasera.it

Berlusconi: «Obama? Bello e abbronzato»

Il premier: «L'ho detto a Medvedev: è giovane e ha tutte le qualità per andare d'accordo con te»

MOSCA - Barack Obama è «bello, giovane e abbronzato» e quindi «ha tutto per andare d'accordo» con il presidente russo Dmitri Medvedev. La battuta del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dalla conferenza stampa di Mosca, fa il giro del mondo in fretta. Arriva sui siti web dei principali quotidiani del mondo e solleva un caso politico in Italia. Di fronte alle reazioni , Berlusconi la prende male. «Era una carineria. Se scendono in campo gli imbecilli allora è finita» dice.

[Modificato da zsbc08 10/11/2008 15:21]
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10/11/2008 09:38

Dalla Cina 586 miliardi di dollari in sostegno dell’espansione economica
Da: RaiNews24

Pechino | 9 novembre 2008
Dalla Cina 586 miliardi di dollari in sostegno dell’espansione economica
Sostegno economico in Cina
Sostegno economico in Cina

Il governo cinese ha annunciato un piano da 586 miliardi di dollari per stimolare la crescita nella quarta economia del mondo e sostenerne l'espansione. Lo riferisce l'agenzia Bloomberg citando un comunicato sul sito web dello State Council. In base al piano, il governo spendera' 4 mila miliardi di yuan entro la fine del 2010.

Il piano di stimolo dell'economia approvato dal governo cinese, riferisce l'agenzia statale Xinhua, prevede che gli investimenti saranno destinati soprattutto alle infrastrutture, al welfare sociale e ad altri settori chiave come parte di una politica fiscale "attiva". Prevede inoltre l'aumento dei prestiti alle piccole e medie imprese. Queste misure mirano a stimolare la domanda interna, dopo che la crescita dell'economia ha evidenziato un inatteso rallentamento: nel terzo trimestre, infatti, il Pil e' cresciuto del 9% contro il +10,4% del trimestre precedente.

Nella prima parte del 2008 la Cina ha registrato un surplus di bilancio di oltre 170 miliardi di dollari, ma la crescita delle entrate fiscali sta bruscamente rallentando, come effetto della crisi del credito che ha investito l'economia mondiale.

Sempre con l'obiettivo di stimolare la crescita dell'economia, negli ultimi tempi il governo di Pechino ha anche mutato, allentandola, la propria politica monetaria: negli ultimi due mesi ha gia' abbassato il costo del denaro per tre volte, portando i tassi al 6,66%.

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10/11/2008 09:43

I ministri del G20 'pronti ad agire con urgenza' per bloccare la crisi economica
Da: RaiNews24

San Paolo | 9 novembre 2008
I ministri del G20 'pronti ad agire con urgenza' per bloccare la crisi economica

I ministri delle Finanze e i governatori delle banche centrali del G20 riuniti a San Paolo, in Brasile, si dicono 'pronti ad agire con urgenza': temono, infatti, il rischio che 'la crisi si diffonda all'economia reale'.

Nel comunicato ufficiale, il G20 ministeriale evidenzia che 'rimane una considerevole volatilita' sui mercati finanziari' e si impegna a fare 'qualunque azione' per ridurla". Il G20, inoltre, sottolinea la necessita' di 'aumentare la supervisione a tutti i livelli'.

Il G20 dice di vedere 'forti' sfide per la crescita economica a breve termine, e, nell'indicare che 'una crisi globale richiede soluzioni globali', chiede 'misure per ristabilire la crescita e la stabilita' economica', sottolineando che questa crisi e' il risultato di 'una eccessiva esposizione al rischio'.

La riunione di due giorni che si svolge a San Paolo, in Brasile, e’ stata indetta per preparare le basi del vertice dei capi di Stato e di Governo di Washington del 14-15 novembre.

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10/11/2008 09:46

Paesi africani pronti a inviare forze di pace in Congo. Si comincia a diffondere il colera
Da: RaiNews24

Nairobi | 10 novembre 2008
Paesi africani pronti a inviare forze di pace in Congo. Si comincia a diffondere il colera
Congo
Congo
Chiavi africa

I Paesi dell'Africa australe sono pronti ad inviare forze di pace nel nord est della Repubblica Democratica del Congo, sconvolta da combattimenti tra truppe regolari e ribelli che hanno innestato conseguenze catastrofiche sulla popolazione civile. Tra cui si comincia anche a diffondere il colera: gia' una cinquantina di casi intorno a Goma, capoluogo regionale, stando a Medici senza Frontiere, ne da' notizia la Bbc on line.

L'annuncio del possibile intervento di forze di pace regionali, riferisce radio Nairobi, e' stato fatto nella tarda serata di ieri a Johannesburg, con la precisazione che tali truppe avrebbero, nel caso, mandato di intervenire contro i gruppi, quali che siano, che commettessero violenze. Insomma, secondo gli osservatori, un intervento non a semplice sostegno delle truppe regolari congolesi. Mentre tale sarebbe l'intervento diretto di truppe angolane, di cui ha parlato ieri il governo di Kinshasa. Se cio' avvenisse, hanno subito replicato i ribelli, si incendierebbe tutta la regione dei Grandi Laghi. Autorevoli testimonianze, ufficialmente smentite, indicano peraltro che alcun contingenti angolani stanno gia' operando nella regione a sostegno delle truppe governative.

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10/11/2008 09:48

La Santa Sede saluta gli sviluppi positivi
nelle relazioni tra Taiwan e Cina continentale

 

Benedetto XVI ha ricevuto nella mattina di sabato 8 novembre, alle ore 11, in solenne udienza, Sua Eccellenza il Signor Wang Larry Yu-yuan, nuovo Ambasciatore della Repubblica di Cina presso la Santa Sede, il quale ha presentato le Lettere con le quali viene accreditato nell'alto ufficio.
Sua Eccellenza l'Ambasciatore, rilevato alla sua residenza da un Gentiluomo di Sua Santità e da un Addetto di Anticamera, è giunto alle 10.45 al Cortile di San Damaso, nel Palazzo Apostolico Vaticano, ove un reparto della Guardia Svizzera Pontificia rendeva gli onori.

Al ripiano degli ascensori, Sua Eccellenza l'Ambasciatore era ricevuto da un Gentiluomo di Sua Santità e subito dopo saliva alla seconda Loggia, dove si trovavano ad attenderlo gli Addetti di Anticamera e i Sediari. Dalla seconda Loggia il corteo si dirigeva alla Sala Clementina, dove l'Ambasciatore veniva ricevuto dal prefetto della Casa Pontificia, l'arcivescovo James Michael Harvey, il quale lo introduceva alla presenza del Pontefice nella Biblioteca privata.
Dopo la presentazione delle Credenziali da parte dell'Ambasciatore avevano luogo lo scambio dei discorsi e, quindi, il colloquio privato.
Dopo l'udienza, nella Sala Clementina l'Ambasciatore prendeva congedo dal Prefetto della Casa Pontificia e si recava a far visita al cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato.
Alla fine del colloquio il Diplomatico discendeva nella Basilica Vaticana:  ricevuto da una delegazione del Capitolo, si recava dapprima nella Cappella del Santissimo Sacramento per un breve atto di adorazione; passava poi a venerare l'immagine della Beatissima Vergine e, quindi, la tomba di San Pietro.
Al termine della visita l'Ambasciatore prendeva congedo dalla delegazione del Capitolo, quindi, alla Porta della Preghiera, prima di lasciare la Basilica, si congedava dai dignitari che lo avevano accompagnato e faceva ritorno alla sua residenza.

Questa è una nostra traduzione italiana del discorso del Pontefice.

Eccellenza,
sono lieto di riceverla all'inizio della sua missione e di accettare le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica di Cina presso la Santa Sede. La ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto e per i saluti che mi trasmette da parte del Presidente Ma Ying-jeou. La prego di trasmettergli i miei cordiali buoni auspici per la sua recente elezione e l'assicurazione delle miei preghiere per lui, primo cattolico a essere eletto Presidente della Repubblica, e per tutti gli abitanti di Taiwan.
Il governo a Taipei ha un forte senso di appartenenza a una comunità globale, a una famiglia umana globale. Lo esprime in numerosi modi, non da ultimo attraverso la generosità con la quale offre aiuto e soccorso nelle emergenze alle nazioni più povere. A questo proposito, il suo Paese rende un contributo inestimabile all'edificazione di un mondo più stabile e sicuro. La Santa Sede è lieta di cooperare con tutti coloro che cercano di promuovere la pace, la prosperità e lo sviluppo e apprezza l'impegno della Repubblica di Cina per tale nobile causa.
Sebbene nella Repubblica di Cina i cattolici siano poco più dell'1% della popolazione, desiderano fare la loro parte nella costruzione di una società che sia umana, giusta e caratterizzata da un interesse autentico per l'assistenza dei membri più deboli della comunità. È parte della missione della Chiesa condividere il suo essere "esperta in umanità" con tutte le persone di buona volontà per contribuire al benessere della famiglia umana.
In maniera peculiare è nei campi dell'educazione, della sanità e dell'assistenza caritativa che essa offre questo contributo. Il fermo impegno del suo governo per la libertà di religione ha permesso alla Chiesa di svolgere la sua missione di amore e di servizio e di esprimersi apertamente attraverso il culto e l'annuncio del Vangelo. A nome di tutti i cattolici di Taiwan, desidero  esprimere  il  mio  apprezzamento per questa libertà di cui gode la Chiesa.
Grazie al loro "innato intuito spirituale" e alla loro "saggezza morale" (Ecclesia in Asia, n. 6) fra le popolazioni asiatiche ci sono grandi vitalità e capacità religiose. Quindi il terreno è particolarmente fertile perché il dialogo interreligioso possa attecchire e crescere. Gli asiatici continuano a dimostrare "una naturale apertura al reciproco arricchimento dei popoli, nella pluralità di religioni e di culture" (ibidem). Quanto è importante nel mondo di oggi che popoli diversi siano in grado di ascoltarsi in un clima di rispetto e dignità, consapevoli del fatto che la loro comune umanità è un vincolo molto più profondo dei mutamenti culturali che li dividono! Questa accresciuta comprensione reciproca offre un servizio molto necessario alla società in generale. Testimoniando chiaramente "quelle verità morali che essi hanno in comune con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, i gruppi religiosi eserciteranno un influsso positivo sulla più ampia cultura" (Discorso ai rappresentanti di altre religioni, Washington, 17 aprile 2008).
Un dialogo sincero e costruttivo è anche la chiave della soluzione dei conflitti che minacciano la stabilità del nostro mondo. A questo proposito, la Santa Sede saluta con favore i recenti sviluppi positivi nelle relazioni fra Taiwan e la Cina continentale. Infatti la Chiesa cattolica desidera promuovere soluzioni pacifiche a dispute di qualsiasi tipo "prestando attenzione e incoraggiamento anche ai più flebili segni di dialogo o di desiderio di riconciliazione" (Discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 18 aprile 2008). In tal modo, desidera sostenere gli sforzi di ogni governo per divenire "infaticabile operatore di pace e strenuo difensore della dignità della persona" (Messaggio in occasione della Giornata Mondiale della Pace, n. 16).
Eccellenza, l'assicuro dei miei buoni auspici e delle mie preghiere per il successo della missione diplomatica che comincia oggi. I vari organismi della Curia Romana saranno sempre pronti a offrire aiuto e sostegno nello svolgimento dei suoi compiti. Con sentimenti di sincera stima, invoco abbondanti benedizioni di Dio su di lei, sulla sua famiglia e su tutto il popolo di Taiwan.



(©L'Osservatore Romano - 9 novembre 2008)

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Senza etica la finanza fallisce

 

di Ettore Gotti Tedeschi

Si dice che non fosse possibile prevedere i rischi della finanza globale e le sue conseguenze. Non è vero. È vero invece che le previsioni di questi rischi hanno spiegazioni di carattere morale. Per questo sono state trascurate e delegittimate. La finanza ha in qualche modo voluto imporre una sua autonomia morale, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
Già trent'anni fa era stata prevista l'impossibilità di assicurare lo sviluppo economico sostenibile con una crescita demografica pari a zero. Ci si domandava se fosse logico ed etico proporre l'illusione di uno sviluppo fondato solo sulla crescita individuale dei consumi. Se fosse logico ed etico far assorbire dalla crescita dei consumi la crescita dei costi sociali (pensioni e sanità) provocando l'aumento delle tasse. Se fosse logico ed etico trasformare un popolo di risparmiatori in un popolo di consumatori indebitati. Se fosse logico ed etico imporre all'uomo globalizzato di andare a cercare lavoro lontano da casa.
Si accettava poi come molto etico (anche se non molto logico) permettere a tutti di avere una casa, anche a chi non poteva permetterselo. Furono così inventati i mutui subprime, con le conseguenze che conosciamo. Questo modello è un classico esempio di fine buono - la casa per tutti - perseguito con mezzi cattivi, cioè con una struttura finanziaria insostenibile.
Ci si domandava quindi se fosse etico finanziare questo modello con i risparmi dei cittadini, investiti spesso in prodotti finanziari incomprensibili. E ci si domandava anche se fosse logico ed etico accettare che le banche adottassero modelli concorrenziali centrati sulla crescita di valore per gli azionisti, costringendole così a produrre rischi eccessivi e poca trasparenza pur di dimostrare la crescita degli utili.
Le domande, dunque, erano moltissime. Ma a esse si è risposto con altre domande:  cosa c'entra l'etica? E quale etica, poi? Ora però s'impone un altro quesito:  quale sarà il costo di questo deficit etico? Dopo l'illusione di ricchezza di questi anni la prima conseguenza è che per un po', finché non sarà assorbito il disavanzo prodotto, le banche finanzieranno meno il sistema economico, che, a sua volta, produrrà meno e pagherà meno. Noi consumeremo meno e risparmieremo meno. In pratica vivremo più poveramente. E saremo inoltre costretti ad accettare una qualche forma di statalismo a sorpresa, secondo gli strumenti che verranno adottati:  maggiori tasse e inflazione, minori tassi e remunerazione dei risparmi - probabilmente sotto il tasso di inflazione - che rappresenteranno così un'imposta occulta di trasferimento della ricchezza.
L'invito di Benedetto XVI è quindi opportuno. Il Papa ci ricorda innanzitutto che il denaro è solo uno strumento e, in quanto tale, non deve distrarci dai fini. È vero che se non si crea ricchezza non la si può distribuire, ma se si crea male - come è successo in questi anni - si distrugge un doppio valore:  quello della ricchezza e quello dell'uomo. Il modello di capitalismo inconsistente degli ultimi anni ha dato vita a un'utopia economica che a sua volta ha causato gravi degenerazioni.
Il valore dell'individuo è stato infatti valutato su quanto egli potesse guadagnare, spendere, consumare. Ma anche a questo, ormai, non crede più nessuno e regna la sfiducia. Nella società la fiducia è un valore economico fondamentale, ma lo si capisce quando viene a mancare. La fiducia si fonda sulla condotta etica degli operatori e produce miglioramento della concorrenza, credibilità, motivazione e cooperazione; consente stabilità, garantendo valore finanziario all'impresa e permette sviluppo, stimolando creatività ed efficienza.
Il mercato oggi chiede soprattutto certezze e rispetto delle regole:  la scorrettezza nella finanza produce infatti un costo inaccettabile per la collettività. Ma per risanare l'economia e generare nuova fiducia è necessario prima di tutto superare il deficit di logica e di etica che ha segnato questi anni. Altrimenti le soluzioni saranno solo temporanee.



(©L'Osservatore Romano - 9 novembre 2008)

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10/11/2008 09:49

Ban Ki-moon chiede
più caschi blu per il Nord Kivu

 

Kinshasa, 8. Neppure oggi si sono interrotti i combattimenti nel Nord Kivu, la regione orientale della Repubblica Democratica del Congo, dove sono all'offensiva le milizie del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp) guidate dall'ex generale Laurent Nkunda. Violenze sempre più diffuse sono segnalate dalle zone di combattimento, mentre la marea di profughi sta per diventare incontenibile.
La riunione dei Paesi dei Grandi Laghi tenuta ieri a Nairobi e alla quale ha partecipato il Segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon si è conclusa con una richiesta all'Onu di rafforzare gli effettivi e il mandato della Monuc, la missione dell'Onu in territorio congolese. Lo stesso Ban Ki-moon ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell'Onu tremila uomini di rinforzo per la Monuc, che con i suoi oltre 17.000 soldati è già la più nutrita missione mai dispiegata dalle Nazioni Unite. Il Consiglio si pronuncerà martedì.
A Nairobi, in ogni caso, non sembra essere stato raggiunto l'obiettivo politico cruciale, quello di arginare una crisi "che rischia di far esplodere tutta l'area dei Grandi Laghi", come ha detto Ban Ki-moon. In particolare, non c'è stato l'auspicato disgelo tra il Governo congolese e quello rwandese. Tanto il presidente congolese Joseph Kabila quanto quello rwandese Paul Kagame, sono rimasti sulle proprie posizioni. Come noto, il Governo di Kinshasa accusa quello di Kigali di sostenere la ribellione di Nkunda e parla persino di truppe rwandesi che avrebbero sconfinato. Nkunda, da parte sua, accusa il Governo di Kinshasa di connivenza con i ribelli hutu rwandesi riparati oltre confine dopo il genocidio dei tutsi in Rwanda del 1994.
La prospettiva di un allargamento del conflitto, in un'area già teatro tra il 1998 e il 2003 di quella che fu definita la prima guerra mondiale africana (vi parteciparono, oltre alle fazioni congolese, truppe di altri sei Stati) è purtroppo concreta. Tra l'altro, fonti della Monuc hanno indicato ieri che truppe angolane sarebbero intervenute a sostegno delle forze governative congolesi. Il ministero degli Esteri di Luanda ha smentito dicendo che "l'interferenza diretta od indiretta di parti terze aggraverebbe il conflitto".
Nel frattempo, l'alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr) ha valutato ieri che da settembre siano almeno 253.000 i nuovi profughi, che si aggiungono agli oltre 800.000 dei mesi precedenti, ma si tratta di una cifra che aumenta di ora in ora. L'Onu denuncia crimini di guerra da parte delle milizie belligeranti e, in particolare, sistematiche violenze contro le donne. Al tempo stesso, è riesplosa la tragica pratica del reclutamento forzato di bambini soldato.
Le milizie di Nkunda hanno ripreso ad avanzare verso Goma. Ieri c'è stato un attacco al campo profughi di Kibati, a pochi chilometri dalla città (tra l'altro proprio una delle località in cui era stata segnata la presenza di truppe angolane). In realtà più che di un campo profughi, in questo caso si tratta di un'area di raccolta, dove migliaia di persone sono ammassate prive di ogni ricovero. L'avanzata dei ribelli le ha spinte a cercare riparo nelle poche strutture di assistenza ancora funzionanti, tra i quali il centro Don Bosco di Ngangi Goma.
Don Mario Pérez, responsabile del centro, e i volontari che vi lavorano, hanno detto questa mattina a "L'Osservatore Romano" di aver registrato finora millecento nuovi arrivi, in maggioranza donne, e che diverse altre centinaia bussano alle loro porte in cerca di soccorso. Le loro condizioni sono spaventose, e si incominciano a registrare purtroppo i primi casi di malattie epidemiche contagiose, che impongono un'accurata disinfezione di tutti i nuovi arrivati, e che hanno obbligato a chiudere la scuola, almeno per i bambini che la frequentano da esterni. Il centro, infatti, ospita in permanenza trecentocinquanta orfani. Tra l'altro, le riserve alimentari del centro sono ormai al limite.



(©L'Osservatore Romano - 9 novembre 2008)

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10/11/2008 09:50

Rinviato il vertice in Egitto

Tra Hamas e Al Fatah
quale possibile Palestina

 

di Luca M. Possati

Costruire ponti laddove le distanze e le incomprensioni sembrano irreparabili:  per la politica mediorientale è la normalità. Lo sanno bene i rappresentanti dei quindici gruppi palestinesi - i tredici laici dell'Olp e i due islamici - che domenica 9 novembre avrebbero dovuto incontrarsi al Cairo per discutere le possibilità di una riconciliazione. Ventiquattro ore prima dell'apertura del vertice, dopo l'annuncio del boicottaggio da parte dei dirigenti di Hamas a Damasco, l'Egitto ha annullato l'incontro. È un chiaro segno di come per i palestinesi la strada verso la pace e l'unità sia ancora molto lunga.
A pochi mesi dalla scadenza del mandato del presidente dell'Autorità palestinese (Ap), Abu Mazen, la frammentaria leadership divisa tra Gaza e Cisgiordania non riesce a decidere quale futuro costruire per il bene di quel popolo che dice di rappresentare, evitando il rischio di farsi manovrare da interessi esterni. Le incognite sono tantissime. In un periodo caratterizzato dalla mancanza di figure carismatiche, è ancora possibile mettere in piedi una vera rappresentanza politica per i palestinesi? Oppure - come sostengono molti analisti - una tale carenza è favorita da altre parti, funzionale agli interessi di altri Paesi? Cosa comporterebbe per l'Olp un'eventuale apertura al dialogo con Hamas nelle trattative con Israele? E cosa soprattutto per i disperati della Striscia di Gaza?
È passato quasi un anno da quando, martedì 22 gennaio 2008, esplose con violenza la collera di centinaia di abitanti di Gaza stremati dall'embargo israeliano. Grazie all'aiuto dei bulldozer di Hamas la folla riuscì a sfondare la barriera di confine nei pressi del valico di Rafah e si riversò in territorio egiziano alla ricerca di medicinali e di cibo. Sessanta feriti, sanguinosi scontri con la polizia, ma per molti palestinesi fu il miraggio di una vita normale. Nella sua drammaticità quell'episodio rivelò la divisione che ancora oggi caratterizza Gaza:  da un lato gli estremisti - la cosiddetta "generazione Qassam" - il cui principale fattore di identificazione e coesione è l'odio per Israele, l'ideale della resistenza; dall'altro le persone, che a Gaza non combattono ma vivono, o cercano di sopravvivere.
Se dai prossimi vertici uscirà un solido e duraturo accordo, nessuno può dirlo. Messaggi di riconciliazione tra Al Fatah e Hamas ci sono già stati in passato attraverso lo Yemen o l'Egitto. Nel febbraio 2007, grazie alla mediazione dell'Arabia Saudita, le due fazioni avevano raggiunto un accordo alla Mecca, dal quale uscì per un breve periodo un Governo di unità nazionale. Tuttavia, l'accordo - descritto dalla stampa araba e internazionale come un grande successo diplomatico saudita - non durò a lungo. Il 14 maggio 2007, dopo che il ministro degli Interni, Hani Kawasmeh, si dimise riconoscendosi "privo di ogni autorità", gli scontri ripresero con rinnovata cruenza.
Come sostengono gli studiosi più accreditati, le radici dello scontro tra Hamas e Al Fatah sono molto profonde. Il primo si è sempre caratterizzato per aver saputo dare della propria leadership un'immagine caratterizzata da onestà e integrità, e per il notevole impegno umanitario a Gaza, con la fondazione di scuole, istituti assistenziali e l'organizzazione di forze di sicurezza. Il secondo, forza maggioritaria nell'Olp e nell'Ap, ha invece pagato nel tempo il progressivo fallimento de facto degli accordi di Oslo e le ripetute accuse di corruzione, nepotismo, scarsa trasparenza e incapacità amministrativa rivolte alla propria classe dirigente. Inoltre, il Governo Ap presieduto da Yasser Arafat - fondatore di Al Fatah - è stato a lungo oggetto di critiche da parte dei media occidentali per non aver saputo contrastare efficacemente le azioni terroristiche e il traffico di armi nei Territori. A tutti questi fattori si è unito il diffuso malessere della popolazione, il peggioramento delle condizioni di vita, l'aumento della disoccupazione, la miseria dilagante.
Dopo l'uccisione - per mano israeliana, dicono gli osservatori - del fondatore di Hamas, Hamad Yassin, il 22 marzo 2004, e del suo sostituto Abd El Aziz Rantizi, il 17 aprile 2004, la guida del movimento islamico passò sotto il controllo della sua dirigenza all'estero, e precisamente a Kaled Meshaal, in esilio a Damasco, che lo rafforzò notevolmente attraverso speciali rapporti di collaborazione con gli Hezbollah libanesi e con l'Iran. Circa due anni dopo - il 25 gennaio 2006 - alle elezioni per il rinnovo del consiglio legislativo dell'Ap - il parlamento con sede a Ramallah - Hamas ottenne una larga vittoria conquistando 76 seggi contro i 43 di Al Fatah, il partito del presidente in carica Abu Mazen. Il 29 marzo dello stesso anno, all'indomani della nascita del primo Governo palestinese di Hamas guidato dal primo ministro Ismail Hanyeh, Israele, Stati Uniti, Unione europea e molte altre nazioni occidentali e arabe imponevano sanzioni, sospendendo tutti gli aiuti. Tuttavia, nonostante il blocco, Hamas riuscì a mantenere il controllo dei Territori, sostenendo i servizi di base di salute ed educazione. Da parte sua, Al Fatah conservò per un periodo il controllo della maggior parte dell'apparato di sicurezza. Ma fu per poco.
Il periodo da marzo a dicembre 2006 fu marcato da tensioni e da numerosi omicidi di leader dei due movimenti. Tensioni che si inasprirono poco per volta, fino a esplodere definitivamente a causa del fallimento dell'accordo per la spartizione del potere. Quando, il 15 dicembre 2006, Abu Mazen convocò elezioni anticipate, Hamas lo accusò di tentato golpe, sostenendo che il successore di Yasser Arafat usava metodi non democratici per sovvertire i risultati di un Governo eletto democraticamente. Da quel momento si scatenò una pesante escalation di violenza che durò mesi - da dicembre 2006 al giugno 2007 - e nella quale - dicono fonti palestinesi - furono uccisi oltre 600 palestinesi.
Oggi - dopo i numerosi tentativi di riconciliazione - Hamas e Al Fatah cercano faticosamente di ripartire dalla proposta egiziana che prevede la costituzione di un Governo provvisorio con l'obiettivo di preparare le elezioni presidenziali e legislative, la riforma dei servizi di sicurezza e della struttura dell'Olp. Obiettivo immediato è quello di mantenere la tregua a Gaza, evitare che la recente escalation di violenze degeneri.



(©L'Osservatore Romano - 9 novembre 2008)

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Elezioni parlamentari in Nuova Zelanda

 

di Francesco Citterich

Si sono concluse sabato in Nuova Zelanda le operazioni di voto per eleggere il nuovo Parlamento monocamerale. Secondo i risultati ancora parziali dello spoglio, il Partito nazionalista conservatore di centro-destra (Nznp) di John Key, la principale forza politica dell'opposizione, avrebbe circa il quarantasei per cento del favore popolare, contro il trentaquattro per cento del Partito laburista (Nzlp) di Helen Clark, da nove anni ininterrottamente al Governo.
Le elezioni si sono inserite in un periodo decisamente difficile dal punto di vista economico. Anche la Nuova Zelanda è infatti alle prese con la contrazione dell'economia.
Dopo un decennio di florida crescita, il tasso di inflazione nel Paese insulare dell'Oceano Pacifico meridionale è aumentato dell'1,5 per cento nel terzo trimestre di quest'anno, superando la soglia del cinque per cento, il livello più alto mai registrato negli ultimi diciotto anni.
Per fronteggiare l'impatto della crisi finanziaria e la stagnazione dell'economia nazionale, scivolata quest'anno nella recessione, la Banca centrale della Nuova Zelanda ha ridotto il tasso ufficiale di interesse di un punto percentuale. Si tratta di una misura senza precedenti nella storia economica del Paese. Ed è dunque sull'andamento incerto dell'economia che si è incentrata gran parte della campagna elettorale. E a beneficiare della situazione sembra così essere proprio il Partito nazionalista di John Key, nonostante il Governo abbia negli ultimi tempi portato il Paese ai primi posti nel mondo in base all'indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite.
Monarchia costituzionale parlamentare - il capo dello Stato è la regina Elisabetta ii, rappresentata da un governatore centrale, i cui compiti sono essenzialmente di tipo cerimoniale -, la Nuova Zelanda è stata caratterizzata nell'ultimo ventennio da una regolare alternanza al potere tra i nazionalisti e i laburisti. Nel corso degli anni Novanta, il Partito nazionalista conservatore ha detenuto l'autorità politica per nove anni.
Tra le principali caratteristiche della Nuova Zelanda c'è senza ombra di dubbio quella di essere l'unica Nazione al mondo in cui tutte le più alte cariche istituzionali sono state - fra il marzo del 2005 e l'agosto del 2006 - ricoperte da donne:  la regina della Nuova Zelanda Elisabetta ii, il primo ministro, Helen Clark, e il presidente della Camera dei Rappresentanti e Amministratore dell'Esecutivo, Siam Elias.
Nelle ultime elezioni del 17 settembre del 2005, cinquanta seggi sono andati ai laburisti, i nazionalisti conservatori ne hanno ottenuti quarantotto, i populisti di centrodestra sette, i verdi sei, i democristiani tre, il partito maori quattro, i liberali di centro-destra due, mentre il Jim Anderton Progressive, ne ha guadagnato uno. In Nuova Zelanda le elezioni per il rinnovo del Parlamento si tengono ogni tre anni. Gli elettori debbono esprimere due voti:  uno per il deputato locale nel loro collegio e un voto di lista per il partito preferito.
I cittadini di etnia maori possono scegliere di votare i rappresentanti delle liste generali o, in alternativa, quelli che si presentano in uno degli speciali collegi maori.
Nel 1933, un referendum sancì il passaggio dal maggioritario uninominale a un nuovo sistema elettorale di tipo proporzionale misto (con sbarramento al cinque per cento), che potesse in qualche modo spezzare il duopolio fra conservatori e laburisti. Questo dato di fatto ha permesso ai partiti minori di acquisire un maggiore peso e, di conseguenza, avere un ruolo sempre più incisivo sulla scena politica neozelandese.
Attualmente, nazionalisti e laburisti non sembrano in grado di vincere in maniera netta le elezioni parlamentari. E' praticamente certo, quindi, che dalle urne non emerga nessuna netta indicazione sul nuovo assetto politico della Nuova Zelanda. Pertanto, saranno necessarie alleanze con i partiti minori, che dovrebbero dare vita a un Governo di coalizione.



(©L'Osservatore Romano - 9 novembre 2008)

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10/11/2008 15:55

Sale la tensione in Georgia
Da: RaiNews24.it

Roma | 10 novembre 2008
Sale la tensione in Georgia, uccisi due poliziotti in esplosione
Inserire didascalia
Inserire didascalia

Due poliziotti georgiani sono morti e tre sono rimasti feriti per un'esplosione di vicino al villaggio di Dvani, nella regione di Shida Kartli, vicino all'Ossezia del Sud. Lo rendono noto fonti amministrative locali che spiegano che la deflagrazione ha colpito un pattugliamento in corso nel villaggio. "I due poliziotti georgiani - ha spiegato il portavoce del ministero degli Interni Zurab Gvenetadne - sono rimasti uccisi dall'esplosione nel corso di un pattugliamento nel territorio georgiano adiacente al villaggio di Dvani, vicino l'Ossezia del Sud". Una seconda esplosione ha poi ferito tre altri agenti, uno di loro molto seriamente". L'incidente di oggi è l'ultimo di una serie di esplosioni intorno al territorio della Sud Ossezia che mostrano quanto sia ancora alta la tensione tra la Georgia e le regioni separatiste pro-Russia. Ieri Tbilisi ha denunciato l'entrata di 50 miliziani armati dell'Ossezia del Sud nel villaggio georgiano di Perevi, episodio che ha provocato il panico tra i 1100 abitanti e aveva fatto temere un'invasione. Stamane il presidente sudosseto, Eduard Kokoity ha negato la presunta invasione. "Le nostre truppe - ha affermato non hanno oltrepassato il confine con la Georgia. I leader georgiani probabilmente hanno problemi con la geografia".

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11/11/2008 08:57

Sarah Palin: "Dio mi mostrerà la porta della Casa"
Da: RaiNews24.it
Roma | 11 novembre 2008
Sarah Palin: "Dio mi mostrerà la porta della Casabianca"
Ex candidata alla vicepresidenza
Ex candidata alla vicepresidenza

La governatrice dell'Alaska, ex candidata alla vicepresidenza Usa, Sarah Palin, non chiude le porte a un'eventuale 'bis' della sua esperienza. Intervistata da FoxNews, per la prima volta dopo la sconfitta alle elezioni del 4 novembre, Palin non ha risposto direttamente alla domanda della giornalista sull'ipotesi che, tra 4 anni, possa candidarsi alla Casa Bianca, ma non l'ha neanche scartata.

"Se c'è un porta aperta nel 2012 o quattro anni più tardi, e se è qualcosa di positivo per me e la mia famiglia, per il mio Stato e la mia nazione, un'opportunità per me, allora entrerò da quella porta", ha detto intervistata nella sua casa a Wasilla (Alaska). E la governatrice ha aggiunto che mette "sempre la sua vita nelle mani del Creatore" e che continuamente dice a se stessa: "Dio, se c'è una porta aperta per me da qualche parte, non farmela mancare".

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11/11/2008 08:59

Il piano cinese non basta se le aziende Usa vanno male
Roma | 10 novembre 2008
Wall Street appesantita dal crollo di GM. Il piano cinese non basta se le aziende Usa vanno male
Dow Jones a - 0,74%
Dow Jones a - 0,74%

Avvio di settimana in calo per Wall Street: gli effetti positivi del piano di stimolo fiscale
cinese, che avevano fatto salire gli indici a inizio seduta, svaniscono con il crescere dei timori per lo stato di salute delle aziende americane. E soprattutto schiacciati dalle preoccupazioni per Gm, Google e Goldman Sachs. Il Dow Jones chiude cedendo lo 0,74% a 8.877,63 punti, il Nasdaq arretra dell'1,86% a 1.616,74 punti, mentre lo S&P 500 perde l'1,252% a 919,59 punti.

A condizionare la seduta sono anche il costo del salvataggio di Aig, salito a 150 miliardi di dollari, e la maxi perdita da 29 miliardi di dollari accusata da Fannie Mae che ha inoltre dichiarato che i 100 miliardi di aiuto previsti dal Tesoro americano potrebbero non essere sufficienti. Gm scende ai minimi dal 1946 dopo che Deutsche bank ha previsto che il valore dei titoli della casa automobilistica potrebbe scendere a zero in seguito al downgrade deciso da
alcune agenzie di rating.  Anche Barclays per il colosso dell'auto prevede problemi di liquidita' a stretto giro. Gm  archivia la seduta in flessione del 24,17% a 3,31 dollari.

Pesante in borsa anche Goldman Sachs, che arretra ai minimi degli ultimi cinque anni. La seduta di Goldman e' condizionata dalle stime di Barclays, che prevede per la banca un trimestre in rosso, il primo dallo sbarco in Borsa. Giu' anche Google (-3,73%) econdo gli analisti anche sul primo motore di ricerca a mondo gravano prospettive fosche.

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11/11/2008 09:05

L'India sulla Luna a caccia dell'Elio3
Da: RaiNews24

New Dehli | 10 novembre 2008
L'India sulla Luna a caccia dell'Elio3
Il satellite Chandrayaan
Il satellite Chandrayaan

E' entrata nell'orbita lunare la prima missione indiana verso il satellite della Terra.

Il Chandrayaan 1, lanciato dal sud dell'India il 22 ottobre, ha raggiunto, dopo aver girato ellitticamente intorno alla terra, l'orbita lunare.
  
Dopo altri giri intorno al satellite terrestre, il modulo indiano Moon Impact Probe, il 18 novembre, scenderà sulla Luna dove comincerà una serie di esperimenti per studiare le caratteristiche della superficie lunare.

Il satellite sarà presto posizionato in orbita a 100 chilometri dalla Luna dove comincerà la sua missione di mappattura  3D della superfice lunare a bordo del satellite ci sono cinque strumenti "made in India" e altri sei costriuti da altri paesei tra cui Usa, Gb e Germania.

La manna dell'Elio3
La missione indiana è, soprattutto, alla ricerca dell'elio-3, un isotopo rarissimo sulla Terra ma che serve per la fusione nucleare, potenzialmente un'importantissima fonte d'energia nel futuro.

L'elio-3 è un isotopo contenuto nella polvere lunare, disponibile sulla Luna in quantità illimitate. Gli scienziati pensano ad un suo utilizzo come alimento per centrali nucleari. Si è calcolato che una tonnellata di elio-3, più o meno la stiva di uno shuttle potrebbe bastare per un anno di consumo di elettricità per gli Stati Uniti.

Pur essendo un combustibile nucleare è completamente pulito, non ha scorie radioattive perché impiegato fondendo nuclei atomici leggeri e non spaccando elementi pesanti come l'uranio. Niente neutroni come prodotti di reazione, semplificando enormemente la progettazione di un reattore.

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11/11/2008 09:06

Riprendono i negoziati tra Russia e Unione Europea
Da: RaiNews24.it

Bruxelless | 10 novembre 2008
Riprendono i negoziati tra Russia e Unione Europea
L'annuncio della Waldner
L'annuncio della Waldner

Il Commissario Ue alle Relazioni Esterne, Benita Ferrero-Waldner, ha annunciato che fisserà una data per il riavvio dei negoziati Ue-Russia dopo il 18 novembre, data in cui è previsto un nuovo incontro delle trattative internazionali di Ginevra sulla Georgia. "Troveremo certamente una data dopo il summit con la Russia e dopo i negoziati di Ginevra, non l'abbiamo ancora fissata, ma certamente la troveremo", ha indicato al termine del Consiglio Esteri a Bruxelles.

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11/11/2008 09:14

Entro Natale i piani anti-crisi per i paesi dell'Unione Europea
Da: RaiNews24.it

Roma | 10 novembre 2008
Entro Natale i piani anti-crisi per i paesi dell'Unione Europea
Giulio Tremonti
Giulio Tremonti

Entro Natale i diversi Paesi europei vareranno i propri piani di sostegno all'economia contro la crisi. E' quanto ha annunciato il ministro dell'Economia Giulio Tremonti intervenendo a un convegno di Italia-Cina. "Vedrete - ha spiegato - che entro Natale tutti i Paesi faranno i piani di intervento a sostegno dell'economia" aggiungendo che prima dello scorso lunedì, quando sono stati diffusi i dati sulla crescita dei Paesi Ue da parte dell'eurogruppo, non era possibile mettere in campo interventi.

Il ministro dell'Economia ribadisce la necessità di realizzare un nuovo accordo internazionale che sostituisca quello di Bretton Woods per regolare gli squilibri "di una globalizzazione che è all'origine dell'attuale crisi". Parlando al convegno organizzato dalla Fondazione Italia-Cina, Tremonti ha spiegato come sia "ancora incerto chi dovrà realizzare tale nuovo accordo. Può essere il G8, il G14 o il G20 anche se questo e asimmetrico perché ad esempio non include la Spagna".

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11/11/2008 15:53

Onu denuncia: esercito congolese compie saccheggi ed estorsioni
Da: RaiNews24

Kinshasa | 11 novembre 2008
Onu denuncia: esercito congolese compie saccheggi ed estorsioni
Esercito congolese (archivio)
Esercito congolese (archivio)

Soldati dell'esercito regolare congolese compiono "saccheggi ed estorsioni" ai danni della popolazione nella regione di Kanyabayonga, nell'est del Paese, secondo quanto denuncia oggi la missione Onu in Congo (Monuc).

"Alcuni militari delle Fardc - le forze armate del Congo - si lasciano andare da ieri sera a saccheggi ed estorsioni contro la popolazione civile nella regione di Kanyabayonga", 75 chilometri a nord di Goma, capoluogo della regione del Nord Kivu, dove da settimane e' in corso una guerra civile, ha dichiarato un portavoce del Monuc, tenente colonnello Jean-Paul Dietrich, dalla capitale congolese, Kinshasa.

Dietrich ha anche reso noto che le violenze che oppongono i ribelli tusti di Laurent Nkunda all'esercito regolare e le milizie filogovernative Mai Mai hanno raggiunto le citta' di Kaina e di Kirumba, piu' a nord.

[Modificato da zsbc08 11/11/2008 15:54]
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