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Diecimila santini con una supplica a Papa Benedetto XVI: basta con l'ostensione della salma di Padre Pio

Ultimo Aggiornamento: 24/12/2008 17:30
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21/10/2008 15:53




Padre Pio raccontava spesso questa barzelletta ai frati del Convento: <<Due monaci cappuccini, appena fatti frati, vengono investiti da un camion e salgono in Cielo. Sono presentati a San Pietro, in questo modo: “San Pietro ci sono due cappuccini, freschi freschi”, e San Pietro, in dialetto romano, risponde: “e chi li ha ordinati?>>



Da: RaiNews24.it
Roma | 22 dicembre 2008
Voragine a San Pietro, ci finisce dentro un camion
Inserire didascalia
Inserire didascalia

 Un camion che trasportava materiale edile di scarto e' finito in una grossa voragine che si e' aperta improvvisamente, al passaggio del mezzo, in via della Stazione di San Pietro, nei pressi della Basilica, A Roma.

Il camion, appena uscito da un cantiere della zona, si e' inclinato su un lato, finendo con le ruote anteriori e posteriori dentro la voragine. Il camion, nel cadere, ha coinvolto una macchina che era parcheggiata, schiacciandola quasi completamente. Al momento dell'incidente, comunque, nesun pedone transitava nella piccola via che porta direttamente a San Pietro. I vigili del fuoco hanno transennato la zona.


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Ecco quello che c'è scritto nel romanzo <<La Camera del Silenzio (The Final Question)>>, Bastogi Editrice Italiana, Foggia dicembre 2007, di Francesco Paolo Pinello


[...]

... Io avevo delle radici in Puglia, caro lettore ... perché mio nonno era pugliese ... proprio così! ... Fino a quattordici anni, c'ero stato parecchie volte in Puglia, poi, alla morte di mio nonno, non c'ero più andato ... C'ero ritornato molti anni più tardi ... Ed era stato nel mio ritorno, durante il mio viaggio di ritorno, dopo la morte di mio nonno, che ero stato illuminato a San Giovanni Rotondo, a Monte Sant'Angelo ed a Castel del Monte ... Era come se il seme, piantato in me nella mia giovinezza, durante i miei viaggi giovanili in Puglia, e che faceva parte delle mie radici, soltanto allora,  a San Giovanni Rotondo, a Monte Sant'Angelo ed a Castel del Monte, fosse uscito fuori dalla terra, all'aria aperta ed alla luce ...

... Ancora ... la terra, l'aria aperta, la luce ... Sì, caro lettore!

Le grotte di Castellana, invece le avevo viste molti anni prima, nei viaggi della mia tenera giovinezza: le gocce d'acqua che al buio si sentivano stillare, e che non si vedevano e che si vedevano alla luce del sole, nei luoghi dove i raggi del sole ... la <<spada di fuoco>> ... potevano entrare da un buco, come si entra con il pene nel basso ventre di una donna per fecondarlo, o come si entra da una finestra o da una porta aperta; le gocce d'acqua che al buio si sentivano stillare, e che non si vedevano, e che si vedevano alla luce del fuoco di una torcia, o di una lampada elettrica.

Già ... l'elettricità... L'elettricità che a Carontìa Marina non c'era, mentre gli impianti elettrici delle case bruciavano, e, con loro, anche le case della povera gente ... della gente povera ... mentre il vecchio pescatore se ne stava sulla spiaggia con la sua croce, piantato in terra, come un vecchio seme.

Con la bottiglia in mano, che stillava a terra, in mezzo alle mie gambe aperte, pensavo alle gocce d'acqua che, salendo e scendendo, formavano le stalagmiti e le stalattiti, e che si vedevano alla luce del sole o di una torcia.

Durante quel viaggio in Puglia, il viaggio del ritorno illuminante, avevo visto anche <<La grotta di Monte Sant'Angelo>>, nella Basilica di San Michele arcangelo.

... San Giovanni Rotondo ... Castel del Monte ... Le <<Grotte di Castellana>> ... La <<Grotta di Monte Sant'Angelo>> ...

Lasciai cadere la bottiglia giù ... a terra ... ed il rumore del vetro interruppe i miei pensieri ... i mie ricordi ... i viaggi della mia memoria ...

Avevo preso quella bottiglia di minerale da dentro la macchina e, prima di sedermi sul labbro dell'abbeveratoio, avevo versato l'acqua dentro l'abbeveratoio. 

Adesso l'acqua, dentro l'abbeveratoio, c'era.

Presi un foglio di carta e scrissi: <<L'acqua c'è e Dio non c'entra niente. E' la conduttura idrica che non funziona>>.

Questo mi aveva detto mio padre!

Appesi il foglio di carta, che avevo appena scritto, accanto all'altra scritta, sull'abbeveratoio.

Ma, mio padre subito osservò: <<tra un po' il sole avrà fatto evaporare la tua acqua ed il vento avrà fatto volare via la tua carta>>.

<<Voglio risalire fino alla sorgente, papà. Voglio vedere da vicino quella montagna. Forse esiste qualche collegamento con i fenomeni di Carontìa Marina>>: dissi.

<<Dai sbrigati, andiamo. Ti aspettano a Catania e siamo in ritardo. Quello sulla montagna è un viaggio cazzuto. Dobbiamo entrare nel bosco e salire ... e poi... che c'entra quella montagna con Carontìa Marina?>>, mi domandò: <<Fatti guidare da Virgilio se devi andare all'Inferno ed in Purgatorio. Fatti guidare da Beatrice se devi andare in Paradiso. Ma, ai piedi della montagna della felicità terrena, stai attento alla Lupa ed alla sua fame di potere>>, concluse sibillino.

<<Un'intuizione, soltanto un'intuizione papà>>, risposi.

  

VII

(Il camionista e la guerra)

... Sì, la montagna ... la Montagna del Sole ...

Mentre dicevo quelle parole, passò un camion, di metallo, e travolse mio padre e la nostra macchina. Ricordo che il camion era carico di angurie, come carico di succo di anguria e di sangue diventò l'asfalto bollente.

Quella fu l'ultima volta che vidi il corpo di mio padre.

Quasi non lo riconoscevo.

Lui che avrebbe voluto continuare a costruire insieme a me il mio futuro, non ebbe neanche il tempo di salutarmi con un ultimo bacio.

Che dovevo fare? Da chi dovevo andare?

Baciai mio padre per l'ultima volta, già morto, e mi allontanai ... un poco. Il suo battito non c'era più. Il suo cuore lì non c'era più e neanche il suo fiato.

Il camionista mi chiamò: <<ragazzo ... ragazzo ... E' la guerra, ragazzo! E' scoppiata la guerra ... dove vai?... scappa anche tu! ... Mettiti in salvo! ... Credimi non volevo ... Io ... Io... non l'ho fatto apposta ... Credimi non volevo ... Quest'uomo .... quest'uomo ....Io non l'ho visto ... Quando sono passato, lui non c'era ... l'ho visto dopo ... dopo che sono passato ... soltanto dopo ... E' morto dopo che io sono passato ... dopo ... Lui è finito sotto il mio camion, dopo che io ero già passato... Si, è così ... è andata proprio così!>>.

<<Tu sei pazzo! La guerra? Quale guerra? Mio padre è stato travolto dal tuo camion dopo che tu eri già passato? Ma che cazzo dici? Questo è impossibile! Ti sei bevuto il cervello? Il caldo ti ha fatto uscire di senno? L'acqua all'abbeveratoio non c'è, e adesso per il metallo del tuo fottutissimo camion non c'è più neanche mio padre>>, risposi spiazzato e messo fuori strada dagli eventi e dalle sue strane parole, impaurito anche per la sorte della mia stessa vita, da lontano, iniziando a camminare lungo un sentiero, oltre la carreggiata, e poi fermandomi per parlare con lui.

[...]

XXVIII

(Il capo)

Dalla finestra della casa di Meb (una casa in cui i muratori avevano aperto porte e finestre!), guardai il capo dei figli di Zerouno, che era seduto nella casa con le acque nel pavimento e con il fuoco sulle acque.

Quel volto, quella faccia, quel viso non mi erano indifferenti.

Dove avevo visto quel profilo?

Possibile che io già conoscessi, da tempo, il capo dei figli di Zerouno? Ma come? Ma dove? Ma perché?

All'improvviso ricordai ... e come se ricordai!

<<Ma quello è il camionista!>>, dissi alla ragazza.

<<Sì, quello, il capo ... quello stronzo seduto lì ... è il fottutissimo camionista che ha ammazzato mio padre all'abbeveratoio. Che bastardo! Lui è il capo!>>.

Ricordai il camion, il metallo, che all'abbeveratoio aveva travolto il corpo di mio padre e la nostra macchina.

Ricordai il corpo riverso sull'asfalto di mio padre, senza più vita.

Ricordai il giuramento che avevo fatto a mio padre.

Dovevo riparare la conduttura per far ritornare l'acqua all'abbeveratoio, per fare abbeverare il bestiame divino alla sorgente delle Antiche Tradizioni Iniziatiche.

Adesso, potevo vendicarmi.

Quel fottutissimo camionista aveva ucciso mio padre ed io adesso potevo uccidere lui.

[...]

XXXIV

(La vista del castello)

Camminammo per un bel po' e giungemmo in un luogo ardente ricco di fumarole, di vulcanetti di fango, e di mofete.

Dalla terra si levava il fumo e nell'aria c'era un odore forte d'acido.

Quei luoghi mi fecero ricordare che, quando mi ero recato per la prima volta a Pozzuoli, lungo la statale Domitiana, andando  verso il Porto, ero rimasto incantato alla visione delle colonne del Tempio di Serapide che emergevano dall'acqua del mare.

Il livello dell'acqua del mare si alzava e si abbassava non per effetto della luna e delle maree, ma perché la Crosta Terrestre si alzava e si abbassava.

Come avrete già capito, spesso i ricordi mi venivano a trovare, però loro non erano nel mio passato, dietro di me, ma davanti a me, nel mio presente, erano la mia tradizione, i miei antenati, i miei viaggi che erano sempre davanti a me, che camminavano davanti a me e che mi aprivano la strada.

E nei miei ricordi, i fatti contavano sì, contavano nella loro storicità, ma contavano ancora di più le meditazioni spirituali, i simboli, le allegorie, le visioni.

Nel mio mondo, nel mondo dei miei ricordi, le persone, il loro sviluppo progressivo, la loro spiritualità, i loro errori, la loro formazione, contavano più delle cose e dei fatti, anche se le cose ed i fatti li mettevo sempre lì, in primo piano.

I miei ricordi, le mie tradizioni, erano l'Inizio, “ciò che è sempre avanti”.

Durante il mio viaggio in Campania, avevo visto le fumarole e le mofete dei Campi Flegrei.

Fu così che, nella mia mente, la visione meravigliosa delle colonne del Tempio di Serapide si accompagnò alle fumarole ed alle mofete, l'acqua al vapore di gas dei vulcani, la terra che bruciava e che evaporava all'acqua che saliva e che scendeva dentro il Tempio, in mezzo alle colonne, e che evaporava anch'essa al caldo del sole.

Mentre pensavo alle fumarole di Pozzuoli, mi ritornò ancora una volta alla memoria Carontìa Marina.

Chissà, al posto mio, cosa avrebbe detto il vecchio pescatore di Carontìa Marina ad Agostino!

Durante quel viaggio in Campania vidi anche gli scavi di Cuma, e vidi davanti a me l'Antro della Sibilla e pensai agli oracoli ed alle sibille. Dan!

Rividi così, nei miei ricordi, l'Antro della Sibilla, un lungo corridoio che come un budello entrava nella roccia tufacea per più di centro metri. Era un cordone ombelicale che aveva la forma di un rettangolo sormontato da un trapezio isoscele, per un'altezza complessiva di circa cinque metri.

Attraverso il cordone ombelicale, come in un canale, l'energia dei Campi Flegrei e del Lago di Averno entrava dentro la camera della sibilla e l'energia della sibilla usciva fuori dalla roccia, verso i Campi Flegrei e verso il Lago Averno.

La roccia della sibilla era gravida come il basso ventre di una donna, e dentro la Madre Terra c'era il feto ... c'era lei ... la Sibilla!

Era seduta nell'ampia sala interna, dentro la grotta, là dove conduceva il lungo cordone ombelicale dell'Antro, dentro un grande buco che si apriva, al termine del corridoio, come un'ampolla di alchimista e che aveva la forma avvolgente di una palla, di una pancia. In fondo al lungo corridoio, nella camera che si apriva ... in fondo alla camera ... sembrava di entrare dentro la porta di un arco, una falsa volta, ma oltre l'arco, dov'era seduta la sibilla, in fondo alla camera, c'era il muro, e nel muro non c'erano né porte né finestre. Immaginai la sibilla che se ne stava seduta sotto l'arco, davanti al muro. La vidi come una ragazza bellissima. Era come una pitonessa che aveva eccellenti capacità divinatorie. Immaginai che avesse ancora tra le mani i suoi Libri Sibillini, scritti sulle foglie delle palme. I Libri erano sul palmo delle sue mani, poggiati sulle sue cosce aperte, mentre lei se ne stava seduta, dentro l'arco che era dentro la roccia della camera, in fondo alla camera alla quale conduceva il lungo corridoio. I Libri erano il suo feto e contenevano tutti i misteri della vita. E come un feto, sarebbero cresciuti ed avrebbero camminato sulle loro gambe, sospinti dal fato. Era per questo che risultavano ambigui, perché erano sospinti dal fato mentre camminavano sulle loro gambe. Ai suoi piedi, vidi anche una bottiglia di vetro, vuota, gettata in terra dopo che aveva già stillato tutte le sue gocce d'acqua. La ragazza bellissima, la sibilla, mi sembrò un abbeveratoio dove si andavano ad abbeverare gli animali divini, mi sembrò una stalagmite che saliva dalla roccia della terra per stillicidio. La bottiglia d'acqua poggiava sopra i granelli della sabbia che erano come la spiaggia del mare, sul pavimento della camera.

E tutto intorno a noi, nella stanza, nel buco della roccia dov'eravamo, sentivo il canto delle cicale. Le cicale cantavano, e gli oracoli scritti sulle foglie delle palme cantavano.

Mi avvicinai alle sue cosce aperte. Toccai i suoi Libri e, tra le foglie, raccolsi per mangiarne i frutti maturi delle palme. Scartocciai un dattero come si scartoccia un Bacio Perugina, e sul bigliettino di carta lessi: <<Aurora, b.giorno. Sono arrivate le “sibille” che aspettavi!dan>>.

Scartocciai un altro dattero, e lessi: <<Io ti dico che i fatti di Carontìa Marina accadono perché è nato un bambino che farà trionfare il Male e il Bene. Iniziate a costruire la Sapienza, perché tutto sia pronto quando verrà il suo momento. Tu sei il prescelto. Tutto nella tua vita era predestinato, sia quello che hai voluto, sia quello che non hai voluto e che mai pensavi potesse verificarsi. Ma tu hai saputo mantenerti sempre dentro le vie del fato che hai percorso, grazie alle tue doti divinatorie>>.

All'esterno, le Grotte della Sibilla, il basso ventre gravido della roccia,  si collegavano al Lago di Averno, e cioè al lago dove per gli antichi Iniziati si aprivano le porte degli Inferi.

E mentre guardavo verso le porte dell'Inferno, sul Lago di Averno, mentre il fumo nelle mofete usciva fuori dalla terra raggiungendo le acque del lago, le cicale cantavano, e le acque del Lago di Averno facevano il rumore delle onde, e cantavano come a Carontìa Marina correvano e giocavano i bambini sulla sabbia, come granelli, in riva al mare, sbucando dalla polvere e dalle montagne di granelli, come appena nati.

Ed io sentivo correre i bambini di Carontìa Marina, su e giù come onde del mare, e nei miei ricordi li vedevo giocare sulla sabbia. E adesso li vedevo anche come angeli.

E mentre sentivo cantare le cicale, mentre pensavo alla porta dell'Inferno che si apriva sull'Averno, e ad Enea, ed a Paolo, e a Dante, mi trovai davanti, all'improvviso il castello ottagonale del camionista, maestoso e sobrio, alla fine del mio cammino, all'ultima fermata della via che stavo percorrendo, sopra una collinetta, al capolinea, mentre il cielo si stava per riempire di luce.

Mi fermai alla vista della collinetta, alla vista della strada che saliva, e del castello ottagonale, e presi nella mia la mano della ragazza, della giovane e bella figlia di “R”, come a chiedere conforto.

Il castello era una casa grande! Era la grande casa dell'Esodo raccontato dal vecchio pescatore ai bambini che correvano sulla sabbia di Carontìa Marina, con i loro sassolini bianchi e con le loro conchigliette bianche. Ne ebbi subito certezza, alla vista.

<<Siamo arrivati>>, fece lei, <<Ecco il castello che cercavi e per il quale abbiamo viaggiato>>.

Portai la mano alla collana che pendeva dal mio collo e strinsi forte il ciondolo avvolto nel quadrato di stoffa, il mezzo anello che la figlia del vecchio “R” mi aveva regalato, e anche lei fece lo stesso con il suo ciondolo, con il suo mezz'anello.

Ricominciammo a camminare. Mentre camminavamo e ci avvicinavamo sempre più al castello, mi sembrava di andare indietro nel tempo. Andavamo in avanti, verso ciò che doveva ancora accadere, e mi sembrava di andare indietro nel tempo.

La strada che dall'altopiano conduceva alla montagnetta del castello era come una piramide egizia, e cioè era come una macchina del tempo che concentrava ogni cosa che era volatile dalla sua base verso il suo vertice, dalla materia opaca verso le stelle, dalla pianura verso la vetta della collina dell'altopiano ed oltre. La piramide era rovesciata e poggiata a terra su uno dei suoi lati triangolari, e noi eravamo entrati dalla base quadrata, per raggiungere il castello. Ciò che era alla base della piramide era anche concentrato nel suo vertice.

Noi due, che ci tenevamo per mano, dentro le tre facce della Piramide riversa a terra, camminando, cominciavamo ad essere simili al castello, anche noi otto com'era ottagonale il castello.

Il vertice della piramide emetteva un verbo ed il mio cuore percepiva le vibrazioni luminose, ed io così cominciavo a comprendere e ad avere coscienza.

La base della piramide, dentro la quale eravamo entrati, era un enorme quadrato che si ergeva davanti a noi, come una grande porta sulla via che avevamo già percorso e lungo la quale avevamo camminato e viaggiato.

Eravamo entrati dentro la base della piramide e lì dentro c'era la stradina che conduceva al castello, dalla base della collinetta verso la cima.

La luce, mano a mano che procedevamo dalla base al vertice, diventava sempre più intensa e concentrata. La piramide era tronca, ed alla base del buco del vertice, sopra la piattaforma trasparente e cristallina, c'era il castello e sopra il castello c'era la porta della Luce, del Paradiso. Alla porta del Paradiso si arrivava mediante una scala tutta avvolta intorno ad un obelisco. Un altro obelisco era piantato in terra e c'erano dei buchi praticati nel suolo.

In realtà, sembrava che i castelli fossero due, perché uno poggiava sulla base trasparente e cristallina della piramide tronca e l'altro sulla base dell'altopiano, sulla base che era baciata dal vertice tronco della piramide. Però i due castelli si compenetravano l'uno nell'altro.

Più che il castello, mi colpì come la stradina saliva al castello.

Alla fine, percorrendo la piramide, giungemmo davanti al castello, sulla collinetta. Giunto sulla collinetta dell'altopiano mi meravigliò subito tutto quello che si riusciva a vedere da lassù. Tutt'intorno era pianeggiante, ed era una distesa immensa da tutte le parti. Allora capii perché il castello saliva con forma ottagonale dalla collinetta dell'altopiano verso il cielo. Bastava salire poco, in fondo, e, quando tutt'intorno era pianura, lo sguardo diventava lungo e penetrante, molto penetrante.

Cominciai a guardare tutt'intorno, il castello, la pianura circostante, il cielo sopra di me. Come avremmo fatto ad entrare dentro il castello? Come? Ma non ebbi più dubbi e cominciai a camminare lungo il perimetro del castello. Ad un metro circa dal suolo, notai dei buchi nelle pareti del castello, uno ogni dieci metri lineari circa. I buchi, cioè, si distanziavano l'uno dall'altro 10 metri circa ed erano tutti ad un metro circa d'altezza dal suolo. Di tanto in tanto, si vedevano a terra delle piume d'aquila. Cominciai ad infilare la mano dentro i buchi delle mura, come in un nido alla ricerca delle uova. Dal primo buco tirai fuori una pietra bianca di calcare, uguale alla pietra con la quale era costruito il castello. Era una piccola pietra già squadrata. Qualcuno ci aveva lavorato sopra. Me la misi in tasca. Entrando ed uscendo con la mano dai buchi delle pareti del castello, tutto d'un colpo, mi fermai di botto. Avevo toccato del metallo. Che cos'erano quei pezzi di metallo che avevo toccato? Istintivamente tirai fuori la mano dal buco ... ma poi la ficcai di nuovo dentro ed estrassi fuori il metallo, alla luce. Erano sette chiavi d'oro.

<<Guarda!>>, dissi pieno di soddisfazione alla ragazza, <<Ho trovato sette   chiavi d'oro! Ero sicuro che le avrei trovate. Non so perché, ma lo sapevo già. Me lo sentivo!>>.

<<Sono le chiavi del castello>>, fece lei.

Avevo trovato le chiavi per entrare dentro il castello. Il fato era con me, voleva che io entrassi nel castello ed io avevo iniziato a divinare. Sette stava per il braccio orizzontale della croce, per l'acqua, per il principio femminile, otto stava per il braccio verticale della croce, per il fuoco, per il principio maschile. Il sette, nell'aria, nella cima della collina, entrava nell'otto per fecondarlo e per concepire una nuova dimensione, a cui l'otto avrebbe dato una forma nuova di vita, portandola alla luce. Il sette era la mia discussione con il monaco eremita, sotto il fico a forma d'ombrello, ed era le chiavi d'oro del castello. L'otto era il castello che avevo davanti a me e che guardavo. Otto era il cubo di due, il castello cioè era noi due moltiplicato per tre. Il castello era come se fosse la scala per salire dalla voragine del centro della terra verso il cielo, ma anche la scala per scendere giù, molto più giù. Tutto doveva equilibrarsi nell'otto, nel castello, per consentire a  tutte le energie che si tenevano in scacco a vicenda di incontrarsi in un punto fisso, in un sole, nello spirito nuovo che avrebbe irradiato la materia nuova, perché anche la materia si rinnova, si ammala e guarisce o muore.

Mi avvicinai alla porta e, molto lentamente, piano piano, infilai la prima chiave d'oro e la girai, poi la seconda, e così via fino alla settima. Quando girai la settima chiave l'enorme porta del castello si aprì.

Feci segno alla ragazza di starsene lì e di non entrare dentro, e così si fermo sopra una roccia, in prossimità della stradina che scendeva giù dalla collinetta del castello, in prossimità del vertice tronco della piramide. A guardarla, era come se lei fosse dentro uno dei due castelli ed io nell'altro, ed entrambi ci compenetravamo.

Appena fui dentro, la porta si chiuse alle mie spalle. Entrato dentro vidi davanti a me un largo corridoio ottagonale che correva lungo tutto il perimetro del castello. Erano le camere del castello. Ed uscendo fuori dal corridoio, dalle camere, vidi un cortile interno, a forma ottagonale, dal quale si vedeva il cielo.

Cominciai a camminare dentro le camere del castello, che avevano la forma di trapezi con il lato esterno, quello lungo, verso la pianura ed il lato interno, quello corto, verso il cortile, anch'esso ottagonale. Giunsi così davanti un muro. Notai una porticina. Entrai dentro la porticina e vidi che c'era una scaletta a chiocciola strettissima, ricavata nella pietra, che saliva a destra al piano superiore. Mi fermai ai piedi della scala interna.

<<MI-KA-EL!>>, sentii quando mi fermai, <<MI-KA-EL! Sali su! Vieni, ti aspettavo!>>. Era il camionista che pronunciava il mio nome e che mi chiamava.

Salii gli scalini della scala a chiocciola e dopo un po' fui al piano superiore, uscii dalla porticina e cominciai a camminare nel corridoio di stanze a forme di trapezio che correva lungo tutto il perimetro del castello. Lì, in quelle stanze, non c'era nessuno. Salii al secondo piano. E fu la stessa cosa. Mentre camminavo nel corridoio delle stanze e cercavo dappertutto il camionista, ad una delle finestre che davano nel cortile interno, vidi un passero che mi guardava e che, evidentemente, era giunto lì, alla finestra, volando dentro l'ottagono del cortile interno. Mi avvicinai alla finestra e lui non scappò via. Mi avvicinai ancora un po'. Fu allora che pensai al regolo. Mi feci davanti a lui e gli accarezzai la testa. Non scappò. Allora gli toccai nuovamente il capo, lo salutai e andai via. Infine, salii sulla terrazza che correva, come un corridoio ottagonale, lungo tutto il perimetro del castello. Guardai verso l'interno e vidi il cortile ottagonale, che era sotto. Guardai verso l'esterno e vidi la pianura che era distesa e che riposava tutt'intorno al castello, davanti a me.  Vidi anche la ragazza, seduta sulla roccia. Guardai in cielo e vidi un'aquila che volava proprio dietro la mia testa.

<<MI-KA-EL, eccoti finalmente!>>, mi disse il camionista quando me lo ritrovai davanti, <<Ci rivediamo a quanto pare! La prima volta, all'abbeveratoio c'è scappato il morto, ricordi? E questa volta? Te l'avevo detto di metterti in salvo, di scappare dalla guerra. Tu invece no! E, adesso, eccoti qui! Sentiamo un po': che vuoi tu da me? Che cosa cerchi?>>

<<Sono venuto a riprendermi i bambini del villaggio>>, risposi.

<<I bambini del villaggio? Ma che ne sai tu dei bambini del villaggio! Non sono qui! Sono in miniera. Spalano pietre e rocce per la lava del grande vulcano. A quanto pare hai fatto un viaggio a vuoto!>>.

<<Non penso proprio>>, risposi.

<<E, allora, visto che i bambini qui non ci sono, è me che cercavi!>>.

<<Sì, cercavo te! Cercavo i bambini! Cercavo gli uomini malvagi!>>, risposi.

<<Voi uomini cercate disperatamente di scappare dai visceri, dalle vostre passioni viscerali e morbose e poi ci cascate sempre dentro fino al collo. Io sono i visceri! Eccomi! Io sono i visceri di tutti gli uomini del mondo. Io sono quello che complica sempre le cose, e di brutto! Tutti gli abitanti della terra sono in marcia e stanno per venire a me. Non vedi il caos? Li vedi gli uomini? Si muovono senza più punti di riferimento, senza più coordinate, senza più bussole, senza più valori. Ma dove vogliono andare in questo modo? Dove pensate di andare con questi viaggi dell'ultimo minuto? Non vedi quanto odio c'è nei loro occhi e nelle loro mani?  Non vedi come sono pronti ad aggredire e ad ammazzare? Non vedi quanta puzza putrida di marciume c'è per le strade? Non vedi gli uragani, e i tifoni, e i terremoti, e le onde anomale e le acque calde del mare che stanno travolgendo ogni cosa? Non vedi che le società stanno evaporando? Non vedi me in tutto questo?>>

<<Si che ti vedo!>>, risposi, <<Ti ho sempre visto, dappertutto, in ogni posto dove sono stato, in ogni mio viaggio, in ogni luogo, in ogni mio ricordo. Ma dimmi perché gli impianti elettrici delle case di Carontìa Marina stanno bruciando, e perché stanno bruciando le case della povera gente?>>, continuai.

<<E' Satana che bussa alle loro porte e visto che per lui le porte che contano veramente, quelle del Paradiso, non saranno mai aperte, brucia gli impianti elettrici delle case, e brucia le case e per vendetta vuole fare evaporare tutte le acque della terra. Caro mio se lui è fuoco allora tutto dev'essere fuoco e tutte le acque devono evaporare! Senza più acqua, nessuna generazione ci sarà più e nessuna nascita. Senti vecchio, gli uomini hanno già detto a Satana che lui non ridiventerà mai più piena luce e puro spirito, che lui non varcherà mai più la porta del Paradiso, e lui sta per dannarvi tutti!>>, così mi rispose ed a queste parole sbottò a ridere.

Ecco qual'era la maledizione di Carontìa Marina! Ecco perché, a Carontìa Marina nessuno lo sapeva o lo diceva! La maledizione era quella del Diavolo che era stato maledetto per la sua ribellione e che era stato condannato alle fiamme dell'Inferno per l'eternità, alla lava dei vulcani. Per lui non ci sarebbe stata più salvezza. Per lui non ci sarebbe stato il giudizio universale. Lui era già stato condannato, senza appello ed in eterno. Ma lui non si era rassegnato e si preparava a bussare per ottenere il consenso del Vicario di Cristo, e se Lui non lo avesse fatto entrare in Paradiso avrebbe distrutto ogni cosa che Dio aveva creato. Questa era la maledizione del Diavolo e dell'Etna!

<<Ed i bambini? Saranno dannati anche i bambini?>>, gli chiesi, <<Che colpe hanno i bambini?>>

<<Nel vostro mondo ci sono milioni e milioni di bambini che sono soldati, cavie per mine giocattolo, piccole prostitute per i giochi più perversi, pezzi di ricambio, cuori, fegati, milze e reni in sostituzione ed a buon mercato. Che colpe hanno i bambini? Perché ti scandalizzi per quello che vuole fare Satana? Perché ti scandalizza l'idea che il fuoco possa fare evaporare tutte le acque e che non ci sarà più nascita e generazione di bambini? Perché non ti piace l'idea che il mondo sarà abitato soltanto da macchine umane con intelligenza e coscienza artificiali? Perché, vecchio? 1000 euro per un bambino ammazzato, 500 euro per una donna ammazzata, 250 euro per un uomo scannato. Non è così che funziona? E già, è proprio così che funziona! Il futuro del mondo sono i bambini, ecco perché loro costano di più! anche più delle donne che formano la vita! Io invece li faccio lavorare nelle viscere della mia terra, nel mio vulcano. Ti sembro forse più malvagio io? Più diabolico? Più assatanato? Vedi, mi dispiace soltanto per la gente di Carontìa Marina. E cosa può fare quella povera gente se non prendere atto che è così e contare i suoi morti e le case bruciate!>>, sbotto nuovamente a ridere.

<<Sono i bambini i nostri veri maestri, ricordalo! Sono gli appena concepiti, i feti, i semi piantati dentro le caverne e le grotte. L'uomo superiore non è l'uomo macchina, che ha intelligenza e coscienza artificiali>>, risposi.

<<E sentiamo, chi sarebbe l'uomo superiore? Almeno a questa domanda puoi rispondere, se non ti imbarazza troppo!>>

<<E' l'Iniziato>>, gli dissi.

<<Quanto sei ingenuo vecchio mio! Già è vero, io sono il capo degli uomini macchina e dei malvagi ed è per questo che tu parli a me in questo modo! Mi sembra logico! Ma io sono il capo perché sono stati loro a volerlo, non ti pare? Perché li faccio arricchire come nababbi, li faccio sbavare come maniaci, li faccio fottere come pazzi, li faccio mangiare come maiali!>>

<<Sai una cosa? Hai ragione, è proprio te che cercavo, le mie viscere, le mie radici profonde, il putrido ed il marciume del mio Spirito di lava. E' per la povera gente di Carontìa Marina che sono qui, per la gente povera di Carontìa Marina, per gli uomini e le donne che sanno aspettare in silenzio, che sanno ascoltare il cielo e la natura, che si fermano a guardare senza andare oltre. Per la gente cotta dal sole che ha il sole tra le rughe della sua faccia e nella pelle scura del suo corpo, che rispetta il cielo e la natura come un tempo si rispettavano il cielo e la natura. Per la gente con la pelle salata che prima di entrare in acqua per andare a pescare si fa il segno della croce e guarda il sole e scruta il cielo e segue con gli occhi il volo degli uccelli. E' per la povera gente di Carontìa Marina che sono qui, e non soltanto per loro, ma sono venuto anche per i bambini che hai fatto deportare nel tuo villaggio. Loro non si sono arricchiti, non sbavano, non fottono come maniaci, non mangiano fino a scoppiare come porci!>>.

<< Mio caro bambino com'è nobile e candido il tuo cuore!>>.

Il camionista si girò di scatto e mi mostrò l'altra sua faccia, <<Ma tu lo sai che se il tuo cuore è questo è perché tu sei stato fatto per seguire la retta via? Se sono i bambini che vuoi allora li otterrai da me soltanto con la spada>>.

<<La spada a doppio taglio di Carontìa Marina?>>

<<Bravo, proprio quella Mikael!>> mi rispose. 

La spada a doppio taglio di Carontìa Marina! Capii allora che Carontìa Marina era la soglia di passaggio, la porta tra la realtà ed il virtuale, tra una dimensione e l'altra, tra l'uomo che giocava ed il videogioco. La soglia: la spada a doppio taglio di Carontìa Marina: su un taglio, a strapiombo, c'era il videogioco, sull'altro l'uomo che giocava. Il videogioco voleva assorbire completamente l'uomo facendolo entrare nel suo mondo, eliminando la soglia di passaggio affinché non potesse più ritornare indietro sui suoi passi. Ma l'uomo che giocava aveva delle cose dentro di lui che non potevano entrare nel buco della macchina. Aveva i visceri. In lui c'era il Diavolo!  E la via per la Luce partiva proprio dai suoi visceri! Aveva i suoi sentimenti, le sue passioni, ma anche i suoi polmoni, il suo cuore, la sua intelligenza e la sua coscienza naturale. Il videogioco non avrebbe mai potuto eliminare la soglia di passaggio, perché queste cose sarebbero rimaste sempre aldilà del buco. Era per questo che le case di Carontìa Marina bruciavano, perché il Vicario di Cristo non voleva che il Diavolo ritornasse in Paradiso e perché l'uomo, da parte sua, voleva che Dio e il Diavolo uscissero definitivamente fuori  dalla sua vita per entrare completamente dentro i videogiochi, dentro il virtuale, nel mondo artificiale delle intelligenze e delle coscienze, dentro il buco della macchina. E nessuno riusciva a spegnere quel fuoco, perché la guerra era in corso, perché dentro l'uomo c'era questa guerra, perché il Diavolo maledetto reagiva in questo modo. L'uomo era come il Minotauro che era all'inizio di Carontìa Marina, all'ingresso delle prime case del Paese.

Quelli che nel mondo contavano veramente e che avevano il potere dei quattrini volevano che l'uomo diventasse completamente macchina, completamente artificiale, completamente virtuale, completamente videogioco, e volevano che nelle società la democrazia diventasse meramente formale, artificiale, e che tutti i comportamenti umani diventassero finalmente calcolabili con certezza ed esattezza matematica. Ma l'uomo, come il Minotauro, era per metà uomo e per metà bestia. Sì, e già! Lui era un animale divino!

Fu allora che ripensai al vecchio pescatore di Carontìa Marina e alla sua croce. Fu allora che mi sentii un giovane vecchio che viveva di ricordi, anche quando il presente era terribile e diabolico. Lo facevo perché ero un giovane vecchio? o perché ero un vecchio giovane? Forse lo facevo perché ero diventato veramente introspettivo e perché avevo cominciato a divinare! Perché volevo raggiungere le mie radici profonde e viscerali.

Ma in fondo meglio se ero fatto così, visto dov'ero arrivato. Mi trovavo dentro il castello e volevo che le mie radici più profonde, quelle che affondavano nella lava dell'Etna, salissero in alto, per prendere per mano i bambini deportati nel villaggio di Meb e tutta la povera gente di Carontìa Marina e per tirarli fuori da quell'inferno.

<<Dai usa la spada, vecchio, usa l'obelisco, fai vedere che sei cazzuto e che hai le palle!>>, disse il camionista, <<Non vuoi ammazzarmi? Non vuoi scannarmi come un putrido e fetido cane? Non vuoi vedere il rosso del sangue e del mio succo d'anguria? Dai confessami la verità! Non fare il sant'uomo! Io, in fondo, molto in fondo, sono l'assassino di tuo padre! Non è così? E' per tuo padre che devi farlo! E' lui che grida vendetta dalle viscere della terra e dal fuoco dove l'ho ficcato! E' per lui che devi fare giustizia!>>

<<Io non sono un giudice! Io sono un avvocato! Per fato, sono qui per chiedere al Vicario di Cristo il ritorno di Satana tra i pilastri delle porte del Paradiso. E' ai copritori della porta del Paradiso che sto parlando!>>, risposi.

Il camionista mi offri la spada che brandiva in mano. <<Prendila>>, mi disse, <<con questa spada io posso trasfigurare in te e tu puoi trasfigurare in me come Lucifero può trasfigurare nell'arcangelo Michele e l'arcangelo Michele in Lucifero. Dai adesso trafiggimi il cuore, così io attraverso la tua spada salirò alla tua luce e tu scenderai ai miei visceri dove affondano le tue radici! Non è la gente spirituale che ami? La gente povera di cose terrene e rumorose? Non è per loro che sei salito al castello? Non sei salito al castello con tutta quella gente addosso? Non hai le tue radici tra le rughe dei loro visi, dentro i loro visceri? Non vuoi liberare i bambini che ho fatto deportare nel villaggio e che tengo prigionieri nelle caverne? Se vuoi tutto questo, vecchio mio, devi sprofondare dentro le mie diaboliche viscere, devi entrare nel mio Inferno, devi ficcarti dentro la lava del vulcano! Dai uccidimi. Che aspetti? Lurido verme, uccidimi! Serpente a sonagli. Uccidimi!>>

Il camionista aveva ragione. Se volevo arrivare nel fondo più profondo delle mie radici dovevo fare i conti con i miei visceri. Era con Lucifero che dovevo fare i conti, con la lava del suo vulcano, con le fiamme del suo Inferno. Era quella la strada che adesso dovevo seguire se volevo liberare i bambini e la povera gente di Carontìa Marina. Dovevo trafiggere il cuore del camionista con la spada di fuoco che lui brandiva in mano, con la spada di fuoco delle case bianche, vecchie e smunte di Carontìa Marina, con la croce del vecchio pescatore di Carontìa Marina, con il serpente, con il dragone che saliva dal mare, e con quello che scendeva dal cielo. Il suo cuore era il punto preciso della trasfigurazione.

Di scatto, presi la spada che il camionista brandiva in mano e gliela conficcai nel cuore.

<<L'ultima domanda! Adesso non rimane che l'ultima domanda!>>. Queste furono le ultime parole che disse il camionista prima di morire. Quando morì, un lampo di luce percorse la spada di fuoco. Io divenni lui e lui divenne me. Come succhiato dentro una tromba d'aria, dentro un vortice enorme, cominciai a scendere dentro le viscere della terra, nel fuoco, nelle fiamme, nella lava, giù, sempre più giù, veloce, sempre più veloce. Vedevo fiamme, e fuoco, e lava, e fiumi di lava che scorrevano sotto di me, come acqua, accanto a me, sopra di me. Ero diventato un proiettile sparato contro il cuore di Satana attraverso la canna del fucile dell'Etna. Stavo per arrivare all'origine del vortice, alla fonte, nel punto più basso ... Stavo per arrivare ... Correvo ... più forte ... sempre più forte ... Alla fine giunsi dentro il cuore di Satana. Il suo sangue mi allattò tutto, mi abbeverò completamente, mi macchiò il corpo, mi entro dalla bocca, dalle narici, dalle orecchie, dagli occhi, dal buco del culo, dal cazzo, dai pori della pelle. Mi entrò dentro! Tutto dentro! Quando tutto il suo sangue si fu mescolato con il mio, uscii fuori dall'altra parte del suo petto, come un proiettile che entra da un lato per uscire dalla parte opposta. Appena fui di nuovo fuori dal vortice e fui di nuovo me stesso, vidi che la bocca del camionista aveva cominciato ad aprirsi. Si divaricava sempre di più, sempre di più. Prima come un tubo, poi come un secchio, poi come un pozzo, infine come la galleria di una grotta enorme. Quando la bocca del camionista divenne la galleria, sentii il canto dei gabbiani, ed il rumore delle onde che si rompevano sugli scogli. Mi ritrovai a Cefalù, sotto le  mura megalitiche, sul mare, dentro la Basilica-Cattedrale, davanti all'Altare d'Oro, difronte alla Trasfigurazione. Mi ritrovai a Carontìa Marina, sulla spiaggia, ad ascoltare i bambini che correvano e che giocavano in mezzo alle montagne di sabbia. Mi ritrovai a San Giovanni Rotondo, davanti alle icone della Chiesa vecchia di San Pio, quella del convento. 

Dalla bocca del camionista cominciarono ad uscire a fiume i bambini che erano stati deportati nel villaggio. Cantavano, facevano il rumore delle acque, ed erano profumati. Sì, erano profumati! Sembravano degli angioletti del Paradiso. Erano in fila, ed uscivano a gruppetti, di due, di tre, di dieci, di cinque, di sei. Erano bellissimi ed io mi ruppi nel pianto e non seppi più trattenermi. Corsi loro incontro e me li abbracciai tutti, uno per uno per uno, mi inginocchiai e piansi, piansi a dirotto.

<<Aurora, b.giorno. Sono arrivate le “sibille” che aspettavi!dan>>

[...]


 




 
 

 




[Modificato da zsbc08 22/12/2008 18:36]
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21/10/2008 15:55

Continua da: "La Camera del Silenzio (The Final Question)", Bastogi, dicembre 2007
[…]

Fu così che, mentre me ne stavo sdraiato sotto l'albero di quercia, mi venne in mente, di nuovo, il mio viaggio a San Giovanni Rotondo.
E fu così che mi venne in mente anche Castel del Monte.
E fu così che mi venne in mente Padre Pio.
Perché?
Caro lettore, ecco quello che di San Giovanni Rotondo, di Castel del Monte e di Padre Pio, io mi ricordo, ancora oggi.
La strada che porta fino a San Giovanni Rotondo, un tempo era una via di pellegrinaggio.
I pellegrini, in viaggio, in un tempo passato, passavano di lì, per andare a visitare, su Monte Sant'Angelo, la grotta dov'era più volte apparso San Michele arcangelo che lottava contro ogni forma di male.
La via di pellegrinaggio che passava per San Giovanni Rotondo era la Via Sacra dei Longobardi.
Che cosa aveva a che fare tutto quello che mi era accaduto con Castel del Monte, con San Giovanni Rotondo e con Padre Pio?
Da San Giovanni Rotondo, molto tempo fa, nel 1216, era passato anche San Francesco, il poverello di Assisi.
Il suo passaggio aveva entusiasmato la popolazione locale, l'aveva entusiasmata così tanto che molti del paese erano diventati francescani e molti conventi di frati francescani, per questo motivo, si erano aperti.
L'unico convento che, però, era sopravvissuto alle vicissitudini del tempo, era stato proprio quello che aveva ospitato Padre Pio, al secolo Francesco Forgione da Pietralcina.
Il poverello di Assisi, durante il suo pellegrinaggio, si era recato su Monte Sant'Angelo, ma appena era arrivato davanti la grotta di San Michele arcangelo, non aveva osato entrare.
Non era entrato dentro la grotta, però aveva inciso, sulla pietra d'ingresso alla grotta, il simbolo del suo Tau, la sua croce.
Perché?
Perché San Francesco d'Assisi insieme a San Pio da Pietralcina, per entrare dentro, ancora oggi, aspettano fuori la porta del Paradiso il tempo in cui anche l'ultimo dei loro figli l'avrà già oltrepassata?
Perché?
Forse il poverello d'Assisi non volle entrare dentro la grotta, perché quello era un luogo consacrato direttamente dall'arcangelo Michele e perché grande era l'energia di Dio in quel luogo, e perché grande era anche l'energia pagana, luciferina, che con la sua consacrazione l'arcangelo Michele doveva contrastare?
Forse il poverello d'Assisi non volle entrare dentro la grotta, perché lì sentiva la voce di Lucifero che si preparava a pronunciare la sua ultima domanda, proprio innanzi all'arcangelo Michele? la voce di Lucifero che si apprestava a chiedere di essere salvato anche lui, per far ritorno in Paradiso? per ricongiungersi a Dio, a Gesù Cristo ed allo Spirito Santo, in Uno?
Lì, in un luogo di confine tra l'immensa energia pagana e l'immensa energia cristiana, ancora oggi, troviamo i simboli del confine, i simboli del cielo, i custodi dell'immensa energia cristiana, sulla voragine dell'immensa energia luciferina.
Ecco quello che, in quel tempo, cioè nel tempo del mio viaggio, avevo letto, in una guida turistica, su quei luoghi e sulle leggende di quei luoghi: la prima apparizione [dell'arcangelo Michele] risale al V secolo, epoca in cui la regione del Gargano, terra isolata e impervia, comincia a essere cristianizzata. A governare è l'Impero romano d'Oriente nella cui capitale Costantinopoli (l'antica Bisanzio), già da qualche tempo è diffuso il culto dell'arcangelo ... L'arcangelo Michele ... nella capitale bizantina ha preso il posto di un dio medico, Esculapio. Nella regione pugliese denominata Daunia (compresa a grandi linee tra i fiumi Ofanto e Fortore) ... e più precisamente sul monte Gargano ... vive un personaggio mitico, bizzarro nell'aspetto, guaritore ed oracolo. E' Calcante, di omerica memoria, alato e dal corpo irsuto, che le genti italiche vanno ad interrogare sui loro mali, arrampicandosi fra le rocce garganiche e poi calandosi nelle viscere della terra, dentro una grotta. Qui Calcante sacrifica il montone nero. Nel suo fegato ancora caldo legge la malattia che si nasconde nel corpo degli uomini. I pellegrini, come feti indifesi, dormono nella grotta avvolti nella pelle della bestia uccisa in attesa del responso. E il responso sarà dato da sogni – rivelazioni[2].
... I pellegrini ... come feti indifesi ...
... I feti ... le donne gravide ...
... Il sollievo della sofferenza ...
... La possibilità della salvezza ...
... Il caprone nero ...
... Le viscere della terra ...
... Lucifero ...
... Calcante ...
... Il sacrificio del montone nero ...
... L'arcangelo Michele ...
... Esculapio ...
... Padre Pio ...
Ecco come avvenne la prima apparizione dell'arcangelo Michele.
Un giorno un ricco signore di Siponto ... faceva pascolare i suoi armenti sulla montagna del Gargano. All'improvviso scomparve il suo più bel toro. Il padrone lo cercò affannosamente nei luoghi più nascosti e diruti e infine riuscì a rintracciarlo sulla vetta della montagna, inginocchiato sull'apertura di una spelonca. Preso dall'ira, scoccò una freccia contro l'animale ribelle, ma in modo inspiegabile, anziché colpire il toro, la freccia ferì ad un piede il ricco signore. Turbato dall'evento, egli si recò dal vescovo, che, dopo aver ascoltato il racconto della straordinaria avventura, ordinò tre giorni di preghiere e penitenze. Allo scadere del terzo giorno, al vescovo apparve l'Arcangelo Michele che così gli parlò: “Io sono l'Arcangelo Michele e sto sempre alla presenza di Dio. La caverna è a me sacra, è una mia scelta; io stesso ne sono il vigile custode ... Là dove si spalanca la roccia possono essere perdonati i peccati degli uomini ... Quel che sarà qui chiesto nella preghiera sarà esaudito. Và, perciò, sulla montagna e dedica la grotta al culto cristiano”. Ma poiché quella montagna misteriosa e quasi inaccessibile era stata anche luogo di culti pagani, il vescovo esitò a lungo prima di decidersi ad obbedire alle parole dell'Arcangelo[3].
... I culti pagani ...
Fra i culti preesistenti nella grotta non si esclude il culto dedicato a Mithra, divinità indoiranica “importata” dai legionari romani. E' la leggenda del toro a suggerire l'ipotesi. Gli elementi sembrano in effetti esserci tutti: il toro, animale che Mithra sacrifica per far germogliare la vita e che, nel passaggio dalla civiltà della caccia a quella pastorale, diventa toro addomesticato, parte del gregge; la freccia di Gargano, che è la freccia del dio cacciatore e arma privilegiata dei persiani; la roccia, elemento sacro nel mithraismo, da cui nasce lo stesso dio con le sembianze di un giovane e origine dell'acqua, fonte di vita, al pari del cielo[4].
... l'origine dell'acqua ...
... il cielo ...
... ... ...
01-07-2007: questa mattina sono stato alla Casa Sollievo della Sofferenza di Padre Pio e, entrato dentro, salendo le scale, mi è apparso, per la prima volta, San Michele arcangelo, sul muro dell'ospedale, ed ho capito il significato della sua "spada di fuoco".
San Michele con la sua "spada di fuoco" trafigge il cuore dell'angelo Lucifero.
Questo non significa che lo uccide né significa che il Bene vince sul Male, perché lo sconfigge.
Significa che il cuore, aspettando lume per non cadere acerbo e senza trapassar del segno, deve armonizzare le sue disarmonie per mezzo della rettitudine della spada che ascende verso l'alto, così come il fuoco ascende al Silenzio.
Il Male dev'essere governato con la rettitudine, non dev'essere mai lasciato solo a se stesso, non può essere mai soppresso, non può essere mai vinto e sconfitto, perché insieme al Bene, entrambi – il Bene e il Male armonizzati tra di loro in modo non rumoroso, silenzioso – , sono la vita del corpo, dell'anima e dello spirito.
Il male è ciò che di energetico vi è nel bene umano.
Il bene umano è l'energia del male governata, nella rettitudine dei cuori.
Omraam Mikhaël Aïvanhov.
San Michele arcangelo.
Mikhaël – Michele.
San Giovanni Rotondo.
Giovanni Evangelista.
Padre Pio.
San Pio.
Monte Sant'Angelo.
Castel del Monte.
La Sacra di San Michele in Val di Susa, sul monte Pirchiriano.
Mont Saint Michel au péril de la mer.
Pellegrinaggi.
Esculapio.
A San Giovanni Rotondo ho capito il perché di Padre Pio insieme a San Michele arcangelo ed a Giovanni Evangelista.
Prima del viaggio a San Giovanni Rotondo, per me San Michele arcangelo era un illustre sconosciuto.
A San Giovanni Rotondo ho capito, per la prima volta nella mia vita, anche l'importanza del Gargano e l'importanza di Monte Sant'Angelo nei pellegrinaggi.
Presso la Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Padre Pio, la Chiesa vecchia costruita nel 1616 ed attaccata al Convento dei Frati Minori Cappuccini, nel tetto, ho visto l'icona dall'arcangelo Michele e dell'angelo Lucifero, l'icona della Trasfigurazione. E' stato in quel preciso momento che ho capito!
Lì ci sono anche le icone di frate foco, sora acqua, frate vento, sora luna, frate sole, sora morte.
In mezzo a frate foco e a sora morte, tra l'inizio e la fine, tra la fine e l'inizio, tra l'alfa e l'omega, tra l'omega e l'alfa, all'inizio ed alla fine, ci sono l'arcangelo Michele, l'angelo Lucifero, la "spada di fuoco" ed il crocifisso.
Il crocifisso va dalla terra verso il cielo.
L'icona dell'angelo Lucifero, disteso a terra sotto il piede dell'arcangelo Michele, è la croce capovolta. Lucifero è il serpente, l'acqua che si espande su tutta la terra ed in profondità, il braccio corto della croce; l'arcangelo Michele è il fuoco, il braccio lungo della croce. La spada, però, segna il superamento della croce, perché è la generatrice del nuovo seme.
Adesso, alla luce di questi ricordi, disteso sotto la quercia, capivo perché, a Carontìa Marina, l'acqua non riusciva a spegnere il fuoco. Era perché lì era stato piantato un seme e, poiché era stato piantato un seme, l'acqua era ardente ed il fuoco era condensato, cioè, nel seme, il fuoco era acqua e l'acqua era fuoco.
Adesso capivo perché, a Carontìa Marina, il vecchio pescatore, se ne stava seduto sulla spiaggia, di giorno e di notte, nella sabbia, con la sua enorme croce in mano.
La catena dell'arcangelo Michele, dell'angelo Lucifero e della "spada di fuoco", va dal cielo verso la terra.
Ecco la catena d'amore dell'arcangelo Michele e di Lucifero e della "spada di fuoco": a centro ci sono: l'icona dell'arcangelo Michele, dell'angelo Lucifero, e della "spada di fuoco" ed il crocifisso piantato in sora terra; a seguire, in senso orario, dentro cerchi che sono nodi, ci sono frate foco, sora acqua, frate vento, sora luna, frate sole, sora morte.
Dicono che a San Giovanni Rotondo c'è quasi sempre la freschezza che dà sollievo di frate vento, anche quando c'è il sole e fa molto caldo.
Lucifero disteso a terra, nell'icona di San Giovanni Rotondo, orizzontale sotto il piede dell'arcangelo Michele, è l'acqua, il principio femminino, il serpente maledetto da Dio e destinato, per sempre, a strisciare, ventre a terra, nella polvere, quella stessa polvere con la quale Dio aveva creato Adamo.
L'arcangelo Michele, in posizione eretta, verticale, con la sua "spada di fuoco" in pugno, è il principio mascolino.
... Il ventre del serpente ...
... Il basso ventre della donna e la Madre Terra ...
... E il ventre contiene i visceri ed i visceri contengono tutte le umane passioni ...
... Ma il basso ventre della donna gravida contiene il seme della vita, la generazione ... le genealogie ... l'eternità ...
E' per questo motivo che dobbiamo imparare a governare le passioni perché il basso ventre può contenere la vita, l'energia vivente, l'energia nuova, il seme.
E' per questo motivo che il male è ciò che di energetico vi è nel bene.
L'umanità non può fare a meno di quest'energia vivente, della generazione, delle passioni, pena la sua stessa sopravvivenza come umanità.
La maledizione del serpente e la benedizione della vita.
Il parto nel dolore: la maledizione della donna e la benedizione della vita.
Il seme.
Il lavoro dell'uomo che con fatica e sudore ara, semina la terra e raccoglie il frutto.
La maledizione dell'uomo che lavora la campagna [Contemplare la campagna, le città, i terreni, arare, mietere, vedere ogni giorno la luce divina (Ra), il Risorto (Osiride), la conoscenza (Thot), avere il dominio dell'aria e dell'acqua].
La benedizione della vita, del frutto [fare tutto ciò che piace come chi si trova nell'isola di fuoco, mentre la vita palpita nelle sue narici senza che la morte sia possibile, rimanere nella campagna della pienezza in cui si trovano i campi e il nutrimento, per sempre e in eterno].
Il seme: il simbolo.
Il piede della donna sulla testa del serpente.
Il piede della donna sulla luna.
Il serpente.
La luna.
Il principio femminile.
Il basso ventre della donna e l'organo riproduttivo dell'uomo.
La maledizione-benedizione della vita.
Il cielo e gli obelischi.
Perché alla mia mente ritornavano sempre l'arcangelo Michele e Lucifero, la Creazione e l'Apocalisse? Perché? Perché questo accadeva a me ... a me che credevo in Uno?
Alla mente mi venne un altro ricordo.
Andando verso Monte Sant'Angelo, lungo la S.S. 272, l'antica via di pellegrinaggio, la via sacra dei Longobardi, avevo il finestrino della macchina aperto e il vento mi soffiava in faccia, mentre i grilli e le cicale cantavano.
Vedevo le mucche da latte ed un toro.
Mi espandevo. Mi stavo espandendo come a Cefalù, sugli scogli, seduto davanti al mare, sotto le mura megalitiche.
Padre Pio: Epistolario, I, Corrispondenza con i Direttori Spirituali (1910-1922): ho visto questo libro, per la prima volta nella mia vita, lungo il percorso di visita alla Chiesa di Padre Pio. Mi ha colpito una fotografia di Padre Pio, che è esposta in una bacheca, al lato dell'Epistolario ... ed è per questo motivo che mi sono soffermato a copiare sulla mia agenda il titolo del volume.
La fotografia di Padre Pio dell'Epistolario, mi ha seguito in ogni posto in cui mi sono recato, a San Giovanni Rotondo.
Dovunque andassi, c'era una copia di quella fotografia.
Padre Pio, nella fotografia dell'Epistolario, mi guardava, mi guardava con una espressione che non capivo.
... Lui e l'Epistolario ...
... Lui ed i suoi direttori spirituali ...
... Lui che è un direttore spirituale ...
... Il suo Epistolario ...
... Il suo libro ...
All'uscita del percorso di visita alla Chiesa di Padre Pio del Convento dei Cappuccini Frati Minori, c'è un quadro che rappresenta un labirinto, la Madre Terra, con al suo centro un seme unico da cui partono tutte le radici. In alto a destra, si vede una delle radici che diventa giovane piantina verde, nel suo uscire dalla terra all'aria aperta. Sopra la piantina verde, c'è la luna. In alto a sinistra si vede il profilo della testa di Padre Pio da cui partono, a 360°, i raggi del sole. Al centro, in alto, tra il sole e la luna, c'è una colomba bianca che vola dal sole verso la luna. Sotto, ai piedi del labirinto, del quadro, si legge: "La natura non esplora con un solo sentiero per raggiungere una mela, così l'uomo".
... "La natura non esplora con un solo sentiero per raggiungere una mela, così l'uomo"...
... La mela ...
... La porta del Paradiso ...
... Il labirinto ...
... Il seme ...
Quando siamo arrivati a San Giovanni Rotondo, alla Pensione Bianco, nella nostra camera, la 202, la prima cosa che ho visto, entrando dentro, è stata una piccola piuma bianca di colomba, accanto al balcone, all'interno della camera.
Nell'ultimo giorno di permanenza a San Giovanni Rotondo, una delle ultime cose che ho fatto è stata la visita al quadro che ho descritto, posto su una parete all'uscita del percorso guidato dei pellegrini, all'interno delle due chiese, la vecchia e la nuova, del Convento dei Frati Minori Cappuccini.
All'inizio del percorso, sopra la porta d'ingresso al percorso, c'erano scritte alcune parole di Padre Pio nelle quali lui diceva che non sarebbe entrato nella porta del Paradiso fino a quando, prima di lui, non fosse entrato l'ultimo dei suoi figli.
Alla fine del percorso, c'era il quadro del labirinto.
La porta del Paradiso, all'inizio, ed il labirinto, alla fine.
Esiste un nesso tra Padre Pio e San Michele arcangelo! Adesso lo so!
Tutta la vita di Padre Pio è stata profondamente segnata dal dolore fisico, dolore che lui, senza mai guarire, ha imparato a governare e da cui, in silenzio, si è sollevato.
La sua anima ed il suo spirito sono stati la "Casa Sollievo della Sofferenza", del suo corpo sempre malato e dolorante.
L'anima e lo spirito che camminano nella rettitudine ascendente e discendente del cuore della "spada di fiamma" di San Michele arcangelo sono la "Casa Sollievo della Sofferenza" del male dell'esistenza umana.
Durante il viaggio, ho potuto osservare un'altra cosa, e cioè che i territori di San Giovanni Rotondo e di Monte Sant'Angelo sono molto pietrosi.
Alcuni appezzamenti di terra, invece che di terreno, infatti, sono di pietre.
In alcuni di questi appezzamenti di terra, che sono di pietre, crescono gli ulivi.
Molti fondi sono recintati con muretti, fatti di pietre a secco, senza malta.
Certamente, i contadini, all'inizio, hanno spetrato la terra, ammassando pietre, una accanto all'altra, dalla più grande alla più piccola, ininterrottamente, lungo tutta la linea di confine. Dopo, da quelle pietre e con quelle pietre ammassate, hanno elevato dei muretti, a secco, come recinti.
Anche i Trulli e le coperture dei pozzi ricordano le montagne di pietre, dapprima ammassate per spetrare la terra, all'interno del fondo, e, solo in un secondo momento, trasformate in coperture di pozzi, in Trulli di pietre, costruiti con poca malta.
Certamente, la cultura della pietra ha segnato profondamente, e per molti millenni, la vita degli uomini di queste terre.
In questi posti, dalle montagne si scende nelle grandi pianure, e dalle grandi pianure si elevano le montagne, salite le quali si può vedere, a 360°, e governare, tutto il territorio circostante fattosi pianura.
Questo è un territorio sacro all'arcangelo Michele.
Dalla terra, fattasi pianura, governata, si eleva la sua "spada di fuoco", il monte.
E' dall'alto del monte che si governa la pianura. Per vedere, a 360°, e per governare tutto il territorio della pianura, bisogna salire sul monte.
Ma, in queste zone, in queste terre, tra queste pietre, non si sale sul monte per arroccarsi, per vincere e sconfiggere la pianura, per ammazzare, con la spada di fuoco, tutti gli uomini che la abitano, ma per governare tutto il territorio che si è fatto pianura e tutti gli uomini che, su di essa, camminano rettamente, per salire ancora più su, come gli angeli.
L'arcangelo Michele, con la sua "spada di fuoco", nella scultura di bronzo che sta lì, come una finestra aperta, sulla parete della scala, che fa salire e scendere, nella "Casa Sollievo della Sofferenza", come se fosse un monte, non fa entrare l'ammalato per farlo arroccare, ma per insegnargli a governarsi per mezzo della rettitudine, per mezzo della sua "spada di fuoco", e cioè per insegnargli ad armonizzare, in silenzio, la sua anima ed il suo spirito con il suo corpo fisico. L'anima e lo spirito se non sono governati rettamente, non possono arrecare sollievo ai dolori del corpo.
L'uomo ammalato, che sente dolore, deve salire sulla montagna della sua anima e del suo spirito, ma non per arroccarsi, per vincere e sconfiggere tutti i mali del suo corpo, ma per vedere a 360° e governare tutto il territorio circostante, tutto il suo corpo acquietato e tranquillizzato, che si è fatto pianura.
Che sollievo!
... La Camera del Silenzio ...
La Camera del Silenzio mi fa pensare all'essere sepolti vivi, come cadaveri nel corpo e come vita che c'è nell'anima e nello spirito, mi fa pensare alle tombe degli Egizi, a quelle dei faraoni, alle Piramidi, al Sepolcro di Gesù Cristo, al Sepolto Vivo come cadavere nel corpo che è vita nell'anima e nello spirito.
Nella Camera del Silenzio, nei visceri della terra, tutti i sensi sono messi a tacere: è la resurrezione, la salita al Padre e la ridiscesa come Spirito Visibile, a 360°.
Il viaggio a San Giovanni Rotondo: partenza da Gangi in macchina alle h. 18:00 circa del 29/06/2007, arrivo alle h. 9:00 circa del 30/06/2007.
30/06/2007 e 01/07/2007: pernottamento a San Giovanni Rotondo nella "Pensione Bianco", difronte la Chiesa di Padre Pio del Convento dei Frati Minori Cappuccini.
01/07/, h. 16:00-19:00: visita a Monte Sant'Angelo.
Partenza da San Giovanni Rotondo alle h. 10:00 circa del 02/07/2007.
S.S. 272, l'antica via di pellegrinaggio, Manfredonia, Barletta, Andria, visita a Castel del Monte alle h. 15:00 circa.
Arrivo a Gangi, alle h. 3:00 circa del 03/07/2007.
Policoro, chi era?
Lungo la strada per ritornare a Gangi, dopo Castel del Monte, Potenza, Matera, Metaponto, direzione Reggio Calabria, ho incontrato l'insegna che indicava una cittadina: Policoro.
Chi era Policoro?
Dentro la seconda cappella della Casa Sollievo della Sofferenza, ho visto anche la statuta pellegrina della Madonna di Fatima.
... La statua pellegrina ...
... I pellegrinaggi ...
... I viaggi ...
... I miei viaggi ...
... San Giovanni Rotondo ...
... Monte Sant'Angelo ...
... Le grotte di Castellana ...
... Il Gargano ....
... La Sicilia ...
... Carontìa Marina ...
... Il mio racconto ...
... "La Camera del Silenzio" ...
... Il mio racconto, il mio libro ...
Caro lettore, le parole sono figlie spirituali delle stelle.
Sono le stelle che scrivono le parole sulle pagine, perché le parole, con la loro luce, devono indicare a chi legge la strada del viaggio celeste, perché le stelle sono le porte per entrare nell'energia dell'aldilà, verso il fluido magico. Le stelle ci insegnano la strada di luce per l'aldilà. E nell'aldilà, negli Inferi, c'è una creatura di Dio, un angelo, che esiste, in una dimensione inferiore, come Lucifero. Per raggiungere Lucifero e, insieme a lui, per raggiungere, in una dimensione superiore, la nuova manifestazione del Dio dell'Apocalisse, il suo Nome nuovo, dobbiamo fare mille passi lungo la strada delle stelle e volgere lo sguardo verso l'acqua cristallina senza cielo.
Caro lettore, se nel tuo viaggio seguirai la strada delle stelle, allora a parlare non sarà la tua fantasia, ma nelle tue parole parleranno tutti quelli che, prima di te, hanno già percorso la strada delle stelle.
I nostri antenati e le loro idee, infatti, non stanno dietro a noi, nel passato, ma corrono nel futuro, sono davanti a noi e ci guidano durante il nostro viaggio e ci aspettano all'arrivo.
Loro sono lenti come una tartaruga, ma sono sempre davanti a noi.
E' questo il senso dell'infinito, caro lettore!
L'infinito è il passato che è sempre davanti a noi, come una tartaruga.
E' per questo che la Creazione, che dovrebbe essere dietro a noi, in realtà, corre davanti a noi, nell'Apocalisse.
L'Apocalisse è una dimensione diversa della Creazione.
... La legge di Mosè e “la legge dell'Apocalisse” ...
... Le piaghe dell'Esodo e le piaghe dell'Apocalisse ...
... L'Esodo ed il ritorno all'”Egitto dell'Apocalisse” ...
... Il Faraone dell'Esodo ed “il Faraone dell'Apocalisse” ...
... La terra promessa della Genesi e la nuova Gerusalemme dell'Apocalisse ...
... La Trasfigurazione di Lucifero nell'arcangelo Michele, dopo la sua caduta ...
Caro lettore, tutti questi segni sono, soltanto, dimensioni diverse dell'Unica realtà che è l'infinito, la luce; sono semi, soltanto semi ricchi di benedizione e di grazia.
Ed io sono sicuro che Padre Pio da Pietralcina sapeva che tutto questo doveva accadere: "La natura non esplora con un solo sentiero per raggiungere una mela, così l'uomo".
Perché?
Caro lettore, se il cuore di ogni uomo non sarà retto e leggero come una piuma d'aquila, arriverà il tempo in cui nella terra, nel mondo, succederanno cose ... molto rumorose e devastanti ... per le quali la libertà di scelta dell'uomo diventerà del tutto impotente.
... Altro che silenzio! ...
In quel tempo, l'uomo tornerà ad essere un animale bruto e morirà per sempre da animale bruto e brutto, proprio lui che, in un tempo passato, era vissuto da animale divino ...


________________________________________
[1] Rita Gambescia, La Grotta di San Michele Monte Sant'Angelo fra storia, fede e arte.
[2] Rita Gambescia, La Grotta di San Michele Monte Sant'Angelo fra storia, fede e arte.
[3] P. Jan Bogacki, Guida al Santuario di San Michele sul Gargano
[4] Rita Gambescia, La Grotta di San Michele Monte Sant'Angelo fra storia, fede e arte.



Da: Libero-News-Libero-Blog- Atualità

24 aprile 2008 - 09:45
Padre Pio, un vero business

 

Migliaia di fedeli sono atttesi oggi a San Giovanni Rotondo per l'ostensione delle sacre spoglie del santo frate e per accoglierli degnamente la cittadina si è rifatta a nuovo

 

 
di Redazione

Milioni di pellegrini sono attesi a San Giovanni Rotondo dove, a partire da oggi, giovedì 24 aprile, sarà possibile visitare le spoglie mortali di Padre Pio. Almeno 750mila le prenotazioni di fedeli e pellegrini giunte finora al centralino del convento di Santa Maria delle Grazie. Il corpo del santo con le stigmate sarà esposto in una teca di cristallo nella cripta dove si trovava la tomba e potrà essere visitato fino alle fine del 2008. Un'occasione questa che rappresenta sicuramente un momento spirituale unico per tutti i suoi fedeli, ma soprattutto un grande affare per la città di Pietralcina che negli anni ha visto sorgere alberghi e chiese come funghi.

Per accogliere degnamente i pellegrini l'amminsitrazione comunale di San Giovanni Rotondo ha provveduto a sistemare strade, marciapiedi e ad illuminare le aree prossime al convento e alla nuova chiesa dedicata proprio al Santo. Completata la cartellonistica stradale che fornirà ai fedeli le indicazione dei punti di presidio medico e delle autoambulanze. In nome della sicurezza sarà completata anche una nuova postazione della Polizia Municipale e dei carabinieri mentre i Vigili del Fuoco avranno la loro sede provvisoria nei locali di una ex scuola.
[Modificato da zsbc08 25/11/2008 13:01]
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21/10/2008 15:58

La salma del frate è stata esumata in vista dell'esposizione ai fedeli il 24 aprile.

A sessanta anni dalla morte del cardinale August Hlond

La vittoria verrà
La visione mariana del profeta polacco

di StanisLaw Zimniak
Membro dell'Istituto Storico Salesiano di Roma

 La figura eminente del cardinale August Hlond (1881-1948) - salesiano di don Bosco, primo vescovo di Katowice, primate della Chiesa cattolica in Polonia e fondatore della Società di Cristo per i Polacchi all'estero (Societas Christi pro Emigrantibus), nonché rifondatore della Congregazione dei Fratelli del Cuore di Gesù - può essere misurata con gli eccellenti frutti pastorali e spirituali prodotti dalla sua profezia sulla futura vittoria della Chiesa, invocata per l'intercessione della Santissima Vergine Maria. Una profezia pronunziata sul letto di morte il 22 ottobre 1948 - era il giorno in cui si ricordava la Madonna della Buona Morte - nel contesto storico dei grandi sconvolgimenti politici, sociali e culturali che avvenivano nel cuore dell'Europa, quando il comunismo sovietico marciava vittorioso verso l'Europa occidentale e conquistava vari Paesi oltre i confini del vecchio continente, mentre alla Polonia, privata di qualunque sostegno dell'occidente, dal 1944 veniva imposto il regime marxista per l'esplicita volontà di Mosca. Alla maggioranza dei polacchi sembrava che la catastrofe definitiva fosse giunta, seppellendo per sempre la speranza nella vittoria della libertà.
Proprio in quel momento, inaspettatamente morì il primate di Polonia. Morì la persona alla quale si rivolgevano tutti i polacchi, sia i cattolici sia i non credenti onestamente preoccupati per il destino del proprio Paese. La morte del primate Hlond, che in quel momento storico era l'unico sicuro punto di riferimento agli occhi della società disorientata, causò un enorme sgomento. L'autorevolezza, la mano sicura nella guida della Chiesa e la capacità di indicare nuove soluzioni senza mettere mai a rischio i valori fondamentali della fede cattolica, gli erano universalmente riconosciute. Di questo dava conferma il suo successore all'ufficio primaziale, il cardinale Stefan Wyszynski (1903-1981) - passato alla storia come "il primate del millennio" - nella lettera che scrisse il 6 gennaio 1949 per il suo insediamento, appena tre mesi dopo la morte del cardinale Hlond, in cui dichiarava:  "Con la morte ... del primate di Polonia cardinale August Hlond ... alla nazione intera è venuto a mancare il simbolo visibile della propria unità religiosa. (...)  Quando, nei giorni del nostro lutto, tutto il mondo ha chinato la fronte davanti al grande figlio della Chiesa, lo ha fatto per venerare la sua fede incrollabile, il coraggio indomito, l'amore devoto, l'operosità instancabile e tutte le virtù che Egli aveva messo al servizio di Dio, Padre Altissimo delle nazioni, e a quello della cattolica terra polacca".

"Il primate del millennio"

L'auspicio espresso dal primate Wyszynski, che la vita del suo predecessore diventasse modello e luce per un futuro tanto incerto, si riferiva alle nuove sfide da affrontare, in particolare a quella dell'ateismo che veniva imposto in tutte le sfere della vita sociale e culturale dal regime comunista. Per cui nella profezia, interpretata anche come una sorta di testamento del primate Hlond, Wyszynski vide una ispirazione per il programma pastorale da mettere in pratica. Uno dei punti più importanti del progetto apostolico del successore di Hlond era, nel 1966, la preparazione di un grande avvenimento:  il millennio del Battesimo della Polonia. Lo annunciò egli stesso a Roma il 22 ottobre 1962, ai primi inizi del concilio Vaticano II:  "Il cardinale morente a Varsavia aveva annunciato che la vittoria, quando verrà, sarà la vittoria della Madre Santissima. Aveva detto che bisognava portare la Polonia a celebrare la ricorrenza del millennio del Battesimo cantando l'inno Bogurodzico Dziewico, Bogiem slawiena Maryjo... (inno religioso medioevale, rivolto alla Madre di Dio - Theotòkos - per implorare la sua intercessione presso il Figlio). I vescovi polacchi hanno assunto questa esortazione del cardinale agonizzante a loro programma e dovere. Pertanto, immedesimandoci con questi pensieri e desideri del defunto pastore, noi vescovi polacchi conduciamo la nostra patria alle porte del millennio seguendo Maria di Jasna Góra, la Regina della Polonia. Crediamo profondamente che la vittoria verrà!". Sono state, dunque, queste parole a infondere nel clero e nella popolazione la forza, il coraggio, e soprattutto - sorprendendo e persino spaventando il regime comunista - la ferma volontà di resistere all'ideologia atea e di moltiplicare gli sforzi per un lavoro pastorale innovativo e per un'azione evangelizzatrice più radicale.
Due anni dopo, benedicendo il monumento dedicato a Hlond, il primate Stefan Wyszynski riconfermava ancora più esplicitamente l'importanza decisiva del testamento del suo predecessore per la preparazione pastorale della Polonia al millennio del suo Battesimo. Disse infatti:  "Oggi stiamo portando la nazione nel "nuovo millennio della fede" guidati dalla Madonna di Jasna Góra. Ma non dovete pensare, miei cari, che nel farlo stiamo realizzando intenzioni soltanto nostre. Ho letto queste parole del cardinale morente che diceva:  "Io me ne andrò, ma verranno altri che continueranno la mia opera". Vi dico, figli miei diletti, che io, suo indegno successore alla sede primaziale, penso sempre di continuare non la mia, ma la sua opera, di realizzare non i miei, ma i suoi programmi e progetti. Mi ritengo esecutore del suo testamento spirituale. (...) Le idee guida del lavoro che prepara la nazione al millennio del suo Battesimo vengono dal cuore del morente cardinale August Hlond. (...) Desidero assicurarvi, amatissimi fratelli sacerdoti e dilettissimi figli di Dio, che io e i vescovi polacchi stiamo continuando la sua opera. Per questo ci avviciniamo alle porte del nuovo millennio seguendo la Santissima Vergine! Il cardinale primate morente ci ha impegnato a questo con le seguenti, speciali parole:  "Luctamini cum fiducia! Sub patrocinio Beatae Mariae Virginis laborate". (...)".
Quando benedisse il fonte battesimale del millennio, il 31 maggio 1965, lo stesso primate pronunciò un discorso in cui tornava di nuovo sul significato e sull'importanza capitale del testamento del suo predecessore, che chiamò addirittura un "profeta polacco". "Cari figlioli" - disse in quell'occasione - "vi ringrazio per i grandi mazzi di fiori di cui mi avete colmato anche troppo. Li porterò alla cattedrale di Varsavia. Una parte andrà a ornare la tomba del nostro predecessore, cardinale August Hlond di venerata memoria. Il motivo ve lo dico subito. È perché è stato lui a dire che "la vittoria, quando verrà, sarà la vittoria della Madre Santissima". Io sono soltanto esecutore del suo programma. Sto lavorando perché questa vittoria s'avveri e perché sia la vittoria della Madre Santissima. La vittoria verrà, è sarà la Sua vittoria. Ecco perchè i vostri fiori saranno portati sulla tomba di questo profeta polacco che, con gli occhi che si stavano spegnendo, con le labbra ormai esangui, prediceva la vittoria della Madre Santissima. Pregate perché le forze non mi vengano meno, perché io possa contribuire a questa vittoria. Ma anche tutti voi state collaborando a quest'opera".
L'artefice principale della novena per il millennio del Battesimo della Polonia (1966), fu, senza dubbio, il primate Wyszynski, con il pieno appoggio dell'episcopato polacco, specialmente da parte dell'arcivescovo metropolita di Cracovia, Karol Wojtyla. La novena, il pellegrinaggio dell'immagine della
Madonna Nera di Czestochowa per tutto il Paese con le soste in tutte le parrocchie e tutte le famiglie cattoliche per una giornata di adorazione e preghiera, furono indubbiamente i più grandi eventi dell'azione evangelizzatrice della nazione polacca nella seconda metà del Novecento. L'iniziativa diede copiosi e bellissimi frutti, portando i polacchi a rinnovarsi moralmente e a riscoprire l'identità cristiana propria e del Paese. Questi eventi trovarono anche una rilevante eco internazionale. Tutto questo grazie al pellegrinaggio della sacra icona, concepito in forza della profezia del servo di Dio cardinale Hlond. Tanto è vero che, ovunque andasse la sacra immagine, vi si parlava della vittoria che sarebbe stata riportata grazie all'intervento materno di Maria presso Gesù. Si citavano di continuo, quindi, per rincuorare e incoraggiare i fedeli, le parole del cardinale Hlond.
Si noti che l'azione pastorale messa in atto dal primate Wyszynski fu fortemente osteggiata dal regime comunista. Addirittura, le autorità marxiste ricorsero all'atto brutale di sequestrare l'immagine della Madonna Nera. Però nemmeno questo impedì l'emozionante vittoria di Maria che stava trasformando la popolazione polacca con ripercussione benefiche nel mondo.

L'elezione di Wojtyla alla Cattedra di Pietro

Il primate Wyszynski interpretò l'elezione del cardinale Karol Wojtyla a successore di Pietro come il coronamento della profezia sulla vittoria mariana contro l'ateismo marxista, non solo in terra polacca, ma ben oltre i suoi confini. La chiamata del metropolita di Cracovia - pastore mariano per eccellenza, agli occhi del cardinale Wyszynski - ad assumere il servizio petrino, fu per quest'ultimo la conferma decisiva della vittoria di Maria, profetizzata dal servo di Dio cardinale Hlond.
Il cardinale Stefan Wyszynski si espresse in tal senso nella omelia La profetica visione della Madonna Vincitrice, tenuta dopo l'elezione del cardinale Wojtyla, il 21 ottobre 1978 a Roma. In essa dichiarava:  (...)  "Parlando con tutta l'umiltà, la vittoria è fatta! Nella Sede Petrina siede un Papa Mariano. (...) Quindi, la vittoria della Santissima Madre è davvero venuta".
Nella stessa omelia il cardinale Wyszynski volle evidenziare la provvidenziale coincidenza delle date. Giovanni Paolo II inaugurava il suo pontificato nella ricorrenza della morte del cardinale Hlond. Rimarcava, infatti:  "Sono passati trent'anni dalla visione apocalittica che videro gli occhi di August cardinale Hlond, primate di Polonia, mentre egli moriva a Varsavia ... Trent'anni dopo, lo stesso giorno della sua morte, consegneremo a Dio e alla Chiesa un Figlio della terra polacca, divenuto Vicario di Cristo e Successore di Pietro. Davanti alla Basilica di San Pietro, con la sua sublime facciata come sfondo, avrà luogo la solenne cerimonia d'inaugurazione del governo e del servizio di Giovanni Paolo II, già Karol cardinale Wojtyla, arcivescovo di Cracovia". In effetti, il servo di Dio cardinale Hlond morì il 22 ottobre verso le 10.30, e l'inaugurazione del pontificato del Papa Giovanni Paolo ebbe luogo il 22 ottobre alle ore 10:  potrebbe sembrare una semplice coincidenza, o anche qualcosa che va oltre, lasciando intravedere la mano provvidenziale del Signore.
Lo stesso Giovanni Paolo II diverse volte ha fatto riferimento a Hlond nei suoi interventi. Per esempio, ne parlò nel corso del secondo viaggio apostolico in Polonia, scegliendo il posto più indicato, cioè il santuario mariano di Jasna Góra (Czestochowa), dove "batte il cuore" della fede dei polacchi. In quell'occasione il Papa riconobbe nella profezia del servo di Dio cardinale August Hlond il motivo alla base del proprio affidamento totale a Maria, da essa animato e plasmato. Nel discorso Affido a Te, o Maria, tutto ciò che è mio:  questa terra, questa gente, questo retaggio, pronunciato domenica 19 giugno 1983 alle ore 21 - si tenga presente il momento storico:  mentre si festeggiava il 600° anniversario del santuario Mariano di Jasna Góra, nel Paese vigeva la legge marziale introdotta dal generale Wojciech Jaruzelski, e la visita papale avveniva dopo l'attentato del 13 maggio 1981 - Giovanni Paolo II disse:  "Infine, o Madre di Jasna Góra, sono venuto qui, per dirTi ancora una volta:  "Totus tuus"! Sono, o Madre, tutto Tuo, e tutto ciò che è mio è Tuo! (...). Una cosa ancora. Il 13 maggio sono passati due anni da quel pomeriggio in cui mi hai salvato la vita. Questo è accaduto in Piazza San Pietro. Lì, durante l'udienza generale, è stato puntato verso di me un colpo, che doveva privarmi della vita. Lo scorso anno il 13 maggio sono stato a Fatima, per ringraziare e affidare. Oggi desidero qui, a Jasna Góra, lasciare come ex voto un segno visibile di quest'avvenimento, la fascia della tonaca bucata dalla pallottola. Il Tuo grande veneratore, il cardinale August Hlond, primate di Polonia, sul letto di morte pronunciò queste parole:  "La vittoria - quando verrà - verrà per mezzo di Maria"".
A riprova di quanto profondamente sia penetrata questa profezia del primate Hlond nell'animo del Papa, riportiamo un brano del suo testamento:  "Quando nel giorno 16 ottobre 1978 il conclave dei cardinali scelse Giovanni Paolo II, il primate della Polonia Card. Stefan Wyszynski mi disse "Il compito del nuovo Papa sarà di introdurre la Chiesa nel Terzo Millennio". Non so se ripeto esattamente la frase, ma almeno tale era il senso di ciò che allora sentii. Lo disse l'uomo che è passato alla storia come primate del millennio. Un grande primate. Sono stato testimone della sua missione, del suo totale affidamento, delle sue lotte, della sua vittoria".
I padri paolini, custodi del Santuario della Madonna Nera di Jasna Góra, nel desiderio di perpetuare la radicata convinzione popolare della santità dell'amato primate Hlond e delle altre due grandi personalità della Chiesa, cioè del cardinale Stefan Wyszynski e del Papa Giovanni Paolo II, hanno collocato nella seconda sezione della cappella che ospita la veneratissima icona della Madonna Nera, nel "cuore" stesso della Polonia cristiana, tre vetrate a colori:  quella centrale raffigura Giovanni Paolo II, le altre due, laterali, contengono, rispettivamente, l'immagine del cardinale August Hlond - con impresse le parole della sua profezia - e quella del cardinale Stefan Wyszynski. Tutti e tre hanno molte cose in comune, ma sono uniti soprattutto dalla loro incrollabile fede nell'intercessione di Maria nella storia della salvezza dell'umanità.

Conclusione

Il crollo del comunismo è un dato storico. Alla sua caduta hanno contribuito, senz'altro, molte persone. In Polonia, questi tre servi di Dio sono indubbiamente da annoverare tra gli artefici più eminenti della fine del comunismo. La loro influenza non può essere circoscritta alla sola Polonia, perché i loro nomi risuonano nel mondo intero. È stato un processo di cambiamenti pacifici, coronato dalla caduta del muro di Berlino nel 1989. Tanto è vero che, recatosi nella Repubblica Ceca, Giovanni Paolo II poté sentire il Presidente Vaclav Havel parlare con grande commozione e gratitudine di un "miracolo". Senza cadere in esagerazioni, nella pacifica trasformazione dell'Europa dell'est è possibile davvero vedere un "miracolo" in qualche modo attribuibile anche al servo di Dio cardinale Hlond, giacché fu lui a trasmettere la salda fede nell'intercessione della Beata Vergine Maria al suo successore cardinale Wyszynski e questi, a sua volta, al metropolita di Cracovia divenuto poi Giovanni Paolo II.
In epilogo si riferiscono qui le sue parole, rimaste sconosciute fino a poco tempo fa. Il 10 gennaio 1948 il primate scrisse una lettera al vescovo di Rovereto, Giuseppe Cognata (1885-1972). "La ringrazio, eccellenza, del ricordo della Polonia. Essa è (in) primissima linea. Magnifica ne è la resistenza spirituale. Voglia continuare a raccomandarci all'Immortale Re dei tempi alla Sua onnipotente Madre, la dolce Ausiliatrice dei Cristiani. Vedremo avvenimenti più grandi di Lepanto e di Vienna".



(©L'Osservatore Romano - 23 novembre 2008)




Da Libero-News-Libero-Blog-Attualità

17 ottobre 2008 - 12:04
Padre Pio torni nel sepolcro  
Diecimila santini con una supplica a Papa Benedetto XVI: basta con l'ostensione della salma  
Sono stati stampati diecimila nuovi santini di San Pio da Pietrelcina, domenica prossima saranno distribuiti ai fedeli davanti al santuario di San Giovanni Rotondo. Contengono una supplica a Papa Benedetto XVI, ai cappuccini e a monsignor Domenico D'Ambrosio, vescovo di San Giovanni Rotondo, Vieste e Manfredonia, per chiedere che la salma del frate con le stimmate torni nel sepolcro della vecchia cripta del convento.

Sulla prima facciata del santino c'è una foto di Padre Pio mentre sull'altro verso si trova la supplica ai confratelli del Santo e al Papa affinché la salma di San Pio "sia restituita al suo sepolcro", ossia che le spoglie, oraesposte al pubblico , tornino nella cripta del vecchio convento di Santa Maria delle Grazie. L'iniziativa è promossa dall'associazione Pro-Padre Pio che già si era dichiarata fermamente contraria all'esumazione di San Pio arrivando anche ad adire a vie legali.





Ecco quello che su Padre Pio e sulla Chiesa della Madonna delle Grazie c'è scritto nel romanzo "La Camera del Silenzio (The Final Question)", Bastogi, Foggia 2007.

[…] E tutto ebbe inizio dai miei viaggi. Sì, i miei viaggi! A San Giovanni Rotondo, il paese della “Casa Sollievo della Sofferenza” dedicato a San Giovanni Evangelista e detto Rotondo perché era circondato da mura rotonde – ... le pietre sistemate a cerchio! ...-- durante uno dei miei viaggi, caro lettore, ho visto il tavolo, lo stipite della porta, sul quale fu messo a marcire il cadavere di Padre Pio, appena morto, alle h. 2:30, e non erano ancora le h. 3:00. Lui, San Pio, aspetta tutti i suoi figli davanti la porta del Paradiso e non è ancora entrato, lo ha annunciato agli uomini prima di morire nel corpo. Non sono ancora le tre. Perché? Perché, caro lettore, San Pio aspetta davanti la porta del Paradiso? Qual'è la natura degli angeli? E qual'è il loro sesso? E qual'è il loro nome? La natura ... ed il sesso ... ed il nome degli angeli ... “Mi sembra di essere ripiombato nei discorsi inutili del Medioevo! Dopo mille anni, ritorniamo a parlare di nuovo di queste cose? Dopo mille anni, Satana ritorna a bussare di nuovo alle porte del Paradiso, per chiedere che lo si lasci entrare dentro? Ma già non avevamo per lui chiuso le porte, per l'eternità?”: sento gridare in platea! ... caro lettore, mentre racconto la mia vera storia. Applausi! Applausi! Ancora applausi, in platea! Per il catechismo ufficiale della chiesa cristiana, gli angeli non hanno nome. I nomi dati agli angeli che non hanno nome, sono i nomi blasfemi dell'Apocalisse? Caro lettore, sono i nomi di quelli dell'esercito, che Lucifero chiamerà a sé, uno per uno, quando nessuno risponderà alla sua ultima domanda e quando non lo faranno ritornare in Paradiso, nella gloria della luce eterna? […] XX (Il sole, la luna e la pietra. La Cattedrale-Basilica di Cefalù) Ricordo che, un giorno, a Carontìa Marina, mentre eravamo seduti sulla spiaggia, a guardare il mare, ed il sole, ed i gabbiani, e la grande croce piantata nella sabbia, come un seme, il vecchio pescatore mi aveva parlato del sole, della luna e delle pietre. Sì ... il vecchio pescatore mi aveva parlato ... ancora una volta ... mentre le case prendevano fuoco ... mentre il vapore aleggiava sulle acque cotte dal sole e dal calore delle fiamme ... mentre gli abitanti di Carontìa Marina vagavano in processione nelle macerie, e nella cenere, e nel sale ... Sì ... ricordo che il vecchio pescatore mi aveva parlato così ... Ecco quello che mi aveva detto il vecchio pescatore, quel giorno che ancora viveva nei miei ricordi. Per il vecchio pescatore il sole e la luna erano il mistero della vita. La pietra era il mistero della resurrezione, della risalita al padre, e della ridiscesa del figlio spirituale all'umanità, per il ritorno finale all'Uno. Pietra, in latino, era anche petra ed era di genere femminile. Sempre in latino padre era pater ed era di genere maschile. Petra e pater avevano in comune le tre consonanti: p, t, r. Mascolino e femminino uniti da tre consonanti. Caro lettore, ecco quello che mi aveva fatto leggere, il vecchio pescatore, sulla Bibbia, aperta nella spiaggia, sulla sabbia: “Ed ecco: un trono stava eretto nel cielo e sul trono Uno stava seduto; ora Colui che sedeva era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina, mentre l'arcobaleno, che era intorno al trono, era simile a una visione di smeraldo” (Apocalisse) Il diaspro: la pietra di quarzo di vari colori. La cornalina: la pietra di calcedonio, di colore rosso a onde. Lo smeraldo: la pietra preziosa di colore verde vivo. Il Santo Graal: la coppa in cui fu raccolto il sangue di Cristo, che, secondo la credenza di alcuni, era verde di smeraldo ed aveva a che fare con la testa di Lucifero (il Minotauro?). ... Il diaspro ... ... La cornalina ... ... Lo smeraldo ... ... Le pietre ... ... Le pietre pure, limpide come l'acqua, e cristalline ... Il tempio, per il vecchio pescatore, era la risalita al padre e la ridiscesa del figlio spirituale. ... Il trono d'oro ... Ricordo, caro lettore, adesso che sto scrivendo del trono d'oro, una giornata che passai a Cefalù, in Sicilia, nella provincia di Palermo. A quel tempo avevo conosciuto già il vecchio pescatore di Carontìa Marina. Quello fu un giorno di sole e di caldo sudato, illuminante per la mia coscienza, per la mia consapevolezza e per le mie conoscenze maieutiche. A Cefalù, c'ero stato anche altre volte ... ma mai come quel giorno ... mai! Era l'8 agosto 2007. Mentre camminavo per le stradine di pietra e per i vicoli di Cefalù, mi persi in mezzo alle pietre dei vicoli ed in mezzo alle case, ed in mezzo alle porte delle case, ed alle finestra delle case, ed in mezzo ai fiori bellissimi, colorati, allegri e sorridenti dei balconi bassi. Fu così che giunsi in un luogo soleggiato della città, dove non c'ero mai stato prima. E pensare che io, Cefalù, la conoscevo, perché c'ero stato già molte altre volte, prima di quella volta, prima dell' 8 agosto 2007. Nel luogo soleggiato della città, dove io non ero mai stato prima di allora, vidi delle mura megalitiche. Vidi un breve tratto di una quindicina di metri all'incirca di mura megalitiche, come una piccola piazzetta di silenzio sul mare, sul lato sinistro della stradina dalla quale ero arrivato. Le mura megalitiche erano a forma di C, con il lato lungo sugli scogli e sul mare, a strapiombo, sulla roccia, e con i due lati corti che si ricongiungevano alla stradina, a formare come una piazzetta. Sulle pietre megalitiche delle mura, c'era un corridoio, anch'esso di pietra, a forma di U. Il corridoio nella pietra, sopra le mura megalitiche, nel quale entrai, quindi, era, in orizzontale a forma di C e, in verticale, a forma di U. Pertanto, io entrai dentro la U del corridoio di pietra della C megalitica, da uno dei due lati corti, quello a me più vicino, che si immetteva nella stradina, anch'essa di pietra, dalla quale ero arrivato in quel posto silenzioso e profumato. Percorsi il lato corto della C, poi il lato lungo parallelo alla stradina ed a strapiombo sugli scogli e sul mare, poi l'altro lato corto, per uscire dalla C. Ma, invece di uscire dal lato corto della C e di ritornare sulla stradina dal lato opposto a quello da dove ero entrato, notai che, sotto, nello spazio vuoto interno alla C, quello delimitato dentro i tre lati, si scendeva, per mezzo di una scala anch'essa ricavata dalla pietra, ad un livello inferiore rispetto a quello della stradina. Notai anche che, scendendo la scala di pietra che conduceva al livello inferiore, c'era una porticina, anch'essa di pietra, aperta sul lato lungo delle mura megalitiche, attraverso la quale si usciva aldilà delle mura, e si arrivava sugli scogli, e di lì al mare. Scesi gli scalini, attraversai la porticina, e fui subito sugli scogli. Gli scogli si prolungavano per una decina di metri davanti a me e davanti alla porticina di pietra, e dopo c'era il mare, e l'acqua del mare entrava anche dentro, anche fra scoglio e scoglio, fino a lambire le mura megalitiche della città. Ai lati del tratto di quindici metri circa di mura megalitiche, sulle rocce, sugli scogli e sul mare, lungo la stessa linea delle mura megalitiche, a seguire a strapiombo, a destra ed a sinistra, c'erano molteplici casette, una accanto all'altra, piccole, a due o tre piani, con le stanze una sull'altra, collegate da una scaletta interna stretta e piccola. Uscendo fuori dalla porticina che era aperta sul lato lungo delle mura megalitiche, gli scogli erano collegati tra di loro con dei gradini fatti di pietre e di cemento. I gradini erano delle piccole scalette per agevolare il passaggio da uno scoglio all'altro. Salii sul primo scoglio, quello più vicino alla porticina di pietra. Poi salii due o tre gradini, non ricordo con precisione, e mi trovai sopra un altro scoglio. Da lì potevo guardare meglio l'acqua del mare che si infilava in mezzo agli scogli e che, così facendo, raggiungeva la base delle mura megalitiche. Mi sedetti tra gli scalini, a guardare le onde dell'acqua del mare, il sole che faceva brillare tutta quanta l'acqua del mare che si apriva davanti a me, a destra, di fronte ed a sinistra. Mi sedetti a guardare i gabbiani che volavano sulle acque. Ringraziai l'acqua del mare, e le rocce, ed il sole, ed i gabbiani per tutto quello che stavo vedendo, e toccando, e sentendo, ed odorando, e gustando. Mentre ringraziavo l'acqua del mare, e le rocce, ed il sole, ed i gabbiani sentivo che mi stavo espandendo. Volavo anch'io sull'acqua del mare, leggero come una piuma d'aquila. Mi stavo espandendo e mi sentivo leggero come il vapore acqueo. Non so per quanto tempo rimasi seduto sugli scalini in quel modo. Ad un tratto però, da una delle casette di Cefalù, che si ergono a strapiombo sugli scogli e sul mare e che era sopra di me e dietro di me, un po' alle mie spalle, sentii il rumore di una finestra che si apriva. Mi voltai e guardai subito in alto, verso la casetta e verso la finestra. Vidi le persiane aperte e le ante della finestra aperte, ma non vidi nessuno affacciato alla finestra. Mi alzai, e camminando sugli scalini e sugli scogli, mi infilai dentro la piccola porticina di pietra che si apriva sulle mura megalitiche della città, da dove prima ero uscito verso il mare. Varcata la porta, salii la scala di pietra che conduceva al livello della stradina. Raggiunsi il livello della stradina e ritornai indietro da dove ero venuto, percorrendo la medesima via del vicolo dalla quale ero arrivato in quella piazzetta di silenzio sul mare. Dopo aver camminato per un centinaio di metri circa, vidi davanti a me, nel fondo di un vicolo stretto fatto di casette piccole, la Basilica-Cattedrale di Cefalù. Entrai nel vicolo di case, raggiunsi la piazza, salii la scala che dalla piazza conduceva alla corte della Basilica ed entrai dentro il cancello della corte e, dopo aver percorso la corte, entrai dentro la Cattedrale. Lì dentro, c'ero stato molte altre volte ... sì ... anche lì dentro ... Ma, sentivo che quel giorno ... tutto era diverso. Dentro di me c'erano ancora gli scogli, le rocce, le pietre dei vicoli, l'acqua del mare, il sole, i gabbiani, il profumo. La luce, dentro la Cattedrale, entrava da vetrate che erano situate in alto, immediatamente sotto il tetto. Le vetrate non erano trasparenti, ma erano coperte da materia opaca, colorata ad arte, in modo però apparentemente astratto. Mentre guardavo le vetrate colorate ed opache, si avvicinò a me una turista. “Mi scusi, sa chi è l'artista che ha colorato le vetrate?”, mi chiese, “Certo che ha avuto un bel coraggio a colorare le vetrate in quel modo!”, aggiunse. “In positivo o in negativo?”, le chiesi io, a mia volta. “In positivo!”, fece lei, “Sono bellissime! Si adattano benissimo allo stile medievale della cattedrale”. “Non so chi sia stato l'artista che ha colorato le vetrate”, risposi, “però, la luce che entra dalla materia opaca e colorata delle vetrate, dentro la Basilica, crea un effetto molto particolare. Non le pare?”. “Sì, è vero. Buon Giorno”, mi rispose lei, e si allontanò salutando gentilmente e graziosamente. Alla luce, che entrava nella Cattedrale attraversando e trafiggendo la materia opaca, dapprima vidi la statua di una Madonna, in marmo bianco, con un mantello decorato di oro e di blu. Era la Madonna con Bambino di Antonello Gagini, opera del 1533. La Madonna aveva tra le sue braccia Gesù Bambino e sotto i suoi piedi, in un piedistallo di marmo bianco a forma di ara, erano raffigurati gli undici Apostoli (mancava Giuda: 11 è la dozzina del Diavolo) con al centro la Madonna, china sul corpo di Gesù crocifisso disteso sul letto di morte. Dal basso verso l'alto, nella statua della Madonna con Bambino, c'erano quindi: Gesù Cristo morto nell'ara e Gesù Cristo Bambino in braccio alla Madonna. Dall'alto verso il basso, c'erano: Gesù Cristo Bambino in braccio alla Madonna e Gesù Cristo morto nell'ara. Quello che avevo visto nella Madonna con Bambino del Gagini, era il preludio al tema della Trasfigurazione, che impregnava di sé tutta la Cattedrale, anche le vetrate apparentemente astratte. Quella Madonna mi portò, viaggiando nella memoria e nei ricordi, al tetto della Chiesa della Madonna delle Grazie, del 1616, a San Giovanni Rotondo, e cioè all'iconografia di San Michele arcangelo che ha Lucifero sotto i suoi piedi. Quella iconografia dell'arcangelo Michele e di Lucifero era tutta tipica di quelle zone garganiche. Furono, infatti, i sammicalere, gli scultori locali, a scolpire, per primi, con pietra locale, il Michele guerriero che, con volto sereno, trafigge il cuore della bestia, di Lucifero, che è ai suoi piedi. Caro lettore, la statua in marmo dell'angelo che vediamo oggi, e che ormai identifica, più di ogni altro simulacro presente nel santuario, la figura di Michele, fu ordinata nel 1506 dal cardinale Antonio di Monte San Savino – esponente di spicco del mondo ecclesiastico di allora – dopo una visita a Monte Sant'Angelo. La statua, destinata a sostituire le precedenti in oro e argento andate distrutte, fu commissionata ad Andrea Contucci detto il Sansovino, conterraneo del cardinale, con il concorso pecuniario di quattro nobili spagnoli . Prima di allora, Michele era stato sempre rappresentato con una croce in una mano e con la spada nell'altra: cioè, non c'era Lucifero sotto i suoi piedi e nella sua icona. A Cefalù, dopo la Madonna con Bambino del Gagini, dietro l'altare d'oro, vidi la Trasfigurazione. Nella Trasfigurazione, Dio, per mezzo di Cristo, si faceva Uomo. Gesù Cristo, nei mosaici in oro, dietro l'altare d'oro, vestiva una tunica rossa lumeggiatissima d'oro. Nell'interpretazione di Monsignor Crispino Valenziano, la tunica rossa lumeggiatissima d'oro era la divinità che aderiva al Cristo, mentre il mantello azzurro era l'umanità che gli era sopraggiunta. Sotto l'immagine di Gesù Cristo, c'era l'immagine di Maria. La tunica azzurra di Maria, senza lumeggiature d'oro, era l'umanità che le aderiva, mentre il mantello rosso era la divinità che le era sopraggiunta. L'immagine di Maria, nei mosaici d'oro, era tra quella dell'arcangelo Michele, alla sua sinistra, e quella dell'arcangelo Gabriele, alla sua destra. Sotto Maria e sotto i quattro arcangeli, in due ordini di sei figure, tra le figure, c'erano i quattro evangelisti, tra i quali San Giovanni. Davanti ai mosaici in oro c'era l'Altare d'oro dell'Apocalisse di Virginio Ciminaghi. Caro lettore, ecco cosa scrive Monsignor Crispino Valenziano sull'Altare d'oro: “L'Altare, in bronzo ... è stato fuso a cera e dorato a zecchino nel 1991 ... La base è forma stilizzata di sarcofago ... La Mensa, incassata entro la cornice ... è lastra in marmo candido ... usata sin dal medioevo nei 6 altari che da allora ad ora si sono succeduti in Duomo. Reca inciso al lato del Cristo nell'abside il testo della lettera di S. Paolo: “Petra Autem Erat Christus”, “Quella Pietra Era Cristo” (1 Corinzi 10,4; Numeri 20,8) e al lato dell'Assemblea nell'aula il testo della lettera di S. Pietro: Ad Lapidem Vivum Et Ipsi Lapides Vivi”, “(accostatevi) Alla Pietra Viva Anche Voi Pietre Vive” (1 Pietro 2,4.5); e inoltre 4 croci rivolte ai “quattro venti” (Matteo 24,31; Didaché 10). Il nastro a stiacciato raffigura la processione dei 24 Vegliardi descritti dal testo apocalittico di S. Giovanni, “con coppe d'oro colme di profumi che sono le preghiere dei Santi”, convergente dai due lati dell'Altare verso il centro anteriore della Mensa dove stanno i 4 viventi, “leone vitello aquila uomo”, in adorazione dell'”Agnello Immolato” (Apocalisse 4,5-6). Al centro posteriore della Mensa, poi, è raffigurata la Hethemasea, il “Trono preparato” per la Venuta del Salvatore immediatamente prima del “nuovo cielo e nuova terra” (Apocalisse 21,1): uno sgabello con un cuscinetto sotto al volume del Vangelo, simbolo della presenza di Gesù Cristo già venuto una prima volta in questa nostra terra e che ci ritornerà alla fine di questo nostro cielo. Ai lati della “etimasia”, due Angeli in adorazione. La figurazione è situata tra “le foglie dell'albero (della vita che) servono a guarire le nazioni” (Apocalisse 22,2). Prima di uscire dalla Cattedrale, dopo aver visto l'Altare d'oro dell'Apocalisse, notai due cartelli, uno alla sinistra ed uno alla destra del grande portone d'ingresso. Sul cartello di sinistra, in un manifesto, c'era scritto: “Cosa giova all'uomo guadagnare tutto il mondo se poi ... dovrà lasciarlo? La vera ricchezza è quella della chiamata ad essere, in Cristo partecipi della natura divina. XVIII domenica tempo ordinario, 5 agosto 2007”. Sul cartello di destra, in un manifesto, c'era scritto: “Basilica-Cattedrale 6 agosto: Trasfigurazione del Signore. Chiesa Parrocchiale Santa Maria della Luce, Cefalù: Festa di Maria SS. Assunta 14/15 agosto”. Nel manifesto c'era riprodotta un'immagine di Maria SS. Assunta nella quale Maria era raffigurata assunta in cielo con il suo corpo che era immerso nella luce. Uscendo fuori dalla Cattedrale dedicata alla Trasfigurazione del Signore, la Cattedrale-Basilica di Cefalù che è situata sotto la roccia della Rocca del Castello, mi immersi di nuovo in mezzo ai vicoli di pietre, in mezzo alle finestre, ed alle porte, ed ai fiori colorati e luminosi e profumati dei balconi bassi. Mentre respiravo quell'aria e quel profumo compresi che il grande segreto rivelato all'uomo da Cristo, il grande Iniziato, era la Trasfigurazione. Compresi anche che il grande segreto dell'Iniziazione, e cioè la verità che la Chiesa non ha voluto mai accettare, era la Trasfigurazione di Lucifero nella luce di Uno. Questo era il grande segreto dell'Iniziazione, nascosto dietro il velo: la Trasfigurazione di Lucifero ... T ... Lucifero che mediante l'arcangelo Michele ritorna in Paradiso. La Trasfigurazione di Cristo e di Maria Vergine e Madre di Cristo era raffigurata nella Basilica Cattedrale di Cefalù. La Trasfigurazione di Lucifero nell'arcangelo Michele era raffigurata nell'iconografia della Chiesa della Madonna delle Grazie del Convento dei Frati Minori Cappuccini, a San Giovanni Rotondo. Io lì la vidi! Era tutto il frutto di una banale coincidenza? Era tutto una costruzione della mia fervida fantasia? O, invece, no? L'ultima domanda di Lucifero era soltanto un'invenzione dell'avvocato del Diavolo? O, invece, no? Ma ritorniamo, adesso, al vecchio pescatore di Carontìa Marina, ed alla sua sapienza, ed alle sue pietre, ed alla sua croce. Per il vecchio pescatore, la prima cosa che sgorgava dall'Energia primordiale era la dualità maschio-femmina, sole-luna. Il sole era connesso al fuoco, così come la luna era connessa all'acqua. ... La luna che provocava le alte e le basse maree delle acque ... ... Il sole che faceva evaporare il mare, e i fiumi, e i laghi, e le sorgenti ... Nella creazione, nel mistero della vita, la dualità ritornava all'unità vitale, attraverso il nato, che aveva in sé l'unità della vita ricevuta dalle due vite del padre e della madre. ... L'uno vitale che il neonato era ... Quando la donna era incinta e cioè quando in lei si creava la vita, in lei non c'era sangue mestruo. Dopo la creazione, dopo la nascita del bambino, in lei, dentro di lei, nelle sue parti più intime e più nascoste, nella sua grotta più profonda, ritornava il sangue mestruo. Era per questo motivo che il sangue mestruo era considerato come l'anima che usciva e che se ne andava via, come la vita che non era trattenuta dentro il corpo della donna o del neonato, ed era per questo che la donna non gravida, che aveva ripreso con regolarità il ciclo mestruale, era considerata impura; ed era sempre per questo motivo che la donna gravida, che riproduceva dentro di sé il mistero della vita, che cresceva come la luna, era considerata pura, e cioè perché in lei cresceva la vita, la vita che nell'uno neonato era anche anima e spirito. La luna era detta benefica nella fase crescente e malefica in quella decrescente. La luna, sempre e comunque la stessa ed unica luna! La donna era detta benefica quando era gravida, e malefica quando da lei e dalla sua grotta, dalla grotta che aveva tra le colonne delle sue cosce, usciva con regolarità il sangue mestruo. Sangue e pietra erano intimamente ed interiormente connessi nel calice di pietra che conteneva il sangue, che era puro quando era del cuore, della nascita, ed impuro quando era mestruo. La purezza era intimamente connessa al sangue del cuore ed all'anima del neonato, mentre ciò che era impuro era anche sangue mestruo. Il sole e la luna ripetevano la dualità cosmica mascolino-femminino. Anche questa dualità si ricomponeva, alla fine, nell'Uno. ... L'Uno ... ... Il seme ... ... Il figlio spirituale ... ... Il principio femminino ... ... Il principio mascolino ... Il principio femminino: l'acqua. Il principio mascolino: il fuoco. L'acqua ed il fuoco si univano in un punto. In quel punto l'acqua ed il fuoco diventavano Uno, l'acqua cioè non spegneva più il fuoco ed il fuoco non faceva evaporare più l'acqua. Era proprio in quel punto che stava seduto il vecchio pescatore, con la sua grande croce. Ed era in un punto preciso della donna, e cioè tra i pilastri delle sue cosce, che c'era la grotta pelosa nella quale nasceva il bambino. Per gli Egizi all'origine di tutto c'era il Nascosto, il Silenzioso, l'Oceano di energia primordiale, il Generatore di fulmini e di saette, il big bang diremmo noi, la prima saetta di fuoco, il primo fulmine di luce. Nessun uomo e nessun Dio potevano conoscere di quell'energia primordiale senza restarne folgorati. ... Il Faraone defunto ... L'uomo, e cioè io, a sentir parlare il vecchio pescatore, doveva far rivivere il morto, il cadavere inanimato che era lui ed in lui, affinché l'energia agisse in lui e lo trasfigurasse da bestia in animale divino, e cioè da materia definita in grigiume marcio e putrescente e poi in spirito, in spirito umano, e cioè non completamente puro. Grossomodo, per grandi linee, questa era la mia vita prima dell'abbeveratoio, prima della guerra. Le mie idee di fondo, mio padre, i mie studi, il mio lavoro, il mio tempo libero, il mio sesso, la società in cui vivevo, i miei viaggi. […]

[...]




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5 marzo 2008 - 09:00

Padre Pio, fede o necrofilia?

 

La salma del frate è stata esumata in vista dell'esposizione ai fedeli il 24 aprile. L'ennesimo business di una Chiesa che non sembra rispettare neppure i morti? Dì la tua

 

Le chiamano reliquie ma sono i resti mortali di quello che fu un uomo. Un santo per molti, ma pur sempre un uomo il cui corpo merita rispetto. La tomba contenente le spoglie di frate Pio da Pietrelcina, al secolo Francesco Forgione, è stata aperta lo scorso 3 marzo, avviando così l'operazione di esumazione di un cadavere.

Ma perché estrarre e mostrare al pubblico un corpo dopo 40 anni dalla sua sepoltura avvenuta il 27 settembre del 1968, quattro giorni dopo la morte? Per l'esposizione al pubblico dei fedeli (la notizia era già apparsa sui quotidiani all'inizio del 2008) il prossimo 24 aprile. Un'esposizione che sa più di business che di fede.

E dal disseppellimento del frate di Pietrelcina emergono dettagli riconducibili alla necrofilia più che alla fede: «Si vedono tra l'altro i piedi, perché sapete che i padri cappuccini vengono sepolti scalzi. Ma non c'è nessun segno delle stimmate» ha spiegato il vescovo di San Giovanni Rotondo-Manfredonia-Vieste, monsignor Domenico D'Ambrosio, delegato per la Santa Sede per le opere di Padre Pio.

«Aveva mani, protette dai mezzi guanti di lana - ha spiegato l'alto prelato - perfette come se fosse stato da una manicure». Che cosa hanno a che fare questi dettagli macabri con la religione cattolica? Nel 2008 ti sembra sia ancora possibile venerare resti umani semiputrefatti? (Libero News)
[Modificato da zsbc08 22/12/2008 18:39]
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21/10/2008 16:09

I simboli di Zanfretta e l'esposizione di Padre Pio ai fedeli
La salma del frate è stata esumata in vista dell'esposizione ai fedeli il 24 aprile.

Già ad inizio 2008 era stata diffusa la notizia dell'esumazione e dell'esposizione ai fedeli, che durerà fino alla fine del 2008.
Perché l'esumazione e l'esposizione ai fedeli nella Chiesa della Madonna delle Grazie del vecchio convento dei cappuccini? Perché la notizia è stata diffusa all'inizio del 2008 e l'esposizione dovrebbe durare fino alla fine del 2008?
Perché la tastiera e i simboli della scatola di Zanfretta?
Perché l'uscita dal sepolcro?
Che ruolo ha avuto la Madonna di Fatima nella "vita" di Padre Pio?
Non è che anche per l'esposizione di Padre Pio bisogna interpretare i simboli più che i fatti di cronaca?

Francesco Paolo Pinello
[Modificato da zsbc08 21/10/2008 16:11]
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21/10/2008 16:18

"La Camera del Silenzio (The Final Question)", Padre Pio e la chiesa della Madonna delle Grazie presso il Convento dei Cappuccini
"La Camera del Silenzio (The Final Quetion)", Padre Pio e la chiesa della Madonna delle Grazie presso il Convento dei Cappuccini

Nella quarta di copertina del mio romanzo "La Camera del Silenzio (The Final Question)", uscito nel mese di dicembre 2007 per i tipi della Bastogi di Foggia, ho scritto:

<<Cosa accadde veramente in quei giorni a Canneto di Caronia? E prima? E dopo? E cosa deve ancora accadere? ... Ti sei mai posto quest'ultima domanda? ... E che c'entra San Pio con tutto questo? E gli incendi ... sul Gargano ... a San Giovanni Rotondo ... a Los Angeles?>>

Nel romanzo parlo ampiamente della Chiesa della Madonna delle grazie.

Francesco Paolo Pinello
[Modificato da zsbc08 21/10/2008 17:00]
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24/10/2008 18:03

Spariti il messale e un'ampolla d'acqua benedetta
Angelo Conti (La Stampa): 21 gennaio 2008 IL GIALLO I CARABINIERI AL LAVORO, DIETRO L'EPISODIO POTREBBE ESSERCI LA MANO DEI SATANISTI Mistero alla Gran Madre furto per le messe nere Spariti il messale e un'ampolla d'acqua benedetta. 

Furto misterioso, alla Gran Madre di Dio, una basilica fra il Po e la collina, in una delle zone più eleganti ed esclusive di Torino.

Sono stati rubati, la scorsa settimana, un messale e la grande ampolla d'acqua del Piave posta accanto all'Ossario, dove riposano i resti di 4000 ragazzi piemontesi, caduti nella Prima Guerra Mondiale. L’ossario è ospitato al piano terreno, che è per molti versi un interrato, proprio al di sotto del pavimento della basilica. E’ possibile scorgerlo anche attraverso uno spesso cristallo circolare, posto sul pavimento al centro della navata, coperto da uno strato di monetine che i turisti buttano, pare a caccia di fortuna. Due oggetti dal valore commerciale non elevato, ma assai prezioso per i seguaci delle messe nere. I carabinieri della Compagnia San Carlo e del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale sono al lavoro per identificare i responsabili. Il sospetto e' che i due oggetti siano stati rubati da satanisti per essere utilizzati durante i loro riti. In questa chiesa, considerata la più “magica” della città, nel sotterraneo, forse fra i resti di un tempio egizio sulle rovine del quale venne eretta la chiesa, secondo alcuni occultisti sarebbe nascosto il Sacro Graal; secondo altri, il luogo in cui si trova la coppa che avrebbe raccolto il sangue di Cristo dopo la crocifissione si troverebbe invece nella direzione indicata dalla statua della Fede, che è sopra l’ossario dei caduti, a pochi metri da dove è stato commesso il furto. Proprio da qui, dalle rive del Po che scorre ai piedi della basilica, partirebbe il triangolo della magia nera che lega Torino a Londra e San Francisco (California). L’ampolla ed il messale sono conservati accanto ad un piccolo altare, accessibile dal lato di via Villa della Regina o scendendo la scala di sinistra, una volta entrati nella basilica. L’ampolla è in una sorta di sfera di spesso cristallo, dal diametro di almeno 35 centimetri montata su un piccolo basamento di marmo. L’ampolla custodiva acqua del Piave, benedetta soprattutto nel periodo intorno al 4 novembre, anniversario della Vittoria. Il messale è invece un’edizione completa, di scarso pregio, in uso da una ventina d’anni ai sacerdoti di quella parrocchia. Per don Sandro Menzio, il parroco della Gran Madre di Dio, e' stato un colpo di esperti: «Hanno forzato la porta giusta e portato via l'ingombrante refurtiva nel modo piu' razionale. Hanno anche evitato di far scattare il sistema di allarme. Hanno rubato dei simboli». L’ampolla rubata con l’acqua aveva un peso notevole. Giuditta Dembech, una delle piu' autorevoli studiose della Torino magica, ha scritto un libro sul tema della leggenda metropolitana (e' lei a definirla cosi') che ipotizza la presenza del sacro Graal dentro al tempio affacciato sul Po.

 
[Modificato da zsbc08 25/10/2008 10:10]
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25/10/2008 15:47

Il 4 novembre a San Francisco si vota sulla prostituzione

Da: Corrieredellasera.it

Prostituzione: a San Francisco
referendum per abolire il reato

Resterebbe illegale, ma si vuole impedire alla polizia di effettuare arresti. E lavoro extra ai tribunali

Una prostituta a San Francisco (Ap)
WASHINGTON – Alle elezioni presidenziali del 4 novembre gli abitanti di San Francisco voteranno pro o contro la «Proposta K» che abolisce il reato di prostituzione. La proposta è avanzata dalla Rete di difesa dei lavoratori del sesso e appoggiata dal Partito democratico, sebbene il sindaco, che vi appartiene, la opponga.

SONDAGGI - Dai sondaggi è difficile che il referendum passi: uno analogo venne sconfitto nella vicina città di Berkeley nel 2004. Ma Carol Leigh, una delle fondatrici della Rete, è convinta che la Proposta K (la lettera K indica le più varie ordinanze comunali) sarà approvata «perché sempre più gente pensa che la prostituzione non sia un crimine, come non lo sia fumare la marijuana». In America, la prostituzione è permessa in alcune contee del Nevada, dove prosperano bordelli controllati dalle autorità, e nel Rhode Island, purché in privato e tra adulti consenzienti. Altrove è vietata, sebbene metropoli come New York, Los Angeles e Chicago ne siano infestate. San Francisco permetterebbe alle prostitute di aggirarsi nelle strade.

SCALPORE - La Proposta K non legalizzerebbe comunque la prostituzione, illegale in tutta la California: impedirebbe solo alla polizia di operare arresti, che in media sono tra i 1.500 e i 1.600 all’anno, e alla magistratura di infliggere condanne fino a sei mesi di carcere (ma i processi sono meno di cento) con un risparmio annuo, secondo La rete, di 11 milioni di dollari. La Proposta K ha destato scalpore perché si scontra con i «valori» su cui il candidato repubblicano alla Casa Bianca John McCain e la sua vice Sarah Palin basano la campagna elettorale e ha rafforzato l’immagine di San Francisco come una città senza freni. La rete sostiene che il referendum consentirebbe alle prostitute di formare «collettivi» autogestiti, e sottrarsi all’attuale sfruttamento e traffico di «schiave bianche»: protesta la Leigh che «è una questione di diritti umani».

DIRITTI UMANI - Ma il procuratore distrettuale Kamala Harris e il commissario Al Pardini ribattono che accadrebbe proprio il contrario: «Sarebbero più esposte alla violenza e alla droga», reagisce Pardini. «Quanto ai diritti umani, la maggioranza delle prostitute non sceglie liberamente questo mestiere, è costretta a farlo». Sulla Proposta K, San Francisco rischia di spaccarsi in due, come si spaccò sulla legalizzazione della marijuana (permessa solo a fini terapeutici, come in tutta la California). Gli evangelici e i conservatori si stanno infatti mobilitando non soltanto per bocciare il referendum, ma anche per chiudere i molti «marijuana medical club» sorti nel frattempo, e per rendere più severe le ordinanze contro la prostituzione, che affligge la città dalla metà dell’Ottocento, dalla corsa all’oro che trasformò un intero quartiere del porto in un bordello, la famigerata Barbary coast.

Ennio Caretto
22 ottobre 2008

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25/10/2008 15:52

Barack Obama e la California
23/10/2008

Speranze californiane

Scritto da: Maria Laura Rodotà alle 21:03

Una volta -fino a poco fa- i californiani erano ricca carne da cannone. Anche un po’ ingenua. Erano i divi di Hollywood che organizzavano party per i candidati, i produttori che volevano essere invitati alla Casa Bianca a dormire nella Lincoln Room, i cantanti rock. Il candidato atterrava, incassava, e ciao. Stavolta il candidato è atterrato più volte, ha incassato più che mai: è lo stato che sta donando di più, 10 milioni in una sola gita a Los Angeles di Barack Obama,  a settembre. E stavolta i finanziatori più che voglia di farsi vedere hanno voglia di contare: sulla new economy, sull’ambiente, sulla libertà di espressione, sui diritti civili, sugli affari loro. Ci sono ancora i divi ma ce n’è di furbissimi, come Oprah Winfrey, prima grande sponsor di Obama. E ci sono i multimilionari della Silicon Valley: quelli che vivono nella zona di Sand Hill Road, per dire,  hanno dato a Obama 71 volte più dollari del medio distretto postale Usa. Sono la “liberal élite” stramaledetta dai repubblicani; ma sono un’élite più giovane, più innovativa -tra nuove tecnologie e industria dell’intrattenimento e imprese ecocompatibili e nozze gaycompatili- e più interessante per il resto degli americani delle storiche lobby liberal dell’East Coast. Venisse eletto Obama, le università dell’Est fornirebbero economisti. Venisse eletto Obama, però, l’egemonia culturale, magari, definitivamente, si sposterebbe in California.

Come oggetto di attrazione: affascinano più i ragazzi che fondano Facebook e aiutano Obama degli scrittori che stanno a New York e tifano Obama in modo più rétro. Oppure di odio. La top ten dei campioni di raccolta fondi californiani sembra inventata per un discorso astioso del duo McCain-Palin: c’è un produttore di cartoni tv, un’ereditiera della soul music, un grande avvocato della Silicon Valley e una coppia gay. C’è anche Jodie Evans, fondatrice dell’associazione pacifista Codepink ed ex moglie di un finanziere; alla convention, Codepink era emarginata, ma nella West Coast sono contributi che servono. Dallo stato più popolato d’America che però non sarebbe <la vera America>; che però vuole influenzare di più l’America, dopo otto anni neoconservatori (tranquilli/e, c’è anche George Clooney, ha dato 30 mila dollari; e Denzel Washington, Harrison Ford, Jennifer Aniston, Tom Hanks; e Clooney vorrà dormire nella Lincoln Room, in caso, lui non c’è mai stato).

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25/10/2008 15:59

Il 4 novembre in California referendum sulle nozze gay
Pubblicato il 16.10.08 05:33 | | Commenti(3) | Invia il post
12/10/2008

La battaglia sulle nozze gay, dalla California al Connecticut

Scritto da: Maria Laura Rodotà alle 20:09

Barack non è tanto contento (non voleva se ne parlasse, gli può alienare qualche tradizionalista); gli elettori democratici californiani si preoccupano gli uni degli altri (i liberal temono l’affluenza ai seggi degli ispanici che sono un po’ teodem) e hanno buoni motivi: il 4 novembre, insieme al voto per il presidente, in California ci sarà un referendum sulle nozze gay. Legali da qualche mese , minacciate dalla Proposition 8 che vuole abrogarle. E’ in corso la più costosa battaglia referendaria della storia, 41 milioni di dollari già spesi (100 mila li ha dati Brad Pitt) in propaganda e spot. Per il no all’abrogazione: con una anziana coppia etero che chiede di lasciare alla figlia lesbica il diritto di sposarsi. Per il sì, sono prodotti dalla destra religiosa e attaccano la Corte Suprema dello stato che ha emesso la sentenza.
I sondaggi danno una lieve maggioranza ai sì. I pro-no, da ieri, puntano su una novità. Un’altra Corte Suprema statale, nel Connecticut, ha legalizzato le nozze gay. “E’ una vittoria, faremo pezzi la Proposition 8” sostiene Kate Kendell, direttore del National Center for Lesbian Rights. “Sempre più americani vogliono che vicini, colleghi, parenti gay abbiano i loro stessi diritti”. Non tutti: I gruppi antinozze hanno contrattaccato. Narrando di una manovra a tenaglia dei debosciati liberal sulle due coste (i matrimony gay sono possibili anche in Massachusetts; lo stato di New York non li celebra ma li considera legali). Dice Sonja Brown della Protect Marriage Coalition: “Siamo a un crocevia culturale. Il voto in California diventa ancora più importante”. E costringe I candidati a pronunciarsi. John McCain è ovviamente antinozze, anche se un tempo avrebbe sofferto a schierarsi con la destra religiosa. Obama, che vorrebbe solo unioni civili, ha dovuto dire che la Proposition 8 è “discriminatoria”. Ma più che dai candidati, il risultato potrebbe dipendere dalle file ai seggi; la speranza liberal è gli anti-nozze, stremati dall’attesa, votino il presidente e ignorino la lunga lista di referendum. Tanto, nota Kendell, “gli elettori sono in ansia per l’economia, la Proposition 8 è l’ultimo dei loro problemi”. E il destino delle nozze gaylesbo, più che all’ideologia o alla fede, è legato alle notizie che arrivano, alle file che si prevedono lunghe; insomma al caso, forse a questo crocevia culturale si svolterà tirando a caso, davvero ancora non si sa.
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30/10/2008 18:38

Papa Ratzinger e i preti gay
Da: L'Osservatore RomanoPresentato dalla Congregazione per l'Educazione Cattolica il documento «Orientamenti per l'utilizzo delle competenze psicologiche nell'ammissione e nella formazione dei candidati al sacerdozio» Per la piena maturità dei preti di domani I. La Chiesa e il discernimento vocazionale 1. "Ogni vocazione cristiana viene da Dio, è dono di Dio. Essa però non viene mai elargita fuori o indipendentemente dalla Chiesa, ma passa sempre nella Chiesa e mediante la Chiesa (...) luminoso e vivo riflesso del mistero della Trinità santissima" (1). La Chiesa, "generatrice ed educatrice di vocazioni" (2), ha il compito di discernere la vocazione e l'idoneità dei candidati al ministero sacerdotale. Infatti, "la chiamata interiore dello Spirito Santo ha bisogno di essere riconosciuta come autentica chiamata dal vescovo" (3). Nel promuovere tale discernimento e nell'intera formazione al ministero, la Chiesa è mossa da una duplice attenzione: salvaguardare il bene della propria missione e, allo stesso tempo, quello dei candidati. Come ogni vocazione cristiana, la vocazione al sacerdozio, infatti, unitamente alla dimensione cristologica, ha un'essenziale dimensione ecclesiale: "non solo essa deriva "dalla" Chiesa e dalla sua mediazione, non solo si fa riconoscere e si compie "nella" Chiesa, ma si configura - nel fondamentale servizio a Dio - anche e necessariamente come servizio "alla" Chiesa. La vocazione cristiana, in ogni sua forma, è un dono destinato all'edificazione della Chiesa, alla crescita del Regno di Dio nel mondo" (4). Quindi, il bene della Chiesa e quello del candidato non sono tra loro contrapposti, bensì convergenti. I responsabili della formazione sono impegnati ad armonizzarli tra loro, considerandoli sempre simultaneamente nella loro dinamica interdipendenza: è, questo, un aspetto essenziale della grande responsabilità del loro servizio alla Chiesa e alle persone (5). 2. Il ministero sacerdotale, inteso e vissuto come conformazione a Cristo Sposo, Buon Pastore, richiede doti nonché virtù morali e teologali, sostenute da equilibrio umano e psichico, particolarmente affettivo, così da permettere al soggetto di essere adeguatamente predisposto a una donazione di sé veramente libera nella relazione con i fedeli in una vita celibataria (6). Trattando delle diverse dimensioni della formazione sacerdotale - umana, spirituale, intellettuale, pastorale - l'Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis, prima di soffermarsi su quella spirituale, "elemento di massima importanza nell'educazione sacerdotale" (7), rileva che la dimensione umana è il fondamento dell'intera formazione. Essa elenca una serie di virtù umane e di capacità relazionali che sono richieste al sacerdote affinché la sua personalità sia "ponte e non ostacolo per gli altri nell'incontro con Gesù Cristo Redentore dell'uomo" (8). Esse vanno dall'equilibrio generale della personalità alla capacità di portare il peso delle responsabilità pastorali, dalla conoscenza profonda dell'animo umano al senso della giustizia e della lealtà (9). Alcune di queste qualità meritano particolare attenzione: il senso positivo e stabile della propria identità virile e la capacità di relazionarsi in modo maturo con altre persone o gruppi di persone; un solido senso di appartenenza, fondamento della futura comunione con il presbiterio e di una responsabile collaborazione al ministero del vescovo (10); la libertà di entusiasmarsi per grandi ideali e la coerenza nel realizzarli nell'azione d'ogni giorno; il coraggio di prendere decisioni e di restarvi fedeli; la conoscenza di sé, delle proprie doti e limiti integrandoli in una visione positiva di sé di fronte a Dio; la capacità di correggersi; il gusto per la bellezza intesa come "splendore di verità" e l'arte di riconoscerla; la fiducia che nasce dalla stima per l'altro e che porta all'accoglienza; la capacità del candidato di integrare, secondo la visione cristiana, la propria sessualità, anche in considerazione dell'obbligo del celibato (11). Tali disposizioni interiori devono essere plasmate nel cammino di formazione del futuro presbitero, il quale, uomo di Dio e della Chiesa, è chiamato a edificare la comunità ecclesiale. Egli, innamorato dell'Eterno, è proteso all'autentica e integrale valorizzazione dell'uomo e a vivere sempre più la ricchezza della propria affettività nel dono di sé al Dio uno e trino e ai fratelli, particolarmente a quelli che soffrono. Si tratta, ovviamente, di obiettivi che si possono raggiungere soltanto attraverso la diuturna corrispondenza del candidato all'opera della grazia in lui e che sono acquisiti con un graduale, lungo e non sempre lineare cammino di formazione (12). Consapevole del mirabile e impegnativo intreccio delle dinamiche umane e spirituali nella vocazione, il candidato non può che trarre vantaggio da un attento e responsabile discernimento vocazionale, teso a individuare cammini personalizzati di formazione e a superare con gradualità eventuali carenze sul piano spirituale e umano. È dovere della Chiesa fornire ai candidati un'efficace integrazione delle dimensioni umana e morale, alla luce della dimensione spirituale a cui esse si aprono e in cui si completano (13). II. Preparazione dei formatori3. Ogni formatore dovrebbe essere buon conoscitore della persona umana, dei suoi ritmi di crescita, delle sue potenzialità e debolezze e del suo modo di vivere il rapporto con Dio. Per questo, è auspicabile che i vescovi, fruendo di esperienze, di programmi e di istituzioni ben collaudate, provvedano a una idonea preparazione dei formatori nella pedagogia vocazionale, secondo le indicazioni già emanate dalla Congregazione per l'Educazione Cattolica (14). I formatori hanno bisogno di adeguata preparazione per operare un discernimento che permetta, nel pieno rispetto della dottrina della Chiesa circa la vocazione sacerdotale, sia di decidere in modo ragionevolmente sicuro in ordine all'ammissione in seminario o alla casa di formazione del clero religioso, ovvero alla dimissione da essi per motivi di non idoneità, sia di accompagnare il candidato verso l'acquisizione di quelle virtù morali e teologali necessarie per vivere in coerenza e libertà interiore la donazione totale della propria vita per essere "servitore della Chiesa comunione" (15). 4. Il documento Orientamenti educativi per la formazione al celibato sacerdotale, di questa Congregazione per l'Educazione Cattolica, riconosce che "gli errori di discernimento delle vocazioni non sono rari, e troppe inettitudini psichiche, più o meno patologiche, si rendono manifeste soltanto dopo l'ordinazione sacerdotale. Il discernerle in tempo permetterà di evitare tanti drammi" (16). Ciò esige che ogni formatore abbia la sensibilità e la preparazione psicologica adeguate (17) per essere in grado, per quanto possibile, di percepire le reali motivazioni del candidato, di discernere gli ostacoli nell'integrazione tra maturità umana e cristiana e le eventuali psicopatologie. Egli deve ponderare accuratamente e con molta prudenza la storia del candidato. Da sola, però, essa non può costituire il criterio decisivo, sufficiente per giudicare l'ammissione o la dimissione dalla formazione. Il formatore deve saper valutare sia la persona nella sua globalità e progressività di sviluppo - con i suoi punti di forza e i suoi punti deboli - sia la consapevolezza che essa ha dei suoi problemi, sia la sua capacità di controllare responsabilmente e liberamente il proprio comportamento. Per questo, ogni formatore va preparato, anche con adeguati corsi specifici, alla più profonda comprensione della persona umana e delle esigenze della sua formazione al ministero ordinato. A tale scopo, molto utili possono essere gli incontri di confronto e chiarificazione con esperti in scienze psicologiche su alcune specifiche tematiche. III. Contributo della psicologia al discernimento e alla formazione5. In quanto frutto di un particolare dono di Dio, la vocazione al sacerdozio e il suo discernimento esulano dalle strette competenze della psicologia. Tuttavia, per una valutazione più sicura della situazione psichica del candidato, delle sue attitudini umane a rispondere alla chiamata divina, e per un ulteriore aiuto nella sua crescita umana, in alcuni casi può essere utile il ricorso a esperti nelle scienze psicologiche. Essi possono offrire ai formatori non solo un parere circa la diagnosi e l'eventuale terapia di disturbi psichici, ma anche un contributo nel sostegno allo sviluppo delle qualità umane e relazionali richieste dall'esercizio del ministero (18), suggerendo utili itinerari da seguire per favorire una risposta vocazionale più libera. Anche la formazione al sacerdozio deve fare i conti sia con le molteplici manifestazioni di quello squilibrio che è radicato nel cuore dell'uomo (19) - e che ha una sua particolare manifestazione nelle contraddizioni tra l'ideale di oblatività, cui coscientemente il candidato aspira, e la sua vita concreta - sia con le difficoltà proprie di un progressivo sviluppo delle virtù umane e relazionali. L'aiuto del padre spirituale e del confessore è fondamentale e imprescindibile per superarle con la grazia di Dio. In alcuni casi, tuttavia, lo sviluppo di queste qualità umane e relazionali può essere ostacolato da particolari ferite del passato non ancora risolte. Infatti, coloro che oggi chiedono di entrare in seminario riflettono, in modo più o meno accentuato, il disagio di un'emergente mentalità caratterizzata da consumismo, da instabilità nelle relazioni familiari e sociali, da relativismo morale, da visioni errate della sessualità, da precarietà delle scelte, da una sistematica opera di negazione dei valori, soprattutto da parte dei mass-media. Tra i candidati si possono trovare alcuni che provengono da particolari esperienze - umane, familiari, professionali, intellettuali, affettive - che in vario modo hanno lasciato ferite non ancora guarite e che provocano disturbi, sconosciuti nella loro reale portata allo stesso candidato e spesso da lui attribuiti erroneamente a cause esterne a sé, senza avere, quindi, la possibilità di affrontarli adeguatamente (20). È evidente che tutto ciò può condizionare la capacità di progredire nel cammino formativo verso il sacerdozio. Si casus ferat (21) - ossia nei casi eccezionali che presentano particolari difficoltà - il ricorso a esperti nelle scienze psicologiche, sia prima dell'ammissione al seminario sia durante il cammino formativo, può aiutare il candidato nel superamento di quelle ferite, in vista di una sempre più stabile e profonda interiorizzazione dello stile di vita di Gesù Buon Pastore, Capo e Sposo della Chiesa (22). Per una corretta valutazione della personalità del candidato, l'esperto potrà fare ricorso sia a interviste, sia a test, da attuare sempre con il previo, esplicito, informato e libero consenso del candidato (23). Consideratane la particolare delicatezza, dovrà essere evitato l'uso di specialistiche tecniche psicologiche o psicoterapeutiche da parte dei formatori. 6. È utile che il rettore e gli altri formatori possano contare sulla collaborazione di esperti nelle scienze psicologiche, che comunque non possono fare parte dell'équipe dei formatori. Essi dovranno aver acquisito competenza specifica in campo vocazionale e, alla professionalità, unire la sapienza dello Spirito. Nella scelta degli esperti cui fare ricorso per la consulenza psicologica, per garantire meglio l'integrazione con la formazione morale e spirituale, evitando deleterie confusioni o contrapposizioni, si tenga presente che essi, oltre a distinguersi per la loro solida maturità umana e spirituale, devono ispirarsi a un'antropologia che condivida apertamente la concezione cristiana circa la persona umana, la sessualità, la vocazione al sacerdozio e al celibato, così che il loro intervento tenga conto del mistero dell'uomo nel suo personale dialogo con Dio, secondo la visione della Chiesa. Là ove non fossero disponibili tali esperti, si provveda alla loro specifica preparazione (24). L'ausilio delle scienze psicologiche deve integrarsi nel quadro della globale formazione del candidato, così da non ostacolare, ma da assicurare in modo particolare la salvaguardia del valore irrinunciabile dell'accompagnamento spirituale, il cui compito è di mantenere orientato il candidato alla verità del ministero ordinato, secondo la visione della Chiesa. Il clima di fede, di preghiera, di meditazione della Parola di Dio, di studio della teologia e di vita comunitaria - fondamentale per la maturazione di una generosa risposta alla vocazione ricevuta da Dio - permetterà al candidato una corretta comprensione del significato e l'integrazione del ricorso alle competenze psicologiche nel suo cammino vocazionale. 7. Il ricorso agli esperti nelle scienze psicologiche dovrà essere regolato nei diversi Paesi dalle rispettive Rationes institutionis sacerdotalis e nei singoli seminari dagli ordinari o superiori maggiori competenti, con fedeltà e coerenza ai princìpi e alle direttive del presente documento. a. Discernimento iniziale8. È necessario, fin dal momento in cui il candidato si presenta per essere accolto in seminario, che il formatore possa conoscerne accuratamente la personalità, le attitudini, le disposizioni, le risorse, le potenzialità e i diversi eventuali tipi di ferite, valutandone la natura e l'intensità. Non bisogna dimenticare la possibile tendenza di alcuni candidati a minimizzare o a negare le proprie debolezze: essi non parlano ai formatori di alcune loro gravi difficoltà, temendo di poter non essere capiti e di non essere accettati. Coltivano così attese poco realistiche nei confronti del proprio futuro. Al contrario, vi sono candidati che tendono a enfatizzare le loro difficoltà, considerandole ostacolo insormontabile per il cammino vocazionale. Il discernimento tempestivo degli eventuali problemi che ostacolassero il cammino vocazionale - quali l'eccessiva dipendenza affettiva, l'aggressività sproporzionata, l'insufficiente capacità di essere fedele agli impegni assunti e di stabilire rapporti sereni di apertura, fiducia e collaborazione fraterna e con l'autorità, l'identità sessuale confusa o non ancora ben definita - non può che essere di grande beneficio per la persona, per le istituzioni vocazionali e per la Chiesa. Nella fase del discernimento iniziale, l'aiuto di esperti nelle scienze psicologiche può essere necessario anzitutto a livello propriamente diagnostico, qualora ci fosse il dubbio di presenza di disturbi psichici. Se si constatasse la necessità di una terapia, dovrebbe essere attuata prima dell'ammissione al seminario o alla casa di formazione. L'aiuto degli esperti può essere utile ai formatori anche per delineare un cammino formativo personalizzato secondo le specifiche esigenze del candidato. Nella valutazione della possibilità di vivere, in fedeltà e gioia, il carisma del celibato, quale dono totale della propria vita a immagine di Cristo Capo e Pastore della Chiesa, si tenga presente che non basta accertarsi della capacità di astenersi dall'esercizio della genitalità, ma è necessario anche valutare l'orientamento sessuale, secondo le indicazioni emanate da questa Congregazione (25). La castità per il Regno, infatti, è molto di più della semplice mancanza di relazioni sessuali. Alla luce delle finalità indicate, la consultazione psicologica può in alcuni casi risultare utile. b. Formazione successiva9. Nel periodo della formazione, il ricorso a esperti nelle scienze psicologiche, oltre a rispondere alle necessità generate da eventuali crisi, può essere utile a sostenere il candidato nel suo cammino verso un più sicuro possesso delle virtù umane e morali; può fornire al candidato una più profonda conoscenza della propria personalità e può contribuire a superare, o a rendere meno rigide, le resistenze psichiche alle proposte formative. Una maggiore padronanza, non solo delle proprie debolezze, ma anche delle proprie forze umane e spirituali (26), permette di donarsi con la dovuta consapevolezza e libertà a Dio, nella responsabilità verso se stessi e verso la Chiesa. Non si sottovaluti, tuttavia, il fatto che la maturità cristiana e vocazionale raggiungibile, grazie anche all'aiuto delle competenze psicologiche, benché illuminate e integrate dai dati dell'antropologia della vocazione cristiana, e quindi della grazia, non sarà mai esente da difficoltà e tensioni che richiedono disciplina interiore, spirito di sacrificio, accettazione della fatica e della croce (27), e affidamento all'aiuto insostituibile della grazia (28). 10. Il cammino formativo dovrà essere interrotto nel caso in cui il candidato, nonostante il suo impegno, il sostegno dello psicologo o la psicoterapia, continuasse a manifestare incapacità ad affrontare realisticamente, sia pure con la gradualità di ogni crescita umana, le proprie gravi immaturità (forti dipendenze affettive, notevole mancanza di libertà nelle relazioni, eccessiva rigidità di carattere, mancanza di lealtà, identità sessuale incerta, tendenze omosessuali fortemente radicate, e così via). Lo stesso deve valere anche nel caso in cui risultasse evidente la difficoltà a vivere la castità nel celibato, vissuto come un obbligo così pesante da compromettere l'equilibrio affettivo e relazionale. IV. La richiesta di indagini specialistiche e il rispetto dell'intimità del candidato11. Spetta alla Chiesa scegliere le persone che ritiene adatte al ministero pastorale ed è suo diritto e dovere verificare la presenza delle qualità richieste in coloro che essa ammette al ministero sacro (29). Il canone 1051 1 del Codice di Diritto Canonico prevede che per lo scrutinio delle qualità richieste in vista dell'ordinazione si provveda, tra l'altro, all'indagine sullo stato di salute fisica e psichica del candidato (30). Il canone 1052 stabilisce che il vescovo, per poter procedere all'ordinazione, deve avere la certezza morale sull'idoneità del candidato, "provata con argomenti positivi" ( 1) e che, nel caso di un dubbio fondato, non deve procedere all'ordinazione (cfr. 3). Da ciò deriva che la Chiesa ha il diritto di verificare, anche con il ricorso alla scienza medica e psicologica, l'idoneità dei futuri presbiteri. Infatti, è proprio del vescovo o del superiore competente non solo sottoporre a esame l'idoneità del candidato, ma anche riconoscerla. Il candidato al presbiterato non può imporre le proprie personali condizioni, ma deve accettare con umiltà e gratitudine le norme e le condizioni che la Chiesa stessa, per la sua parte di responsabilità, pone (31). Per cui, in casi di dubbio circa l'idoneità, l'ammissione al seminario o alla casa di formazione sarà possibile, talvolta, soltanto dopo una valutazione psicologica della personalità. 12. Il diritto e il dovere dell'istituzione formativa di acquisire le conoscenze necessarie per un giudizio prudenzialmente certo sull'idoneità del candidato non possono ledere il diritto alla buona fama di cui la persona gode, né il diritto a difendere la propria intimità, come prescritto dal canone 220 del Codice di Diritto Canonico. Ciò significa che si potrà procedere alla consulenza psicologica solo con il previo, esplicito, informato e libero consenso del candidato. I formatori assicurino un'atmosfera di fiducia, così che il candidato possa aprirsi e partecipare con convinzione all'opera di discernimento e di accompagnamento, offrendo "la sua personale convinta e cordiale collaborazione" (32). A lui è richiesta un'apertura sincera e fiduciosa con i propri formatori. Solo facendosi sinceramente conoscere da loro può essere aiutato in quel cammino spirituale che egli stesso cerca entrando in seminario. Importanti, e spesso determinanti per superare eventuali incomprensioni, saranno sia il clima educativo tra alunni e formatori - contrassegnato da apertura e trasparenza - sia le motivazioni e le modalità con cui i formatori presenteranno al candidato il suggerimento di una consulenza psicologica. Si eviti l'impressione che tale suggerimento significhi preludio di un'inevitabile dimissione dal seminario o dalla casa di formazione. Il candidato potrà rivolgersi liberamente o a un esperto, scelto tra quelli indicati dai formatori, oppure a uno scelto da lui stesso e accettato da loro. Secondo le possibilità, dovrebbe essere sempre garantita ai candidati una libera scelta tra vari esperti che abbiano i requisiti indicati (33). Qualora il candidato, davanti a una richiesta motivata da parte dei formatori, rifiutasse di accedere a una consulenza psicologica, essi non forzeranno in alcun modo la sua volontà e procederanno prudentemente nell'opera di discernimento con le conoscenze di cui dispongono, tenendo conto del citato canone 1052 1. V. Il rapporto dei responsabili della formazione con l'espertoa. I responsabili del foro esterno13. In spirito di fiducia reciproca e collaborazione alla propria formazione, il candidato potrà essere invitato a dare liberamente il proprio consenso scritto affinché l'esperto nelle scienze psicologiche, tenuto al segreto professionale, possa comunicare gli esiti della consultazione ai formatori, da lui stesso indicati. Essi si serviranno delle informazioni, in tal modo acquisite, per elaborare un quadro generale della personalità del candidato e per trarre le opportune indicazioni in vista del suo ulteriore cammino formativo o dell'ammissione all'ordinazione. Onde proteggere, nel presente e nel futuro, l'intimità e la buona fama del candidato si presti particolare cura affinché le esternazioni dell'esperto siano accessibili esclusivamente ai responsabili della formazione, con il preciso e vincolante divieto di farne uso diverso da quello proprio del discernimento vocazionale e della formazione del candidato. b. Carattere specifico della direzione spirituale14. Al padre spirituale spetta un compito non lieve nel discernimento della vocazione, sia pure nell'ambito della coscienza. Fermo restando che la direzione spirituale non può in alcun modo essere scambiata per o sostituita da forme di analisi o di aiuto psicologico e che la vita spirituale di per sé favorisce una crescita nelle virtù umane, se non ci sono blocchi di natura psicologica (34), il padre spirituale può trovarsi, per chiarire dubbi altrimenti non risolvibili, nella necessità di suggerire una consulenza psicologica, senza comunque mai imporla, onde procedere con maggior sicurezza nel discernimento e nell'accompagnamento spirituale (35). Nel caso di una richiesta di consulenza psicologica da parte del padre spirituale, è auspicabile che il candidato, oltre a rendere edotto lo stesso padre spirituale dei risultati della consultazione, informi altresì il formatore di foro esterno, specialmente se lo stesso padre spirituale lo avrà invitato a questo. Qualora il padre spirituale ritenga utile acquisire direttamente lui stesso informazioni dal consulente, proceda secondo quanto indicato al numero 13 per i formatori di foro esterno. Dai risultati della consulenza psicologica il padre spirituale trarrà le indicazioni opportune per il discernimento di sua competenza e per i consigli da dare al candidato, anche in ordine al proseguimento o meno del cammino formativo. c. Aiuto dell'esperto al candidato e ai formatori15. L'esperto - in quanto richiesto - aiuterà il candidato a raggiungere una maggiore conoscenza di sé, delle proprie potenzialità e vulnerabilità. Lo aiuterà anche a confrontare gli ideali vocazionali proclamati con la propria personalità, onde stimolare una adesione personale, libera e consapevole alla propria formazione. Sarà compito dell'esperto fornire al candidato le opportune indicazioni sulle difficoltà che egli sta sperimentando e sulle loro possibili conseguenze per la sua vita e per il suo futuro ministero sacerdotale. Effettuata l'indagine, tenendo conto anche delle indicazioni offertegli dai formatori, l'esperto, solo con il previo consenso scritto del candidato, darà loro il suo contributo per comprendere il tipo di personalità e le problematiche che il soggetto sta affrontando o deve affrontare. Egli indicherà anche, secondo la sua valutazione e le proprie competenze, le prevedibili possibilità di crescita della personalità del candidato. Suggerirà, inoltre, se necessario, forme o itinerari di sostegno psicologico. VI. Le persone dimesse o che liberamente hanno lasciato seminari o case di formazione16. È contrario alle norme della Chiesa ammettere al seminario o alla casa di formazione persone già uscite o, a maggior ragione, dimesse da altri seminari o da case di formazione, senza assumere prima le dovute informazioni dai loro rispettivi vescovi o superiori maggiori, soprattutto circa le cause della dimissione o dell'uscita (36). È preciso dovere dei precedenti formatori fornire informazioni esatte ai nuovi formatori. Si presti particolare attenzione al fatto che spesso i candidati lasciano l'istituzione educativa di spontanea volontà per prevenire una dimissione forzata. Nel caso di passaggio ad altro seminario o casa di formazione, il candidato deve informare i nuovi formatori della consultazione psicologica precedentemente effettuata. Solo con il libero consenso scritto del candidato, i nuovi formatori potranno avere accesso alle comunicazioni dell'esperto che aveva effettuato la consultazione. Nel caso si ritenga di poter accogliere in seminario un candidato che, dopo la precedente dimissione, si sia sottoposto a trattamento psicologico, si verifichi prima, per quanto è possibile, con accuratezza la sua condizione psichica, assumendo, tra l'altro, dopo aver ottenuto il suo libero consenso scritto, le dovute informazioni presso l'esperto che lo ha accompagnato. Nel caso in cui un candidato chiede il passaggio a un altro seminario o casa di formazione dopo essere ricorso a un esperto in psicologia, senza voler accettare che la perizia sia a disposizione dei nuovi formatori, si tenga presente che l'idoneità del candidato deve essere provata con argomenti positivi, a norma del citato canone 1052, e quindi deve essere escluso ogni ragionevole dubbio. Conclusione17. Tutti coloro che, a vario titolo, sono coinvolti nella formazione offrano la loro convinta collaborazione, nel rispetto delle specifiche competenze di ciascuno, affinché il discernimento e l'accompagnamento vocazionale dei candidati siano adatti a "portare al sacerdozio solo coloro che sono stati chiamati e di portarli adeguatamente formati, ossia con una risposta cosciente e libera di adesione e di coinvolgimento di tutta la loro persona a Gesù Cristo che chiama all'intimità di vita con lui e alla condivisione della sua missione di salvezza" (37). Il Sommo Pontefice Benedetto XVI, nel corso dell'udienza concessa il 13 giugno 2008 al sottoscritto cardinale prefetto, ha approvato il presente documento e ne ha autorizzato la pubblicazione. Roma, 29 giugno 2008, solennità dei santi Pietro e Paolo, Apostoli. Zenon cardinale Grocholewski Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica Jean-Louis Bruguès Arcivescovo Segretario della Congregazione Note1) Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992), n. 35b-c: Acta Apostolicae Sedis, 84 (1992), 714. 2) Ibidem, n. 35d: Acta Apostolicae Sedis, 84 (1992), 715. 3) Ibidem, n. 65d: Acta Apostolicae Sedis, 84 (1992), 771. 4) Ibidem, n. 35e: Acta Apostolicae Sedis, 84 (1992), 715. 5) Cfr. ibidem, nn. 66-67: Acta Apostolicae Sedis, 84 (1992), 772-775. 6) Di tali condizioni viene data una descrizione molto ampia in Pastores dabo vobis, nn. 43-44: Acta Apostolicae Sedis, 84 (1992), 731-736; cfr. Codex Iuris Canonici, canoni 1029 e 1041, 1. 7) In quanto essa, "per ogni presbitero (...) costituisce il cuore che unifica e vivifica il suo essere prete e il suo fare il prete": Pastores dabo vobis, n. 45c: Acta Apostolicae Sedis, 84 (1992), 737. 8) Pastores dabo vobis, n. 43: Acta Apostolicae Sedis, 84 (1992), 731-733. 9) Cfr. ibidem; cfr. anche concilio Ecumenico Vaticano II, Decreto sulla formazione sacerdotale Optatam totius (28 ottobre 1965), n. 11: Acta Apostolicae Sedis, 58 (1966), 720-721; Decreto sul ministero e la vita dei presbiteri Presbyterorum ordinis (7 dicembre 1965), n. 3: Acta Apostolicae Sedis, 58 (1966), 993-995; Congregazione per l'Educazione Cattolica, Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis (19 marzo 1985), n. 51. 10) Cfr. Pastores dabo vobis, n. 17: Acta Apostolicae Sedis, 84 (1992), 682-684. 11) Paolo VI, nella Lettera enciclica Sacerdotalis cælibatus (24 giugno 1967), tratta esplicitamente di questa necessaria capacità del candidato al sacerdozio ai nn. 63-64: Acta Apostolicae Sedis, 59 (1967), 682-683. Egli conclude al n. 64: "Una vita così totalmente e delicatamente impegnata nell'intimo e all'esterno, come quella del sacerdote celibe, esclude, infatti, soggetti di insufficiente equilibrio psicofisico e morale, né si deve pretendere che la grazia supplisca in ciò la natura". Cfr. anche Pastores dabo vobis, n. 44: Acta Apostolicae Sedis, 84 (1992), 733-736. Nel percorso evolutivo assume un'importanza speciale la maturità affettiva, un ambito dello sviluppo che richiede, oggi più di ieri, una particolare attenzione. "Si cresce nella maturità affettiva quando il cuore aderisce a Dio. Cristo ha bisogno di sacerdoti che siano maturi, virili, capaci di coltivare un'autentica paternità spirituale. Perché ciò accada, serve l'onestà con se stessi, l'apertura verso il direttore spirituale e la fiducia nella divina misericordia", Benedetto XVI, "Discorso ai sacerdoti e ai religiosi nella Cattedrale di Varsavia" (25 maggio 2006), in: "L'Osservatore Romano" (26-27 maggio 2006), p. 7. Cfr. Pontificia Opera per le Vocazioni Ecclesiastiche, Nuove vocazioni per una nuova Europa, Documento finale del Congresso sulle Vocazioni al sacerdozio e alla Vita consacrata in Europa (Roma, 5-10 maggio 1997), a cura delle Congregazioni per l'Educazione Cattolica, per le Chiese Orientali, per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica (6 gennaio 1998), n. 37, pp. 111-120. 13) Cfr. Pastores dabo vobis, n. 45a: Acta Apostolicae Sedis, 84 (1992), 736. 14) Cfr. Congregazione per l'Educazione Cattolica, Direttive sulla preparazione degli educatori nei Seminari (4 novembre 1993), nn. 36 e 57-59; cfr. soprattutto Optatam totius, n. 5: Acta Apostolicae Sedis, 58 (1966), 716-717. 15) Pastores dabo vobis, n. 16e: Acta Apostolicae Sedis, 84 (1992), 682. 16) Congregazione per l'Educazione Cattolica, Orientamenti educativi per la formazione al celibato sacerdotale (11 aprile 1974), n. 38. 17) Cfr. Pastores dabo vobis, n. 66c: Acta Apostolicae Sedis, 84 (1992), 773; Direttive sulla preparazione degli educatori nei Seminari, n. 57-59. 18) Cfr. Optatam totius, n. 11: Acta Apostolicae Sedis, 58 (1966), 720-721. 19) Cfr. concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes (7 dicembre 1965), n. 10: Acta Apostolicae Sedis, 58 (1966), 1032-1033. 20) Per meglio comprendere queste affermazioni, è opportuno fare riferimento alle seguenti affermazioni di Giovanni Paolo II: "L'uomo, dunque, porta in sé il germe della vita eterna e la vocazione a far propri i valori trascendentali; egli, però, resta interiormente vulnerabile e drammaticamente esposto al rischio di fallire la propria vocazione, a causa di resistenze e difficoltà che egli incontra nel suo cammino esistenziale sia a livello conscio, ove è chiamata in causa la responsabilità morale, sia a livello subconscio, e ciò sia nella sua vita psichica ordinaria, che in quella segnata da lievi o moderate psicopatologie, che non influiscono sostanzialmente sulla libertà della persona di tendere agli ideali trascendenti, responsabilmente scelti" (Allocuzione alla Rota Romana (25 gennaio 1988): Acta Apostolicae Sedis, 80 (1988), 1181). 21) Cfr. Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, n. 39; Congregazione per i vescovi, Direttorio per il ministero pastorale dei vescovi Apostolorum Successores (22 febbraio 2004), n. 88. 22) Cfr. Pastores dabo vobis, n. 29d: Acta Apostolicae Sedis, 84 (1992), 704. 23) Cfr. Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari, Istruzione sull'aggiornamento della formazione alla vita religiosa (6 gennaio 1969), n. 11 iii: Acta Apostolicae Sedis, 61 (1969), 113. 24) Cfr. Giovanni Paolo II: "Sarà opportuno curare la preparazione di esperti psicologi i quali, al buon livello scientifico, uniscano una comprensione profonda della concezione cristiana circa la vita e la vocazione al sacerdozio, così da essere in grado di fornire supporti efficaci alla necessaria integrazione tra la dimensione umana e quella soprannaturale". ("Discorso ai partecipanti alla Sessione Plenaria della Congregazione per l'Educazione Cattolica" 4 febbraio 2002, n. 2: Acta Apostolicae Sedis, 94, 2002, 465). 25) Cfr. Congregazione per l'Educazione Cattolica, Istruzione circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al seminario e agli Ordini Sacri (4 novembre 2005): Acta Apostolicae Sedis, 97 (2005), 1007-1013. 26) Cfr. Orientamenti educativi per la formazione al celibato sacerdotale, n. 38. 27) Cfr. Pastores dabo vobis, n. 48d: Acta Apostolicae Sedis, 84 (1992), 744. 28) Cfr. 2 Corinzi, 12, 7-10. 29) Cfr. Codex Iuris Canonici, canoni 1025, 1051 e 1052; Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Carta circular Entre las más delicadas a los excelentísimos y reverendísimos señores obispos diocesanos y demás ordinarios canónicamente facultados para llamar a las sagradas ordenes, sobre los escrutinios acerca de la idoneidad de los candidatos (10 novembre 1997): Notitiae 33 (1997), pp. 495-506. 30) Cfr. Codex Iuris Canonici, canoni 1029, 1031 1 e 1041, 1; Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, n. 39. 31) Cfr. Pastores dabo vobis, n. 35g: Acta Apostolicae Sedis, 84 (1992), 715. 32) Ibidem, n. 69b: Acta Apostolicae Sedis, 84 (1992), 778. 33) Cfr. n. 6 di questo documento. 34) Cfr. nota n. 20. 35) Cfr. Pastores dabo vobis, n. 40c: Acta Apostolicae Sedis, 84 (1992), 725. 36) Cfr. Codex Iuris Canonici, canone 241, 3; Congregazione per l'Educazione Cattolica, Istruzione alle Conferenze Episcopali circa l'ammissione in Seminario di candidati provenienti da altri Seminari o Famiglie religiose (8 marzo 1996). 37) Pastores dabo vobis, n. 42c: Acta Apostolicae Sedis, 84 (1992), 730.(©L'Osservatore Romano - 31 ottobre 2008)
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06/11/2008 14:56

La California dice 'no' ai matrimoni omosex, i gay non ci stanno
Da: Rainews24.it

La California dice 'no' ai matrimoni omosex, i gay non ci stanno: proteste e iniziative legali
Gay sul piede di guerra contro Proposition 8
Gay sul piede di guerra contro Proposition 8

Approvando con oltre il 52% la cosidetta Proposta 8, i californiani hanno bocciato per la seconda volta in pochi anni il matrimonio fra omosessuali, rimettendo in dubbio la legalità di migliaia di
unioni gay celebrate negli ultimi quattro mesi e mezzo. Sono circa 18 mila le coppie gay che si sono unite in matrimonio da quando in maggio la Corte Suprema statale ha deliberato sulla legalità delle nozze tra omosessuali.

Secondo il ministro della giustizia statale Jerry Brown, i matrimoni già celebrati rimarranno validi ma diversi attivisti gay temono ricorsi da parte di organizzazioni contrarie alle unioni, senza escludere che le nozze possano essere annullate.

Proteste a tensione a Los Angeles
Un migliaio di omosessuali e attivisti per i diritti civili ha sfilato per West Hollywood per contestare Proposition 8, l'emendamento costituzionale che proibisce le nozze tra persone dello stesso sesso. Alcuni manifestanti si sono staccati dal corteo principale e hanno tentato di forzare un cordone della polizia. Ci sono state alcune scaramucce e gli agenti hanno fermato una decina di persone.

Chi ha votato contro le unioni gay
Dagli exit polls è emerso che gli elettori di Barack Obama si sono spaccati sul referendum, con i bianchi contrari alle nozze gay e neri e ispanici favorevoli.

I gay: non finisce qui
Tre cause sono state avviate contro la Proposition 8, che definisce il matrimonio
come un'unione tra un uomo ed una donna. Per le associazioni gay, in questo modo di punta indebitamente ad "annullare l'impegno basilare della Costituzione a garantire l'uguaglianza per tutti, privando di un diritto fondamentale un solo gruppo". Ecco perché l'American Civil Liberties Union, Lambda Legal e il National Center for Lesbian Rights, le contee di San Francisco, Los Angeles e Santa Clara ed il legale della prima coppia gay legalmente sposata nello stato annunciano battaglia nei tribunali dello stato. L'emendamento approvato con il
voto popolare era stato proposto da un'ampia coalizione di gruppi religiosi e conservatori.

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09/11/2008 13:22

California, in migliaia manifestano contro il bando delle nozze gay
Da: Rainew24.it

Los Angeles | 9 novembre 2008
California, in migliaia manifestano contro il bando delle nozze gay
Un matrimonio Gay in California
Un matrimonio Gay in California

Migliaia di persone si sono radunate ieri sera a Los Angeles per protestare contro il referendum che il 5 novembre scorso ha messo al bando le nozze tra omosessuali in California. Una folla variopinta di circa 5.000 persone si e' riversata per le strade del distretto di Silver Lake, a est di Hollywood, mostrando manifesti e intonando cori contro la cosiddetta Proposta 8, con la quale i californiani, per la seconda volta in pochi anni, hanno rimesso in dubbio la legalita' di migliaia di matrimoni tra gay celebrati negli ultimi quattro mesi e mezzo.

Su alcuni dei cartelloni portati in corteo dai manifestanti si legge "Yes we can (unless you're gay)": "Si', possiamo (a meno che tu non sia gay)". Molti omosessuali denunciano, infatti, come la comunita' gay non abbia finora tratto alcun beneficio dall'elezione di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti.

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11/11/2008 16:06

Staminali, il Vaticano contro il prelievo di quelle embrionali
Staminali, il Vaticano contro il prelievo di quelle embrionali
Da: RaiNews24.it

Roma | 11 novembre 2008
Staminali, il Vaticano contro il prelievo di quelle embrionali
Cellule staminali
Cellule staminali

Il Vaticano, per voce del presidente del pontificio consiglio per la Salute, card.Javier Lozano Barragan, conferma la sua contrarietà al prelievo di cellule staminali da embrione, incoraggiando invece l'utilizzo di quelle estratte da cellule adulte o da cordone ombelicale. "Le staminali embrionali - ha detto - non servono a nulla", mentre "si sono ottenuti ottimi risultati con il prelievo da cordone ombelicale o da cellule adulte ed emopoietiche". Lo ha detto il card.Barragan presentando un convegno internazionale sulla "pastorale nella cura dei bambini malati".

Il no all'uso di cellule staminali embrionali "vale per tutti", ed è quindi rivolto anche agli Stati Uniti. Lo ha ribadito il presidente del Pontificio consiglio per la Salute, card. Javier Lozano Barragan, rispondendo ad una domanda riferita alla revisione delle norme in materia ventilata dal nuovo presidente eletto degli Stati Uniti, Barack Obama. Il cardinale ha però precisato di non "conoscere a fondo la posizione" del futuro inquilino della Casa Bianca.

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12/11/2008 15:55

Obama telefona a Benedetto XVI
RaiNews24

New York | 12 novembre 2008
Obama telefona a Benedetto XVI. Cambio in vista ai vertici dell'intelligence Usa
Barack Obama
Barack Obama


Barack Obama, il presidente eletto degli Stati Uniti, ha avuto una conversazione telefonica
ieri con Papa Benedetto XVI, proseguendo la serie di telefonate per ringraziare per le congratulazioni ricevute per l'elezione. Lo indicano fonti dello staff di Obama a Chicago, citate dai media americani.

Da Bush a Obama
Cnn ha rivelato che saranno l'ex segretario di Stato Warren Christopher e l'ex senatore democratico Sam Nunn a guidare la transizione dall'Amministrazione Bush a quella Obama rispettivamente al Dipartimento di Stato e al Pentagono. 

Christopher, 83 anni, si occuperà del passaggio di consegne a Foggy Bottom, dove era stato a capo della diplomazia Usa dal 1993 al 1997 sotto Bill Clinton. Il settantenne Nunn ha
guidato per otto anni la Commissione Difesa del Senato. E' un esperto di questioni legate alla sicurezza nazionale. 

Totonomine
Non è ancora chiaro chi sarà il nuovo segretario di Stato né chi verrà nominato alla Difesa: per la prima casella in pole position ci sono John Kerry e Bill Richardson, al Pentagono potrebbe essere confermato Robert Gates ma si parla anche di una nomina 'bipartisan'.

Intellicence, si cambia
Si profila una rivoluzione, invece, ai vertici delle agenzie di spionaggio americane: il Washington Post ha scritto che Obama è intenzionato a rimpiazzare il direttore della Cia, Michael Hayden, e quello della National Intelligence, Mike McConnell. Tra i nomi che circolano per prendere il loro posto ci sono quelli di John Brennan, l'ex agente della Cia che guida la squadra per la transizione all'intelligence, e il senatore repubblicano Chuck Hagel.

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15/11/2008 08:58

Los Angeles: Incendi
Da: RaiNews24.it

Los Angeles | 15 novembre 2008
Incendi a Santa Barbara in California, 4.000 persone evacuate, oltre 200 ville distrutte
Inserire didascalia
Inserire didascalia

Fra 100 e 200 ville di lusso sono state ridotte in cenere e piu' di 4.000 persone evacuate a causa di un incendio divampato nella ricca regione di Santa Barbara in California.

 Il governatore Arnold Schwarzenegger ha dichiarato lo stato di emergenza, procedura che permette di mobilitare tutte le risorse dello Stato in caso di grave pericolo alle persone o alle proprieta'. Il rogo, che e' scoppiato per cause non ancora accertate alle 18 di giovedi' sera, si e' rapidamente propagato investendo Montecito, una citta' di 14.000 abitanti ad est di Santa Barbara. Circa 1.200 pompieri sono stati mobilitati ma le fiamme non sono state ancora spente. Tredici persone sono rimaste ferite, vittime di ustioni o intossicazione da fumo.

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15/11/2008 09:19

AUSTRALIA:VILLAGGIO TURISTICO LANCIA 'MESE DEL SESSO LIBERO'
Da: ANSA.it

»
2008-11-14 09:02
AUSTRALIA:VILLAGGIO TURISTICO LANCIA 'MESE DEL SESSO LIBERO'
SYDNEY - Una stazione di villeggiatura per nudisti nel nordest dell'Australia, per combattere la crisi del turismo, ha rilanciato raduni e feste per appassionati del sesso libero annunciando un 'mese dell'edonismò per il prossimo marzo. Il White Cockatoo Resort presso Port Douglas, prospiciente la Grande barriera corallina, noto in passato come luogo di ritrovo per il sesso di gruppo, aveva imposto un regime più restrittivo tre anni fa dopo una serie di incidenti. "I tempi duri impongono misure radicali", ha detto il proprietario del resort Tony Fox al quotidiano Courier Mail nel descrivere le nuove iniziative, "abbiamo preso il toro per le corna e la risposta é stata eccezionale, siamo quasi al tutto esaurito".
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15/11/2008 15:43

Incendi: due emergenze in California
» 2008-11-15 14:44
Incendi: due emergenze in California
Dopo Santa Barbara nuovo rogo a nord di Los Angeles
 (ANSA) - WASHINGTON, 15 NOV - Raddoppia l'emergenza incendi nel sud della California: dopo quello di Santa Barbara ne e' scoppiato un altro a nord di Los Angeles. Il nuovo incendio ha provocato l'evacuazione di 5.000 persone, con un migliaio di abitazioni minacciate. Nell'esclusiva area di Montecito, sulla costa di Santa Barbara, circa 150 case sono andate distrutte e tra queste quella dell'attore Christopher Lloyd. Minacciate, ma per ora risparmiate, le ville di Oprah Winfrey, Michael Douglas e Rob Lowe.
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15/11/2008 15:46

Coppia di anziani in Abruzzo vittima di un corto circuito
» 2008-11-15 15:10
Coperta elettrica difettosa, 2 morti
Coppia di anziani in Abruzzo vittima di un corto circuito
 (ANSA) - L'AQUILA, 15 NOV - Un corto circuito causato da una coperta elettrica ha provocato la morte a letto di due anziani coniugi in una casa di Campotosto. Le vittime sono un uomo di 87 anni e la moglie di 84, che vivevano in un'abitazione isolata nella frazione 'Poggio Cancelli'
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16/11/2008 09:42

California in fiamme
FOTO DEL GIORNO
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16/11/2008 09:47

Ancora fiamme in California. Rischio blackout a Los Angeles
Da: RaiNews24

Los Angeles | 16 novembre 2008
Ancora fiamme in California. Rischio blackout a Los Angeles
Dichiarato lo stato d'emergenza
Dichiarato lo stato d'emergenza

La California brucia su due fronti e le fiamme minacciano la rete elettrica di Los Angeles. Il governatore Arnold Schwarzenegger ha dichiarato lo stato d'emergenza nella contea di Los Angeles. Potrebbe esser necessario ricorrere ai blackout programmati. Oltre 10 mila persone in tutto lo stato hanno lasciato le proprie case.

A Los Angeles decine di abitazioni sono andate danneggiate. Oltre seicento vigili del fuoco combattono le fiamme che lambiscono i margini settentrionali della metropoli californiana e minacciano un migliaio di abitazioni. L'incendio e' in corso da giovedi' sera e ha distrutto oltre 700 ettari in una zona di colline e canyon. Oltre 5.500 abitazioni sono state evacuate tra Montecito e Santa Barbara.

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