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Diecimila santini con una supplica a Papa Benedetto XVI: basta con l'ostensione della salma di Padre Pio

Ultimo Aggiornamento: 24/12/2008 17:30
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21/10/2008 15:58

La salma del frate è stata esumata in vista dell'esposizione ai fedeli il 24 aprile.

A sessanta anni dalla morte del cardinale August Hlond

La vittoria verrà
La visione mariana del profeta polacco

di StanisLaw Zimniak
Membro dell'Istituto Storico Salesiano di Roma

 La figura eminente del cardinale August Hlond (1881-1948) - salesiano di don Bosco, primo vescovo di Katowice, primate della Chiesa cattolica in Polonia e fondatore della Società di Cristo per i Polacchi all'estero (Societas Christi pro Emigrantibus), nonché rifondatore della Congregazione dei Fratelli del Cuore di Gesù - può essere misurata con gli eccellenti frutti pastorali e spirituali prodotti dalla sua profezia sulla futura vittoria della Chiesa, invocata per l'intercessione della Santissima Vergine Maria. Una profezia pronunziata sul letto di morte il 22 ottobre 1948 - era il giorno in cui si ricordava la Madonna della Buona Morte - nel contesto storico dei grandi sconvolgimenti politici, sociali e culturali che avvenivano nel cuore dell'Europa, quando il comunismo sovietico marciava vittorioso verso l'Europa occidentale e conquistava vari Paesi oltre i confini del vecchio continente, mentre alla Polonia, privata di qualunque sostegno dell'occidente, dal 1944 veniva imposto il regime marxista per l'esplicita volontà di Mosca. Alla maggioranza dei polacchi sembrava che la catastrofe definitiva fosse giunta, seppellendo per sempre la speranza nella vittoria della libertà.
Proprio in quel momento, inaspettatamente morì il primate di Polonia. Morì la persona alla quale si rivolgevano tutti i polacchi, sia i cattolici sia i non credenti onestamente preoccupati per il destino del proprio Paese. La morte del primate Hlond, che in quel momento storico era l'unico sicuro punto di riferimento agli occhi della società disorientata, causò un enorme sgomento. L'autorevolezza, la mano sicura nella guida della Chiesa e la capacità di indicare nuove soluzioni senza mettere mai a rischio i valori fondamentali della fede cattolica, gli erano universalmente riconosciute. Di questo dava conferma il suo successore all'ufficio primaziale, il cardinale Stefan Wyszynski (1903-1981) - passato alla storia come "il primate del millennio" - nella lettera che scrisse il 6 gennaio 1949 per il suo insediamento, appena tre mesi dopo la morte del cardinale Hlond, in cui dichiarava:  "Con la morte ... del primate di Polonia cardinale August Hlond ... alla nazione intera è venuto a mancare il simbolo visibile della propria unità religiosa. (...)  Quando, nei giorni del nostro lutto, tutto il mondo ha chinato la fronte davanti al grande figlio della Chiesa, lo ha fatto per venerare la sua fede incrollabile, il coraggio indomito, l'amore devoto, l'operosità instancabile e tutte le virtù che Egli aveva messo al servizio di Dio, Padre Altissimo delle nazioni, e a quello della cattolica terra polacca".

"Il primate del millennio"

L'auspicio espresso dal primate Wyszynski, che la vita del suo predecessore diventasse modello e luce per un futuro tanto incerto, si riferiva alle nuove sfide da affrontare, in particolare a quella dell'ateismo che veniva imposto in tutte le sfere della vita sociale e culturale dal regime comunista. Per cui nella profezia, interpretata anche come una sorta di testamento del primate Hlond, Wyszynski vide una ispirazione per il programma pastorale da mettere in pratica. Uno dei punti più importanti del progetto apostolico del successore di Hlond era, nel 1966, la preparazione di un grande avvenimento:  il millennio del Battesimo della Polonia. Lo annunciò egli stesso a Roma il 22 ottobre 1962, ai primi inizi del concilio Vaticano II:  "Il cardinale morente a Varsavia aveva annunciato che la vittoria, quando verrà, sarà la vittoria della Madre Santissima. Aveva detto che bisognava portare la Polonia a celebrare la ricorrenza del millennio del Battesimo cantando l'inno Bogurodzico Dziewico, Bogiem slawiena Maryjo... (inno religioso medioevale, rivolto alla Madre di Dio - Theotòkos - per implorare la sua intercessione presso il Figlio). I vescovi polacchi hanno assunto questa esortazione del cardinale agonizzante a loro programma e dovere. Pertanto, immedesimandoci con questi pensieri e desideri del defunto pastore, noi vescovi polacchi conduciamo la nostra patria alle porte del millennio seguendo Maria di Jasna Góra, la Regina della Polonia. Crediamo profondamente che la vittoria verrà!". Sono state, dunque, queste parole a infondere nel clero e nella popolazione la forza, il coraggio, e soprattutto - sorprendendo e persino spaventando il regime comunista - la ferma volontà di resistere all'ideologia atea e di moltiplicare gli sforzi per un lavoro pastorale innovativo e per un'azione evangelizzatrice più radicale.
Due anni dopo, benedicendo il monumento dedicato a Hlond, il primate Stefan Wyszynski riconfermava ancora più esplicitamente l'importanza decisiva del testamento del suo predecessore per la preparazione pastorale della Polonia al millennio del suo Battesimo. Disse infatti:  "Oggi stiamo portando la nazione nel "nuovo millennio della fede" guidati dalla Madonna di Jasna Góra. Ma non dovete pensare, miei cari, che nel farlo stiamo realizzando intenzioni soltanto nostre. Ho letto queste parole del cardinale morente che diceva:  "Io me ne andrò, ma verranno altri che continueranno la mia opera". Vi dico, figli miei diletti, che io, suo indegno successore alla sede primaziale, penso sempre di continuare non la mia, ma la sua opera, di realizzare non i miei, ma i suoi programmi e progetti. Mi ritengo esecutore del suo testamento spirituale. (...) Le idee guida del lavoro che prepara la nazione al millennio del suo Battesimo vengono dal cuore del morente cardinale August Hlond. (...) Desidero assicurarvi, amatissimi fratelli sacerdoti e dilettissimi figli di Dio, che io e i vescovi polacchi stiamo continuando la sua opera. Per questo ci avviciniamo alle porte del nuovo millennio seguendo la Santissima Vergine! Il cardinale primate morente ci ha impegnato a questo con le seguenti, speciali parole:  "Luctamini cum fiducia! Sub patrocinio Beatae Mariae Virginis laborate". (...)".
Quando benedisse il fonte battesimale del millennio, il 31 maggio 1965, lo stesso primate pronunciò un discorso in cui tornava di nuovo sul significato e sull'importanza capitale del testamento del suo predecessore, che chiamò addirittura un "profeta polacco". "Cari figlioli" - disse in quell'occasione - "vi ringrazio per i grandi mazzi di fiori di cui mi avete colmato anche troppo. Li porterò alla cattedrale di Varsavia. Una parte andrà a ornare la tomba del nostro predecessore, cardinale August Hlond di venerata memoria. Il motivo ve lo dico subito. È perché è stato lui a dire che "la vittoria, quando verrà, sarà la vittoria della Madre Santissima". Io sono soltanto esecutore del suo programma. Sto lavorando perché questa vittoria s'avveri e perché sia la vittoria della Madre Santissima. La vittoria verrà, è sarà la Sua vittoria. Ecco perchè i vostri fiori saranno portati sulla tomba di questo profeta polacco che, con gli occhi che si stavano spegnendo, con le labbra ormai esangui, prediceva la vittoria della Madre Santissima. Pregate perché le forze non mi vengano meno, perché io possa contribuire a questa vittoria. Ma anche tutti voi state collaborando a quest'opera".
L'artefice principale della novena per il millennio del Battesimo della Polonia (1966), fu, senza dubbio, il primate Wyszynski, con il pieno appoggio dell'episcopato polacco, specialmente da parte dell'arcivescovo metropolita di Cracovia, Karol Wojtyla. La novena, il pellegrinaggio dell'immagine della
Madonna Nera di Czestochowa per tutto il Paese con le soste in tutte le parrocchie e tutte le famiglie cattoliche per una giornata di adorazione e preghiera, furono indubbiamente i più grandi eventi dell'azione evangelizzatrice della nazione polacca nella seconda metà del Novecento. L'iniziativa diede copiosi e bellissimi frutti, portando i polacchi a rinnovarsi moralmente e a riscoprire l'identità cristiana propria e del Paese. Questi eventi trovarono anche una rilevante eco internazionale. Tutto questo grazie al pellegrinaggio della sacra icona, concepito in forza della profezia del servo di Dio cardinale Hlond. Tanto è vero che, ovunque andasse la sacra immagine, vi si parlava della vittoria che sarebbe stata riportata grazie all'intervento materno di Maria presso Gesù. Si citavano di continuo, quindi, per rincuorare e incoraggiare i fedeli, le parole del cardinale Hlond.
Si noti che l'azione pastorale messa in atto dal primate Wyszynski fu fortemente osteggiata dal regime comunista. Addirittura, le autorità marxiste ricorsero all'atto brutale di sequestrare l'immagine della Madonna Nera. Però nemmeno questo impedì l'emozionante vittoria di Maria che stava trasformando la popolazione polacca con ripercussione benefiche nel mondo.

L'elezione di Wojtyla alla Cattedra di Pietro

Il primate Wyszynski interpretò l'elezione del cardinale Karol Wojtyla a successore di Pietro come il coronamento della profezia sulla vittoria mariana contro l'ateismo marxista, non solo in terra polacca, ma ben oltre i suoi confini. La chiamata del metropolita di Cracovia - pastore mariano per eccellenza, agli occhi del cardinale Wyszynski - ad assumere il servizio petrino, fu per quest'ultimo la conferma decisiva della vittoria di Maria, profetizzata dal servo di Dio cardinale Hlond.
Il cardinale Stefan Wyszynski si espresse in tal senso nella omelia La profetica visione della Madonna Vincitrice, tenuta dopo l'elezione del cardinale Wojtyla, il 21 ottobre 1978 a Roma. In essa dichiarava:  (...)  "Parlando con tutta l'umiltà, la vittoria è fatta! Nella Sede Petrina siede un Papa Mariano. (...) Quindi, la vittoria della Santissima Madre è davvero venuta".
Nella stessa omelia il cardinale Wyszynski volle evidenziare la provvidenziale coincidenza delle date. Giovanni Paolo II inaugurava il suo pontificato nella ricorrenza della morte del cardinale Hlond. Rimarcava, infatti:  "Sono passati trent'anni dalla visione apocalittica che videro gli occhi di August cardinale Hlond, primate di Polonia, mentre egli moriva a Varsavia ... Trent'anni dopo, lo stesso giorno della sua morte, consegneremo a Dio e alla Chiesa un Figlio della terra polacca, divenuto Vicario di Cristo e Successore di Pietro. Davanti alla Basilica di San Pietro, con la sua sublime facciata come sfondo, avrà luogo la solenne cerimonia d'inaugurazione del governo e del servizio di Giovanni Paolo II, già Karol cardinale Wojtyla, arcivescovo di Cracovia". In effetti, il servo di Dio cardinale Hlond morì il 22 ottobre verso le 10.30, e l'inaugurazione del pontificato del Papa Giovanni Paolo ebbe luogo il 22 ottobre alle ore 10:  potrebbe sembrare una semplice coincidenza, o anche qualcosa che va oltre, lasciando intravedere la mano provvidenziale del Signore.
Lo stesso Giovanni Paolo II diverse volte ha fatto riferimento a Hlond nei suoi interventi. Per esempio, ne parlò nel corso del secondo viaggio apostolico in Polonia, scegliendo il posto più indicato, cioè il santuario mariano di Jasna Góra (Czestochowa), dove "batte il cuore" della fede dei polacchi. In quell'occasione il Papa riconobbe nella profezia del servo di Dio cardinale August Hlond il motivo alla base del proprio affidamento totale a Maria, da essa animato e plasmato. Nel discorso Affido a Te, o Maria, tutto ciò che è mio:  questa terra, questa gente, questo retaggio, pronunciato domenica 19 giugno 1983 alle ore 21 - si tenga presente il momento storico:  mentre si festeggiava il 600° anniversario del santuario Mariano di Jasna Góra, nel Paese vigeva la legge marziale introdotta dal generale Wojciech Jaruzelski, e la visita papale avveniva dopo l'attentato del 13 maggio 1981 - Giovanni Paolo II disse:  "Infine, o Madre di Jasna Góra, sono venuto qui, per dirTi ancora una volta:  "Totus tuus"! Sono, o Madre, tutto Tuo, e tutto ciò che è mio è Tuo! (...). Una cosa ancora. Il 13 maggio sono passati due anni da quel pomeriggio in cui mi hai salvato la vita. Questo è accaduto in Piazza San Pietro. Lì, durante l'udienza generale, è stato puntato verso di me un colpo, che doveva privarmi della vita. Lo scorso anno il 13 maggio sono stato a Fatima, per ringraziare e affidare. Oggi desidero qui, a Jasna Góra, lasciare come ex voto un segno visibile di quest'avvenimento, la fascia della tonaca bucata dalla pallottola. Il Tuo grande veneratore, il cardinale August Hlond, primate di Polonia, sul letto di morte pronunciò queste parole:  "La vittoria - quando verrà - verrà per mezzo di Maria"".
A riprova di quanto profondamente sia penetrata questa profezia del primate Hlond nell'animo del Papa, riportiamo un brano del suo testamento:  "Quando nel giorno 16 ottobre 1978 il conclave dei cardinali scelse Giovanni Paolo II, il primate della Polonia Card. Stefan Wyszynski mi disse "Il compito del nuovo Papa sarà di introdurre la Chiesa nel Terzo Millennio". Non so se ripeto esattamente la frase, ma almeno tale era il senso di ciò che allora sentii. Lo disse l'uomo che è passato alla storia come primate del millennio. Un grande primate. Sono stato testimone della sua missione, del suo totale affidamento, delle sue lotte, della sua vittoria".
I padri paolini, custodi del Santuario della Madonna Nera di Jasna Góra, nel desiderio di perpetuare la radicata convinzione popolare della santità dell'amato primate Hlond e delle altre due grandi personalità della Chiesa, cioè del cardinale Stefan Wyszynski e del Papa Giovanni Paolo II, hanno collocato nella seconda sezione della cappella che ospita la veneratissima icona della Madonna Nera, nel "cuore" stesso della Polonia cristiana, tre vetrate a colori:  quella centrale raffigura Giovanni Paolo II, le altre due, laterali, contengono, rispettivamente, l'immagine del cardinale August Hlond - con impresse le parole della sua profezia - e quella del cardinale Stefan Wyszynski. Tutti e tre hanno molte cose in comune, ma sono uniti soprattutto dalla loro incrollabile fede nell'intercessione di Maria nella storia della salvezza dell'umanità.

Conclusione

Il crollo del comunismo è un dato storico. Alla sua caduta hanno contribuito, senz'altro, molte persone. In Polonia, questi tre servi di Dio sono indubbiamente da annoverare tra gli artefici più eminenti della fine del comunismo. La loro influenza non può essere circoscritta alla sola Polonia, perché i loro nomi risuonano nel mondo intero. È stato un processo di cambiamenti pacifici, coronato dalla caduta del muro di Berlino nel 1989. Tanto è vero che, recatosi nella Repubblica Ceca, Giovanni Paolo II poté sentire il Presidente Vaclav Havel parlare con grande commozione e gratitudine di un "miracolo". Senza cadere in esagerazioni, nella pacifica trasformazione dell'Europa dell'est è possibile davvero vedere un "miracolo" in qualche modo attribuibile anche al servo di Dio cardinale Hlond, giacché fu lui a trasmettere la salda fede nell'intercessione della Beata Vergine Maria al suo successore cardinale Wyszynski e questi, a sua volta, al metropolita di Cracovia divenuto poi Giovanni Paolo II.
In epilogo si riferiscono qui le sue parole, rimaste sconosciute fino a poco tempo fa. Il 10 gennaio 1948 il primate scrisse una lettera al vescovo di Rovereto, Giuseppe Cognata (1885-1972). "La ringrazio, eccellenza, del ricordo della Polonia. Essa è (in) primissima linea. Magnifica ne è la resistenza spirituale. Voglia continuare a raccomandarci all'Immortale Re dei tempi alla Sua onnipotente Madre, la dolce Ausiliatrice dei Cristiani. Vedremo avvenimenti più grandi di Lepanto e di Vienna".



(©L'Osservatore Romano - 23 novembre 2008)




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17 ottobre 2008 - 12:04
Padre Pio torni nel sepolcro  
Diecimila santini con una supplica a Papa Benedetto XVI: basta con l'ostensione della salma  
Sono stati stampati diecimila nuovi santini di San Pio da Pietrelcina, domenica prossima saranno distribuiti ai fedeli davanti al santuario di San Giovanni Rotondo. Contengono una supplica a Papa Benedetto XVI, ai cappuccini e a monsignor Domenico D'Ambrosio, vescovo di San Giovanni Rotondo, Vieste e Manfredonia, per chiedere che la salma del frate con le stimmate torni nel sepolcro della vecchia cripta del convento.

Sulla prima facciata del santino c'è una foto di Padre Pio mentre sull'altro verso si trova la supplica ai confratelli del Santo e al Papa affinché la salma di San Pio "sia restituita al suo sepolcro", ossia che le spoglie, oraesposte al pubblico , tornino nella cripta del vecchio convento di Santa Maria delle Grazie. L'iniziativa è promossa dall'associazione Pro-Padre Pio che già si era dichiarata fermamente contraria all'esumazione di San Pio arrivando anche ad adire a vie legali.





Ecco quello che su Padre Pio e sulla Chiesa della Madonna delle Grazie c'è scritto nel romanzo "La Camera del Silenzio (The Final Question)", Bastogi, Foggia 2007.

[…] E tutto ebbe inizio dai miei viaggi. Sì, i miei viaggi! A San Giovanni Rotondo, il paese della “Casa Sollievo della Sofferenza” dedicato a San Giovanni Evangelista e detto Rotondo perché era circondato da mura rotonde – ... le pietre sistemate a cerchio! ...-- durante uno dei miei viaggi, caro lettore, ho visto il tavolo, lo stipite della porta, sul quale fu messo a marcire il cadavere di Padre Pio, appena morto, alle h. 2:30, e non erano ancora le h. 3:00. Lui, San Pio, aspetta tutti i suoi figli davanti la porta del Paradiso e non è ancora entrato, lo ha annunciato agli uomini prima di morire nel corpo. Non sono ancora le tre. Perché? Perché, caro lettore, San Pio aspetta davanti la porta del Paradiso? Qual'è la natura degli angeli? E qual'è il loro sesso? E qual'è il loro nome? La natura ... ed il sesso ... ed il nome degli angeli ... “Mi sembra di essere ripiombato nei discorsi inutili del Medioevo! Dopo mille anni, ritorniamo a parlare di nuovo di queste cose? Dopo mille anni, Satana ritorna a bussare di nuovo alle porte del Paradiso, per chiedere che lo si lasci entrare dentro? Ma già non avevamo per lui chiuso le porte, per l'eternità?”: sento gridare in platea! ... caro lettore, mentre racconto la mia vera storia. Applausi! Applausi! Ancora applausi, in platea! Per il catechismo ufficiale della chiesa cristiana, gli angeli non hanno nome. I nomi dati agli angeli che non hanno nome, sono i nomi blasfemi dell'Apocalisse? Caro lettore, sono i nomi di quelli dell'esercito, che Lucifero chiamerà a sé, uno per uno, quando nessuno risponderà alla sua ultima domanda e quando non lo faranno ritornare in Paradiso, nella gloria della luce eterna? […] XX (Il sole, la luna e la pietra. La Cattedrale-Basilica di Cefalù) Ricordo che, un giorno, a Carontìa Marina, mentre eravamo seduti sulla spiaggia, a guardare il mare, ed il sole, ed i gabbiani, e la grande croce piantata nella sabbia, come un seme, il vecchio pescatore mi aveva parlato del sole, della luna e delle pietre. Sì ... il vecchio pescatore mi aveva parlato ... ancora una volta ... mentre le case prendevano fuoco ... mentre il vapore aleggiava sulle acque cotte dal sole e dal calore delle fiamme ... mentre gli abitanti di Carontìa Marina vagavano in processione nelle macerie, e nella cenere, e nel sale ... Sì ... ricordo che il vecchio pescatore mi aveva parlato così ... Ecco quello che mi aveva detto il vecchio pescatore, quel giorno che ancora viveva nei miei ricordi. Per il vecchio pescatore il sole e la luna erano il mistero della vita. La pietra era il mistero della resurrezione, della risalita al padre, e della ridiscesa del figlio spirituale all'umanità, per il ritorno finale all'Uno. Pietra, in latino, era anche petra ed era di genere femminile. Sempre in latino padre era pater ed era di genere maschile. Petra e pater avevano in comune le tre consonanti: p, t, r. Mascolino e femminino uniti da tre consonanti. Caro lettore, ecco quello che mi aveva fatto leggere, il vecchio pescatore, sulla Bibbia, aperta nella spiaggia, sulla sabbia: “Ed ecco: un trono stava eretto nel cielo e sul trono Uno stava seduto; ora Colui che sedeva era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina, mentre l'arcobaleno, che era intorno al trono, era simile a una visione di smeraldo” (Apocalisse) Il diaspro: la pietra di quarzo di vari colori. La cornalina: la pietra di calcedonio, di colore rosso a onde. Lo smeraldo: la pietra preziosa di colore verde vivo. Il Santo Graal: la coppa in cui fu raccolto il sangue di Cristo, che, secondo la credenza di alcuni, era verde di smeraldo ed aveva a che fare con la testa di Lucifero (il Minotauro?). ... Il diaspro ... ... La cornalina ... ... Lo smeraldo ... ... Le pietre ... ... Le pietre pure, limpide come l'acqua, e cristalline ... Il tempio, per il vecchio pescatore, era la risalita al padre e la ridiscesa del figlio spirituale. ... Il trono d'oro ... Ricordo, caro lettore, adesso che sto scrivendo del trono d'oro, una giornata che passai a Cefalù, in Sicilia, nella provincia di Palermo. A quel tempo avevo conosciuto già il vecchio pescatore di Carontìa Marina. Quello fu un giorno di sole e di caldo sudato, illuminante per la mia coscienza, per la mia consapevolezza e per le mie conoscenze maieutiche. A Cefalù, c'ero stato anche altre volte ... ma mai come quel giorno ... mai! Era l'8 agosto 2007. Mentre camminavo per le stradine di pietra e per i vicoli di Cefalù, mi persi in mezzo alle pietre dei vicoli ed in mezzo alle case, ed in mezzo alle porte delle case, ed alle finestra delle case, ed in mezzo ai fiori bellissimi, colorati, allegri e sorridenti dei balconi bassi. Fu così che giunsi in un luogo soleggiato della città, dove non c'ero mai stato prima. E pensare che io, Cefalù, la conoscevo, perché c'ero stato già molte altre volte, prima di quella volta, prima dell' 8 agosto 2007. Nel luogo soleggiato della città, dove io non ero mai stato prima di allora, vidi delle mura megalitiche. Vidi un breve tratto di una quindicina di metri all'incirca di mura megalitiche, come una piccola piazzetta di silenzio sul mare, sul lato sinistro della stradina dalla quale ero arrivato. Le mura megalitiche erano a forma di C, con il lato lungo sugli scogli e sul mare, a strapiombo, sulla roccia, e con i due lati corti che si ricongiungevano alla stradina, a formare come una piazzetta. Sulle pietre megalitiche delle mura, c'era un corridoio, anch'esso di pietra, a forma di U. Il corridoio nella pietra, sopra le mura megalitiche, nel quale entrai, quindi, era, in orizzontale a forma di C e, in verticale, a forma di U. Pertanto, io entrai dentro la U del corridoio di pietra della C megalitica, da uno dei due lati corti, quello a me più vicino, che si immetteva nella stradina, anch'essa di pietra, dalla quale ero arrivato in quel posto silenzioso e profumato. Percorsi il lato corto della C, poi il lato lungo parallelo alla stradina ed a strapiombo sugli scogli e sul mare, poi l'altro lato corto, per uscire dalla C. Ma, invece di uscire dal lato corto della C e di ritornare sulla stradina dal lato opposto a quello da dove ero entrato, notai che, sotto, nello spazio vuoto interno alla C, quello delimitato dentro i tre lati, si scendeva, per mezzo di una scala anch'essa ricavata dalla pietra, ad un livello inferiore rispetto a quello della stradina. Notai anche che, scendendo la scala di pietra che conduceva al livello inferiore, c'era una porticina, anch'essa di pietra, aperta sul lato lungo delle mura megalitiche, attraverso la quale si usciva aldilà delle mura, e si arrivava sugli scogli, e di lì al mare. Scesi gli scalini, attraversai la porticina, e fui subito sugli scogli. Gli scogli si prolungavano per una decina di metri davanti a me e davanti alla porticina di pietra, e dopo c'era il mare, e l'acqua del mare entrava anche dentro, anche fra scoglio e scoglio, fino a lambire le mura megalitiche della città. Ai lati del tratto di quindici metri circa di mura megalitiche, sulle rocce, sugli scogli e sul mare, lungo la stessa linea delle mura megalitiche, a seguire a strapiombo, a destra ed a sinistra, c'erano molteplici casette, una accanto all'altra, piccole, a due o tre piani, con le stanze una sull'altra, collegate da una scaletta interna stretta e piccola. Uscendo fuori dalla porticina che era aperta sul lato lungo delle mura megalitiche, gli scogli erano collegati tra di loro con dei gradini fatti di pietre e di cemento. I gradini erano delle piccole scalette per agevolare il passaggio da uno scoglio all'altro. Salii sul primo scoglio, quello più vicino alla porticina di pietra. Poi salii due o tre gradini, non ricordo con precisione, e mi trovai sopra un altro scoglio. Da lì potevo guardare meglio l'acqua del mare che si infilava in mezzo agli scogli e che, così facendo, raggiungeva la base delle mura megalitiche. Mi sedetti tra gli scalini, a guardare le onde dell'acqua del mare, il sole che faceva brillare tutta quanta l'acqua del mare che si apriva davanti a me, a destra, di fronte ed a sinistra. Mi sedetti a guardare i gabbiani che volavano sulle acque. Ringraziai l'acqua del mare, e le rocce, ed il sole, ed i gabbiani per tutto quello che stavo vedendo, e toccando, e sentendo, ed odorando, e gustando. Mentre ringraziavo l'acqua del mare, e le rocce, ed il sole, ed i gabbiani sentivo che mi stavo espandendo. Volavo anch'io sull'acqua del mare, leggero come una piuma d'aquila. Mi stavo espandendo e mi sentivo leggero come il vapore acqueo. Non so per quanto tempo rimasi seduto sugli scalini in quel modo. Ad un tratto però, da una delle casette di Cefalù, che si ergono a strapiombo sugli scogli e sul mare e che era sopra di me e dietro di me, un po' alle mie spalle, sentii il rumore di una finestra che si apriva. Mi voltai e guardai subito in alto, verso la casetta e verso la finestra. Vidi le persiane aperte e le ante della finestra aperte, ma non vidi nessuno affacciato alla finestra. Mi alzai, e camminando sugli scalini e sugli scogli, mi infilai dentro la piccola porticina di pietra che si apriva sulle mura megalitiche della città, da dove prima ero uscito verso il mare. Varcata la porta, salii la scala di pietra che conduceva al livello della stradina. Raggiunsi il livello della stradina e ritornai indietro da dove ero venuto, percorrendo la medesima via del vicolo dalla quale ero arrivato in quella piazzetta di silenzio sul mare. Dopo aver camminato per un centinaio di metri circa, vidi davanti a me, nel fondo di un vicolo stretto fatto di casette piccole, la Basilica-Cattedrale di Cefalù. Entrai nel vicolo di case, raggiunsi la piazza, salii la scala che dalla piazza conduceva alla corte della Basilica ed entrai dentro il cancello della corte e, dopo aver percorso la corte, entrai dentro la Cattedrale. Lì dentro, c'ero stato molte altre volte ... sì ... anche lì dentro ... Ma, sentivo che quel giorno ... tutto era diverso. Dentro di me c'erano ancora gli scogli, le rocce, le pietre dei vicoli, l'acqua del mare, il sole, i gabbiani, il profumo. La luce, dentro la Cattedrale, entrava da vetrate che erano situate in alto, immediatamente sotto il tetto. Le vetrate non erano trasparenti, ma erano coperte da materia opaca, colorata ad arte, in modo però apparentemente astratto. Mentre guardavo le vetrate colorate ed opache, si avvicinò a me una turista. “Mi scusi, sa chi è l'artista che ha colorato le vetrate?”, mi chiese, “Certo che ha avuto un bel coraggio a colorare le vetrate in quel modo!”, aggiunse. “In positivo o in negativo?”, le chiesi io, a mia volta. “In positivo!”, fece lei, “Sono bellissime! Si adattano benissimo allo stile medievale della cattedrale”. “Non so chi sia stato l'artista che ha colorato le vetrate”, risposi, “però, la luce che entra dalla materia opaca e colorata delle vetrate, dentro la Basilica, crea un effetto molto particolare. Non le pare?”. “Sì, è vero. Buon Giorno”, mi rispose lei, e si allontanò salutando gentilmente e graziosamente. Alla luce, che entrava nella Cattedrale attraversando e trafiggendo la materia opaca, dapprima vidi la statua di una Madonna, in marmo bianco, con un mantello decorato di oro e di blu. Era la Madonna con Bambino di Antonello Gagini, opera del 1533. La Madonna aveva tra le sue braccia Gesù Bambino e sotto i suoi piedi, in un piedistallo di marmo bianco a forma di ara, erano raffigurati gli undici Apostoli (mancava Giuda: 11 è la dozzina del Diavolo) con al centro la Madonna, china sul corpo di Gesù crocifisso disteso sul letto di morte. Dal basso verso l'alto, nella statua della Madonna con Bambino, c'erano quindi: Gesù Cristo morto nell'ara e Gesù Cristo Bambino in braccio alla Madonna. Dall'alto verso il basso, c'erano: Gesù Cristo Bambino in braccio alla Madonna e Gesù Cristo morto nell'ara. Quello che avevo visto nella Madonna con Bambino del Gagini, era il preludio al tema della Trasfigurazione, che impregnava di sé tutta la Cattedrale, anche le vetrate apparentemente astratte. Quella Madonna mi portò, viaggiando nella memoria e nei ricordi, al tetto della Chiesa della Madonna delle Grazie, del 1616, a San Giovanni Rotondo, e cioè all'iconografia di San Michele arcangelo che ha Lucifero sotto i suoi piedi. Quella iconografia dell'arcangelo Michele e di Lucifero era tutta tipica di quelle zone garganiche. Furono, infatti, i sammicalere, gli scultori locali, a scolpire, per primi, con pietra locale, il Michele guerriero che, con volto sereno, trafigge il cuore della bestia, di Lucifero, che è ai suoi piedi. Caro lettore, la statua in marmo dell'angelo che vediamo oggi, e che ormai identifica, più di ogni altro simulacro presente nel santuario, la figura di Michele, fu ordinata nel 1506 dal cardinale Antonio di Monte San Savino – esponente di spicco del mondo ecclesiastico di allora – dopo una visita a Monte Sant'Angelo. La statua, destinata a sostituire le precedenti in oro e argento andate distrutte, fu commissionata ad Andrea Contucci detto il Sansovino, conterraneo del cardinale, con il concorso pecuniario di quattro nobili spagnoli . Prima di allora, Michele era stato sempre rappresentato con una croce in una mano e con la spada nell'altra: cioè, non c'era Lucifero sotto i suoi piedi e nella sua icona. A Cefalù, dopo la Madonna con Bambino del Gagini, dietro l'altare d'oro, vidi la Trasfigurazione. Nella Trasfigurazione, Dio, per mezzo di Cristo, si faceva Uomo. Gesù Cristo, nei mosaici in oro, dietro l'altare d'oro, vestiva una tunica rossa lumeggiatissima d'oro. Nell'interpretazione di Monsignor Crispino Valenziano, la tunica rossa lumeggiatissima d'oro era la divinità che aderiva al Cristo, mentre il mantello azzurro era l'umanità che gli era sopraggiunta. Sotto l'immagine di Gesù Cristo, c'era l'immagine di Maria. La tunica azzurra di Maria, senza lumeggiature d'oro, era l'umanità che le aderiva, mentre il mantello rosso era la divinità che le era sopraggiunta. L'immagine di Maria, nei mosaici d'oro, era tra quella dell'arcangelo Michele, alla sua sinistra, e quella dell'arcangelo Gabriele, alla sua destra. Sotto Maria e sotto i quattro arcangeli, in due ordini di sei figure, tra le figure, c'erano i quattro evangelisti, tra i quali San Giovanni. Davanti ai mosaici in oro c'era l'Altare d'oro dell'Apocalisse di Virginio Ciminaghi. Caro lettore, ecco cosa scrive Monsignor Crispino Valenziano sull'Altare d'oro: “L'Altare, in bronzo ... è stato fuso a cera e dorato a zecchino nel 1991 ... La base è forma stilizzata di sarcofago ... La Mensa, incassata entro la cornice ... è lastra in marmo candido ... usata sin dal medioevo nei 6 altari che da allora ad ora si sono succeduti in Duomo. Reca inciso al lato del Cristo nell'abside il testo della lettera di S. Paolo: “Petra Autem Erat Christus”, “Quella Pietra Era Cristo” (1 Corinzi 10,4; Numeri 20,8) e al lato dell'Assemblea nell'aula il testo della lettera di S. Pietro: Ad Lapidem Vivum Et Ipsi Lapides Vivi”, “(accostatevi) Alla Pietra Viva Anche Voi Pietre Vive” (1 Pietro 2,4.5); e inoltre 4 croci rivolte ai “quattro venti” (Matteo 24,31; Didaché 10). Il nastro a stiacciato raffigura la processione dei 24 Vegliardi descritti dal testo apocalittico di S. Giovanni, “con coppe d'oro colme di profumi che sono le preghiere dei Santi”, convergente dai due lati dell'Altare verso il centro anteriore della Mensa dove stanno i 4 viventi, “leone vitello aquila uomo”, in adorazione dell'”Agnello Immolato” (Apocalisse 4,5-6). Al centro posteriore della Mensa, poi, è raffigurata la Hethemasea, il “Trono preparato” per la Venuta del Salvatore immediatamente prima del “nuovo cielo e nuova terra” (Apocalisse 21,1): uno sgabello con un cuscinetto sotto al volume del Vangelo, simbolo della presenza di Gesù Cristo già venuto una prima volta in questa nostra terra e che ci ritornerà alla fine di questo nostro cielo. Ai lati della “etimasia”, due Angeli in adorazione. La figurazione è situata tra “le foglie dell'albero (della vita che) servono a guarire le nazioni” (Apocalisse 22,2). Prima di uscire dalla Cattedrale, dopo aver visto l'Altare d'oro dell'Apocalisse, notai due cartelli, uno alla sinistra ed uno alla destra del grande portone d'ingresso. Sul cartello di sinistra, in un manifesto, c'era scritto: “Cosa giova all'uomo guadagnare tutto il mondo se poi ... dovrà lasciarlo? La vera ricchezza è quella della chiamata ad essere, in Cristo partecipi della natura divina. XVIII domenica tempo ordinario, 5 agosto 2007”. Sul cartello di destra, in un manifesto, c'era scritto: “Basilica-Cattedrale 6 agosto: Trasfigurazione del Signore. Chiesa Parrocchiale Santa Maria della Luce, Cefalù: Festa di Maria SS. Assunta 14/15 agosto”. Nel manifesto c'era riprodotta un'immagine di Maria SS. Assunta nella quale Maria era raffigurata assunta in cielo con il suo corpo che era immerso nella luce. Uscendo fuori dalla Cattedrale dedicata alla Trasfigurazione del Signore, la Cattedrale-Basilica di Cefalù che è situata sotto la roccia della Rocca del Castello, mi immersi di nuovo in mezzo ai vicoli di pietre, in mezzo alle finestre, ed alle porte, ed ai fiori colorati e luminosi e profumati dei balconi bassi. Mentre respiravo quell'aria e quel profumo compresi che il grande segreto rivelato all'uomo da Cristo, il grande Iniziato, era la Trasfigurazione. Compresi anche che il grande segreto dell'Iniziazione, e cioè la verità che la Chiesa non ha voluto mai accettare, era la Trasfigurazione di Lucifero nella luce di Uno. Questo era il grande segreto dell'Iniziazione, nascosto dietro il velo: la Trasfigurazione di Lucifero ... T ... Lucifero che mediante l'arcangelo Michele ritorna in Paradiso. La Trasfigurazione di Cristo e di Maria Vergine e Madre di Cristo era raffigurata nella Basilica Cattedrale di Cefalù. La Trasfigurazione di Lucifero nell'arcangelo Michele era raffigurata nell'iconografia della Chiesa della Madonna delle Grazie del Convento dei Frati Minori Cappuccini, a San Giovanni Rotondo. Io lì la vidi! Era tutto il frutto di una banale coincidenza? Era tutto una costruzione della mia fervida fantasia? O, invece, no? L'ultima domanda di Lucifero era soltanto un'invenzione dell'avvocato del Diavolo? O, invece, no? Ma ritorniamo, adesso, al vecchio pescatore di Carontìa Marina, ed alla sua sapienza, ed alle sue pietre, ed alla sua croce. Per il vecchio pescatore, la prima cosa che sgorgava dall'Energia primordiale era la dualità maschio-femmina, sole-luna. Il sole era connesso al fuoco, così come la luna era connessa all'acqua. ... La luna che provocava le alte e le basse maree delle acque ... ... Il sole che faceva evaporare il mare, e i fiumi, e i laghi, e le sorgenti ... Nella creazione, nel mistero della vita, la dualità ritornava all'unità vitale, attraverso il nato, che aveva in sé l'unità della vita ricevuta dalle due vite del padre e della madre. ... L'uno vitale che il neonato era ... Quando la donna era incinta e cioè quando in lei si creava la vita, in lei non c'era sangue mestruo. Dopo la creazione, dopo la nascita del bambino, in lei, dentro di lei, nelle sue parti più intime e più nascoste, nella sua grotta più profonda, ritornava il sangue mestruo. Era per questo motivo che il sangue mestruo era considerato come l'anima che usciva e che se ne andava via, come la vita che non era trattenuta dentro il corpo della donna o del neonato, ed era per questo che la donna non gravida, che aveva ripreso con regolarità il ciclo mestruale, era considerata impura; ed era sempre per questo motivo che la donna gravida, che riproduceva dentro di sé il mistero della vita, che cresceva come la luna, era considerata pura, e cioè perché in lei cresceva la vita, la vita che nell'uno neonato era anche anima e spirito. La luna era detta benefica nella fase crescente e malefica in quella decrescente. La luna, sempre e comunque la stessa ed unica luna! La donna era detta benefica quando era gravida, e malefica quando da lei e dalla sua grotta, dalla grotta che aveva tra le colonne delle sue cosce, usciva con regolarità il sangue mestruo. Sangue e pietra erano intimamente ed interiormente connessi nel calice di pietra che conteneva il sangue, che era puro quando era del cuore, della nascita, ed impuro quando era mestruo. La purezza era intimamente connessa al sangue del cuore ed all'anima del neonato, mentre ciò che era impuro era anche sangue mestruo. Il sole e la luna ripetevano la dualità cosmica mascolino-femminino. Anche questa dualità si ricomponeva, alla fine, nell'Uno. ... L'Uno ... ... Il seme ... ... Il figlio spirituale ... ... Il principio femminino ... ... Il principio mascolino ... Il principio femminino: l'acqua. Il principio mascolino: il fuoco. L'acqua ed il fuoco si univano in un punto. In quel punto l'acqua ed il fuoco diventavano Uno, l'acqua cioè non spegneva più il fuoco ed il fuoco non faceva evaporare più l'acqua. Era proprio in quel punto che stava seduto il vecchio pescatore, con la sua grande croce. Ed era in un punto preciso della donna, e cioè tra i pilastri delle sue cosce, che c'era la grotta pelosa nella quale nasceva il bambino. Per gli Egizi all'origine di tutto c'era il Nascosto, il Silenzioso, l'Oceano di energia primordiale, il Generatore di fulmini e di saette, il big bang diremmo noi, la prima saetta di fuoco, il primo fulmine di luce. Nessun uomo e nessun Dio potevano conoscere di quell'energia primordiale senza restarne folgorati. ... Il Faraone defunto ... L'uomo, e cioè io, a sentir parlare il vecchio pescatore, doveva far rivivere il morto, il cadavere inanimato che era lui ed in lui, affinché l'energia agisse in lui e lo trasfigurasse da bestia in animale divino, e cioè da materia definita in grigiume marcio e putrescente e poi in spirito, in spirito umano, e cioè non completamente puro. Grossomodo, per grandi linee, questa era la mia vita prima dell'abbeveratoio, prima della guerra. Le mie idee di fondo, mio padre, i mie studi, il mio lavoro, il mio tempo libero, il mio sesso, la società in cui vivevo, i miei viaggi. […]

[...]




Da: Libero-News-Libero-Blog-Attualità

5 marzo 2008 - 09:00

Padre Pio, fede o necrofilia?

 

La salma del frate è stata esumata in vista dell'esposizione ai fedeli il 24 aprile. L'ennesimo business di una Chiesa che non sembra rispettare neppure i morti? Dì la tua

 

Le chiamano reliquie ma sono i resti mortali di quello che fu un uomo. Un santo per molti, ma pur sempre un uomo il cui corpo merita rispetto. La tomba contenente le spoglie di frate Pio da Pietrelcina, al secolo Francesco Forgione, è stata aperta lo scorso 3 marzo, avviando così l'operazione di esumazione di un cadavere.

Ma perché estrarre e mostrare al pubblico un corpo dopo 40 anni dalla sua sepoltura avvenuta il 27 settembre del 1968, quattro giorni dopo la morte? Per l'esposizione al pubblico dei fedeli (la notizia era già apparsa sui quotidiani all'inizio del 2008) il prossimo 24 aprile. Un'esposizione che sa più di business che di fede.

E dal disseppellimento del frate di Pietrelcina emergono dettagli riconducibili alla necrofilia più che alla fede: «Si vedono tra l'altro i piedi, perché sapete che i padri cappuccini vengono sepolti scalzi. Ma non c'è nessun segno delle stimmate» ha spiegato il vescovo di San Giovanni Rotondo-Manfredonia-Vieste, monsignor Domenico D'Ambrosio, delegato per la Santa Sede per le opere di Padre Pio.

«Aveva mani, protette dai mezzi guanti di lana - ha spiegato l'alto prelato - perfette come se fosse stato da una manicure». Che cosa hanno a che fare questi dettagli macabri con la religione cattolica? Nel 2008 ti sembra sia ancora possibile venerare resti umani semiputrefatti? (Libero News)
[Modificato da zsbc08 22/12/2008 18:39]
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