12/10/2008
Barack non è tanto contento (non voleva se ne parlasse, gli può alienare qualche tradizionalista); gli elettori democratici californiani si preoccupano gli uni degli altri (i liberal temono l’affluenza ai seggi degli ispanici che sono un po’ teodem) e hanno buoni motivi: il 4 novembre, insieme al voto per il presidente, in California ci sarà un referendum sulle nozze gay. Legali da qualche mese , minacciate dalla Proposition 8 che vuole abrogarle. E’ in corso la più costosa battaglia referendaria della storia, 41 milioni di dollari già spesi (100 mila li ha dati Brad Pitt) in propaganda e spot. Per il no all’abrogazione: con una anziana coppia etero che chiede di lasciare alla figlia lesbica il diritto di sposarsi. Per il sì, sono prodotti dalla destra religiosa e attaccano la Corte Suprema dello stato che ha emesso la sentenza.
I sondaggi danno una lieve maggioranza ai sì. I pro-no, da ieri, puntano su una novità. Un’altra Corte Suprema statale, nel Connecticut, ha legalizzato le nozze gay. “E’ una vittoria, faremo pezzi la Proposition 8” sostiene Kate Kendell, direttore del National Center for Lesbian Rights. “Sempre più americani vogliono che vicini, colleghi, parenti gay abbiano i loro stessi diritti”. Non tutti: I gruppi antinozze hanno contrattaccato. Narrando di una manovra a tenaglia dei debosciati liberal sulle due coste (i matrimony gay sono possibili anche in Massachusetts; lo stato di New York non li celebra ma li considera legali). Dice Sonja Brown della Protect Marriage Coalition: “Siamo a un crocevia culturale. Il voto in California diventa ancora più importante”. E costringe I candidati a pronunciarsi. John McCain è ovviamente antinozze, anche se un tempo avrebbe sofferto a schierarsi con la destra religiosa. Obama, che vorrebbe solo unioni civili, ha dovuto dire che la Proposition 8 è “discriminatoria”. Ma più che dai candidati, il risultato potrebbe dipendere dalle file ai seggi; la speranza liberal è gli anti-nozze, stremati dall’attesa, votino il presidente e ignorino la lunga lista di referendum. Tanto, nota Kendell, “gli elettori sono in ansia per l’economia, la Proposition 8 è l’ultimo dei loro problemi”. E il destino delle nozze gaylesbo, più che all’ideologia o alla fede, è legato alle notizie che arrivano, alle file che si prevedono lunghe; insomma al caso, forse a questo crocevia culturale si svolterà tirando a caso, davvero ancora non si sa.